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Di cosa parliamo in questa pagina.

SIAMO UN PAESE IGNORANTE.E NON CE NE VERGOGNAMO. ANZI: CI VANTIAMO PURE
Siamo una società ignorante. E non ce ne vergogniamo. Anzi, ce ne vantiamo pure, come se la cultura fosse roba da signorotti, da élite, da professoroni. E invece siamo il Paese più ignorante d'Europa, dopo la Romania.
Nella popolazione tra i 15 e i 64 anni solo il 16,5 per cento ha un titolo di istruzione terziaria contro una media UE del 28 per cento e di fronte al 39,6 per cento dell'Irlanda, oppure il 38,8 per cento del Regno Unito o il 36,8 per cento di Svizzera e Norvegia. Una disfatta. Una sconfitta internazionale per un Paese che sulle arti ha costruito la propria riconoscibilità mondiale.(....)

COME LA RUSSIA VEDE LA LIBIA
Il generale Haftar, le cui forze sono in movimento verso Tripoli, è l'uomo giusto per l'Occidente per nutrire i loro appetiti petroliferi - ma è anche colui che può cambiare rapidamente le parti, gli analisti hanno detto a RT.
Le forze leali al generale Khalifa Haftar avanzano costantemente verso Tripoli, dove il governo di accordo nazionale (GNA), riconosciuto dall'ONU, chiede aiuto e si prepara frettolosamente a difendere la difficile capitale libica. Ma le potenze occidentali, che hanno stabilito legami formali con la GNA, sono anche in contatto con la loro rivale, solo perché controlla un bene che decide quasi tutto nel paese devastato dalla guerra.(...)

POLENTA. TROPPI CAMBI NEI NEGOZI DI CITTA' ALTA. PERCHE?
Città Alta celebra la riapertura di un locale che non pareva proprio destinato a gran successo visto che esponeva nelle vetrine di alimenti piuttosto sfatti.  Diciamo che era un buco prima ed è rimasto tale adesso. Naturalmente sarà una novità non fosse altro perché l'annuncia il titolare. Anche questo sarà un posto moltissimo intimo: se sei abbastanza agile riesci a mangiare dal tuo piatto ed anche da quello del vicino. Attenzione che non ti restituisca il favore. Come nella maggior parte dei posti di città alta: i clienti sono ammassati come i polli in batteria e come polli sono spennati da improbabili menù lunghi come  wikipedia. Stanno finendo anche i lavori dell'ex albergo ristorante con la fontana davanti. Ignoti i tempi.(...)


UNA STORIA NERA
Il pezzo sul rapimento di Mirko Panattoni non è uscito bene. Il sistema che trascrive il parlato non è stato usato adeguatamente. L’abbiamo ristrutturato.(...)


































