A GUARDARE ALLE COLLINE 984





L'AMBIENTE COME MEMORIA


La demolizione del fabbricato che una volta “fu” una fornace per la calce in viale Lungobrembo è il classico risultato di chi ha fatto le medie obbligatorie con generosi piani del diritto allo studio e il tempo pieno e l'università con accesso diretto dalle superiori.
Tutto regolare signora mia!.
Per i quali qualcosa di storico è tale solo se glielo ha detto la maestra o la professoressa o l'ha visto al museo in città alta. Per lui non esiste la geografia come memoria storica. Per lui l'ambiente è pulire dal Brembo la plastica sporca della sua merda ma essicata credendo di pulire il mare. Per chi ha fatto la scuola dell'obbligo col piano del diritto allo studio e magari pure una laurea triennale all'UniBG quello era un rudere che poteva già essere abbattuto. L'immateriale non esiste se hai fatto la scuola dell'obbligo col piano del diritto allo studio: non te l'ha detto la maestra e quindi!?.
Per questa gente il territorio non è da solo memoria storica la SUA storia. Liberarsi alfine di un casamento dove aveva patito fame miseria freddo caldo beghe è una liberazione che vale mille volte conoscere come mai quel posto è fatto così piuttosto che. A quella gente non importa nulla se il Brembo  ha contribuito a creare la Dalmine. Non importa nulla se una calchera  industriale ha costruito magari buona parte di Ponte san Pietro.
Nemmeno per noi  esiste il “tutto intoccabile” ma qualcosa di meglio si può-poteva fare.
Che poi anche questa operazione altro non è che come il calcio tirato sui denti ai volontari del CVI2.
Di cosa parliamo in questa pagina.

CONTE IN GIRO PER ILMONDO A RACCATTARE QUALCOSA
Nella settimana appena conclusa due sono le notizie  che ci paiono importanti. La prima è che nel primo trimestre 2019 il PiL USA è cresciuto del 3,2%.  Noi siamo a zero meno.
Nel primo trimestre l’economia americana è cresciuta del 3,2%, molto più delle attese degli analisti che stimavano un progresso compreso tra il 2,3 e il 2,5 per cento, dopo che l’ultimo trimestre del 2018 si era chiuso con un +2,2 per cento.
A trainare il prodotto interno lordo Usa ha contribuito soprattutto una decisa impennata delle esportazioni, che nel primo trimestre hanno messo a segno un balzo del 3,7%, su anche la spesa pubblica sia a livello statale che locale e pure gli investimenti privati. Frenano invece la spesa dei consumatori(+1,2% contro il +2,5% dell’ultimo trimestre 2018) e delle imprese.(...)


QUEL NOME NON S'HA DA FARE
Chi protegge chi? La domanda la rivolgiamo prima di tutto ai due giornali provinciali perché davanti all'ammazzamento a freddo di due persone da parte di una donna che pare si sia subito dichiarata dispiaciuta (e ci credo!) dell'accaduto e si sia sentita male (e ci credo!) dopo la pubblicazione –per una sola volta alla prima notizia- sulla pagina on line di BGNews, non si è più saputo nulla. (...)

DEMOLITA LA FORNASS DI VIA LUNGOBREMBO:
SCOMPARE UN PEZZO DI STORIA CURNESE
Fino a fine 800 era stata una fornace che cuoceva le pietre calcaree raccolte nei campi della zona che era stata il letto del Brembo. Le pietre erano cotte per farne calce da destinare alle costruzioni mentre la sabbia era cavata da singole persone che armate di piccone badile e rete di setaccio, cercavano le nicchie-deposito che i mulinelli delle piene del fiume creavano dove si depositava la sabbia più fine. 
Notammo questo osservando i “murer” che  erano dispersi nelle campagne fino agli anni ’60. Quei mucchi di sassi, strisce per lungo che delimitavano i campi, erano composte solo da rocce effusive e nel mucchio mancavano del tutto le rocce calcaree. I contadini per rendere coltivabili le campagne raccoglievano i sassi ammucchiandoli appunto in “murer” che poi rimboschivano. (...)




























































