DUE PESI
DUE MISURE
Due morti di via Lecco.
La nostra sindaca Gamba ieri ha trovato importante fare un comunicato
assieme ad Hera annunciando di avere “Siglato oggi il contratto tra
Hera Luce e il Comune di Curno per la gestione e riqualificazione
dell'illuminazione pubblica. Prevista la sostituzione di 1.561 impianti
luminosi obsoleti con nuove luci a LED, che porterà ad un risparmio
energetico annuo del 68% pari a oltre 560 mila kWh e oltre 200
tonnellate di CO2 evitate nell'atmosfera”. Una medaglia che si è
appuntata da sola sul petto che dimostra come da almeno vent'anni il
Comune abbia trovato modo di finanziare ogni vizietto privato (ah! i
bisogni! ah! il piano del diritto allo studio! ah! Le piste ciclabili!)
dimenticandosi di ristrutturare, anno dopo anno, un pezzo dell'impianto
di illuminazione pubblica fino ad arrivare al tracollo che succede
regolarmente ad ogni goccia di pioggia ed anche di… asciutto.
I cittadini hanno invece notato lo scandaloso silenzio della nostra
amministrazione comunale che nei confronti dei due ammazzati di via
Lecco –bastavano quattro righe di condoglianze sulla pagina web- e si
sono convinti di come le nostre madamine adottino due pesi e due misure
a seconda del sesso ragion per cui una moglie ammazzata dal marito
incautamente maritato merita una panchina ri-dipinta di rosso con
improbabili versetti di poesia da strapaese oltre una gran cassa
mediatica mentre due maschi, uno giovanissimo ed uno adulto, morti
ammazzati per una “svista” di un'automobilista donna [chissà perché dei
due defunti le gazzette hanno raccontato (quasi) tutto mentre per
l'investitrice non hanno detto nulla (che sia una con qualche
aggancio?] neanche un RIP.
E' una scommessa senza senso ma ci vuole nel caso: immaginiamo se fosse stato un maschio ad investire due donne…
Fossi nella famiglia del signore di 59 anni investito ed ammazzato
dallo sbandamento nell'altra corsia da parte dell'investitrice, farei
causa al Comune perché la larghezza di quella strada è assurda e la
mancanza di adeguato cordolo o jersey a separare le due corsie (vista
l'ampiezza della carreggiata) non ha fermato la corsa delle vettura
sulla corsia opposta a quella di marcia. Ma al di la delle beghe legali
che sicuramente le assicurazioni, con quel che dovranno sborsare per la
morte di un ragazzo di 16 anni e quella di un uomo poche settimane
prima della pensione, metteranno in piedi versus l'investitrice e il
comune, fossi nella sindaca Gamba troverei in 48 ore i soldi per fare
istallare un cordolo alto almeno 30 cm e largo a mezzo metro in maniera
che dallo stop ad est del quadrifoglio sulla via Lecco fino
all'estremità ovest dei jersey di plastica giallo rossi presso la
gelateria impedirebbero finalmente le svolte pericolose a 180 gradi
obbligando chi sale a percorrere mezzo quadrifoglio in sicurezza oltre
a impedire incidenti come quello attuale. Tra l'altro basta transitare
regolarmente sul posto per verificare come chi scende dal bus ,non
utilizza il sottopasso ma attraversa rischiosamente la strada: per
questo un cordolo non basta ma occorre un jersey che diventa non
scavalcabile anche dai pedoni.
Ci fosse stato in mezzo alla via un jersey del genere “almeno” una
vittima non ci sarebbe stata. Diciamo che quella vittima si poteva
risparmiare con meno di 50mila euro di cordolo da cima a fondo: ma
siccome della zona ovest del paese alla maggioranza frega zero, che
volete che spendano per un cordolo o un jersey che poi quella dozzina
di attività che ci sono si mettono a vociare che il comune vuole farle
fallire? Meglio un paio di morti piuttosto che i clienti allunghino di
qualche centinaio di metri il percorso.