giornalista picchiato dai polizioti a Parigi non si comprende perchè
































SIAMO UN PAESE IGNORANTE.E NON CE NE VERGOGNAMO. ANZI: CI VANTIAMO PURE



Siamo una società ignorante. E non ce ne vergogniamo. Anzi, ce ne vantiamo pure, come se la cultura fosse roba da signorotti, da élite, da professoroni. E invece siamo il Paese più ignorante d'Europa, dopo la Romania.
Nella popolazione tra i 15 e i 64 anni solo il 16,5 per cento ha un titolo di istruzione terziaria contro una media UE del 28 per cento e di fronte al 39,6 per cento dell'Irlanda, oppure il 38,8 per cento del Regno Unito o il 36,8 per cento di Svizzera e Norvegia. Una disfatta. Una sconfitta internazionale per un Paese che sulle arti ha costruito la propria riconoscibilità mondiale.
Anche se la Costituzione recita "i più capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi", gli atenei del sud hanno perso nell'ultimo anno quasi 200.000 iscritti (dico, avete idea di quante siano duecentomila persone in fila a rinunciare al proprio futuro?) mentre dal 2008 ad oggi le tasse universitarie sono aumentate del 18 per cento.
Classifica dei popoli più ignoranti: l'Italia è prima in Europa. Un Paese ignorante che vede l'istruzione come costo piuttosto che come investimento è un Paese morto, con un futuro ipotecato dalla faciloneria con cui i poco istruiti possono essere convinti, erosi dalla retorica, resi docili dalla propaganda.
Tra il 2015 e il 2017 l'importo medio delle tasse universitarie è aumentato di 95 euro, da 1.080 a 1.175. La contribuzione media cresce più al nord ma la forbice si sta riducendo sempre di più.
Eppure ogni studente che si laurea dovrebbe essere una ricchezza in più per un Paese che non voglia concorrere in Europa (e nel mondo) solo per il basso costo del lavoro. Si tratta di valorizzare i talenti: è, se ci pensate, la famosa meritocrazia su cui ci hanno scassato per anni convincendoci che fosse l'unica via percorribile per uscire dalla crisi.
E invece niente. E invece per le università i problemi aumentano di anno in anno, tra rette e affitto. L'affitto, appunto. Tra i 400 ai 500 euro al mese per stare in stanze condivise che non hanno nemmeno la dignità di case e in più c'è la spesa per il materiale scolastico: nelle grandi città gli affitti salgono normalmente del 4 per cento e nessuno si preoccupa di questo rovinoso lento declino.
Del resto una base elettorale istruita starebbe ben lontana dalle palle che negli ultimi mesi ci hanno propinato i diversi governi, convinti che ancora oggi nel 2019 valga quel diritto di delega che permette alla classe dirigente di agire deliberatamente senza nemmeno la preoccupazione del controllo.
Siamo un Paese ignorante. E non ce ne vergogniamo. Odiamo anzi gli istruiti come se facessero parte di una parte di popolo che non ci appartiene e odiamo i professori che provano semplicemente a svelarci le bugie attraverso il ragionamento e i numeri.
In Europa ridono del nostro grado medio di istruzione e noi ridiamo di loro. E sembra che vada bene così.

