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Di cosa parliamo in questa pagina.

LA CULTURA L'E' ROBA NOSTRA E GUAI CHI CE LA TOCCA
Sarà il caso ma poche ore dopo che Fazio ha annunciato la “riduzione” di tre serate del suo programma del lunedi, ecco che l'ufficio comunale della cultura scodella una determinazione secondo la quale TUTTE le attività culturali  non direttamente afferenti la biblioteca  o a qualche privato sono concentrate e controllate dalla giunta per mezzo della finta della “determinazione”.
Il messaggio di Roma è identico a quello di Curno.
Non solo. L'attività culturale viene venduta (o Svenduta?) ad una privato di fiducia della giunta ed il controllo resta tutto in capo alla politica. (...)

PD: MEGLIO COI 5S CHE  AL VOTO PER TOSARE 30 MILIARDI GLI ITALIANI?
“Se si arriverà a una crisi di governo la soluzione corretta è ridare la parola agli italiani, perché il livello della crisi è talmente drammatico che nessun governo parlamentare la potrebbe affrontare. Bisogna combattere per voltare pagina”. Così, domenica 12 maggio a Torino, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha risposto a una domanda sull'ipotesi di un eventuale soccorso dei Dem al Movimento 5 Stelle.
“La crisi di governo c'è perchè questo è un governo sì formalmente in piedi ma in realtà non produce nulla di positivo per il Paese. Quello che li tiene insieme è la volontà di mantenere posizioni di potere, con una conflittualità continua e con un prezzo enorme che stanno pagando i cittadini”. Così il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a Torino per un'iniziativa dal titolo “Contro i nazionalismi. Per cambiare l'Europa” in vista delle elezioni europee. (...)

LA FAVOLETTA DEL DECRETO SBLOCCA CANTIERI
La Commissione ha presentato le nuove stime per il 2019. L'Italia resta ultima per crescita, investimenti e occupazione. Per Moscovici, commissario agli Affari economici, la crescita dell'economia italiana si riduce allo 0,1%. Praticamente il Paese è fermo. Con un notevole passo indietro rispetto agli anni precedenti. E lontano dai vaticini del governo. Il rallentamento colpisce tutta l'eurozona. La crescita media è stimata all'1,2%, con il crollo della Germania allo 03, in un quadro condizionato dal rischio Brexit e raffreddato dalla guerra commerciale tra Usa e Cina e dal rallentamento della domanda mondiale anche per le tensioni su petrolio e auto. L'allarme della Commissione si estende ai conti pubblici. Il deficit italiano è atteso in salita al 2,5%, mezzo punto sopra al programmato. Il rapporto debito Pil in prossimità del 134%, la disoccupazione, caso unico nella Ue, al 10.9%. Con all'orizzonte il rischio concreto di una manovra di ottobre lacrime e sangue. Così il governo gialloverde corre ai ripari. O quasi. Iva o Fiat tax. Questo è il dilemma. La riforma fiscale resta in alto mare poiché necessita di risorse che non esistono neanche alla luce dei dati positivi sul Pii del primo trimestre 2019. E nemmeno di una catartica revisione della spesa corrente e di un rinnovato contrasto all'evasione. Altre strade, quindi.(...)