CONTE IN GIRO PER ILMONDO A RACCATTARE QUALCOSA


Nella settimana appena conclusa due sono le notizie  che ci paiono importanti. La prima è che nel primo trimestre 2019 il PiL USA è cresciuto del 3,2%.  Noi siamo a zero meno.
Nel primo trimestre l’economia americana è cresciuta del 3,2%, molto più delle attese degli analisti che stimavano un progresso compreso tra il 2,3 e il 2,5 per cento, dopo che l’ultimo trimestre del 2018 si era chiuso con un +2,2 per cento.
A trainare il prodotto interno lordo Usa ha contribuito soprattutto una decisa impennata delle esportazioni, che nel primo trimestre hanno messo a segno un balzo del 3,7%, su anche la spesa pubblica sia a livello statale che locale e pure gli investimenti privati. Frenano invece la spesa dei consumatori(+1,2% contro il +2,5% dell’ultimo trimestre 2018) e delle imprese.
Il dipartimento del Commercio rileva infatti un calo delle importazioni, un aumento delle spese da parte delle amministrazioni statali e locali e una più rapida creazione di scorte da parte delle aziende, oltre che un certo recupero delle vendite al dettaglio domestiche.
Una crescita dell’economia del 3,2% rappresenta il miglior primo trimestre in quattro anni, nonostante – sottolineano gli analisti – lo shutdown più lungo della storia Usa che ha fermato gli uffici federali, le incertezze legate ai negoziati commerciali con la Cina e gli effetti del rallentamento dell’economia globale. Se continua così é certa la rielezione di Trump.

La seconda notizia è  che quando avviene il divorzio Trump-Conte sulla Libia: il 15 aprile. Quel giorno il presidente Usa fa una calorosa telefonata al maresciallo Haftar. Gli riconosce un «ruolo significativo nel combattere il terrorismo e garantire la sicurezza delle risorse petrolifere libiche».
Trump e Haftar discutono «una visione comune per la transizione della Libia verso un sistema democratico e stabile». È un voltafaccia della Casa Bianca, fino a quel momento allineata sulle posizioni italiane, che coincidono con la linea ufficiale dell’Ue e dell’Onu. Di colpo Trump passa con Macron, ne abbraccia la linea apertamente nazionalista. La Francia ha responsabilità enormi in Libia a cominciare dalla guerra del 2011. Però è il governo Conte, umiliato dal comportamento americano, a trovarsi indebolito in un’area cruciale per gli interessi del Paese.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte coglie l’occasione del forum di Pechino sulla Via della seta per cercare la sponda di due interlocutori privilegiati di Haftar: il leader russo Vladimir Putin e il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. L’obiettivo è fermare l’escalation militare in Libia, per evitare una nuova Siria a due passi dall’Italia. La posizione del governo, “né con Al Sarraj né con Haftar” si fa sempre più difficile, per il sostegno di Donald Trump al generale della Cirenaica. E lo stesso Haftar, forte delle sponde internazionali, esprime sempre più malumori per la linea italiana: in un’intervista al Corriere il generale Ahmed Mismari, suo portavoce, chiede a Roma di smantellare il suo ospedale militare a Misurata, perché “aiuta” le milizie avverse. Ma a Palazzo Chigi osservano che questa richiesta racconta solo un pezzo di realtà, dal momento che c’è anche una nave italiana che cura i feriti della Cirenaica. “Non dobbiamo andare via da Misurata”, dice per il governo Stefano Buffagni.
I due faccia a faccia significativi, sono state di fatto due richieste di aiuto: siamo in braghe di tela.
Intanto aspettiamo i risultati elettorali spagnoli dove a dispetto dei sondaggi potrebbe balzare in primo piano la destra di  e quelli siciliani che in generale prefigurano ormai da anni i cambiamenti nazionali. Sempre verso destra, però.
Il 28 aprile, per la terza volta in poco più di tre anni, gli spagnoli tornano alle urne. Gli occhi del mondo saranno puntati su Vox, il partito di estrema destra che con ogni probabilità entrerà per la prima volta nel parlamento nazionale dopo aver fatto il suo esordio nel parlamento andaluso a dicembre, ottenendo l’11 per cento dei voti. In Spagna il motivo principale dell’avanzata di Vox non è la questione dei migranti. Soltanto il 9 per cento degli spagnoli considera il problema dell’immigrazione come la sua principale preoccupazione. L’ascesa di questa nuova formazione politica è dovuta soprattutto alla questione catalana e alle minacce per l’unità del paese. In questo senso il voto per Vox è una bocciatura della presunta debolezza evidenziata dal Partito popolare, che rappresenta la destra tradizionale e a cui apparteneva Santiago Abascal, leader di Vox. Nei discorsi pronunciati durante la campagna elettorale, i candidati di Vox promettono di bandire i partiti indipendentisti.
La Sicilia ha mostrato tutta la sua debolezza e disperazione politica prima riversando il voto regionale nel 2017 sulla coalizione di centrodestra col 39,85% e secondi i 5S col 34,65% salvo poi alle politiche del 2018 premiare i penta stellati col 48,71%. Salvini va in giro a dire che alle europee in Sicilia beccherà il 30%.
Siciliani pronti a vendersi con una certa radicalità chi offre un sogno o, magari, chi si presenta come il nuovo potere. E a punire con severità chi viene giudicato la causa della loro delusione. Un pendolo, che si sposta rapidamente da un vertice all’altro. Insomma la Sicilia marchia il vento che inizia a spirare e che spesso spazza tutto il Paese. Le code per fare solo un selfie con Salvini, le piazze riempite per ascoltare le parole di quello che viene considerato il leader nazionale venturo, la semplice curiosità. Sono, appunto, elementi di un unico segno. Che sovente, tra Palermo e Catania, rappresenta una sorta di start per far scattare onde elettorali o correzioni basilari del sistema politico.