Giulio Cavalli
COME LA RUSSIA VEDE LA LIBIA



Il generale Haftar, le cui forze sono in movimento verso Tripoli, è l'uomo giusto per l'Occidente per nutrire i loro appetiti petroliferi - ma è anche colui che può cambiare rapidamente le parti, gli analisti hanno detto a RT.
Le forze leali al generale Khalifa Haftar avanzano costantemente verso Tripoli, dove il governo di accordo nazionale (GNA), riconosciuto dall'ONU, chiede aiuto e si prepara frettolosamente a difendere la difficile capitale libica. Ma le potenze occidentali, che hanno stabilito legami formali con la GNA, sono anche in contatto con la loro rivale, solo perché controlla un bene che decide quasi tutto nel paese devastato dalla guerra.
"Garantire l'accesso al petrolio e la protezione del petrolio - questo è ciò che Haftar intende fare", ha detto a Bruno Alessandro Bruno, un analista politico indipendente e esperto libico.
Ha spiegato che questo olio è generalmente di alta qualità, ed è principalmente trasformato in raffinerie in Italia e Francia - i due paesi della NATO fortemente coinvolti nelle turbolenze libiche da quando hanno aiutato a rovesciare il colonnello Muammar Gheddafi nel 2011.
Il petrolio è tutto in Libia, ha poco altro.
Ciononostante, non controlla le finanze della Libia e la compagnia petrolifera nazionale, che ha un quartier generale a Tripoli, ha spiegato Grigory Lukyanov, docente presso la Higher School of Economics di Mosca.
"Tutti i trasferimenti di denaro relativi al petrolio libico - anche il petrolio che viene trivellato nelle parti controllate dalla Haftar della Libia - passano per Tripoli", il che rende estremamente difficile incassare.
Non sorprende che le risorse naturali dominino gran parte delle discussioni tra Haftar e le maggiori potenze. Questa settimana, il presidente Donald Trump ha salutato il "ruolo significativo della persona forte libica nella lotta contro il terrorismo e la messa in sicurezza delle risorse petrolifere della Libia" in una telefonata.
La mossa sembra indicare che gli Stati Uniti stanno oscillando in favore di Haftar, ritiene Bruno.
"Sicuramente suggerisce che Trump non ostacolerà la spinta di Haftar a Tripoli come sperava il primo ministro [della GNA] Fayez al-Sarraj", ha detto. Sarraj è considerato debole "e Trump non ama i deboli ... anche lui è sostenuto dalle Nazioni Unite e Trump non ama le Nazioni Unite".
Nel frattempo, la Francia, che ha interessi di lunga data nelle ex colonie africane, vuole che diventi colui che può influenzare le cose a Tripoli.
Giovedì il Gna ha accusato Parigi di aver dato il proprio peso alle spalle di Haftar, affermando di aver reciso di conseguenza "accordi bilaterali di sicurezza". Mentre la Francia ha negato le accuse di "appoggio implacabile" per il generale, fa comunque del suo meglio per renderlo un giocatore politico legittimo, ha aggiunto Lukyanov.
Politica a parte, la Francia ha anche aiutato l'esercito nazionale libico di Haftar (LNA). Allo stesso modo, Parigi spera che Haftar promuoverà gli interessi francesi nella regione, che si tratti di vendite di armi o di trivellazioni petrolifere.
I consiglieri militari francesi aiutarono a gestire il personale dell'LNA, fornirono informazioni e addestrarono le sue truppe all'interno della Libia.
Ma mentre l'Occidente ha riposto le sue speranze per Haftar, ci sono una serie di battute d'arresto. Il generale "ha 75 anni, non è completamente sano", ha osservato Bruno. Età a parte, la sua affidabilità come partner può anche essere un problema. "Quanto è affidabile Haftar? Questa è una grande domanda," si chiedeva l'esperto.
La sua storia personale mostra [che è qualcuno] che cambia la lealtà molto rapidamente ... Forse è più affidabile per gli americani.
Alla fine degli anni '80, Haftar e 300 dei suoi uomini furono catturati durante un breve conflitto con il Ciad, e furono successivamente rinnegati da Gheddafi. Ciò lo portò a dedicare i successivi due decenni della sua vita a rovesciare il defunto leader libico.
Fino al 2011, viveva in esilio in Virginia, e la vicinanza al quartier generale della CIA a Langley diede vita a voci su stretti legami con la comunità di intelligence degli Stati Uniti. "Forse, è una risorsa della CIA", ha commentato Bruno.
Alla fine, "i libici saranno i perdenti" perché non ci sarà alcuna prospettiva di pace da quando Khaftar "è determinato a prendere il potere con m
POLENTA. TROPPI CAMBI NEI NEGOZI DI CITTA' ALTA. PERCHE?


Città Alta celebra la riapertura di un locale che non pareva proprio destinato a gran successo visto che esponeva nelle vetrine di alimenti piuttosto sfatti.  Diciamo che era un buco prima ed è rimasto tale adesso. Naturalmente sarà una novità non fosse altro perché l'annuncia il titolare. Anche questo sarà un posto moltissimo intimo: se sei abbastanza agile riesci a mangiare dal tuo piatto ed anche da quello del vicino. Attenzione che non ti restituisca il favore. Come nella maggior parte dei posti di città alta: i clienti sono ammassati come i polli in batteria e come polli sono spennati da improbabili menù lunghi come  wikipedia. Stanno finendo anche i lavori dell'ex albergo ristorante con la fontana davanti. Ignoti i tempi. Pure la pasticceria si sta ristrutturando e dovrebbe comparire un nuovissimo B&B a diciotto stelle. Grande trovata quella di lasciare trasformare decine di appartamenti abbandonati da vecchi stanchi di fare scale altissime scomodissime perigliose a nuovi B&B:  così  hai sempre via Colleoni e Gombito con le centinaia di macchinone di puttanoni russi e todeschi (todeschi con la O) che ovviamente hanno i soldi per andare a dormire nel B&B di via Acquila Nera piuttosto che Colleoni o Gombito a 18 stalle. Probabile che questo autunno riapra anche il megaristorante di Piazza Vecchia, malamente chiuso. Ci spiace e speriamo di rivedere i suoi camerieri con le braghe da ruba polli, le capigliature scapigliate e annusare il parfum de ces nell'androne della Torre che danno direttamente sulle cucine. Noi siamo lombrosiani e in genere osserviamo molto le facce e l'insieme di camerieri e cameriere. Queste ultime sono ancora presentabili mentre i camerieri e no, quelli sono nerovestiti come becchini con taglio dei capelli da far rizzare non solo i capelli ma anche i peli del buco del culo (scusate).

