I DUE MORTI IN VIA LECCO
L'OMAGGIO DELL'ASSOCIAZIONE FIAB-PEDALOPOLIS
I due morti di via Lecco.
Non c'era la nostra sindaca Gamba alla manifestazione di solidarietà
che FIAB-Padalopolis hanno posto in essere ieri sera per ricordare i
due ciclisti travolti da una signora di probabile importanti relazioni
(infatti di lei non si sa nulla e nemmeno è stata arrestata. Messaggio:
puoi ammazzare due ciclisti importante che ti mostri contrita).
I cittadini hanno invece notato lo scandaloso silenzio della nostra
amministrazione comunale che nei confronti dei due ammazzati di via
Lecco –bastavano quattro righe di condoglianze sulla pagina web- e si
sono convinti di come le nostre madamine adottino due pesi e due misure
a seconda del sesso ragion per cui una moglie ammazzata dal marito
incautamente maritato merita una panchina ri-dipinta di rosso con
improbabili versetti di poesia da strapaese oltre una gran cassa
mediatica mentre due maschi, uno giovanissimo ed uno adulto, morti
ammazzati per una “svista” di un'automobilista donna neanche un
RIP. E' una scommessa senza senso ma ci vuole nel caso:
immaginiamo se fosse stato un maschio ad investire due donne… Minimo ci
cascava anche una bella conferenza con tanto di bandane rosse.
Eppoi questi sprovveduti di FIAB non hanno nemmeno avvisata la nostra
illustre sindaca per la foto d'occasione da pubblicare sul notiziario
comunale.
Non credo che le due bici bianche resteranno a lungo sul luogo ma di
sicuro verranno rimosse con tanto di ordinanza perché occupano
“abusivamente” uno spazio pubblico eppoi costituiscono scuramente un
“pericolo pubblico”. Magari ci scappa anche una sanzione per avere
depositato della rumenta in luogo pubblico anziche alLa Miniera: con
certe testine non ci sarebbe da meravigliarci.
Fossi nella famiglia del signore investito ed ammazzato dallo
sbandamento nell'altra corsia da parte dell'investitrice, farei causa
al Comune perché la larghezza di quella strada è assurda e la mancanza
di adeguato cordolo o jersey a separare le due corsie (vista l'ampiezza
della carreggiata) non ha fermato la corsa delle vettura sulla corsia
opposta a quella di marcia. Fossi nella sindaca Gamba troverei in 48
ore i soldi per fare istallare un cordolo alto almeno 30 cm e largo a
mezzo metro in maniera che dallo stop ad est del quadrifoglio sulla via
Lecco fino all'estremità ovest dei jersey di plastica giallo rossi
presso la gelateria impedirebbero finalmente le svolte pericolose a 180
gradi obbligando chi sale a percorrere mezzo quadrifoglio in sicurezza
oltre a impedire incidenti come quello attuale. Tra l'altro basta
transitare regolarmente sul posto per verificare come chi scende dal
bus ,non utilizza il sottopasso ma attraversa rischiosamente la strada:
per questo un cordolo non basta ma occorre un jersey che diventa non
scavalcabile anche dai pedoni. Senza quel cordolo c'è da scommetterci
che anche con la futura rotonda delle cucine, ci saranno sempre degli
automobilisti che svoltano di 180 usando gli accessi tuttora esistenti.
Ci fosse stato in mezzo alla via un jersey del genere “almeno” una
vittima non ci sarebbe stata. Diciamo che quella vittima si poteva
risparmiare con meno di 50mila euro di cordolo da cima a fondo: ma
siccome della zona ovest del paese alla maggioranza frega zero, che
volete che spendano per un cordolo o un jersey che poi quella dozzina
di attività che ci sono si mettono a far casino contro un comune vuole
farle fallire ed invece è sensibilissimo ai centri e centrini
commerciali quando non alle botteghe? Meglio un paio di morti piuttosto
che i clienti allunghino (senza via di scampo) di qualche centinaio di
metri il percorso.
Bastava risparmiare quella cazzata di pista ciclabile davanti al centro
Gamba per avere quel cordolo: ed era un'opera di maggiore utilità anche
senza DUE morti.
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L'AUMENTO DELL'IVA SERVE A COPRIRE IL BUCO DEL BILANCIO E QUINDI IN QUALCHE MODO BISOGNA....
