MIGRANTI SENZA RIMPATRI:QUINDI AUMENTANO GLI IRREGOLARI. QUESTO E' IL VERO OBIETTIVO DI SALVINI
Una recente ricerca dell’Ispi afferma che in Italia,
negli ultimi sei mesi del 2018, 45mila migranti hanno visto respinta la
loro richiesta d’asilo, mentre alla fine del 2020 tale cifra crescerà
ulteriormente arrivando a 140mila persone. Come è noto, questo fenomeno
è l’effetto diretto del decreto Sicurezza varato dal governo
gialloverde, che ha ristretto le forme di protezione che consentono
l’accoglienza nel Paese. La pressoché totale cancellazione della
protezione per motivi umanitari, concessa a persone in fuga da
conflitti, persecuzioni, disastri naturali o altri gravi eventi, ha
ridotto la percentuale di migranti accolti, dal 25%del totale dei
richiedenti asilo del 2017 a poco più del 2% nel gennaio di quest’anno.
Purtroppo gli esclusi dall’accoglienza non verranno rimandati a casa,
ma andranno a ingrossare le file degli irregolari, il cui numero
continua a crescere. I rimpatri, infatti, continuano a restare modesti:
“In questi primi otto mesi di governo complessivamente si viaggia a una
media di 18 rimpatri al giorno, leggermente inferiore alla media del
governo precedente, 18,7. Appare quasi superfluo sottolineare che, con
questi numeri, per effettuare i 600mila rimpatri promessi da Matteo
Salvini servirebbero più di 90 anni”.
In realtà per avviare un’efficace politica dei rimpatri manca, oltre
agli accordi con i Paesi di provenienza – in genere molto restii a
riprendersi i propri connazionali -, un censimento degli irregolari per
verificare se sono ancora presenti in Italia. Il compito non è facile,
ma esiste una banca dati al ministero degli Interni da cui partire,
dove sono inserite molte informazioni di quelli che hanno visto
respingere la propria domanda d’asilo. In un mio post del giugno 2018
scrivevo che i decreti di espulsione emessi erano 216mila, a cui
andavano aggiunti 66mila clandestini di cui la Polizia ha nomi, cognomi
e nazionalità, perché identificati e definiti irregolari a causa dei
permessi di soggiorno scaduti o mai rilasciati. Secondo i dati
aggiornati a tutto il 2018, le espulsioni sono ulteriormente aumentate
raggiungendo la cifra di 254mila. A quella stessa data giacevano presso
le commissioni di valutazione 313mila domande d’asilo non ancora
espletate, che con il decreto Sicurezza saranno nella maggioranza dei
casi respinte. Il numero degli irregolari, già molto elevato, grazie al
decreto Sicurezza è quindi destinato a crescere ulteriormente.
Se il governo gialloverde volesse affrontare seriamente il problema,
dovrebbe cominciare proprio da questo censimento e con un accurato
lavoro investigativo dovrebbe accertare il numero degli irregolari, la
loro provenienza e anche la loro presenza in Italia. Soltanto a questo
punto andrebbe deciso il da farsi, tenendo conto dell’estrema
difficoltà di rimandarli nel loro Paese d’origine. Il principale
ostacolo al rimpatrio non sono i costi, comunque non indifferenti, ma
l’accertamento dell’identità e della cittadinanzadelle persone e la
volontà dei Paesi di origine di riprendere i loro cittadini. Va
sottolineato come il decreto Sicurezza si fondi su tre aspetti
principali:
1. fermare gli sbarchi;
2. rendere più restrittivi i criteri di accoglienza;
3. espellere gli irregolari al fine di contenere le inquietudini degli italiani.
Mentre il primo e il secondo punto, con costi umani non indifferenti,
appaiono sostanzialmente raggiunti, per il terzo l’impresa appare
ardua, perché l’aumento del numero degli irregolari farà crescere
l’insicurezza dei cittadini se non accompagnata da un sostanziale
incremento dei rimpatri, come era stato promesso dal governo. Questa
contraddizione tra le assicurazioni roboanti più volte declamate dal
ministro degli Interni e la realtà dei fatti era facilmente
prevedibile, ma l’aumento degli irregolari forse era proprio ciò che si
voleva ottenere dal decreto, per evidenti motivi di consenso
elettorale. Se il governo vuole perseguire efficacemente l’obiettivo
che dà il nome a questa legge, cioè aumentare la sicurezza in Italia,
dovrebbe prendere ufficialmente atto che i rimpatri di centinaia di
migliaia di persone non sono un obiettivo realizzabile in tempi
ragionevoli.