Leggiamo infine dentro una cornicetta che “il cuoco S. R. è andato alla ricerca della miglior polenta e alla fine è approdato in Piazza Vecchia dove lo chef M. B. ha messo a cuocere (con un filo d'olio, «come mi ha insegnato la nonna») un mix di farine: 70% bramata e 30% integrale”. Commovente che lo chef M.B. aggiunga un filo d'olio.  M.B. e sua nonna debbono essere molto giovani, di quelli cresciuti quando c'era la scuola dell'obbligo e i comuni adottavano già i piani del diritto allo studio. M. B. e sua nonna si sono accorti che non facevano la polenta con la farina ma con della segatura arancione. Ecco mister chef, compri un mulino elettrico, compri la granella del mais spinato o del quarantino, macini il mais intero e conservi la farina nel congelatore. Non la faccia durare qualche mese: due tre settimane. Faccia la polenta con quella cuocendola almeno mezzora e vedrà che l'è öna polenta e non della segatura cotto con l'olio. Quando uno si siede a tavola e vi lascia cento euro di una cena che lo lascia affamato, merita qualche sacrificio.
Ah, ecco, dimenticavamo. Mica che per caso tutto questo turnover di aperture chiusure aperture non accompagni un po' di riciclaggio? E l'AdE col controllo degli affitti com'è messa? Tutto bene ovviamente:
UNA STORIA NERA



Il pezzo sul rapimento di Mirko Panattoni non è uscito bene. Il sistema che trascrive il parlato non è stato usato adeguatamente. L’abbiamo ristrutturato.

Quando venne rapito il 21 maggio 1973 Mirko Panattoni eravamo in pieno del terrorismo nero nazionale. Tanto per comprendere il “clima nazionaleenon”  basta  questo elenco:
  30 gennaio: morte di Roberto Franceschi
  12 aprile: Giovedì nero di Milano: uccisione dell'agente di polizia Antonio Marino.
  16 aprile: rogo di Primavalle (2 civili uccisi).
  17 maggio 1973: strage della Questura di Milano (4 morti e 52 feriti);
  28 maggio 1974: strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti);
  8 luglio: morte di Adriano Salvini
  9 luglio: rapimento di Paul Getty Junior a Roma
  2 agosto: morte di Giuseppe Santostefano.
  11 settembre: colpo militare in Cile
2 dicembre embargo petrolifero
  17 dicembre: strage di Fiumicino (34 morti)
Il colore e la matrice politica e gli scarsi esiti processuali di queste stragi e rapimenti non hanno bisogno di troppe spiegazioni. Era un periodo in cui accadeva molto spesso che di notte parecchi compagno dormissero in altro posto piuttosto che in casa dal momento che sotto casa di troppi militanti circolassero auto “sconosciute”.
Si era cominciato nel 1970 con l'attuazione delle Regioni e i grandi disordini in Calabria provocati dai fascisti del “boia chi molla” , lo Statuto dei lavoratori (20.05.1970) e la legge Fortuna-Baslini (01 dicembre 1970) che istituisce il divorzio. Nel 1973-74 i "decreti delegati" istituiscono gli organi collegiali tuttora in vigore nella scuola. Profonde modifiche subisce il diritto familiare; la riforma del 1978 istituisce io servizio sanitario nazionale, universalizzando l'assistenza medica pubblica. Nello stesso anno vedono la luce la legge 180 che abolisce i manicomi e rivoluziona il trattamento del disagio psichico e la legge 194, che permette anche in Italia l'interruzione volontaria di gravidanza.

Nel primo ventennio 1953-1973 la Marianna di Colle Aperto aveva preso la forma e la consistenza attuale ma la potenza penetrativa dell’Enrico Panattoni era ancora confinata in Colle Aperto.
Sulla venuta dei Panattoni-Fabbri ci sono due narrazioni.  Quella popolare e quella ufficiale rilasciata dagli attori: che ovviamente divergono in maniera sensibile.

