PRIMI DATI SUL REDDITO DI CITTADINANZA
Un assegno su tre vale tra 300 e 500 euro. A tanto ammonta la
maggioranza dei sussidi (il 29,2% del totale) accordati a chi, a
partire dal 6 marzo scorso, ha fatto domanda per il reddito di
cittadinanza. L'Inps ha reso note le cifre della misura fortemente
voluta dal M5S, segnalando che a fronte di circa 800 mila richieste
sono stati messi in pagamento finora 472 mila sussidi a beneficio di
altrettanti nuclei familiari. Probabile che qualcuno sia rimasto
deluso: meno di un beneficiario su cinque (il 21,4%) otterrà più di 750
euro, ossia un importo vicino ai 780 evocati dal vicepremier Luigi Di
Maio come l'assegno garantito ai disoccupati e alle persone in
condizioni di povertà. Non a caso, solo il 5,4% dei sussidi che
verranno accreditati sulle card ricaricabili di Poste Italiane supera
il valore di 1.000 euro. A beneficiarne saranno in tutto 25 mila
famiglie. Mentre sono oltre 60 mila coloro che prenderanno tra 40 e 100
euro al mese, alimentando polemiche e recriminazioni soprattutto sui
social. Tanto che il 58% delle prime 472 mila domande accolte risulta
sotto i 500 euro.
L'Inps nella sua nota però evidenzia come oltre il 70% di quelle stesse
domande abbia ottenuto almeno 300 euro o più, con un valore
dell'assegno medio pari a 520 euro. Una lettura che non convince le
associazioni dei consumatori. «La verità è che il governo aveva
promesso i famosi 780 euro, mentre a raggiungere o superare quella
cifra sono meno del 21,4% dei beneficiari», afferma Massimiliano Dona,
presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. «Infine, se sono arrivate
solo 800 mila domande, quand'anche venissero tutte accolte, è evidente
che saremmo ben lungi dal coprire tutte le famiglie in povertà
assoluta, pari a 1 milione e 778 mila, più del doppio», dice Dona. Un
quadro che spinge l'Inps a intervenire per tacitare le lamentele di chi
riceverà poche decine di euro dalla nuova misura di integrazione e
sostegno al reddito. Le polemiche sui bassi importi «creano sconforto»,
specifica il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. «Girano tante
falsità: solo il 7% di chi ha ottenuto il reddito ha tra 40 e 50 euro.
Sono 30 mila persone», tiene a dire. Certo è che in molti sono stati
fuorviati dagli slogan politici, trascurando che la cifra spettante per
il reddito di cittadinanza è calcolata dall'Inps al netto delle
prestazioni già spettanti.
Andrea Ducci
ASPETTA E SPERA
Bisognerà aspettare almeno sei mesi prima di avere un primo quadro
definitivo del risultato dell'introduzione del RdC (e delle pensioni di
cittadinanza) per verificare ad esempio come si distribuisce regione
per regione e provincia per provincia rispetto alla fasce dei
disoccupati e non occupati del posto. Solo in questo modo si avrà un
quadro esaustivo del Paese anche se avere cannato i numeri globali
(quanti nuclei in povertà 1.778.000? rispetto al numero concreto
800-000' delle domande ricevute). Adesso è ora di smetterla di vendere
i consueti stereotipi che non dicono ne risolvono nulla. Tra sei mesi
il quadro sarà bene definito.
La prima impressione è che non valesse la pena di mettere in piedi
tutto questo casino quando bastava estendere (modificandolo) il REI
tanto così finalmente il RdC ha la sua vera o la più appropriata
definizione. Il ritardo dei centri dell'impiego, la realtà sociale
descritta dalle domande così concentrate nelle regioni del Sud, la
sostanziale mancanza di posti di lavoro di qualità aderentte a
questo tipo di popolazione hanno fatto ammettere allo stesso presidente
dell'Inps Tridico che l'obiettivo di sottrarre persone alla povertà
conta di più che avviarle al lavoro: «Il primo obiettivo è propedeutico
al secondo». Vero il primo molto incerto il secondo (scopo).