scendendo dal Linzone verso la Roncola









































LA CULTURA L'E' ROBA NOSTRA E GUAI CHI CE LA TOCCA



Sarà il caso ma poche ore dopo che Fazio ha annunciato la “riduzione” di tre serate del suo programma del lunedi, ecco che l'ufficio comunale della cultura scodella una determinazione secondo la quale TUTTE le attività culturali  non direttamente afferenti la biblioteca  o a qualche privato sono concentrate e controllate dalla giunta per mezzo della finta della “determinazione”.
Il messaggio di Roma è identico a quello di Curno.
Non solo. L'attività culturale viene venduta (o Svenduta?) ad una privato di fiducia della giunta ed il controllo resta tutto in capo alla politica.
Basta leggere la determina (la politica si nasconde DIETRO le determinazioni degli uffici facendo finta che siano autonomi: hai voglia!) per cogliere un'idea della democrazia e della partecipazione che è aberrante. Davanti  a una decisione – oltre che TUTTO il ragionamento che vi è contenuto- come in questa determinazione, se fossimo al tempo –anni '70-'80-  quando c'era ancora un certo Giuseppe Pelizzoli come capogruppo del PCI in consiglio comunale, questi avrebbe posto alla DC una  interrogazione che avrebbe cesellato il culo per almeno due ore al sindaco ed all'assessore.  Oggi Giuseppe Pelizzoli di quasi ottanta anni (auguri!) è il segretario del PD curnese, maggiore azionista di Vivere Curno e della giunta Gamba. Forse non leggerà neppure questa vergognosa determinazione.
La cultura non si produce: la cultura si compra al minor prezzo possibile. La spesa per la cultura non serve prima di tutto a farla crescere nel proprio contesto ma si va a comprare al supermercato provinciale MA e SEMPRE tra una RISTRETTISSIMA lista di conoscenti se non amici se non datori di lavoro di qualche politico. Alla sindaca Gamba ed a Vivere Insieme non passa nemmeno per la mente che la cultura deve abbracciare tutti i saperi esclusi il fascismo (alla faccia della consigliera Carrara).

Con questa decisione la sindaca Gamba conferma (di nuovo) di non essere all'altezza del governo di una realtà complessa com'è Curno. La sua idea per cui tutto si può comprare al mercato importante che chi te la vende sia tuo amico o della tua parte e costi poco stupisce anche i morti. Neanche il mitico don Carrara aveva idee così retrograde in merito. Bisognava arrivare a Vivere Insieme per cadere dalla padella nella brace. Già la sindaca Serra aveva chiuso l'esperienza del cinema estivo che era in evidente concorrenza con quello del Conca Verde e dei suoi molti amici dell'arena presso la ex Caversazzi facendo così anche un  piacere a quella parte di politici –suoi azionisti elettorali- che non tolleravano l'esistenza del CVI1 in concorrenza dei loro bar e ristoranti.

Veniamo al dunque.

Con determinazione n. 206/2019 c'è stato l'affidamento incarico per prestazione di servizi di “coordinamento e gestione attività' culturali anno 2019  con un' impegno di spesa a favore della compagnia teatrale "la pulce". Sarebbe interessante sapere se qualche consiglierA comunale non abbia qualche conflitto di interessi con detta  “pulce”. Sa, egregia sindaca Gamba, qualche volta è toccato a tutti avere a che fare con qualche pulce.
Evidenziato che detto programma di organizzazione eventi dovrà tener conto dei seguenti aspetti:
contenere:
-un piano strategico culturale strutturato, organizzato e condiviso (mica paglia questi tre aggettivi: melius abundare diceva Totò) per l'anno 2019 tenendo conto degli eventi annuali da realizzare ed ottimizzando la gestione delle risorse messe a disposizione dell'amministrazione;
- un ventaglio (noi avremmo scritto “un canestro” che fa più madamina ecologica) di proposte, nonché la tipologia (es. concerto, rappresentazione teatrale eccetera) da proporre alla parte politica (nel senso che la politica controlla tutto: come alla RAI che chi vince caccia gli sgraditi) per ogni ricorrenza/attività, seguendo il miglior rapporto qualità-costo ed adattabilità ai contesti spazi/ a disposizione;
- collaborazioni con i referenti della parte politica (nel senso che la politica controlla tutto: come alla rai che chi vince caccia gli sgraditi- seconda volta) per raccogliere bisogni e aspettative e forme di cooperazione con il tessuto associativo e culturale del territorio come risorsa da valorizzare e promuovere;
- lasciare “traccia” (nel «cloud»?) degli eventi, dandone massima diffusione alla cittadinanza; occuparsi delle prenotazione e pagamento dei realizzatori degli eventi
- ricordato che tali eventi saranno aperti a tutta la cittadinanza pertanto anche ai non residenti (meno male: si pensava fossero interdetti ai neri ai gialli e ai pellirossi e a quelli di Mozzo  Mapello Trezzo) , precisando fin da subito che nelle attività che prevedono iscrizioni sarà data priorità ai residenti di Curno (giusto! “prima i curnesi”);
dato atto che si è deciso di utilizzare la procedura dell'affidamento diretto poiché questa, previa la preliminare indagine di mercato (sai che indagine di mercato  consultando TRE imprese!) , offre con tempi ragionevolmente veloci, la possibilità di individuare l'operatore più adatto alle esigenze ed alle dimensioni del Comune di Curno (meno male che si misura almeno chi ce l'ha più lungo e  si sceglie quello adatto…);
esperita preventiva indagine di mercato (sai che indagine di mercato  consultando TRE imprese seconda volta)  consultati i preventivi della 23AC art, della compagnia teatrale La Pulce ed infine della compagnia teatrale Pandemonium Teatro;
ritenuto opportuno impegnare la somma presunta di € 18.578,00 (iva esclusa) suddiviso indicativamente:
- 4.950,00 euro (iva al 22 % esclusa) ovvero 6.039,00 euro (iva inclusa) per il servizio di organizzazione di spettacoli e manifestazioni
- 13.637,00 euro (iva al 10% esclusa) ovvero 15.000,70 euro (iva inclusa) per il pagamento dei cachet dei gli artisti;
preso atto che gli importi di cui sopra sono indicativi e modulabili a seconda delle esigenze organizzati dell'ente ed in base al numero di programmi ed artisti coinvolti, ma non possono superare l'importo impegnato in detta determinazione… viene decisa la spesa.