QUEL NOME NON S'HA DA FARE

Chi protegge chi? La domanda la rivolgiamo prima di tutto ai due giornali provinciali perché davanti all'ammazzamento a freddo di due persone da parte di una donna che pare si sia subito dichiarata dispiaciuta (e ci credo!) dell'accaduto e si sia sentita male (e ci credo!) dopo la pubblicazione –per una sola volta alla prima notizia- sulla pagina on line di BGNews, non si è più saputo nulla. Il giorna le asseriva che i CC avrebbero immedia tamente compiuto la verifica se la donna stesse usando il cellu lare escludendo tale ipotesi. Credo sia una bufala dal momento che non pare i CC siano specializzati in questo. Oppure era una balla adeguata- mente messa in giro da chi poi avrebbe coperto stabilmente quel nominativo che deve riferirsi non ad una cogomina sud americana e nemmeno a una rumena e tanto meno ad una centro africana al servizio di qualche bergamasco o bergamasca.
Vero è che potremmo accedere alle liste elettorali di due-tre comuni e col nome e l'età in mano potremmo scoprire chi sia ma siccome non “non siamo” la stampa ma siamo solo un blog , questo compito spetta ai giornali locali.  Anche la rimozione della bici bianca non è accaduta perchè qualche immigrato clandestino l'ha acchiappata nottetempo per usarla per se o rivenderla intera o a pezzi.
Quel “simbolo” dava troppo fastidio a qualcuno che “doveva” passare di li ogni giorno e che gli ricordava l'ammazzamento gratuito di due persone. Gratuito perché tamponare e travolgere un ragazzo in bici non può dirsi casuale ed anche lasciare sbandare 'lauto dopo il primo investimento pe tutta la larghezza della carreggiata che in quel posto é almeno di 1 5 metri, vuol dire avere la testa altrove piuttosto che li.
Poi l'aspetto strano della vicenda è che  il Comune di Curno, ferramente in mano alle donne sia come amministra- trici che come impiegate, non ha mosso un dito. Nemmeno tre righe di cordoglio sul sito del comune. Nemmeno un fiore. Basta pensare alle sceneggiate di poche settimane prima per un episodio “molto più costruito ad arte in perfetto stile” di questo.  Ecco, si. Alla stampa DEVE essere arrivato il messaggio che conta che “quel” nome” non deve essere reso pubblico perché coperto dal potere. L'Italietta.
DEMOLITA LA FORNASS DI VIA LUNGOBREMBO:
SCOMPARE UN PEZZO DI STORIA CURNESE