L'inclusione sociale è condizione necessaria, anche se non sufficiente,
per l'ingresso nel mondo del lavoro. È molto più difficile per chi non
ha un'auto, un televisore, il riscaldamento o un pasto ricco di
proteine, trovare lavoro. Ma ci sono povertà anche più moderne e più
subdole. L'isolamento, una separazione, una malattia cronica,
l'analfabetismo di ritorno. Il sentirsi scartato per una qualche
ragione.
Restano di mezzo due macigni. Prima di tutto non si creano posti
di lavoro sufficienti e per quelli creati ci sono grosse difficoltà per
le imprese a trovare personale adeguato, mentre in massima parte i
lavoratori disoccupati non sono sostanzialmente professionalizzabili.
Adesso ci troviamo dinanzi a qualche mese di caos politico per via
della crisi di governo e delle prossime elezioni del Parlamento europeo
ragione per cui, in attesa che si avverino i desiderata di Lega e 5S di
ribaltare le attuali maggioranze nel Parlamento e cambiare radicalmente
la politica dell'Ue, aspetta e spera che vien la primavera poi l'estate
poi l'autunno.
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L'ING.CLAUDIO PIGA STIA AL SUOPOSTO (3)
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga, abduano di
origini sardAgnole con ascendenze garibaldine in Valcamonica, uno che
ha fatto il classico in un liceo di preti frequentato pure dall'Antonio
Gramsci e poi il Politecnico di Milano quando insegnava analisi
matematica l'Ajroldi Vasconi, una che curava la toscagnina del figlio
portandolo al Passo Brizio (3.149 mt) si lancia in previsioni
politiche sui cadaveri nostrani e nazionali. Leggiamo. È ragionevole
pensare che la diversa collocazione di Toti (tra FI e Lega verso la
Lega) sortisca, al tempo opportuno, analogo rimescolamento nel paese
bello da vivere (Curno). Ovviamente, all'insegna del tutto cambi purché
niente cambi, cioè garantendo che la politica — a dire il vero, la
politichetta — continui ad essere prerogativa del sistema delle
famiglie: i soliti noti, con tutt'al più qualche volto nuovo da mandare
avanti, fermo restando che quel che conta sono le famiglie e il patto
tra le famiglie.
Mah. Il “patto tra le famiglie” è il patto tra i bottegai di
centrodestra sostenuti dalle amiche del Gandolfi col negozio in Largo
Vittoria (quelle cui il custode delLa Latrina di Nusquamia fa
controllare la sua auto quando la parcheggia sotto la loro bottega)
oppure dal pizzaiolo leghista sulla strada dove hanno investito e
ammazzato due ciclisti oppure dall'inossidabile comunista col bar
sempre in Largo Vittoria. Viceversa l'edilizia residenziale era
appaltata in gara tra un geometra e un architetto forzisti mentre
l'architetto del PCI frenava a Curno per vendere le megaville
progettate e fabbricate in via Gorizia ad Albegno. A Curno face e fa
l'ambientalista mentre a Treviolo progetta megaville. Comunque
via Gorizia è bella: a Curno non c’è meglio. Ve be: non si può fare
tutto. Il “patto edilizio tra le famiglie” semmai sia esistito (con la
ferocia della concorrenza tra di loro…) va esaurendosi perché i lasciti
immobiliari dei padri ormai sono in esaurimento e gli eredi sono senza
soldi per crearsene di nuovi. In questo momento vengono avanti i nuovi
soci piddini nella residenza e il grande commerciale nel… commerciale
dove già compare all'opera l'impresa di Percassi creatore
dell'Oriocenter. Se vi pare poco come prospettiva del centro
commerciale di Curno…
Andiamo avanti a leggere. Sorte è soddisfatto di Locatelli? Sorte è
andato a Roma per evitare che –nel caso venisse scoperta a scoppio
ritardato qualche sua magagna in Regione, abbia le ampie spalle coperte
e di Locatelli ormai gli importa zero- Dalla risposta a tale quesito
dipenderà la collocazione di Locatelli. Locatelli –va be che ha
cinquantanni come il Conti- ma appare piuttosto anziano forzista
della prima ora, con spesse venature alla Fontana (Lega) e dopo due
esperienze non pare destinato a grandi successi politici. A sua volta,
dalla collocazione di Locatelli dipenderà quella di Cavagna il Giovane,
che ha avuto i suoi momenti di gloria paesana una legislazione fa,
quando leggeva, male, dossier preparati da altri, all'insegna della
sacralità della cacata carta, e tanto gli bastava per reputarsi uno
statista. Quella di Cavagna è molto probabilmente l'ultima presenza dal
consiglio comunale e non ci tornerà più.
