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Di cosa parliamo in questa pagina.

CON QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA . L’ITALIA NON CRESCE. ORA LO DICE ANCHE IL GOVERNO
L'operazione verità che gli era stata impedita nell'autunno scorso quando aveva presentato la legge di bilancio, Giovanni Tria l'ha scritta nel Documento di economia e finanza.Niente sblocca cantieri, salario minimo e flat tax: 133 pagine di annunci producono solo un 0,1% in più.(...)

AFRICOM (USA)  TORNA IN LIBIA.
CRISI A UNA SVOLTA?
Il comando del Pentagono che copre l’Africa, ha annunciato oggi al Consiglio presidenziale libico guidato dal premier onusiano Fayez Serraj, che un team di forze speciali statunitensi rientrerà in Libia. Fatti, scenari, indiscrezioni
AfriCom, il comando del Pentagono che copre l’Africa, ha annunciato oggi al Consiglio presidenziale libico guidato dal premier onusiano Fayez Serraj, che un team di forze speciali statunitensi rientrerà in Libia. Gli operativi americani, precedentemente rimossi per ragioni di sicurezza, saranno acquartierati a Misurata, città-stato schierata al fianco del progetto di stabilizzazione delle Nazioni Unite che sta guidando le forze che proteggono Serraj e Tripoli contro il tentativo di attacco lanciato giovedì scorso dal signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar.(...)

L'ING.CLAUDIO PIGA STIA AL SUO POSTO (2)
(...)Leggiamo cosa c’è scritto nel sito del Liceo Sarpi: “Il liceo venne istituito in età napoleonica il 15 novembre 1803 e trovò sede, poco distante dall’attuale, nei locali della Misericordia Maggiore in via Arena che ben presto si rivelarono insufficienti. Per iniziativa del comune di Bergamo venne perciò adattato il soppresso Convento della Clarisse di Rosate che dal 1816 ospitò la scuola, fino a che non venne decretata la demolizione dell’antico complesso conventuale (1844) per lasciar posto all’attuale edificio, realizzato fra il 1845 e il 1852, dall’architetto Ferdinando Crivelli. Con un Regio Decreto nel 1865 il liceo venne intitolato a Paolo Sarpi”. Che vuole dire che la scuola attuale non ha più nulla a che fare col resto della storia precedente. Nel Sarpi attuale NON ci sono mai stai ne suore ne preti ne padri salvo il fatto che venne intitolato a un  fratone non si comprende quanto intelligente e quanto ballista e pazzo.

































