Fino a fine 800 era stata una fornace che cuoceva le pietre calcaree raccolte nei campi della zona che era stata il letto del Brembo. Le pietre erano cotte per farne calce da destinare alle costruzioni mentre la sabbia era cavata da singole persone che armate di piccone badile e rete di setaccio, cercavano le nicchie-deposito che i mulinelli delle piene del fiume creavano dove si depositava la sabbia più fine. 
Notammo questo osservando i “murer” che  erano dispersi nelle campagne fino agli anni ’60. Quei mucchi di sassi, strisce per lungo che delimitavano i campi, erano composte solo da rocce effusive e nel mucchio mancavano del tutto le rocce calcaree. I contadini per rendere coltivabili le campagne raccoglievano i sassi ammucchiandoli appunto in “murer” che poi rimboschivano.
Mancavano le pietre calcaree perché erano state raccolte ed usate dalla fornace per farvi la calce. Il fiume Brembo che al tempo era profondo meno  la quarta parte rispetto all’attualità, forniva buona parte del legname che serviva per la cottura delle pietre. Il legname veniva raccolto durante le piene che fino agli anni ’50 erano numerose e davvero dannose, attraverso  delle “filarese” che erano solo dei pali piantati nel fiume come denti di un pettine verticale. D’estate le filarese servivano, inserendo dei pali orizzontali anche a deviare l’acqua per l’irrigazione.
Lo sviluppo dell’industria dei cementi al fine ottocento mise a disposizione un legante migliore della calce e quindi la sua produzione si spostò altrove mentre la fornace della calce venne sostituita da un frantoio per macinare la ghiaia. Che veniva raccolta sia nel fiume ma anche in  due cave. La più antica era posizionata in via Brembo davanti alla Cascina Frigeni e con una teleferica la sabbia veniva portata al frantoio-fornace. Ancora negli anni ’50 tra quella cava e il frantoio c’erano in piedi dei piloni della teleferica a carrellini. Casa Preda “incorpora” ancora uno di questi piloni (se nel frattempo non se ne sono “liberati” visto l’inutile ingombro). Quella cava nei primi anni ’60 diverrà una discarica incontrollata e quindi riempita di ogni “mal di dio”.
Il titolare del frantoio aprì poi due cave a nord e sud di via Carso, poche centinaia di metri dalla sede. Due grandissime cave che verranno a cavamento finito anch’esse riempite di ogni “mal di dio” come accadeva al tempo.
Nel secondo dopoguerra essendo finalmente terminati i lavori di bonifica con la costruzione delle dighe sulle Alpi della ValBrembana e quindi non ci sarebbero state più le numerose e pericolosissime piene del fiume: il frantoio sposta il cavare la ghiaia da macinare raccogliendola nel fiume.
Osservando le tavolette IGM ci si rende conto come l’ampiezza del fiume Brembo tra la soglia di Ponte san Pietro e quella di Dalmine/Osio si riduca a ¼ mentre il letto sprofonderà tre quattro cinque volte.
Chiusa la fornace l’insieme degli edifici adiacenti, dove c’erano la abitazioni ( diciamolo per cortesia) degli operai viene venduta ad un Masper che genererà moltissime figlie (6,7,8, ?) e un solo maschio con cui conviverà usque ad mortem.
Le varie figlie si sposano con  altri signori e quindi quella che era originariamente la “Cà di Masper”  diventa un condominio di molti cognomi ed uno di questi più fortunata economicamente, costruirà una prima abitazione separata dal falansterio originale con fornace incorporata (ormai distrutta). Un tempo vigeva il costume di dividere ereditariamente gli immobili non per appartamenti sullo stesso piano ma in verticale, ragion per cui uno era padrone di una infilata di stanze verticali. Tante figlie Masper ed un solo figlio Masper generano moltissimi figli e nipoti che si disperderanno dappertutto, tutti volenterosi lavoratori negli opifici storici del tempo.
La strana divisone proprietaria dell’immobile, via via cresciuto per fare fronte alle necessità abitative, rendeva difficoltoso ogni modifica o miglioramento finché il buondio ha provveduto ad allontanare le persone e convincere gli ultimi eredi a mollare tutto ad una immobiliare.
gli opifici storici del tempo.
Adesso quel quartiere assieme a quello  vicino sull’ex frantoioma in Comune di Treviolo  è stato del tutto demolito e verrà creato non si sa bene cosa.
Ovviamente si è compiuta anche sotto gli occhi della sindaca che abita dipresso l’italica furbata per cui invece di tornare al livello normale del suolo, gran parte del materiale della demolizione resta in sito e si alza di 150-200 cm la quota zero del fabbricato. Come dalle parti di via Meucci p.e. dove ill ivello originario adesso è quasi tre metri più alto.
E’ bello vedere nel comune bello di avivere come si distrugge tutto e si ricostruisce sempre in nome del bello di vivere. Forse un pezzo di storia locale come una fornace non merita rispetto. Sembra di essere tornati  agli anni ‘50 quando la furia demolitrice degli operai diventati contadini aveva soprattutto il significato di cancellare anni di miseria sfruttamento fame dispiaceri: il centro di Curno ha subito  tutto questa furia distruttiva che si ripete in via L