NUMERO 208- PAGINA 2 -MONOTEISMI OMOFOBI, ORLANDO E MARSIGLIA







































































Tutti i monoteismi sono omofobi, ma da qualche tempo – neanche poi tanto, a guardar la storia dall'alto – l'ebraismo e il cristianesimo hanno perso il braccio secolare che a lungo consentì loro di discriminare, perseguitare e uccidere chi fosse omosessuale, sicché resta loro solo la condanna morale, peraltro costretta a trovar forme assai bislacche, com'è nel caso del Catechismo della Chiesa Cattolica, che sul rogo lascia la pratica omosessuale («gravi depravazioni», «atti intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale», «in nessun caso possono essere approvati»), lasciando benevolmente scendere quanti la praticano («a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione»). (Provate a farlo con qualsiasi altro peccato mortale, vedrete che spasso.)
Tra i monoteismi solo l'islam resta coerentemente omofobo. Sarà perché è più giovane del cristianesimo (quasi sei secoli) e dell'ebraismo (oltre un millennio)? Sarà perché nei paesi di tradizione islamica non è arrivata ancora la stagione illuminista e lì la religione ancora ammorba la vita umana come da noi era fino all'altrieri? Boh, chissà, sta di fatto che oggi, per poter dar pieno sfogo alla propria omofobia, soprattutto per darle quel tocco di missione per conto di Dio che d'altronde è necessario anche a tante altre psicopatologie, un omofobo come si deve può fare solo

Forse dipenderà anche dal risalto che i media danno periodicamente a certi fenomeni, ma non c'è dubbio che stiamo vivendo un periodo dove in più parti del mondo, ovviamente per le ragioni più varie, si assiste a violenze di ogni genere.
Fatti che una volta erano tipici di eventi bellici oggi riguardano buona parte del Pianeta.
Mentre sto scrivendo il telegiornale commenta quanto successo in Francia in occasione degli Europei 2016 di calcio, ma anche la terribile tragedia avvenuta in Florida a causa del killer che, sparando all'impazzata in un locale frequentato soprattutto da gay, ha fatto 50 morti.
Le indagini devono stabilire se si è trattato di terrorismo o di un atto omofobo: rimane comunque il senso di una violenza inaccettabile.
Nel nostro Paese in questo momento si stanno piangendo un certo numero di donne uccise da mariti, fidanzati, spasimanti, rapinatori o semplicemente da uomini violenti.
In questa drammatica carrellata non possiamo dimenticare le violenze contro i bambini, contro gli anziani e contro tanti altri essere umani.
FEMMINICIDIO, UN VECCHIO MALE.
L'opinione pubblica, forse guidata - come dicevo all'inizio - anche dai media, è oggi soprattutto sensibile al cosiddetto “femminicidio”, fenomeno assolutamente aberrante e inaccettabile che rappresenta però una parte degli eventi delittuosi che riguardano la nostra società.
È un fenomeno drammaticamente vecchio purtroppo.

moderna ci obbliga ad alcuni ritmi e comunque ad alcuni livelli di performance sociale, soprattutto per chi ha necessità di apparire diverso da quello che è da un lato, ma anche per legittimare la propria esistenza dall'altro, che fanno saltare quel sottile equilibrio che regola la mente umana di alcuni inducendoli a gesti sempre più efferati.
Se l'uccisione di una persona è il più esecrabile di questi atti non dimentichiamo che oggi la prima soluzione a portata di mano in caso di diverbio con qualcuno è la violenza verbale, che diventa poi fisica fino ad arrivare agli estremi già citati.
Genitori che si picchiano nei campi da gioco dove hanno accompagnato i figli per una partita, altri genitori che picchiano gli insegnanti, problemi di traffico regolati sempre più spesso da fatti tragici. E il triste elenco potrebbe purtroppo continuare.

CI RIMETTONO SEMPRE I PIÙ DEBOLI.
Chi ci rimette sono sempre i più deboli, incluse le donne e i bambini. Il dato allarmante, ma paradossalmente coerente con quanto appena detto, è che nel tempo, e soprattutto nel caso di femminicidio, l'87% delle vittime conosceva il proprio assassino.
Significa che la maggior parte degli omicidi che riguardano le donne è perpetrato da partner o ex partner (mariti, fidanzati conviventi) o comunque da conoscenti spesso amici.
Anche questi aspetti, se analizzati in dettaglio, potrebbero riportare al disagio sociale già citato.





















































































































