KIM JPNG-UN IN RUSSIA
Mentre la velleitaria Unione Europea procede in ordine sparso e
litigioso verso le incognite post-elettorali e le sfide sovraniste cui
non è estranea l’ingerenza russa, Mosca porta avanti imperterrita la
sua ambiziosa manovra a tenaglia: accerchiare l’Ue, indebolirla,
disgregarla e contemporaneamente rafforzare il “progetto Eurasia”,
ossia il grande disegno putiniano di uno spazio che vada dall’Atlantico
all’Oceano Pacifico, una sorta di replica all’atlantismo di Bruxelles,
un modo di rispondere – coi muscoli del riarmo e con l’integrazione
economica dei Paesi ex-Urss ma non solo (vedi le alleanze in Medio
Oriente e in Nordafrica) – a una sfida su scala planetaria in cui la
Russia vorrebbe riesumare e legittimare il suo ruolo di Grande Potenza,
ridimensionato dopo la caduta dell’impero sovietico. In questo quadro
si inserisce l’incontro tra Putin e Kim Jong-un previsto questo 25
aprile a Vladivostok, presso l’Università federale dell’Estremo Oriente
russo, non lontano dal confine con la Corea del Nord che si trova a
circa 100 chilometri. Dettaglio non secondario: alla periferia della
Russia asiatica, non nella capitale…
Il summit, secondo alcune fonti, sarebbe stato sollecitato dal
dittatore coreano e prontamente accettato dal Cremlino che ha colto al
volo l’opportunità di inserirsi come co-protagonista nei negoziati
internazionali con il regime di Pyongyang, più o meno due mesi dopo il
fallimento dei colloqui organizzati ad Hanoi, in Vietnam, che hanno
visto Trump e Kim, per la seconda volta, incapaci di concludere
l’accordo sul destino dell’arsenale nucleare nordcoreano. Tuttavia,
l’agenzia d’informazione ufficiale nordcoreana Kcna, ha sottolineato,
nel diffondere uno scarno comunicato, che l’incontro segue un “invito
del presidente Putin” e che lui e Kim “durante questa visita avranno
delle discussioni”, senza precisarne i contenuti. Prudenza e
circospezione: in fondo, si tratta del primo summit tra questi due
leader. Otto anni fa, Kim Jon-il – il padre dell’attuale presidente
nordcoreano – aveva incontrato in Siberia Dmitri Medvedev, allora
presidente russo ed anni prima aveva visitato Vladivostok nel 2002, nel
corso di uno dei suoi rari viaggi (sempre in treno) all’estero.
Il summit è guardato con ostilità dagli Usa. Per tante ragioni. Ma
quella più importante è l’ennesima “mossa del cavallo”, così tanto cara
al Cremlino: scavalcare l’avversario e rovesciare i ruoli. La Russia ha
sempre mantenuto rapporti non ostili e cordiali con il regime di
Pyongyang a cui fornisce soprattutto aiuti alimentari (e gas): ora
vuole fare un salto di qualità, su questo fronte. Trasformare la Corea
del Nord in partner strategico. Da qualche tempo, Putin ha infatti
espresso la disponibilità ad incontrare Kim, anche perché aveva
condannato le sanzioni internazionali contro la Corea del Nord sancite
da Washington, sollecitandone la sospensione. Certo, quella coi
norcoreani restava comunque un’amicizia “vigilata”. Mosca non ha mai
nascosto la sua preoccupazione per un confinante capace di armare
missili intercontinentali nucleari, un Paese guidato da un personaggio
imprevedibile e politicamente spiazzante. Però, pur sempre un Paese
destinato a condizionare i fragili equilibri internazionali,
sollecitati dalle spettacolari piroette diplomatiche di Trump e Kim. Le
loro pantomime hanno illuso il mondo promettendo, in nome della pace,
intese che poi non ci sono state: perché, si sono detti al Cremlino,
non sostituirci agli americani?
Un azzardo. Per mettere con le spalle al muro Mosca, gli Stati Uniti
hanno accusato la Russia di aiutare la Corea del Nord a violare le
sanzioni. Altrettanto ovviamente Mosca ha respinto tali accuse al
mittente. Il gioco delle parti, un déja-vu (vedi la Crimea…). Però è
certo che Kim auspica l’appoggio di Putin per aggirare le sanzioni
occidentali, avviando e concludendo accordi commerciali, perché ora
l’obiettivo è sviluppare l’economia della Corea del Nord. Washington
non ci crede. Mosca gongola: perché terrebbe gli Usa sotto pressione,
con la paura cioè che la potenziale alleanza russo-nordcoreana si
traduca in assistenza militare e tecnologica. Un terreno insidioso,
pieno di trappole. Putin lo sa e per il momento gli basta far predire
ad altri l’evoluzione di simili patti… La sfida è duplice: beffare
Trump laddove il presidente americano aveva creduto di sorprendere Cina
e Russia, e creare le basi per sovvertire i piani di Washington. A
piccoli passi. Il primo, proporre a Kim di entrare nell’orbita
dell’Unione Eurasiatica, cercando di non urtare gli interessi cinesi.