Quanto al leggere male i dossier preparati da altri, resta memorabile
l’autosputtanamento inflittosi dal Gandolfi quando lesse un
megadocumento sul PGT cercando di sfotterlo dopo averlo preparato con
Locatelli Cavagna Fassi. Mi sembra evidente che Cavagna il Giovane
voglia rinverdire i fasti passati e cerchi uno spazio di agibilità
mediatica tutto suo, considerato anche il non travolgente successo
delle iniziative cinofile e — in linguaggio coglione — “under 25”. Vedi
prima.
Andiamo avanti alla fine. Il gatto padano, che è titolare di una
famiglia curnense (sic!), ancorché mononucleare, sarà sicuramente
felice di passargli alcuni dei suoi dossier; con questi dossier in
mano, Cavagna il Giovane potrebbe pensare di fare alla Lega una
proposta da non rifiutare. Vedremo.
C'è poco da vedere. Il custode delLa Latrina di Nusquamia l'ing.
Claudio Piga è talmente ignorante di cose amministrative (e politiche:
ma fa sempre finta quando ci sono dimezzo dei dindini) che non si
rende neppure conto della poca trasparenza per dirla con un
brodino di pollo sgrassato. Basta leggere i giornali e le riviste
specializzate e specchiarvi le delibere e le determine adottate
dal comune per leggerle. AGUDAREALLECOLLINE lo leggerà probabilmente
sia Locatelli che Cavagna ma anche quelli della maggioranza
(della serie: vediamo cosa ha scoperto e mettiamoci una pezza imparando
per quella di domani. Copyright by Cacciari).
Si metta il cuore in pace il custode delLa Latrina di Nusquamia:morto
il SalviMaio UNO ci sarà un SalviMaio DUE a parti invertite. Dopo la
Gamba solo il buondio c’ha in mano il pallino. Noi no. Lui no.
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UNA STORIA NERA
Contrariamente alla zuccherosa ricostruzione di Marianna Berbenni
e dei suoi colleghi sui giornali quando venne rapito il 21 maggio 1973
Mirko Panattoni eravamo in pieno del terrorismo nero nazionale. Tanto
per comprendere il “clima nazionale e non” basta questo
elenco:
30 gennaio: morte di Roberto Franceschi
12 aprile: Giovedì nero di Milano: uccisione dell'agente di polizia Antonio Marino.
16 aprile: rogo di Primavalle (2 civili uccisi).
17 maggio 1973: strage della Questura di Milano (4 morti e 52 feriti);
28 maggio 1974: strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti);
8 luglio: morte di Adriano Salvini
9 luglio: rapimento di Paul Getty Junior a Roma
2 agosto: morte di Giuseppe Santostefano.
11 settembre: colpo militare in Cile
2 dicembre embargo petrolifero
17 dicembre: strage di Fiumicino (34 morti)
Il colore e la matrice politica e gli scarsi esiti processuali di
queste stragi e rapimenti non hanno bisogno di troppe spiegazioni.
Si era cominciato nel 1970 con l'attuazione delle Regioni e i grandi
disordini in Calabria provocati dai fascisti del “boia chi molla” , lo
Statuto dei lavoratori (20.05.1970) e la legge Fortuna-Baslini (01
dicembre 1970) che istituisce il divorzio. Nel 1973-74 i "decreti
delegati" istituiscono gli organi collegiali tuttora in vigore nella
scuola. Profonde modifiche subisce il diritto familiare; la riforma del
1978 istituisce io servizio sanitario nazionale, universalizzando
l'assistenza medica pubblica. Nello stesso anno vedono la luce la legge
180 che abolisce i manicomi e rivoluziona il trattamento del disagio
psichico e la legge 194, che permette anche in Italia l'interruzione
volontaria di gravidanza.