Aumento Iva, come truffare un paese
Partiamo da un punto fermo: qui ed ora, cioè a legislazione vigente,
l’aumento Iva scatterà il prossimo primo gennaio. Spetterà al governo
agire per evitarlo, in tutto o in parte. Il Def presentato nei giorni
scorsi non poteva che essere costruito su questo dato di fatto.
Premesso questo, passiamo al dibattito pubblico sul tema, che pare
confermare che in campo sono rimaste due ipotesi: la prima, che si vada
verso quell’aumento e ora bisogna solo cercare di trovare le parole per
dirlo; la seconda, che un parassita stia divorando il cervello degli
italiani, colpendo preferibilmente politici e giornalisti.
Perché dico questo? Perché da giorni è in corso una commedia degli
equivoci piuttosto stucchevole, con i giornali impegnati a ispessire la
cortina fumogena prodotta dalla politica, per creare confusione tra i
sudditi e poterli alleggerire meglio, nel gioco delle tre carte.
Tutto o quasi è cominciato ricordando all’orbe terracqueo che Giovanni
Tria era (è) favorevole allo scambio Iva contro Irpef. Ormai da giorni
lo ripetono tutti, ossessivamente: anche prestigiosi anchor come Lucia
Annunziata; che, pur non sapendo di che diavolo si stia parlando, si è
messa a fare l’eco, ché male non fa. Solo che questa posizione nulla
c’entra con la situazione attuale, perché oggi parliamo dell’ipotesi di
aumentare l’Iva per ridurre il deficit di bilancio, e non di altro.
In altri termini, non c’è in ballo alcuno scambio tra imposte, ma solo
un aumento della pressione fiscale complessiva. Se solo questo punto
fosse compreso anche dal giornalista collettivo saremmo a cavallo,
anziché nella sala d’attesa di un pronto soccorso psichiatrico.
La variazione sul tema è che si, l’Iva potrebbe aumentare, ma solo
“selettivamente”, e comunque i leggendari generi di prima necessità
sarebbero aiutati a trovare collocazione di aliquota vantaggiosa.
Peccato che, seguendo questa linea di pensiero, che già rottama ogni
ipotesi di scambio tra imposte, i numeri semplicemente non quadrino.
Prendete il pezzo sul Sole di oggi, a firma dell’esperto Dino Pesole.
Dove si parla di “aumento selettivo e ponderato” e “contestuale
rimodulazione di alcuni beni da un’aliquota all’altra”. Dopo di che,
Pesole ribadisce che
“Il ministro Tria, in linea peraltro con le raccomandazioni che da anni
l’esecutivo comunitario rivolge al nostro paese, è favorevole
all’ipotesi di trasferire gradualmente il prelievo dai fattori di
produzione verso settori meno penalizzanti per la crescita. È quella
che i tecnici definiscono una “svalutazione interna”, che si traduce in
un aumento dell’Iva sui beni importati, sui beni di consumo, favorendo
in tal modo le esportazioni e dunque le imprese.”
Peccato che questa ormai ossessiva considerazione c’entri assolutamente
nulla con la situazione attuale italiana, perché noi dobbiamo chiudere
buchi di bilancio, non rimodulare il gettito tra imposte differenti.
Del resto, è lo stesso Pesole che, poco prima di questa frase di rito,
precisa che il gettito di tale “intervento selettivo” sull’Iva non
supererebbe i 700 milioni. Quindi, vediamo: 700 milioni da
“rimodulazione” a fronte di 23,1 miliardi di clausole. Meraviglioso, no?
Peraltro, nulla viene detto circa gli interventi e le “rimodulazioni”
che porterebbero a questo gettito. A me l’intera operazione ricorda gli
analfabeti pentastellati che si esaltano per risparmi di dieci milioni
a fronte di 2.300 miliardi di debito pubblico, ma non divaghiamo.
Stiamo ai soldoni: e gli altri 22,4 miliardi di euro da recuperare? Presto detto:
“All’incremento selettivo dell’Iva, si accompagnerebbero coperture da
individuare sia sul versante dei tagli alla spesa corrente che da
quello delle agevolazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures, da
tempo oggetto di possibili interventi di riordino, puntualmente riposti
nel cassetto perché alla fine si tradurrebbero in aumento della
pressione fiscale.”