CON QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA
L’ITALIA NON CRESCE. ORA LO DICE ANCHE IL GOVERNO




L'operazione verità che gli era stata impedita nell'autunno scorso quando aveva presentato la legge di bilancio, Giovanni Tria l'ha scritta nel Documento di economia e finanza.Niente sblocca cantieri, salario minimo e flat tax: 133 pagine di annunci producono solo un 0,1% in più.
L'operazione verità che gli era stata impedita nell'autunno scorso quando aveva presentato la legge di bilancio, Giovanni Tria l'ha messa in campo nel Documento di economia e finanza discusso ieri dal consiglio dei ministri. Il prodotto interno lordo che, stando alle mirabolanti previsioni autunnali, doveva crescere dell'1,5% si fermerà invece allo 0,1% nello scenario tendenziale e dello 0,2% in quello programmatico, ciò vuol dire che le misure come quelle annunciate dal decreto sulla crescita aggiungeranno poco o niente. Aspettate, aspettate, gufacci della malora, vedrete che botto ci sarà nel 2020! Vediamo: lo scenario tendenziale annuncia una ripresina allo 0,6% quello programmatico allo 0,7%. Ma come, non c'è la flat (pardon dual) tax? Non c'è lo sblocca cantieri, il salario minimo e tutto il resto? Possibile che 133 pagine di annunci producano solo un 0,1% in più. Non può essere possibile. E non lo sarà. Ma bisogna aspettare, avverte il testo, la Nota di aggiornamento, debbono passare insomma le elezioni di maggio, e bisognerà vedere che cosa entrerà, e come, nella prossima legge di bilancio. Il Def a questo punto è un puro esercizio teorico.
C'è una terza tabella che si discosta in parte dalle prime due e valuta l'effetto del reddito di cittadinanza. Dovrebbe aggiungere uno 0,2% al pil quest'anno, uno 0,4 nel 2020 e uno 0,5 nel 2021. Ciò per effetto dell'aumento dei consumi. Ma le cose non vanno bene dal lato del lavoro. Il tasso di disoccupazione quest'anno sale dal 10,6 all'11% e anche l'occupazione cala. Ci sarà un leggero miglioramento dell'occupazione l'anno prossimo mentre peggiora la disoccupazione perché aumenta il numero di persone che vanno a chiedere lavoro. È uno dei marchingegni che più piacciono al governo e che dovrebbe dare una spinta statistica al pil. Il Def scrive che l'occupazione nel 2022, «risulterebbe maggiore di 1,1 punti percentuali rispetto ai livelli dello scenario base, con un numero maggiore di occupati pari a circa 260 mila unità». Una noticina, però getta acqua sul fuoco e definisce l'aumento «troppo ottimistico alla luce delle evidenze empiriche recenti per l'Italia sull'incidenza dei posti di lavoro vacanti sul numero degli occupati (vacancy rate). Tale incidenza è pari infatti a circa 1,2 punti percentuali, un livello solo di poco inferiore all'incremento percentuale dell'occupazione dell'1,1 per cento previsto nel 2022. È, tuttavia, utile tenere presente che l'altra riforma contenuta nella legge, quella sul trattamento di pensione anticipata ('Quota 100'), dovrebbe verosimilmente condurre a un aumento non trascurabile del vacancy rate in concomitanza con le decisioni individuali di pensionamento anticipato».

Tra condizionali e verosimiglianze, «si può ipotizzare che tale incremento nell'occupazione, riconducibile in parte alla maggiore fluidità del mercato del lavoro indotta dal potenziamento dei centri per l'impiego, risulti più pronunciato per le fasce di individui con minori competenze ed esperienza, il che si accompagnerebbe a un calo della produttività media del lavoro rispetto allo scenario base. È quanto emerge per il 2022, in cui il prodotto per occupato risulterebbe inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo scenario base. Il tasso di disoccupazione si accrescerebbe fino a raggiungere nel 2020 un livello superiore rispetto allo scenario base di 1,3 punti percentuali». Dunque, la produttività media scende per effetto anche del reddito di cittadinanza. Perfetto. Il quadro non si fa certo più roseo venendo ai conti pubblici. Nel 2019, si legge ancora nella bozza, l'indebitamento netto tendenziale del 2019 è ora previsto pari al 2,5% del pil. Nell'aggiornamento di dicembre era proiettato al 2% del pil. La revisione al rialzo riflette per 0,4 punti percentuali la minore crescita nominale. Nel triennio 2020­2022, lo scenario di finanza pubblica a legislazione vigente prevede un deficit che scende al 2,1% del pil nel 2020 e all'1,8% nel 2021. Di conseguenza, il saldo strutturale peggiorerebbe di 0,2 punti percentuali nel 2019, ma sarebbe di fatto invariato considerando la flessibilità concordata a fine anno con la Commissione Europea. Migliorerebbe di 0,4 punti nel 2020 e 0,2 punti nel 2021, per poi peggiorare di 0,2 punti nel 2022.
Il dato più allarmante, non solo e non tanto per Bruxelles, ma per i mercati è il rapporto debito/pil che nel 2018 è già salito al 132,1%, dal 131,3 del 2017. L'aumento è dovuto alla bassa crescita del pil nominale, ma anche, per oltre 0,3 punti, all'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. Il rapporto salirà ancora quest'anno al 132,7% del pil, per tornare a al 131,7% nel 2020. Si continua a ipotizzare proventi da privatizzazioni pari allo 0,3 per cento del pil nel 2020, oltre all'uno per cento previsto per quest'anno, ma il debito continua a salire spinto dalla sostanziale stagnazione del prodotto lordo, da rendimenti reali relativamente elevati dei titoli pubblici (quel maledetto spread, insomma, non vuol proprio andarsene) e da un surplus primario che resterebbe lievemente al disotto del 2 per cento del pil. Questo è il punto chiave che verrà sollevato nelle discussioni con l'Unione europea. La via maestra per ridurre il debito, al netto di interventi straordinari e di riduzioni del perimetro dello stato, passa per l'attivo di bilancio al netto per interessi. Ma è proprio quello che l'Italia ha evitato di fare quando c'era la ripresa, figuriamoci adesso che c'è la stagnazione e con i giallo-verdi i
AFRICOM (USA)
TORNA IN LIBIA.
CRISI A UNA SVOLTA?