Enrico Panattoni  arriva a Bergamo da Altopascio di Lucca assieme alla moglie Oriana Fabbri da Pescia di Pistoia. Chi conosce la zona conosce l’infilata dell’A11 Lucca Altopascio Montecatini Pistoia mentre la vecchia statale da Lucca saliva a Pescia –a nord di Altopascio per scendere a Montecatini. Quando finisce la seconda guerra Panattoni  arriva a Bergamo ha 18 anni. Cercava un posto per fare il castagnaccio e gli avevano indicato Brescia. Una volta in città contattò un amico di suo padre che però lo sconsigliò di restare in quella città e gli indicò Bergamo. Così arrivò qui e si rivolse ad un'agenzia di affari per cercare una bottega. L'agenzia non aveva nulla da proporgli, ma il caso volle che una persona presente lo indirizzasse da un avvocato in via Paglia, curatore della vendita di una fiaschetteria in via Colleoni. Il locale era piccolo, ma gli piacque e così iniziò la sua avventura, prima come produttore di castagnaccio e poi di gelati e dolci».

Narra invece la vichipedia cittadina  che il Panattoni –probabilmente sulla scorta di avvenimenti successivi: il legame con Tremaglia/MSI e i casini sindacali nella propria struttura- e dal fatto che Montecatini fosse stato uno dei centri della borghesia fascista-  che lui fosse un repubblichino scappato a Bergamo per evitare guai coi partigiani.
La vichipedia  di città alta racconta che la coppia abbia acquistato un casetta addossata a Porta S. Alessandro dove una contadina dei colli vendeva il latte delle proprie vacche: la sciura s’era anche messa a fabbricare e vendere il gelato finchè le capitò di intossicare   involontariamente qualche clienti –fatto non nuovo  che accadeva a quasi tutte le gelaterie del tempo- e dovette vendere l’esercizio che venne comprato appunto dal Panattoni e signora.
Che è che non è certo è che l’Enrico Panattoni, dato come un maschio di notevole fortune femminili,  aveva un cognato bergamasco doc di città alta che per decenni ha lavorato come uomo di fiducia nel locale.
Enrico Panattoni nei primi lustri della sua attività ebbe contenziosi sindacali fortissimi e ferocissimi  in quanto comandava il personale con non troppa grazia. Dire Marianna a un cameriere qualsiasi significava dirgli di scappare.
Le relazioni della famiglia Panattoni coi fascisti della città costituirono da sempre una leggenda bergamasca. Enrico Panattoni era della stessa classe dell’avvocato che seguì la vicenda del rapimento fu Tremaglia, classe 1927, più volte deputato dell’MSI  e di tutte le sigle che seguirono quella.

Quando a maggio 1973 ci fù il rapimento di Mirko Panattoni  a sinistra la voce corrente fu che i rapitori appartenessero a formazioni fasciste extraparlamentari collegate direttamente coi servizi segreti . Rapimento “fatto in casa” per autofinanziamento della banda fascista per la certezza di una gestione la “più pulita e sicura possibile”, senza troppe interferenze della forze dell’ordine. Questa certezza venne confermata sostanzialmente dal fatto che le gazzette spendevano come voce ufficiale che il rapimento “si sarebbe risolto alla svelta”.  Rapito il 23 maggio il 5 giugno viene versato il riscatto e il bambino liberato due giorni dopo. Non venne raccolto dalle forze dell’ordine ma recuperato direttamente dal padre e dall’avvocato fascista Tremaglia.
In quel periodo non esistevano sfumature politiche: c’era solo due colori e così quell’evento venne considerato dalla sinistra come un affare interno al fascismo e tale etichetta venne anche appiccicata –giusta o errata che fosse- al PM incaricato delle indagini che non conclusero nulla, confermando di nuovo a sinistra della congiunzione di interessi comuni dei neri parlamentari coi neri extraparlamentari. Adesso pare che si siano riaperte le indagini ma se è vera la matrice, abbiamo qualche dubbio che se ne cavi la verità. Sepolta assieme alle troppe stragi di stato di quel periodo.