Ecco, appunto, aumento di pressione fiscale. Bravo Pesole ad averlo
detto, sia pure occultando il concetto in mezzo a fumisterie tecniche.
E poi, certo, possiamo “negoziare nuova flessibilità con la nuova
Commissione Ue”, ça va sans dire.
Quindi, per sintesi: stanno girando spifferi di provenienza ignota (si
fa per dire), che chiedono ai giornali di scrivere che ci sarà un
“intervento selettivo” sull’Iva, che vuole dire esattamente nulla ma
aiuta a confondere. Dopo di che, si immaginano manovre di aumento di
pressione fiscale ed impossibili revisioni di spesa. Il tutto condito
da considerazioni “teoriche” che nulla c’entrano con la situazione
corrente ma continuano ad essere reiterate.
Una gigantesca operazione di intossicazione informativa, in pratica,
volta ad occultare la realtà. Per ora, ribadiamolo, l’unica certezza è
che l’aumento Iva dal primo gennaio 2020 è legge dello Stato. Tutto il
resto, inclusi deliri su “aumenti selettivi” che portano noccioline in
luogo di gettito, sono solo diversivi. Come quello sulla cosiddetta
flat tax, ad esempio, che è la prova provata che “qualcuno” considera
gli elettori poco meno che minorati encefalici.
Bello sarebbe leggere questi concetti sui nostri quotidiani, che invece
partecipano, consapevolmente o meno, al lavaggio del cervello degli
elettori. Ad esempio, servirebbe scrivere una volta per tutte che i
conti non tornano. Sarebbe un bel modo per servire i lettori e
giustificare il prezzo dei giornali.
Ma ricordate anche questo: chiunque pronunci, oggi e riguardo alla
situazione italiana, una frase del tipo “aumenti Iva sono visti con
favore a livello teorico, perché bisogna ridurre la tassazione sui
redditi e spostarla sui consumi”, è uno stupido o è in malafede. A
volte entrambe le cose, pensate.
P.S. (ad abundantiam): dire che l’aumento Iva è già legge dello Stato e
scatterà il primo gennaio 2020 non vuol dire che ciò accadrà. I nostri
eroi potrebbero tentare di trasformarlo in ennesimo deficit, pagandone
pesantemente il conto sui mercati. Quello che intendo criticare qui
sono le tesi, a metà tra il fulminato e la malafede, che teorizzano una
sorta di scambio alla pari tra un aumento d’imposta contro riduzione di
altre. Non accadrà nulla del genere, ovviamente.
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ARRIVA IL RDC. ITALIANI POVERI MA BELLI
GRANDE FESTA DI IMPUSTUR CATOLEC.
In Italia due persone pensionate vedove che godono entrambe di pen
sione di reversibilità del precedente compa gno/a non gli conviene
sposarsi di nuovo in chiesa o in comune. Meglio stare assieme a
paletta. Con l'intro duzione del RdC specie se sei single ed hai uno
stato famiglia solo ed hai un lavori al di sotto di 700 euro ti
conviene passare al nero o cambiare posto anche se prenderai di meno e
portarti a casa il RdC. Basta viaggiare di mattina presto su un bus
citta dino o fare un giro per i ricoveri, anche quelli pubblici e
quindi meno costosi come retta, per incontrare un popolo di donne ed
anche qualche uomo di colore che vanno a fare le ore da qualche parte.
Sono o saranno tutti RdC. Almeno tre quattro volte ogni anno siccome ho
i baffi bianchi e sono un po' acciaccato quando esco dal
supermercato trovo infilato nel finestrino della macchina dei biglietti
da visita di persone che si offrono come domestica a ore, badante. Una
volta ho chiamato immediata mente il numero e la signora sud americana
stava al bar del supermercato e ci siamo incontra ti subito. Quando ho
chiesto quanto chiedesse come compensi e come volesse essere pagata è
stata chiara: per poche ore tutto in nero da mezza giornata in avanti
coi libri.
Chissà come mai in una paese di baciapile e di impustur catolec con una
DC che ha incistato di ogni nefandezza etica e morale gli italiani non
abbia mai pensato a una reddito di sopravvivenza da chiamare
elegantemente come RdC. C'è una parte della popolazione che in teoria
non hanno qualche ragione per non lavorare ma in realtà non vogliono
lavorare e nessuno nemmeno li vuole. E non parlo di invalidità evidenti
o meno (nella crapa).