Se si vuole risolvere il problema degli irregolari non resta altra
strada che fare una sanatoria sulla base del censimento precedentemente
proposto, e stilare una graduatoria dei beneficiari sulla base di
criteri da concordare con le varie istituzioni pubbliche e private che
si occupano di questi temi. Del resto, già il governo Berlusconi nel
2011 regolarizzò 750mila migranti con effetti positivi per il Paese. I
risultati di un tale provvedimento sarebbero positivi sia nel breve che
nel lungo termine. Nel breve si ridurrebbe, innanzitutto, il numero di
persone costrette a sbarcare il lunario in mille modi, non sempre
legali. Forse si ridurrebbe il lavoro nero nelle campagne – dove lo
sfruttamento dei lavoratori irregolari raggiunge un livello da terzo
mondo – e infine si consentirebbe a centinaia di migliaia di migranti
di emergere dalla clandestinità a cui oggi sono costretti.
In un orizzonte temporale più lungo non va dimenticato, inoltre, che
l’Italia ha un indice di vecchiaia – cittadini con più di 65 anni d’età
– del 23%, il più alto d’Europa, frutto di una persistente denatalità
che dura da molti anni, e ha quindi bisogno di giovani se si si vuole
evitare il declino economico del Paese.
Luigi Manfra, Responsabile scientifico del Centro studi Unimed, già
docente di Politica economica presso l’Università Sapienza di Roma
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NELLA COMMISSIONE SPORT L'80% DEI COMPONENTI E' IN PIENO CONFLITTO DI INTERESI.
IL PROBLEMA L'HA CREATO LA SINDACA GAMBA PER REINGRAZIARSI LE SOCIETA' SPORTVE
La giunta Gamba, che pare goda di ampio consenso in paese, per
mettere assieme la commissione sport e tempo libero ha avuto bisogno di
tre passaggi. Al primo colpo ha ricevuto OTTO candidature. Fuori
tempo massimo ne sono arrivate altre due (nomi messi nella nomina e
scartato uno) e poi dopo una settimana ne ha aggiunta un'altra
(nominato anche quello).
Con questa operazione la sindaca Gamba tenta o spera di riassorbire il
forte dissenso se non addirittura ferrea opposizione delle società
sportive CONTRO il Comune in generale oltre che –dopo le due
avventure sul CVI 1e CVI 2- contro la stesso duo Serra&Gamba. La
stessa indicazione che nella commissione non vi potevano partecipare
cittadini di altro comune indica di avere avuto la mano mentre scriveva
il bando guidata da un bene identificabile presidente di società
sportiva: il nipote del segretario PD curnese. Il PD è il maggiore
azionista elettorale della maggioranza.
Nonostante avesse promesso o indicato che la Commissione non avrebbe
messo naso sulla trasparenza dei bilanci delle società che gestiscono i
due CVI e si sia limitata alla banalità oratoriana fin qui seguita alla
fine della fiera non cambia niente. Lo sport e i centri sportivi di
Curno sono e restare anno ancora appannaggio delle due lobby.
Ed è esattamente quel che chiedevano le società sportive (che sono
superlativamente scafate nel navigare tra i flutti della
politica) in ordine allo scambio politico elettorale praticato da
mezzo secolo. Amministrazione comunale di sinistra presidenze delle
società di sinistra; amministrazione comunale di destra presidenza di
destra. Tanto per non avere troppi intoppi.
Delegittimata e con poca o nulla credibilità dopo le avventurose
evenienze sul CVI2 e la furbata che qualcuno ha combinato
regalando alla Polisportiva altri tre anni di gestione del CVI1, con la
debita sfacciataggine di “nessuno si permetta di dubitare che abbiamo
fatto uno scambio politico tra giunta e presidente PD della
Polisportiva!”. La Commissione è temporanea e seguendo il metodo dei
sabati fascisti per cui chi governa stabilisce chi come cosa
quando debbono fare sport i malcapitati cittadini di Curno (oppure
darsi alla macchia…?) , detta commissione dovrà preparare un
piano per il diritto allo sport.
Chissà se la sindaca Gamba riesce a cogliere l'ossimoro tra il fare
sport e la pianificazione dalla parte dell'utenza: dubitiamo che
c'arrivi.
Glielo spieghiamo in dettaglio: l'istruzione è obbligatoria nella
Costituzione e quindi diventa un diritto del cittadino. Lo sport NON è
obbligatorio e quindi non è un diritto ma una libera scelta.
Facendo un passo in avanti immaginate cose scriverebbero i giornali se
la famosa e costituenda Commissione di indagine sulle Banche, detta
anche “commissione Paragone” fosse composta SOLO da banchieri.
