GLI SLOGAN DELLA TRUFFA
Una velenosa miscela di inganni sta riducendo la campagna elettorale
per il nuovo Parlamento europeo a una mistificante truffa collettiva.
Accade anche altrove, ma in nessun Paese il fenomeno ha raggiunto i
livelli tossici che si registrano in Italia. Dove i pifferai del
governo giallo-verde sono impegnati a lisciare il pelo degli elettori
propinando una lettura dei problemi del tutto distorsiva della realtà
dei fatti.
L'esempio più allarmante riguarda l'affermazione, ossessivamente
ripetuta, secondo cui nelle urne sarebbe in gioco l'opportunità di
sciogliere l'Italia da quei vincoli del rigore contabile sui quali si
scarica ogni responsabilità per i guai finanziari del Paese. Che il
famigerato "fiscal compact" abbia ingabbiato la politica economica
dell'Unione con la sua astratta e ottusa idolatria del pareggio di
bilancio è un dato di fatto non contestabile. Ma è altrettanto un fatto
che la testimonianza più corposa dei suoi limiti funzionali è offerta
proprio dall'Italia che, in barba ai vincoli europei, nulla di serio ha
fatto per impedire la crescita senza freni di quel fattore esiziale di
instabilità che è il nostro abnorme debito pubblico.
Raccontare che licenziando i "tecnocrati" di Bruxelles e i loro
parametri si spalancherebbero le porte del bengodi significa prendere
gli italiani per babbei e avviarli a una prossima mattanza contabile di
dimensioni catastrofiche. Se ne sono viste le avvisaglie negli ultimi
mesi durante la caotica fase di rodaggio dell'attuale governo, quando
il fatidico "spread" saliva di pari passo con le minchionate in libera
uscita dalle bocche degli esponenti giallo-verdi. Concentrare la
battaglia politica contro Bruxelles serve soltanto a nascondere una
verità scomoda ma ineludibile: che ad assolvere o condannare la nostra
politica di bilancio non sono e non saranno tanto i pur occhiuti
giudici dell'Unione quanto quelli — ben più severi e soprattutto
decisivi — che operano sui mercati finanziari. Alle sentenze di vita o
di morte dei quali, piaccia o non piaccia, è comunque appeso il Paese
con il suo debito pubblico al 132 per cento del Pil, per giunta con
tendenza a crescita ulteriore.
Quello in corso non è un "derby" fra Italia ed Europa — come direbbe
Matteo Salvini — ma fra l'Italia e il resto del mondo, dove si muovono
gli ingenti capitali necessari al finanziamento del nostro debito. Far
finta di non vedere che questo è il campo di gioco dove si svolge la
vera partita significa raddoppiare i termini dell'inganno politico.
Perché così si rovescia la comprensione della realtà al punto da far
passare come principale nemica agli occhi degli italiani proprio
l'unica istituzione — l'Unione europea — che ha ragioni assai solide
per aiutarci a non soccombere nella sfida sulla tenuta del debito. Se
non altro in forza del comune interesse degli Stati dell'euro a evitare
che nelle mani dei dilettanteschi sovranisti nostrani l'Italia finisca
per mettersi al servizio delle mire geopolitiche di Mosca o di Pechino.
E qui siamo al nodo cruciale della grande truffa in atto. La servitù
del debito è tale da non lasciare scampo alla politica italiana. I
mercati sono già pronti a far suonare la fine della ricreazione. A quel
punto l'alternativa sarà secca: accettare la pur parziale tutela
dell'Europa oppure vendere/svendere la nostra pretesa sovranità a uno
di quei grandi feudatari che sanno concepire i rapporti fra Paesi
soltanto in termini di vassallaggio.
Tertium non datur.
Massimo Riva
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NUOVA GESTIONE DEL CVI2
LA GIUNTA RIMANDA DI 7+5 MESI
UNA RETROMARCIA MASCHERATA?
Chi è disposto a regalare al Comune per sette mesi di gestione del CVI2
così com’è e “le spese delle utenze relative a luce, acqua e gas
rimarranno a carico del Comune per l’intera durata della concessione”
basta che offra almeno € 123.500,00 al netto dell’IVA per il periodo
01.07.2019 - 31.01.2020, elevabili a € 173.800,00 al netto
dell’IVA compresi gli altri (eventuali) cinque mesi.
