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VIVA LA DISSOBEDIENZA E LO SCONTRO SOCIALE COSI' L'ITALIA SI SVEGLIA
“C'è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni. Nelle piazze è tornata una divisione tra estremismi che non fa bene a nessuno”. No, Di Maio, ci dispiace, ma non siamo d'accordo con le parole del vicepremier. Tutto quel che sta succedendo in questa calda primavera è in qualche modo salutare, finanche auspicabile in un Paese in cui la dialettica sociale sembrava morta, o perlomeno addormentata da un lento declino economico, politico, culturale.
E invece no, vivaddio, scopriamo di essere un Paese che, a suo modo, ha ancora un'anima. In cui in migliaia scendono in piazza a Roma, di fronte alla Sapienza, per difendere il diritto di parola di Mimmo Lucano. In cui le periferie tornano al centro del dibattito, da Torre Maura a Casal Bruciato, sino al palazzo occupato Spin Time, oggetto del blitz dell'elemosiniere vaticano. In cui persino la marina disubbidisce al ministro degli Interni quando si tratta di salvare e far sbarcare migranti o di multare le navi delle organizzazioni non governative che salvano i naufragi in mare. O, per tornare indietro di qualche settimana, in cui centinaia di migliaia di giovani scendono in piazza per l'ambiente e per chiedere a gran voce politiche di decarbonizzazione. (...) LINKIESTA

LA SFORTUNA DI FARE IL SINDACO DI CURNO
Prendendo per buona le versioni della Gamba, sia il mancato controllo da parte sua (era assessore al settore sport) di come la funzionaria aveva modificato (male MA in convenienza per la società sportiva…) la convenzione sia l'impostazione della relazione col GS Marigolda nel finale della convenzione al CVI2 dimostra chiaramente come la Gamba non abbia contezza che le relazioni non sono prettamente monetarie – io compro un panino e ti pago venti centesimi e ciascuno torna a casa propria- ma il GS Marigolda era ed è portatore di una grande somma di valori civili non monetizzabili che ha costruito in mezzo secolo di cooperazione tra una moltitudine di soggetti e questi valori si rappresentano nella faticosa gestione come volontari del CVI2.
Adesso la Gamba arriva e dichiara che il CVI2 verrà assegnato mediante gara  e successivo contratto d'affitto che prevederà anche importanti interventi di  totale ristrutturazione degli impianti sportivi e tecnici del CVI2. La Gamba non ha compreso che in questo modo gettava via o consegnava a qualcun altro la somma dei valori non monetizzabili che il GS Marigolda aveva messo insieme. Liquidare questa somma di valori – abbiamo perfino il dubbio che la Gamba riesca a coglierne l'esistenza e il significato-  con una monetizzazione e un premio – voi chiedete 50 ore per il calcio noi ve ne garantiamo 75 (è un esempio)- vuol dire mandare all'indifferenziata quello per cui hanno lavorato  mezzo secolo. (...)




























































VIVA LA DISSOBEDIENZA E LO SCONTRO SOCIALE COSI' L'ITALIA SI SVEGLIA


“C'è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni. Nelle piazze è tornata una divisione tra estremismi che non fa bene a nessuno”. No, Di Maio, ci dispiace, ma non siamo d'accordo con le parole del vicepremier. Tutto quel che sta succedendo in questa calda primavera è in qualche modo salutare, finanche auspicabile in un Paese in cui la dialettica sociale sembrava morta, o perlomeno addormentata da un lento declino economico, politico, culturale.
E invece no, vivaddio, scopriamo di essere un Paese che, a suo modo, ha ancora un'anima. In cui in migliaia scendono in piazza a Roma, di fronte alla Sapienza, per difendere il diritto di parola di Mimmo Lucano. In cui le periferie tornano al centro del dibattito, da Torre Maura a Casal Bruciato, sino al palazzo occupato Spin Time, oggetto del blitz dell'elemosiniere vaticano. In cui persino la marina disubbidisce al ministro degli Interni quando si tratta di salvare e far sbarcare migranti o di multare le navi delle organizzazioni non governative che salvano i naufragi in mare. O, per tornare indietro di qualche settimana, in cui centinaia di migliaia di giovani scendono in piazza per l'ambiente e per chiedere a gran voce politiche di decarbonizzazione.
Tutto questo, con buona pace dei benpensanti, non è roba da anni di piombo, ma la testimonianza di un Paese, o almeno di un pezzo di Paese, che non vuole diventare egoista, intollerante, indifferente alla sofferenza altrui, indisponibile a occuparsi del futuro. E non è un caso, che dietro queste manifestazioni spontanee ci sia pochissima politica e molta società civile. Che non ci siano leader, se non culturali, come Mimmo Lucano, Papa Francesco o Greta Thunberg. E che siano soprattutto i più giovani a fare i conti con il loro esempio, e che si spendono in loro difesa.
Di tutto questo, Matteo Salvini rappresenta il contraltare culturale più visibile, ma il senso di queste manifestazioni, azzardiamo, prescinde da lui. Dietro, in nuce, c'è l'embrione di una nuova dimensione collettiva della società e della partecipazione politica. C'è l'idea - rivoluzionaria, in tempi di sussidi e prepensionamenti gentilmente concessi da uno Stato in bancarotta - che si debba ripartire dalla società e non dagli individui, dall'altruismo e dalla carità e non dalla difesa di ciò che è proprio, dal futuro e non dalla dittatura dell'eterno presente, dalle passioni e non dagli interessi.
E ci voleva, forse, l'estremismo di Matteo Salvini, per svegliarci dalla trappola della grande coalizione, del destra e sinistra che non esistono più, dei programmi elettorali come l'elenco della spesa, della politica che prescinde da valori, ideali e visioni. Ci voleva, perché l'Italia non rinasce a colpi di leggi di bilancio, o di stimoli all'economia. Rinasce se c'è almeno un motivo affinché rinasca, se c'è un senso di marcia in cui muoversi. Se ci si appassiona di fronte all'idea che i bambini stranieri mangino assieme a quelli italiani, che i migranti che annegano siano salvati, che periferie e borghi abbandonati siano laboratori di convivenza e non territori perduti della repubblica, allora sì, c'è un Paese che si salva. Ed è l'unica alternativa, culturale, sociale, politica, alle armi in casa, ai porti chiusi, alle mense per bambini italiani.
LA SFORTUNA DI FARE IL SINDACO DI CURNO