PD: MEGLIO COI 5S CHE  AL VOTO PER TOSARE 30 MILIARDI GLI ITALIANI?


“Se si arriverà a una crisi di governo la soluzione corretta è ridare la parola agli italiani, perché il livello della crisi è talmente drammatico che nessun governo parlamentare la potrebbe affrontare. Bisogna combattere per voltare pagina”. Così, domenica 12 maggio a Torino, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha risposto a una domanda sull'ipotesi di un eventuale soccorso dei Dem al Movimento 5 Stelle.
“La crisi di governo c'è perchè questo è un governo sì formalmente in piedi ma in realtà non produce nulla di positivo per il Paese. Quello che li tiene insieme è la volontà di mantenere posizioni di potere, con una conflittualità continua e con un prezzo enorme che stanno pagando i cittadini”. Così il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a Torino per un'iniziativa dal titolo “Contro i nazionalismi. Per cambiare l'Europa” in vista delle elezioni europee.

Immediata la reazione dei governasti nell'elencare ben sei errori in questa scelta. Secondo (Cancellato su L'INKIESTA) il primo errore in questa scelta di Zingaretti starebbe nel fatto che ormai è acquisito che in Italia ci sono e ci saranno tre poli (PD, Lega, 5S) e quindi con una legge elettorale proporzionale e con tre poli (almeno) che si contrappongono l'uno all'altro, allearsi tra avversari è una opzione di gioco che va necessariamente presa in considerazione, se si vuole governare. Il seoccndo errore che farebbe Zingaretti sarebbe che sebbene il contesto sia tripolare e che nessuna delle tre forze in campo abbia la maggioranza assoluta dei consensi, l'attuale legge elettorale e gli attuali consensi accreditati alle diverse forze politiche offrono a Salvini su un piatto d'argento la possibilità di governare assieme ai suoi alleati di centro destra, o addirittura da solo. Col rosatellum l'alleanza di  centrodestra potrebbe portare a casa 322 deputai su 630: con conseguenze facilmente immaginabili.
Il terzo errore di Zingaretti sarebbe l'elezione del nuovo capo dello Stato. Che, si andasse a elezioni anticipate tra qualche mese, con i risultati delineati poche righe fa, sarebbe eletto da Salvini e Meloni, senza alcuna possibilità di trattativa. Ciao ciao Mario Draghi, quindi. Il quarto errore imputato a Zingaretti è credere sia giusto così: se il Paese vuole Salvini, che Salvini sia. E invece no. Perché la schiacciante maggioranza di centrodestra sarebbe tale in Parlamento ma non nel Paese. Il quinto errore di Zingaretti sarebbe l'idea che il Pd abbia tutto da perdere da un'alleanza coi Cinque Stelle visto i precedenti. Sesto e ultimo errore di Zingaretti sarebbe quello di credere che non ci sia alcun punto di contatto programmatico tra Pd e Cinque Stelle. Ditelo a Marco Minniti, che coi Cinque Stelle era arrivato a definire i dettagli di un'ipotetica alleanza, i cui punti programmatici stanno nella lettera inviata al Corriere da Luigi Di Maio qualche ora prima che Matteo Renzi, a Che Tempo Che Fa, decidesse di rompere unilateralmente ogni trattativa: maggior integrazione europea attraverso l'unione fiscale, revisione del trattato di Dublino, flexecurity alla danese nel mercato del lavoro, salario minimo, banca pubblica per gli investimenti sul modello francese, investimenti nella sanità, aumento delle detrazioni fiscali per i figli a carico. Questi erano i punti fondanti dell'accordo, stando a quella lettera. Peccato che manchino i fondamentali per l'Italia: evasione fiscale e contributiva, debito pubblico, spread, bassa natalità.