La complessità geostrategica nell’area Asia-Pacifica è cruciale, la
convivenza con Pechino è oggettivamente complicata, le reciproche
diffidenze pure, visto che Mosca cerca verosimilmente di ancorare il
suo sviluppo economico in Asia. Un conflitto asimmetrico latente,
tenuto a freno dal netto riavvicinamento cino-russo che di fatto
contribuisce a limitare la capacità di irradiamento di Mosca nella
grande Asia (anzi, grandissima Eurasia). Ma che non nasconde le
profonde e persistenti divergenze strutturali. In Asia, la Russia ha
nella Cina un rivale più che un affidabile partner, mi disse Boris
Mentsov, l’economista ed ex premier del governo russo al tempo di
Eltsin, assassinato a due passi dal Cremlino il 27 febbraio 2015.
Sia Mosca che Pechino stanno progettando grandi piani infrastrutturali
per realizzare corridoi continentali e facilitare gli scambi regionali
e le esportazioni delle ricchezze locali: i cinesi sono molto avanti,
con la Via della Seta, quanto ai russi propongono una “Magistrala
euroasiatica nord-russa” ferroviaria. Le suggestioni e le prospettive
sono molto forti. Pyongyang vuol essere coinvolta in entrambe le
piattaforme commerciali. Non a caso Kim ha visto quattro volte il
presidente cinese Xi Jinping nell’arco di dodici mesi, e non solo per
poter contare sul suo sostegno nel suo braccio di ferro con Washington.
Ai russi, tuttavia, Kim offre qualcosa che può ingolosirli: Possibilità
di colossali investimenti e manodopera a costi bassissimi, nonché un
ferreo controllo delle masse operaie. Una forza lavoro docile e capace,
per gli oligarchi del cerchio putiniano più che un’opportunità… il
pragmatico Kim può avvalersi di solidi punti di partenza per convincere
Putin ed inquietare gli Stati Uniti.
In verità, lo scorso gennaio, il Washington Post rivelò che Mosca e
Pyongyang avevano perfezionato un accordo segreto. La Russia voleva
sostituirsi agli Stati Uniti e portare a termine i negoziati irrisolti
con l’amministrazione Trump sui programmi nucleari nordcoreani. In
cambio, offriva ai nordcoreani vantaggiosi accordi energetici, in barba
alle sanzioni. Per il momento, dobbiamo accontentarci di immaginare lo
scenario. Ricordando che Putin è una volpe, ma Kim non è un allocco.
Leonardo Coen
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PAROLA DI GANDI, IL MINNITI DE BERGHEM
Entro fine 2024 in città (Bergamo) ci saranno 200 agenti di
Polizia locale rispetto ai 170 attuali. Il giornale che pubblica la
notizia non dice se in quei 200 ci saranno anche quelli sostituiti
perché van- no in pensione. E saranno pure duecento i punti di
installazione di telecamere di cui, sempre nei prossimi cinque anni, il
centrosi- nistra propone di dotare la città.
Quanto ai 200 vigili che saranno in azione entro il 2024 beh… alla
maggioranza dei vigili di Bergamo varrebbe la pena di applicare il
sistema Fiat adottato a Pomigliano d'Arcoma non si può altrimenti… E
magari introdurre la regola che se sei sovrappeso viene licenziato.
Attualmente i punti coperti da videosorveglianza sono 107, per un
totale di 220 occhi elettronici: «Abbiamo fatto una vera rivoluzione
tecnologica, adesso siamo pronti per ampliare il sistema», dice il
Minniti de “noter de Berghem” al secolo l'ass. Gandi. Ancora non esiste
una mappa precisa dei futuri punti di video sorveglianza e
l'amministrazione ha ricevuto 60 richieste di nuove istallazioni: Gandi
conta di pre- parare la mappa delle priorità, prima della fine del
mandato». Il vicesindaco si dice pronto a speri- mentare novità
introdotte dal go- verno, come i taser agli agenti e i droni e sta
anche lavorando per integrare la videosorveglianza cittadina con il
sistema Thor della Valle Seriana.
Dice l'assessore che i furti in appartamento, spaccio e truffe agli
anziani provocano il maggiore allarme sociale e quindi orienteran no
l'azione verso queste tre priori- tà. Ad esempio, creeranno le unità
cinofile antidroga e nuovi bandi per incentivare gli interventi sulla
sicurezza, non solo per i commer- cianti ma anche per i grandi
condomini.
Basta una ricerca in rete sul sistema Thor della Valle Seriana per
capire come sia un buco nell'acqua e nelle finanze dei comuni comunità
regione e quindi di tutti gli italiani perché non esiste uno straccio
di prova provata e controllabile della sua utilità rispetto al costo di
creazione funzionamento efficacia e risultati.
Fato com'è fatto adesso quel sistema è solo il frutto di logiche
compiacenti verso le aziende istallatrici e di manutenzione senza alcun
risultato. Una sorta di costoso placebo –per com'è istallato e
funziona- spacciato alla popolazione dopo che i media e il centrodestra
hanno alimentato una paura nella popolazione che sostanzialmente non ha
riscontro ed è in buona parte determinata dalla irresponsabilità dei
cittadini medesimi. Addirittura folle l'idea di “incentivare gli
interventi sulla sicurezza anche per i grandi condomini”. Vale a dire
soldi ai privati per mettere impianti.