Bastava risparmiare quella cazzata di pista ciclabile davanti al centro Gamba per avere quel cordolo: ed er
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IL MEDITERRANEO ORIENTALE
È L’AGO DELLA BILANCIA DELLA
POLITICA ENERGETICA UE
Come mai l’Europa è ai margini del grande risiko del gas stretta tra la
morsa russa e dei paesi emergenti della sponda est del Mare Nostrum
I giacimenti di gas del Mediterraneo orientale si candidano a essere
sempre più ago della bilancia della politica energetica europea. A
scapito della Russia e della sua eccessiva predominanza nelle forniture
al Vecchio Continente. L’ultimo paese che sta cercando di allentare la
morsa da Mosca è la Bulgaria. Il ministro bulgaro dell’Energia
Temenuzhka Petkova ha ribadito in settimana che Sofia è interessata ad
acquistare gas naturale dai due giacimenti israeliani di Tamar e
Leviathan. La decisione finale dipende, ha detto il ministro, dal
completamento dell’Interconnettore Grecia-Bulgaria (IGB), un progetto
da 220 milioni di euro, lungo 182 chilometri e destinato a collegare il
sistema greco di trasporto del gas nella zona di Komotini a quello
bulgaro intorno a Stara Zagora. La decisione sul gasdotto mostra
la chiara volontà della Bulgaria di allontanarsi dalla quasi totale
dipendenza dal gas russo. Attualmente Gazprom è l’unico esportatore di
gas in Bulgaria e fornisce quasi il 90 per cento del consumo annuale
del paese balcanico ma dal 2009, quando una controversia russo-ucraina
bloccò gli approvvigionamenti, sta cercando di diversificare. La
produzione bulgara copre meno del 13% del consumo interno. Il resto è
coperto appunto dalla Russia, con i volumi che oggi passano
completamente attraverso l’Ucraina. Gazprom da parte sua, ha
coerentemente coordinato i suoi piani di transito del gas con un occhio
agli interessi geostrategici di Mosca e per questo è accusata di
“affamare” selettivamente i paesi della regione per sottoporli a
pressioni politiche. Dal canto suo, il governo del primo ministro
bulgaro Boyko Borissov ha espresso l’auspicio che la costruzione del
gasdotto IGB inizi entro il 28 giugno, alla fine del semestre di
presidenza bulgara del Consiglio dell’Unione europea, ma sembra
improbabile che ciò accada.
EASTMED E’ LONTANO E LA RUSSIA NON MOLLA LA PRESA SULLA BULGARIA
Nel frattempo il gasdotto EastMed che dovrebbe collegare Israele con
l’Europa continentale potrebbe richiedere 6-7 anni per essere
realizzato secondo uno studio commissionato dalla stessa Israele. Il
percorso prevede un tratto offshoredi 1.300 km e un tratto onshore di
600 km con una capacità massima di 20 miliardi di metri cubi di gas
all’anno che dovrebbero arrivare nel Vecchio Continente entro il 2030
quando il fabbisogno europeo di gas aumenterà a 100 miliardi di metri
cubi all’anno in base alle previsioni. Secondo lo studio israeliano,
inoltre, si stima che al largo delle acque del paese potrebbero
trovarsi riserve per oltre tre volte quelle degli attuali giacimenti
valutati in mille miliardi di metri cubi di gas.
Mosca per il momento tiene duro con la Bulgaria. Alcuni analisti hanno
ridimensionato le possibilità del progetto di andare avanti e
suggeriscono che il Cremlino non abbandonerà facilmente il suo vecchio
alleato strategico, nonostante il fallimento del piani di realizzare
una pipeline – il South Stream – nella regione. Dello stesso avviso
l’ex sindaco di Sofia Georgi Kadiev che a Deutsche Welle ha dichiarato:
“Occorre ignorare la notizia. Quello che il ministro dell’Energia ha
detto è che la Bulgaria è interessata all’importazione di gas da
Israele ma si può o importare Gnl, per il quale però non abbiamo alcun
porto, o utilizzare il gasdotto Israele-Cipro-Creta-Bulgaria, che per
ora è solo un’idea e non verrà realizzato prima dei prossimi 20 anni”.