Prendendo per buona le versioni della Gamba, sia il mancato controllo da parte sua (era assessore al settore sport) di come la funzionaria aveva modificato (male MA in convenienza per la società sportiva…) la convenzione sia l'impostazione della relazione col GS Marigolda nel finale della convenzione al CVI2 dimostra chiaramente come la Gamba non abbia contezza che le relazioni non sono prettamente monetarie – io compro un panino e ti pago venti centesimi e ciascuno torna a casa propria- ma il GS Marigolda era ed è portatore di una grande somma di valori civili non monetizzabili che ha costruito in mezzo secolo di cooperazione tra una moltitudine di soggetti e questi valori si rappresentano nella faticosa gestione come volontari del CVI2.

Adesso la Gamba arriva e dichiara che il CVI2 verrà assegnato mediante gara  e successivo contratto d'affitto che prevederà anche importanti interventi di  totale ristrutturazione degli impianti sportivi e tecnici del CVI2. La Gamba non ha compreso che in questo modo gettava via o consegnava a qualcun altro la somma dei valori non monetizzabili che il GS Marigolda aveva messo insieme. Liquidare questa somma di valori – abbiamo perfino il dubbio che la Gamba riesca a coglierne l'esistenza e il significato-  con una monetizzazione e un premio – voi chiedete 50 ore per il calcio noi ve ne garantiamo 75 (è un esempio)- vuol dire mandare all'indifferenziata quello per cui hanno lavorato  mezzo secolo.
Lavoro che non è stato “solo” un punteggio in un campionato o una partita a tennis tra amici del quartiere a costi ridotti ma quel centro da  mera somma di impianti (peraltro nemmeno organizzati bene e bene progettati e funzionanti)  è stato trasformato in un fatto sociale dell'intero quartiere che adesso la Gamba trasforma in uno spazio PRIVATO, con questo processo, trasforma dei costruttori sociali in meri utenti  o consumatori.
Vien da piangere leggere che i marigoldesi potranno sedersi al bar a leggere il giornale senza dover consumare: debbono anche spedire una mail di rigraziamento alla Gamba  perché conserva il LORO diritto NATURALE di essere “padroni  a casa propria”?
A ciò si sovrappone poi la tremenda gaffe (e chiamala solo gaffe!....) sulla modifica della convenzione  del CVI1 ragion per cui a una società a presidenza piddina è stata  allungata “per caso” di tre anni mentre  quella del GS Marigolda è stata subito mazzolata.

La questione è che sia la Serra che la Gamba non hanno contezza che un paese non è un banale insieme di consumatori che a loro comando fanno il saltino come dei grilli ammaestrati altrimenti non avrebbero creato La Miniera, non avrebbero  aderito ad una società in house per la rumenta, non avrebbero sbolognato la manutenzione dei beni comunali ad una società di un ex consigliere provinciale leghista.
Perlomeno NON le avrebbero sbolognate come le hanno sbolognate loro dimostrando di trattare i cittadini e i loro valori come pezze da piedi.
Se due persone hanno un minimo di bagaglio politico democratico e di partecipazione non cancellano la commissione biblioteca, quella cultura, non fanno una commissione rumenta e sport precisandone i limiti operativi detti in prima riunione. Se tu Serra e tu Gamba avete firmato un contratto politico nella vostra formazione con un elenco di cose da fare, questo  ve lo sbolognate fra di voi ma non lo imponete al paese (la maggioranza del quale non vi ha neppure votato). Fino al limite di una Gamba che dopo avere combinato tutti i casini che sono  combinati col CVI e CVI2 arriva a formare una commissione sport (dopo un anno che è sindaca…) per dettare legge a chi gestisce i CVI. Per dettare legge alle scuole e alle società sportive. Oppure l'ultima trovata di affidare le manifestazioni culturali con un appalto al minor costo  tra ben TRE società senza che nessun  cittadino  sia stato chiamato a valutarne pubblicamente le proposte.
Per Serra e Gamba il “Comune” non è partecipazione democrazia trasparenza ( tre imprese  invitate per appaltare la cultura: questa sarebbe trasparenza!!!!!!!!?????) ma è un servizio da appaltare, da privatizzare.  E per di più facendo finta e pretendendo di essere lodate perché… lo fanno al minor costo possibile. Come fossimo tutti fessi che proprio nei servizi  SEMPRE il minor costo significa peggior servizio.
La faccia tosta con cui una Serra sprezzante ordina il silenzio nelle sedute del consiglio comunale agli “spettatori” viene fuori dalla stessa scuola che ha abolito le commissione “pesanti”, la stessa scuola che ha messo in piedi la sceneggiata della commissione urbanistica, la stessa scuola per cui “tutto si compera al mercato” con un appalto tra società amiche e sempre al minor prezzo possibile: come se la democrazia fosse una