Queste sei ragioni per avviare un rapporto coi 5S non tengono conto come anche nelle elezioni gli italiani giochino col proprio futuro spostando comodamente volta per volta il proprio voto su quelle forze che promettono per l'indomani la sopravvivenza più ricca. O qualche premio da riscuotere immediatamente. Alla stragrande maggioranza degli italiani pare importi zero dell'evasione fiscale e del debito e fanno finta che quel che godono costi zero e i costi siano colpa di tutti gli altri. Basta prendere in mano la legge di stabilità e giù giù fino al bilancio di un comune di 200 abitanti per capire lo sfarinamento delle risorse.
Adesso gli italiani scommettono (e voteranno) sulla bugia leghista e penta stellata secondo la quale dopo il 26 maggio, in Europa comanderanno quelli che consentiranno all'Italia di sforare alla grande il deficit: non per nulla gli orientamenti elettorali di quest'ultimo anno confermano una sostanziale stabilità della maggioranza. Cresceuno e cala l'altro o viceversa.

Chi sostiene certe alleanze non comprende che agli italiani va tolto il vizio e quindi che a tosarci quegli 80miliardi tocchi proprio quelli che loro hanno votato e confermano  scadenza dopo scadenza.
La “vaccinazione degli italiani” dal proprio opportunismo  o se la fanno (ce la facciamo) da soli oppure viene l'Europa a fargliela (farcela) e siccome siamo bene o male il terzo o quarto paese manifatturiero e per abitanti nell'Ue il risultato sarà tutto da ridere.
Pure Trump, Putin e Xi Jinping a sganasciare.
L'8 settembre 1943 gli italiani in armi e quelli a casa si trovarono di fronte alla necessità di liberarsi  finalmente di chi li aveva ammazzati o mandati in guerra, in galera, ridotti alla miseria. Fu una scelta che costò loro venti mesi di altri patimenti. Il 26 maggio agli italiani tocca di nuovo  una scelta.