Secondo altri analisti il Cremlino non avrebbe rinunciato a mantenere
salda la presa sulla Bulgaria. “L’elezione dell’ex generale filo-russo,
Rumen Radev come presidente della Bulgaria è stata accolta da Mosca
come una nuova finestra di opportunità e in occasione di una recente
visita in Ungheria, Vladimir Putin ha menzionato l’idea di ripartire
con il progetto sul gas con la Bulgaria – ha detto Jan Mus, esperto
dell’Europa sudorientale dell’Università della Vistola di Varsavia a
Deutsche Welle –. Costruire un gasdotto attraverso la Bulgaria
richiederà anche anni. L’acquisto di gas che può eventualmente essere
venduto sul mercato globale non preclude la possibilità di fare affari
con la Russia e di acquistare gas russo”.
EGITTO E CIPRO PRONTE A REALIZZARE UN GASDOTTO CON LA BENEDIZIONE UE
Sempre sul fronte orientale del Mediterraneo il ministro egiziano del
Petrolio Tarek el Molla ha dichiarato che prima della metà del 2018 vi
sarà la firma di un accordo con l’Unione europea per la costruzione di
un gasdotto Cipro-Egitto,affermando che proprio l’Ue sarà il principale
beneficiario delle forniture. Durante la sua partecipazione alla
conferenza “Petroleum Week” a Londra, il ministro ha annunciato che è
stato firmato un accordo preliminare con il governo cipriota per la
realizzazione della pipeline e che sono in corso ulteriori negoziati
tra i due governi. Inoltre, Egitto e Grecia lavoreranno a stretto
contatto nel settore del petrolio e del gas attraverso vari accordi.
Molla ha sottolineato, inoltre, la stretta cooperazione con Egitto,
Giordania e Iraq nello stesso settore, annunciando che il Cairo ha
concluso un accordo con loro per il trasporto di petrolio e gas. Infine
ha affermato che la trasformazione dell’Egitto in un hub di gas e
petrolio – grazie alla sua posizione geografica strategica, al Canale
di Suez, a infrastrutture ben consolidate per il trasporto, lo
stoccaggio e la vendita di petrolio e gas – sarà un passo importante
per tutti gli attori coinvolti, compresa l’Europa, che è interessata a
garantire la sua quota di energia dopo il 2020, quando il divario tra
domanda e offerta dovrebbe aumentare. Egitto e Cipro hanno forti legami
nel settore dell’energia, avviati nel 2009: recentemente si sono svolte
diverse visite ufficiali tra i due paesi, oltre a tre vertici
tripartiti nel 2014, 2015 e 2017, in cui Cipro, Egitto e Grecia hanno
discusso l’ampliamento dei loro legami in diversi settori, soprattutto
energetici. Nell’ultima riunione tenutasi a Nicosia, i tre paesi hanno
affrontato il tema dello sviluppo delle riserve di idrocarburi nel
Mediterraneo orientale e discusso di progetti energetici reciprocamente
vantaggiosi.
L’EUROPA SEMPRE PIU’ AI MARGINI NEL GRANDE RISIKO DEL GAS
In questo contesto l’Unione europea sta diventando sempre più
irrilevante per quanto riguarda il suo ruolo nel settore gas, almeno
secondo alcuni esperti. “L’Ue non sarà in grado di ridurre la
dipendenza dal gas russo nel prossimo futuro – ha dichiarato l’analista
slovacco Petr Toth, a DW -. Se la stabilità in Europa dipende dalle
buone relazioni tra Francia e Germania, la stabilità nell’Eurasia
settentrionale dipende dalle buone relazioni tra Germania e Russia”.
Sebastiano Torrini
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POCHE DOMANDE PER IL REDDITO DI CITTADINANZA
USATI SOLO META' DEI FONDI
In base ai dati dell’Osservatorio Statistico del Reditto di Inclusione
) nel 2018 ne hanno beneficiato 413.646 nuclei famigliari per
complessive 1.159.220 persone ed hanno ricevuto mediamente al mese
289,45 euro per famiglia.