Per la sinistra, alla povertà doveva pensarci il lavoro. Per i
cattolici, doveva pensarci la famiglia. La tradizione politi ca
italiana non ha così mai elaborato una cultura del welfare universale,
di tipo nordico, che stende una rete sotto la quale nessun cittadino
può cadere. La ragione è semplice. Per formazione ed educazione una
popolazione cattolica è del tutto priva di una moralità pubblica. Per
il cristiano rubare è peccato ma rispetto al suo dio c'è la penitenza
(in genere molto lieve: non fosse altro che pur nei preti ne
meriterebbero di sterminate) mentre per gli uomini basta non farsi
beccare. Poi c'è sempre di mezzo il familismo, il voto di scambio, le
raccomandazioni e quindi basta prendere in esame le migliaia di
determinazioni sfornate dagli uffici sociali dei comuni per verificare
l'”welfare a gettone” cristallizzato sempre su quelle associazioni e su
quelle persone. Addirittura in Italia vige l'obbligo di trasparenza di
pubblicare ogni anno l'elenco dei beneficiari delle provvidenze dei
comuni… ma per la privacy non ci sono i nomi (di cittadini).
E così finalmente il RdC ha la sua vera o la più appropriata definizi
one. Il ritardo dei centri dell'impiego, la realtà sociale descritta
dalle domande così concentrate nelle regioni del Sud, la
sostanziale mancanza di posti di lavoro di qualità aderentte a
questo tipo di popolazione hanno fatto ammettere allo stesso presidente
dell'Inps Tridico che l'obiettivo di sottrarre persone alla povertà
conta di più che avviarle al lavoro: «Il primo obiettivo è propedeutico
al secondo». Vero il primo molto incerto il secondo (scopo).
L'inclusione sociale è condizione necessaria, anche se non suffi
ciente, per l'ingresso nel mondo del lavoro. È molto più difficile per
chi non ha un'auto, un televisore, il riscaldamento o un pasto ricco di
proteine, trovare lavoro. Ma ci sono povertà anche più moderne e più
subdole. L'isolamento, una separazione, una malattia cronica,
l'analfabe tismo di ritorno.
Il sentirsi scartato per una qualche ragione.
Per la Repubblica fu una grande decisione quando uno dei punti
programmatici del primo governo dc-psi prevedeva la scuola media
obbligatoria. Purtroppo la scola rizzazione via via mentre si alza
l'età da sempre ha perso i suoi clienti: oltre al lavoro, non è
arrivata neanche l'educazione e nemmeno uno straccio di formazione.
Alla fine ha prevalso il corporativismo, e le poche risorse sono state
destinate a difendere lo status quo. Quando la destra era al governo,
proteg geva partite Iva e commercianti; quando c'era la sinistra,
statali e lavoratori dipendenti. Tutti ceti «garantiti», con un lavoro
e un reddito, come i destinatari degli 80 euro di Renzi.
Arrivati nel culo del sacco con quasi 2400 miliardi di debito pubblico
e quasi il doppio di ric chezza finanziaria delle famiglie arriva il
RdC e la PdC ancora a debito pubblico perché oramai il sogno di una
crescita a due cifre resterà nei libri di storia ed anche una al di
sopra del 3% si vedrà mai più. La società si sta spezzando perché anche
la famiglia con due pensionati che hanno magari 120mila euro di
bot da liquida zioni in banca e la casa di proprie tà sanno che
campando ormai oltre i 75 80 85 anni chissà se non si esauriranno alla
svelta. Vedono che da un giorno all'altro i loro figli potrebbero
restare disoccu pati e quindi…
Proprio l'epocale trasformazione dei lavori in corso, la transizione
verso sharing e la gig economy, e da ultima la doppia recessione che ha
stroncato l'Italia, richiede vano e giustificavano un inter vento
pubblico a sostegno dei perdenti della nuova competizi one sociale. I
forgotten men, che il populismo ha raccolto dietro le sue bandiere,
sempre sul punto di diventare un lumpenproletariat pronto ad ogni
avventura, sono la sanzione della storia a una sinistra che ha
dimenticato il disagio sociale.
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