LA FAVOLETTA DEL DECRETO SBLOCCA CANTIERI


La Commissione ha presentato le nuove stime per il 2019. L'Italia resta ultima per crescita, investimenti e occupazione. Per Moscovici, commissario agli Affari economici, la crescita dell'economia italiana si riduce allo 0,1%. Praticamente il Paese è fermo. Con un notevole passo indietro rispetto agli anni precedenti. E lontano dai vaticini del governo. Il rallentamento colpisce tutta l'eurozona. La crescita media è stimata all'1,2%, con il crollo della Germania allo 03, in un quadro condizionato dal rischio Brexit e raffreddato dalla guerra commerciale tra Usa e Cina e dal rallentamento della domanda mondiale anche per le tensioni su petrolio e auto. L'allarme della Commissione si estende ai conti pubblici. Il deficit italiano è atteso in salita al 2,5%, mezzo punto sopra al programmato. Il rapporto debito Pil in prossimità del 134%, la disoccupazione, caso unico nella Ue, al 10.9%. Con all'orizzonte il rischio concreto di una manovra di ottobre lacrime e sangue. Così il governo gialloverde corre ai ripari. O quasi. Iva o Fiat tax. Questo è il dilemma. La riforma fiscale resta in alto mare poiché necessita di risorse che non esistono neanche alla luce dei dati positivi sul Pii del primo trimestre 2019. E nemmeno di una catartica revisione della spesa corrente e di un rinnovato contrasto all'evasione. Altre strade, quindi. Più immediate come il ritorno al superammortamento e al fondo di garanzia per gli investimenti, annunciato nel Defdi aprile. E poi, lo sbloccacantieri e il rilancio degli investimenti pubblici. Tuttavia, la strada è contorta: 180 giorni assegnati al governo per il nuovo regolamento sugli appalti, riformulando 13 provvedimenti del vecchio codice. Coordinandoli con il quadro normativo sbloccacantieri. Semplificazioni delle procedure autorizzative e concorsuali. Ma ritardi nelle nomine dei commissari. Rinvii dovuti ai contrasti tra le forze di governo sulla scelta degli esperti, delle opere, dei cantieri, delle modalità di appalto, delle procedure autorizzative. Frizioni che amplificano le tensioni tra le forze di maggioranza, e che finiscono per lasciare bloccati i 150 miliardi di fondi stanziati negli anni precedenti e ancora non spesi. Quasi 8 punti di Pii. Una cifra enorme. Un propellente ad alto potenziale per base produttiva e sistema paese. È proprio sul fronte degli investimenti pubblici che si gioca la partita della crescita. E in ultima analisi della tenuta del governo. Dal 2010 ad oggi, a causa della crisi, l'Italia ha perso il 29% degli investimenti fissi lordi della Pa mentre nell'eurozona la perdita è stata solo del 4.8%. Una forbice che si allarga con ricadute negative sulla manutenzione ordinaria e le infrastrutture materiali e immateriali. Si pensi ai ritardi sulla digitalizzazione. 0 alle opere frenate come la Tav. 0 al mancato intervento ambientale per l'Uva. Opere ferme, pur con la disponibilità di risorse. E opere nuove che scivolano verso un indeterminato futuro, quando si rileva che a fronte degli 850 milioni annunciati nella manovra 2017 si è invece registrata una riduzione di 13 miliardi al 2018, con ima perdita netta, tra risorse promesse e a consuntivo, di oltre 2 miliardi per gli investimenti pubblici. E con una caduta verticale degli investimenti pubblici locali. Lo argomenta l'Anci. Il razionamento ai Comuni si è concretizzato sia direttamente con il taglio dei trasferimenti in conto capitale, sia indirettamente con l'impoverimento degli apparati tecnici locali. Il Patto di stabilità, attenuato solo dal 2016, ha aggiunto vincoli alla spesa, condizionata dall'applicazione delle riforme (riforma contabile del 2015, nuovo Codice degli appalti pubblici del 2016). Con nuove problematiche operative che hanno ostacolato gli investimenti locali pur in presenza di disponibilità. Si è registrato perciò nell'ultimo quinquennio un crollo generale degli investimenti pubblici locali i cui livelli si sono dimezzati in tutte le aree del Paese con ricadute particolarmente negative per il Mezzogiorno, alimentando il dualismo Nord-Sud. Più del confronto a giugno con la Commissione per la temuta procedura d'infrazione, certamente condizionata dall'esito delle elezioni europee, pesa sulle spalle del governo il rischio recessione e disoccupazione. Il ritardo dell'economia italiana non è colmabile con il reddito di cittadinanza. Né con le ipotesi di Fiat tax. Piuttosto, il ruolo cardine spetta ancora agli investimenti e all'innovazione. Tuttavia, nel contesto attuale della politica gialloverde esistono dubbi concreti che la ripresa degli investimenti pubblici al 5,2%, prevista dal governo per il 2019, sia realizzabile. L'indecisione delle forze di maggioranza sul tema ne ostacola difatti il percorso, contraddetto anche dai conti della manovra 2019. Dati alla mano, dal totale emergono 7,5 miliardi di minori spese in conto capitale per definanziamenti e trasferimenti alle Ferrovie dello Stato, all'Anas e al Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie. Con ricadute avverse su indotto e base produttiva. In definita, un ping-pong tra dichiarazioni e fatti che alimenta l'incertezza sul futuro e peggiora le prospettive di crescita.

Giuseppe Travaglini
Ordinario di Politica economica all’Università Carlo Bo, Urbino