Enrico Marro scrive oggi sul Corriere che “Ieri l’Inps, cui spetta di
verificare se le domande di Rdc corrispondono ai requisiti previsti
dalla legge (il più importante è l’Isee non superiore a 9.360, ma ce ne
sono tanti altri), avrebbe accettato il 72% delle domande lavorate
(680.965 su 806mila presentate). Un altro 2% è stato accantonato per
ulteriori verifiche e quindi l’Inps ritiene ragionevole che alla fine
il tasso di accoglimento delle domande sarà «intorno al 75%», come
anticipato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nell’intervista
pubblicata domenica dal Corriere. Questo significa che per raggiungere
gli obiettivi del governo, che nella relazione tecnica al provvedimento
prevede di erogare il Rdc a un milione 248 mila famiglie, dovrebbero
essere presentate un milione 665 mila richieste (il 75% fa appunto un
milione 248 mila). Ma finora ne sono arrivate meno della metà e non è
pensabile che altrettante ne arrivino nei prossimi mesi perché il
grosso di coloro che ha i requisiti di povertà ha già presentato
domanda.”
Seguendo questo ragionamento si passerebbe dalle 413mila famiglie che
fecero domanda e percepirono il Rei all’incirca al doppio (
domande concretamente accettate e poi pagate) quindi tra le
800mila e le 900mila. Più probabile la prima cifra.
Vedremo a luglio quanto comunicherà di avere pagato in media nel
primo trimetre di RdC per ciascuna famiglia, vale a dire quanto
saliranno dagli attuali 289 euro del Rei per famiglia.
Per il Rdc si dovrebbero spendere, secondo gli stanziamenti di legge
7,1 miliardi nel 2020 (perché il sussidio verrà pagato per 12 mesi e
non per 9 come quest’anno), 7,3 miliardi nel 2021 e poi 7,2 miliardi
l’anno a partire dal 2022. Sulla base dei sussidi che dovrebbero essere
pagati tra aprile e maggio (poco più di 600 mila, cioè il 75% delle 806
mila domande) e dell’importo medio di ognuno di essi, che Tridico ha
rivelato essere di 520 euro al mese, si può calcolare che la spesa già
impegnata per quest’anno è di circa 2,8 miliardi, anche qui la metà
rispetto ai 5,6 miliardi stanziati per quest’anno.
In teoria dovrebbe accadere che tra i percettori del RdC ci dovrebbe
essere una consistente (?) variabilità mese dopo mese in quanto
man mano i “navigator” dovrebbero trovare un lavoro ai percettori del
RdC e nel contempo accadrà che altre famiglie aggiungano la loro
domanda in quanto cadute nelle condizioni stabilite per il RdC.
Considerati tutti questi aspetti il governo conclude che una
bella fetta dei 2,8 miliardi non ancora impegnati nel 2019 verranno
risparmiati e DiMaio qualche giorno fa ha concluso seraficamente:
«Stiamo vedendo dalle stime che sicuramente avanzerà qualche centinaio
di milioni di euro dal reddito di cittadinanza», aggiungendo la
promessa che quelle risorse (avanzate) saranno utilizzate «per
gli aiuti alle famiglie che fanno figli».
Da adesso in avanti si cominciano a fare i conti con gli esborsi veri e
propri anche se si sta già delineando una situazione di caos piuttosto
forte dal momento che man mano il diritto di percezione del RdC verrà
via via controllato (forse…) più a fondo ne uscirà un buon contenzioso.
Resta il problema che nello spazio di un anno bisognerà trovare almeno
un milione di posti di lavoro: ma questi non si possono comprare
o creare con 520 euro al mese.
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L'ING. CLAUDIO PIGA STIA AL SUOPOSTO (3)
E' divertente begare col custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing.
ClaudioPiga, abduano di origini sardAgnole ecc. ecc. Lui d'abitudine fa
come il lupo e l'agnello. Noi scriviamo volutamente che l'ing. Claudio
Piga avrebbe frequentato (a pagamento?) un liceo dei preti (i gesuiti).
La faccenda è semplice. Quello stesso edificio funzionò come
collegio di preti, poi come liceo classico dove studiò anche Antonio
Gramsci, ed a un certo periodo ci stette come allievo il Claudio
Piga prima di migrare dall'Isola a cercare fortuna in continente.