era fino all'altrieri? Boh, chissà, sta di fatto che oggi, per poter dar pieno sfogo alla propria omofobia, soprattutto per darle quel tocco di missione per conto di Dio che d'altronde è necessario anche a tante altre psicopatologie, un omofobo come si deve può fare solo riferimento all'islam, sennò ci ricava solo la tapina figura di un Langone o di un Adinolfi, dolorosamente costipati di quel loro «vorrei ma non posso».
Oddio, non è manchino eccezioni, ogni tanto arriva sulle pagine dei quotidiani l'ebreo ortodosso o il cristiano integralista che ha ucciso quattro o cinque omosessuali, ma puntuale arriva l'esecrazione del rabbino o del cardinale, e il povero omofobo si ritrova solo col suo Dio, e tutti intorno a dirgli che lo ha frainteso, e lui a citare versetti su versetti, e quelli a dirgli che li ha interpretati male... Una tragedia nella tragedia, via, è naturale che a un omofobo come si deve non resti che l'islam, lì per di più non c'è un vicario di Dio in terra a piallargli di continuo i comandamenti.
Certo, c'è bisogno di un minimo di accreditamento, ma per quello non c'è problema: quello che a chiunque farebbe scendere una spaventosa uàllera (video con barbuti sacripanti dal ditino sempre rivolto al cielo, canti tutti in nasale che a 0:30 già scatenano l'emicrania, chattate che per sette ottavi è tutto un «Allah è grosso, Allah è forte, Allah è bello»...) può essere una passeggiata di salute per chi ha zecche a succhiargli il cervello. Se poi ha almeno un genitore o un nonno originario di un paese arabo, non c'è neanche bisogno, basta che scenda sotto casa a comprare un AR-15 e può contare sull'affiliazione all'Isis anche post mortem: vai, omofobo, vai tranquillo, spara, uccidi, ché poi un Giuliano Ferrara a dire che è tutta colpa del Corano, che Langone è una mezzasega di omofobo mentre tu sei un omofobo vero, un omofobo con le palle, lo trovi.
Certo, tutto 'sto bordello perché hai visto due maschi baciarsi... Sarà mica che ti sei eccitato e la cosa ti ha terrorizzato?

Luigi Castaldi



Vivevo a Roma quando il 29 settembre del 1975 Donatella Colasanti di 17 anni e Rosaria Lopez di 19 anni invitate a una festa al Circeo da tre rampolli della cosiddetta “Roma bene” furono violentate, massacrate di botte e rinchiuse poi nel bagagliaio di una 127 per essere riportate a Roma.
Solo l'attenzione di un metronotte che ascoltando i lamenti della Colasanti (che era rimasta in vita senza che i tre aguzzini se ne rendessero conto) chiamò una volante convinto che avessero lasciato un gatto nel portabagagli.
La sua povera amica Lopez era morta da tempo. Non potrò mai dimenticare quella foto de Il Messaggero dove due persone (probabilmente carabinieri) estraevano le due povere ragazze dall'auto.

PICCO DI EMERGENZA NEL 2002-2003.
Dal 1975 la situazione purtroppo non è migliorata anche se una recente analisi pubblicata dal giornalista Marco Cobianchi per il sito True Numbers dimostra che la vera emergenza o meglio il picco di questo esecrabile crimine c'è stato negli anni 2002 e 2003, con 0,65 donne uccise ogni 100 mila abitanti, contro lo 0,47 del 2014.
Detto per inciso, ma sia ben chiaro solo per completezza d'informazione e senza che i due dati possano essere minimamente paragonabili, le stesse statistiche per l'uccisione di uomini sono 1,65 nel 2002 e 1,11 nel 2014.
Avevamo quindi assistito, sempre secondo i dati di Cobianchi che cita l'Istat come fonte, a una diminuzione dei femminicidi.
Probabilmente nel 2015 e nel 2016 stiamo assistendo a una recrudescenza del fenomeno.

IL DISAGIO SOCIALE PORTA VIOLENZA.
Personalmente ritengo che il disagio sociale generi violenza e quindi più aumenta più strati importanti della popolazione possono commettere atti drammatici e irrazionali.
Comunque la si pensi, come ho già avuto modo di scrivere in passato, la vita moderna

(segue sulla colonna di destra)


Anche questi aspetti, se analizzati in dettaglio, potrebbero riportare al disagio sociale già citato.
È quindi assolutamente auspicabile, come sembra che anche il governo abbia deciso di fare, agire con politiche mirate creando strutture atte a prevenire il fenomeno del “femminicidio”, anche se personalmente ritengo che se lo si facesse pensando solo al problema di genere vorrebbe dire cercare una soluzione purtroppo parziale.
Occorrono dei centri contro tutte le violenze che aiutino certamente le donne a divorziare dai violenti e a denunciarli, ma la violenza va combattuta con la prevenzione e l'educazione nelle scuole e nelle famiglie.

IL RISPETTO AL CENTRO DELL'EDUCAZIONE.
Iniziando dai fondamentali e in particolare dall'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani che è datata 10 dicembre 1948: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona».
Senza distinzione di genere, razza, età, religione e orientamento politico. Occorre pertanto rimettere al centro del nostro modello educativo (ma come abbiamo visto il problema non è solo nostro) il rispetto per l'essere umano in quanto tale e ridefinire il nostro sistema valoriale.
Un evento sportivo non può essere una battaglia, le abitudini sessuali di una persona vanno rispettate anche se diverse dalle nostre.
La figura dell'anziano, del bambino e della donna devono riacquistare quella sacralità che hanno perso da troppo tempo. È un processo lungo per cui occorre iniziare in fretta.

FrancoMoscetti