Il comando del Pentagono che copre l’Africa, ha annunciato oggi al Consiglio presidenziale libico guidato dal premier onusiano Fayez Serraj, che un team di forze speciali statunitensi rientrerà in Libia. Fatti, scenari, indiscrezioni

AfriCom, il comando del Pentagono che copre l’Africa, ha annunciato oggi al Consiglio presidenziale libico guidato dal premier onusiano Fayez Serraj, che un team di forze speciali statunitensi rientrerà in Libia. Gli operativi americani, precedentemente rimossi per ragioni di sicurezza, saranno acquartierati a Misurata, città-stato schierata al fianco del progetto di stabilizzazione delle Nazioni Unite che sta guidando le forze che proteggono Serraj e Tripoli contro il tentativo di attacco lanciato giovedì scorso dal signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar.
A Misurata si trovano anche i militari della Folgore che proteggono l’ospedale da campo che l’Italia ha inviato tre anni fa, a sostegno dei combattenti misuratini che hanno sconfitto il Califfato baghdadista che aveva creato a Sirte la sua roccaforte.
Fonti libiche passano la notizia del rientro americano a Formiche.net in modo discreto, confermando che il ruolo degli specialisti Usa non sarà operativo, ma avranno il compito di consulenza per i misuratini, oltreché essere una forza di pronto intervento. Washington teme un’escalation e sta lavorando a stretto contatto con l’Italia, che sul fronte libico viene considerata dagli Stati Uniti il partner più affidabile.
Ieri il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha ricevuto alla Farnesina l’ambasciatore americano
Lewis Eisenberg; nei giorni scorsi, il premier Giuseppe Conte – che si è intestato il dossier sulla crisi libica – ha parlato dei continui contatti tra Roma e Washington (contatti confermati anche dal senatore Lindsey Graham in un’intervista al CorSera pubblicata oggi, in cui ha spiegato che nell’ambito di una partnership più ampia a sfondo Siria, gli Usa sono disposti a impegnarsi di più sulla Libia).
Lunedì il premier Conte incontrerà il vicepremier e ministro degli Esteri qatarino, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, che dovrebbe vedere anche Moavero: il Qatar, alleato italiano (ma anche partner americano: ospita l’hub del CentCom), è uno dei principali sponsor delle milizie che difendono Serraj. L’incontro viene descritto tra gli sforzi diplomatici del governo italiano per evitare l’escalation della soluzione militare. 
Sempre lunedì a Roma arriverà il vice di Serraj, Ahmed Maitig, dove terrà una serie di incontri. L’esponente misuratino incontrerà Conte e il ministro Moavero, mentre pare che si stia organizzando anche un colloquio con il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Dal campo arrivano conferme che le forze haftariane sono sostanzialmente in stallo, “stanno perdendo”, l’avanzata è pressoché bloccata, dice una fonte a Formiche.net. Le forze di Serraj hanno respinto l’offensiva degli uomini affiliati ad Haftar verso Suani Ben Adem, 25 chilometri a sudovest di Tripoli. Mentre altre truppe “sono state isolate”, aggiungono le fonti dal posto, rimaste tagliate fuori dalle retrovie. All’Ansa, il generale Abuseid Shwashli, che comanda le truppe pro-Serraj nel distretto sudovest, ha parlato di una controffensiva lungo quella fascia. Sempre l’Ansa ha avuto conferma delle presenza di forze speciali francesi nella zona di Garian, osservatori nel cuore dei combattimenti.