Oppure composta SOLO dai c.d. truffati.
Sganascerebbero tutti.
Nella commissione sport e tempo libero comunale è accaduto
che “dentro” ci siano quasi tutte persone che sono nei vari
gruppi sportivi. Basta una rapida ricerca in rete per verificare come
almeno l'80% dei componenti la commissione siano TUTTI in conflitto di
interesse rispetto allo scopo “pubblico” della medesima. Questa
invasione non è malevola:lo consentiva il bando. Anzi: il bando era
fatto apposta per consentire quella invasione .
Vale a dire che io comando e verifico me stesso: come se nella
commissione Paragone ci fossero SOLO banchieri O solo truffati (dai
banchieri).
Un primo atto di “buonsenso” avrebbe dovuto “consigliare” alla sindaca
Gamba di NON inserire il presidente della Polisportiva proprio per il
casino combinato sul prolungamento abusivo della convenzione su
cui quello pure ha taciuto e goduto.
Il fatto è che la sindaca Gamba una un'idea del conflitto di interessi
e della trasparenza tutto suo: lo misura col catechismo di PioX anziché
con le leggi e le raccomandazioni delle autorità preposte.
Su queste pagine abbiamo segnalato decine di casi su cui lei non s'è
neppure accorta e non ha avuto nemmeno qualche dubbio quando ha
scoperto (scoperto: così la vendono lei e la sindaca emerita Serra ma
nessuno è obbligato a crederci) la falsificazione della durata della
convenzione del CVI1.
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GLI OCCHI ROVESCI
Il modo di fare sport è cambiato ma loro probabilmente no. Lecito
restar identici a mezzo secolo prima: non l’ha ordinato il dottore che
bisogna cambiare per forza. Credono di essere ancora contadini e figli
di operai che usciti dai campi e finiti nelle fabbriche, avevano
bisogno di fare sport. In mezzo all'anidride solforosa del
riscaldamento a nafta e olio pensate sperso per aria negli anni '50 sui
campetti cittadini di oratori e dei CVI. Adesso in mezzo alle polveri
sottili che infestano l'aria delle città ed arrivano anche in
vetta del Bernina. Naturalmente il calcio popolare poi tennis per i più
fighi e poi, per chi aveva fatto le medie obbligatorie e le
superiori pure pallavolo e pallacanes tro. La teoria degli anni'50,
'60, '70 quando la maggior parte dei maschi italiani, rotti dal
benessere schioccavano giù come mosche di infarto a mezza età.
Sono partiti così mezzo secolo or sono e così sono ingessati ancora adesso.
Non abbiamo nulla contro gli sport praticati al chiuso di una palestra
o di un campo di calcio e nemmeno contro lo sci in pista tranne che… se
faccio sport vado all'aperto, in luoghi magari meno ospitali ma più
naturali. Non gioco al pallone su un tappeto di plastica per non
sporcarmi e rovinarmi le scarpette da 250 euro. Basta stare sui colli,
in montagna oppure sulle rive di un fiume per vedere migliaia di
persone che camminano corrono sboronano con bici costose o con
quella da 150 euro, con braghette della plastica delle bottiglie di
minerale cinesi travestite francesi e con magliette da 120 euro dello
sponsor di Orobie Ultra Trail.
Quello che colpisce è il gran numero di adulti di ogni età – spesso
eccessiva: ogni settimana un ultra sessantenne schiocca giù per un
infarto mentre bulleggia in bici o di corsa- che non si comprende
davvero se facciano sport oppure se pratichino l'antico “otium”. Io
spesso penso che ozino (da oziare) perché hanno compreso che andare
piano è meglio che il contrario. C'è un bosco nell'Isola pieno di
asparagina e di bucaneve dove resto anch'io disteso ad oziare
guardando semplicemente il cielo e i rami che si muovono al vento. Ho
cominciato ad amare anche un’aspide che esce da un ceppo di asparagina.
Tra aspidi probabil mente ci si intende.
Lo sport come lo intendono quelli della Polisportiva e del Marigolda o
l'Oratorio è forza competizione aggressione sfida. L’ambiente sportivo
oggi è il primo utero dove nasce cresce si coltiva il bullismo.
Naturalmente gli addetti ai lavori diranno il contrario. Oggi invece noi vediamo in giro moltissimi che invece se la passano.
Ecco perché penso che oggi più che spendere 250mila euro per rifare il
fondo di un campo di calcio in plastica sia meglio spenderli per fare
un bel giardino. Almeno quello lo possono godere tutti senza bisogno di
fare il calciatore con accesso esclusivo.
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