Il liceo classico di Bergamo venne creato nel 1803 ed era
ospitato presso la sede della Misericordia Maggiore di via Arena. Pochi
anni dopo verrà spostato in un convento di suore in Piazza Rosate
(attuale) che verrà demolito e sostituito da una nuova costruzione di
un nuovo edificio aperto alla scuola nel 1844 poi intitolato a
Paolo Sarpi nel 1865.
Noi abbiamo scritto che mentre lui a Cagliari ha studiato proprio nello
stesso edificio fisico che già fu dei preti, quello di Bergamo è
qualcosa del tutto differente dal Collegio Mariano (collegamento con
S.Maria Maggiore) e dei barnabiti gestori di quella scuola di via Arena.
L'ing. Claudio Piga sostiene l'esistenza di un filo rosso che collega
il Collegio Mariano (di via Arena) al liceo classico Sarpi costruito ex
novo dopo avere demolito un vecchio convento di suore. Basta guadare le
date per capire che gli insegnanti di via Arena erano già tutti defunti
e lombricati quando apre il Sarpi.
L'affermazione del custode delLa Latrina di Nusquamia ing.
Claudio Piga non è così semplice come potrebbe leggersi. Se
esiste “un filo rosso che collega il Collegio Mariano col Paolo Sarpi”
è ovvio che esista un filo rosso che collega la scienza dei Gesuiti col
liceo statale dove studiò Gramsci e più tardi pure il custode delLa
latrina di Nusquamia l'ing. Claudo Piga.
Cari miei, questo è sangue blu sia nella scienza che nella cultura del
latino rum e del greco rum oltre che nella politica (Gramsci:mica
l'ultimo della classe assieme ad Occhetto!) se vi par poco avere il
cervello collegato dal filo rosso dei Gesuiti e del Gramsci com'è
capitato all'allievo Claudio Piga. Noi qui ci dobbiamo definire
sconfitti. Atterrati. Accoppati.
A proposito di fili rossi tra il passato e il presente c'è venuto in
mente un filo rosso personale che ci ha leggermente ghiacciato la
schiena. La nostra famiglia aveva l'usanza di portare le vacche al
pascolo in montagna e praticava anche la soccida con bestiame altrui.
Quindi nei mesi estivi le famiglie abitavano per 3-4 mesi nelle caselle
in montagna dove avevano affittato i prati pascoli. Finita la
guerra avanzammo all'avv. Motta del CLN provinciale una richiesta
di risarcimento per l’»esproprio» subito sui pascoli di Branzi dal 1945
in poi e ci dettero in affitto i prati di Selvino dove d’estate
pascolavano i cavalli dell'esercito destinati all'artiglieria pesante
campale. In quei venti ettari di prati c'erano due caselle e c'era
anche una chiesa dedicata alla “Madonna della Neve” dove veniva
celebrata la messa ogni domenica per i pastori (e i militari e loro
famiglie che venivano in ferie dalla pianura). Raccontava mio padre
–ricordando come fossi sempre stato il rompicoglioni che capitava nei
momenti meno opportuni- che proprio a mezzogiorno quando la campana
cominciò a suonare io io decisi di venire al mondo. Che ci potevo fare?
Mica lo decisi io.
Al tempo era in vigore l'usanza –illegale ma tollerata- che quando un
figlio nasceva con la famiglia al pascolo (quindi in un altro
comune) la sua nascita poteva essere registrata nel comune
di residenza della famiglia fino a fine stagione e così avvenne che
sono nato da una parte ma sono registrato da un'altra nella logica
della comodità per la leva e i certificati. La famiglia ricevette
l'escomio da quella azienda quando avevo sei anni e mezzo e in quella
casa vi tornai solo a fine scuola media. Fu allora che scoprii che
sulla facciata a levante della casa “c.d. natale” c'era una lapide che
ricordava la nascita del vescovo Mons. Camillo
Carrara (1871-1926) nato Giuseppe da Giovanni e Teresa
Moroni abitanti nella “Cà di Capelù”, cappuccino e vescovo di Asmara
dove morì per un “colpo apoplettico”.Oh, gente, per un mese non c'era
nato anch'io!. E che filo rosso mi ritrovo adesso…
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