Il sistema di videosorveglianza così com'è messo e funziona
adesso , in mano solo agli agenti che controllano a posteriori quel che
potrebbe dare qualche notizia, vuol dire comprare un bus per
trasportare il solo autista. La video sorveglianza oltre questo minuto
costrutto deve dare l'idea che il territorio non è in mano
“domani” a qualche agente ma è perenne- mente sotto gli occhi di uno
cento mille centomila cittadini così che chi pensa di delinquere sa che
può essere sotto gli occhi proprio del padrone della casa che vuole
svali- giare e non “domani” essere forse probabilmente rivisto da una
guardia se nel frattempo la telecamere funzionava davvero.
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HANNO UN SACCO DI OPERE DA TERMINARE E NE METTONO UN'ALTRA IN CANTIERE.
PARTE LA T2?
Undici chilometri e mezzo per 180 milioni di spesa: tanto si svilupperà
e costerà la linea tranviaria da Bergamo a Villa d'Almè sulla quale si
sta fregando le mani la politica locale. Treni fabbricati da Ansaldo
Breda, disegnati da Pininfarina e interni design by Krizia.
Aggiungiamo i 23 attraversamenti a raso automobilisti e pedonali, una
velocità di 70km all'esterno e di 15 nell'abitato. I nuovi tram saranno
11, con una capacità massima di 239 passeggeri, e si integreranno ai 14
della T1 . Viaggeranno al massimo a 70 chilometri orari, che
scenderanno a 50 nel tratto tra Ponteranica e Bergamo e a 15 vicino
agli attraversamenti stradali. Lungo il nuovo tracciato, all'altezza
della fermata Petosino, verrà realizzato un deposito per i tram. A
Ranica resterà il Centro di controllo operativo, sede, deposito e
officina della T1, che sarà il centro operativo di entram be le
linee. Si prevede una frequenza delle corse ogni 15 minuti, che
scenderanno a 6/7 nelle ore di punta. Si stimano 15.064 passeggeri al
giorno, 150 corse e 1.700 chilometri percorsi al giorno, per un totale
di 500 mila chilometri all'anno. Affiancata alla tramvia, verrà
realizzata una pista ciclopedonale. Volevo ben dire!
«La T1 — dice il sindaco Giorgio Gori — ha cambiato la viabilità della
parte bassa della Val Seriana e ridotto l'accesso delle auto in città.
Deve accadere lo stesso su un altro asse, quello dalla Valle Brembana».
Nessuno ovviamente conosce quanti residenti nei comuni da Bergamo a
Villa d'Almè entrano in città stabilmente in auto e quindi si pensa
useranno preferibilmente il T2. Uno si domanda: quanti sono quelli che
scendono dalla Valle Brembana ed entrano stabilmente in città e saranno
disposti a lasciare l'auto “da qualche parte” a Villa d'Almè e
imbarcarsi sul T2? La popolazione da Bergamo ad Albino e quello spazio
sono una delle parti economiche e popolate della Valle Seriana mentre
quella coperta dalla T2 sono nemmeno un terzo. Boh. Che ragionamento ci
sia dietro l'idea di realizzare questo tratto di T2 proprio non si
capisce se non nell'ottica che 200 milioni sono una bella polpetta da
controllare e spartire.
Si poteva capire un investimento per allungare la T1 almeno fino a
Ponte Nossa in modo da completare quel segmento per la Valle Seriana
mentre con questo pezzettino di T2 si risolvono solo i problemi della
città e circondario ma non si risolvono ne quelli della Valle
Brembana (e l' Imagna?).
Poi bisogna smetterla di affrontare i problemi solo osservando
l'ombelico di questo e di quello e soprattutto mirare in primis alla
spartizione degli investimenti tra le forze che governano hinc et
nunc il territorio. Lo capiscono anche gli orbi che sopra la T2 ci sono
gli occhi del PD e di Forza Italia e di qualche altro acciacco del
centrodestra che fa capo a Gafforelli.
Riassumendo. In Bergamasca adesso ci sono in piedi (non finiti) i
cantieri di RFI, quelli della galleria di Zogno (sperem!), laVilla
d'Adda-Lecco (boh?) , quelli della Curno-Valbrembo (sperem!), la
Valbrembo- Zogno (boh?) la criminale autostrada Bergamo-Treviglio e
adesso mettono in piedi anche la T2.
Poveri bergamaschi che sognano che la Valle Brembana risorga col ciuf
ciuf fino a Villa. Poveri Bergamaschi che sognano che l'Isola risorga
col mezzo ciuf ciuf del raddoppio fino a Curno. Poveri Bergamaschi che
sognano che la Valle Seriana risorga col ciuf ciuf che si ferma ad
Albino. Qualcuno avverta i Bergamaschi che pure la loro vita media si
allunga e corrono il rischio di seccare fuori a 90 anni (in media)
senza vederne nessuna conclusa.
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