Il quei 20 anni 1953-1973 la Marianna aveva preso forma e
consistenza ma la potenza penetrativa dell’Enrico Panattoni era ancora
confinata in Colle Aperto.
Narra la vichipedia cittadina che il Panattoni fosse una camicia
nera rifugiatasi a Bergamo dalla zona di Montecatini per sfuggire alla
rappresaglia dei partigiani. Narra invece l’Enrico che lui era di
Altopascio, provincia di Lucca, e Oriana di Pescia in provincia di
Pistoia . Venne a Bergamo dal 1946 a 18 anni a cercare un posto per
fare il castagnaccio e gli avevano indicato prima Brescia e poi
Bergamo. Così arrivò qui e si rivolsi a un'agenzia di affari per
cercare una bottega. L'agenzia non aveva nulla da proporgli, ma il caso
volle che una persona presente lo indirizzasse da un avvocato in via
Paglia, curatore della vendita di una fiaschetteria in via Colleoni. Il
locale era piccolo, ma gli piacque e così iniziò la sua avventura,
prima come produttore di castagnaccio e poi di gelati e dolci».
La vichipedia di città alta racconta che la coppia abbia
acquistato un casetta addossata a Porta S.Alessandro dove una contadina
dei colli vendeva il latte delle proprie vacche: la sciura s’era anche
messa a fabbricare e vendere il gelato finchè le capitò di
intossicare qualche cliente –fatto non nuovo che
accadeva regolarmente a quasi tutte le gelaterie del tempo- e dovette
vendere l’esercizio che venne comprato appunto dal Panattoni e signora.
Che è che non è certo è che l’Enrico Panattoni, dato anche come un
maschio di notevole fortune femminili- aveva un cognato di città
alta che per decenni ha lavorato come uomo di fiducia nel locale.
Enrico Panattoni nei primi lustri della sua attività ebbe contenziosi
sindacali fortissimi e ferocissimi in quanto comandava il
personale con non troppa grazia. Dire Marianna a un cameriere qualsiasi
significava dirgli di scappare.
Le relazioni della famiglia coi neri della città costituirono da sempre
una leggenda bergamasca. Enrico Panattoni era della stessa classe
dell'avvocato che seguì la vicenda del rapimento fu Tremaglia, 1927,
più volte deputato dell'MSI e di tutte le sigle che seguirono
quella.
Quando a maggio 1973 ci fù il rapimento di Mirko Panattoni a
sinistra la voce corrente fu che i rapitori appartenessero a formazioni
fasciste extraparlamentare se non addirittura segrete collegate
direttamente coi servizi segreti. Rapimento “fatto in casa” per la
certezza di una gestione il “più pulita e sicura possibile per portare
a casa i soldi” e questa certezza venne confermata sostanzialmente dal
fatto che non vi furono ricerche o indagini ma correva voce ufficiale
che il rapimento si sarebbe risolto alla svelta. Era voce comune che le
trattative fossero in mano a un capitano dei carabinieri ritenuto
dalla sinistra in diretto contatto con le formazioni nere
extraparlamentari. Niente poco di meno che. Infatti il 5 giugno viene
versato il riscatto e il bambino liberato due giorni dopo. Non raccolto
dalle forze dell'ordine ma recuperato direttamente dal padre e
dall'avvocato nero Tremaglia.
Del resto in quel tempo non esistevano sfumature politiche: c'era solo
due colori e così quell'evento venne considerato dalla sinistra come un
affare interno al fascismo e tale etichetta venne anche appiccicata
–giusta o errata che fosse- al PM incaricato delle indagini che non
conclusero nulla, confermando di nuovo a sinistra della congiunzione di
interessi comuni dei neri parlamentari coi neri extraparlamentari.
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