La giunta Gamba inanella quindi il primo flop politico visto che
l’assegnazione del CVI2 ai sensi delle leggi europee ed assunte
dall’Italia doveva iniziare il primo luglio p.v. quando terminava la
convenzione col GS Marigolda.
E’ evidente del come la Giunta- via la funzionaria delegata in materia
- avendo fissato la data perentoria di presentazione delle offerte al 9
maggio p.v. col bando pubblicato il 30 aprile fa capire anche ai sordi
ed ai ciechi che esiste già il vincitore.
E non solo perché sarà maggiorenne e quindi non nasce dopo il 30 aprile 2019.
Non fosse altro che 150 mila euro di bigliettoni (quelli nuovi o
sono ancora buoni anche quelli vecchi?) non si scopano per strada.
Certo è che fissare in meno di dieci giorni il tempo per decidere ed
offrire, non è un buon esempio di governo della cosa pubblica e di
trasparenza verso i cittadini e le imprese.
In genere quando un’impresa viene messa in vendita o in affitto accade
che gli operatori interessati sono ammessi previa una certa procedura
ad “accedere ai conti” (l’esempio più eclatante sono state
Alitalia ed ILVA) ma siccome il GS Marigolda non ha un bilancio
PUBBLICO certificato, era necessario mettere a disposizione
almeno il calendario di occupazione degli impianti in maniera che
i concorrenti potessero farsi un piano.
Pare che esista un PEF (piano economico finanziario) preparato da uno
che non ha mai visto gli impianti funzionare nemmeno in cartolina ma
nel bando non c’è scritto che sia disponibile PRIMA dell’offerta.
Quindi non esiste o è la solita esercitazione speculativa.
La procedura di aggiudicazione sfrutta tra l’altro quanto prevede il
Decreto Legge aprile 2019 n. 32/2019 che modifica l’art. 36
del Codice Appalti sui contratti sotto le soglie comunitarie (adesso
portate da 40mila fino a 200mila euro).
Il criterio di selezione utilizzato per l’aggiudicazione della
concessione sarà quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa ex
art. 95, comma 2, D. Lgs. 50/2016 sulla base sulla base del miglior
rapporto qualità / canone offerto all’Amministrazione secondo i criteri
che ci si riserva di definire in dettaglio con la lettera d’invito.
Verrà esperita procedura negoziata ex art. 36, comma 2, lett. b), D.
Lgs. 50/2016, a cui verranno invitati almeno cinque operatori economici
ove esistenti tra quelli che abbiano manifestato interesse entro il
termine e con le modalità sopra specificate.
Qualora il numero di manifestazioni di interesse fosse superiore a
cinque, ferma restando la facoltà di invitare tutti i candidati e nel
rispetto del criterio di rotazione, si procederà a sorteggio nel luogo
e nella data che verrà indicata successivamente.
Si rende noto che il servizio sarà affidato anche in presenza di una
sola offerta purché essa sia ritenuta valida e congruente con
l’interesse pubblico.
Noi siamo maliziosi ma questa operazione prepara una serie di rimandi partendo dai 7+5+…+… +…. ha da venì Baffone!.
Il quadro d’insieme dimostra ancora una volta come il paese sia sempre
stato governato all’insegna del “volemose bene che siamo tutti bravi
volenterosi ed onesti e nessuno si permetta di dubitarlo!”
dimenticando che la trasparenza sta alla base di qualsiasi rapporto
pubblico privato. Noi stiamo dicendo da almeno un quarto di
secolo che le società che gestiscono impianti e servizi per il Comune
debbano presentare dei bilanci certificati da dei professionisti, uno
dei quali debba essere nominato dal Comune. Fosse stata applicata
questa regola da almeno ventanni adesso i Curnesi avrebbero in mano la
situazione dei due CVI specchiate nei bilanci e nella
descrizione-valutazione degli impianti in termini di fruibilità.
Questo avrebbe aiutato il volontariato a crescere nella gestione
dei due centri e sarebbe stato lievito madre per futuri professionisti
e non speranzosi imprenditori.
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