Emanuele Rossi

ING.CLAUDIO PIGA STIA AL SUO POSTO (2)





Il gatto padano scrive due volte al mese — con il ditino accusatore a mezz’aria, come la Boldrina — che avrei frequentato un liceo di preti; qualche giorno fa (n. 968 del suo diario) ha aggiunto: «della serie tu paghi la retta e io ti promuovo?». Si noti l’uso del punto interrogativo, che significa “Io, agrimensore male acculturato, pettegolo con spregevole scappellamento delatorio a destra, esigo spiegazioni!”. Ma un liceo insediato in un edificio che fu dei preti (nel mio caso, il Collegio dei gesuiti) non per questo sarà un liceo di preti. Né si potrà dire che a Bergamo gli allievi del Sarpi abbiano studiato dai padri Barnabiti, anche se il liceo ha sede nello stesso edificio del Collegio Mariano».ing. Claudio Piga

Ecco un altro paio di balle – anzi tre balle- spacciate dal custode delLa Latrina di Nusqumia, l’ing. Claudio Piga, abduano di origini sardAgnole ecc. ecc.. Della serie siccome tu hai le scarpe ed anche Antonio Gramsci indossava le scarpe, tu puoi essere l’eredi di A. Gramsci.La proprietà transitiva dei salumieri, quelli che ti fanno pagare la carta al prezzo del prosciutto. Noi scriviamo volutamente che il  custode delLa Latrina di Nusqumia avrebbe frequentato “un liceo di preti” dove aveva già studiato l’A. Gramsci e lui  ci corregge: si il liceo una volta era dei preti ma poi divenne una scuola pubblica (dove ci studio pure Gramsci). Ed aggiungiamo noi maliziosamente che la scienza infusa nella scuola dall’Antonio Gramsci transitò pure nei successivi allievi. Una DOC ante litteram. La questione è che l’edificio del liceo dove studiò il custode (chissà che votazione…?) era-fu fisicamente lo stesso  del collegio dei preti dove prima passò pure l’A. Gramsci e  poi anche il custode delLa Latrina di Nusquamia. C’è da scommettere che se  i suoi insegnanti leggessero La Latrina lo caccerebbero dalla scuola perché diffama la scuola. Ed ecco l’ultima balla: “né si potrà dire che a Bergamo gli allievi del Sarpi abbiano studiato dai padri Barnabiti, anche se il liceo ha sede nello stesso edificio del Collegio Mariano”.
Leggiamo cosa c’è scritto nel sito del Liceo Sarpi: “Il liceo venne istituito in età napoleonica il 15 novembre 1803 e trovò sede, poco distante dall’attuale, nei locali della Misericordia Maggiore in via Arena che ben presto si rivelarono insufficienti. Per iniziativa del comune di Bergamo venne perciò adattato il soppresso Convento della Clarisse di Rosate che dal 1816 ospitò la scuola, fino a che non venne decretata la demolizione dell’antico complesso conventuale (1844) per lasciar posto all’attuale edificio, realizzato fra il 1845 e il 1852, dall’architetto Ferdinando Crivelli. Con un Regio Decreto nel 1865 il liceo venne intitolato a Paolo Sarpi”. Che vuole dire che la scuola attuale non ha più nulla a che fare col resto della storia precedente. Nel Sarpi attuale NON ci sono mai stai ne suore ne preti ne padri salvo il fatto che venne intitolato a un  fratone non si comprende quanto intelligente e quanto ballista e pazzo.