COMMISSIONE SPORT: L’80%
DEI COMPONENTI È IN PIENO
CONFLITTO DI INTERESSI
(E L’HA VOLUTO LA SINDACA)
La giunta Gamba, che pare goda di ampio consenso in paese, per
mettere assieme la commissione sport e tempo libero ha avuto bisogno di
tre passaggi. Al primo colpo ha ricevuto OTTO candidature. Fuori
tempo massimo ne sono arrivate altre due (nomi messi nella nomina e
scartato uno) e poi dopo una settimana ne ha aggiunta un'altra
(nominato anche quello).
Nonostante avesse promesso o indicato che la Commissione non avrebbe
messo naso sulla trasparenza dei bilanci delle società che gestiscono i
due CVI e si sia limitata alla banalità oratoriana fin qui seguita alla
fine della fiera non cambia niente. Ed è esattamente quel che
chiedevano le società sportive (che sono superlativamente scafate nel
navigare tra i flutti della politica) in ordine allo scambio
politico elettorale praticato da mezzo secolo. Amministrazione
comunale di sinistra presidenze di sinistra; amministrazione comunale
di destra presidenza di destra. Tanto per non avere troppi intoppi.
Delegittimata e con poca o nulla credibilità dopo le avventurose
evenienze sul CVI2 e la furbata che qualcuno ha combinato
regalando alla Polisportiva altri tre anni di gestione del CVI1, con la
debita sfacciataggine di “nessuno si permetta di dubitare che abbiamo
fatto uno scambio politico tra giunta e presidente PD della
Polisportiva!”. La Commissione è temporanea e seguendo il metodo dei
sabati fascisti per cui chi governa stabilisce chi come cosa
quando debbono fare sport i malcapitati cittadini di Curno (oppure
darsi alla macchia…?) , detta commissione dovrà preparare un
piano per il diritto allo sport. Chissà se la sindaca Gamba riesce a
cogliere l'ossimoro tra il fare sport e la pianificazione dalla parte
dell'utenza: dubitiamo che c'arrivi.
Facendo un passo in avanti immaginate cose scriverebbero i giornali se
la famosa e costituenda Commissione di indagine sulle Banche, detta
anche “commissione Paragone” fosse composta SOLO da banchieri.
Oppure composta SOLO da truffati. Sganasceremmo tutti dall'incazzatura.
Nella commissione sport e tempo libero comunale è accaduto
che “dentro” ci siano persone che sono nei vari gruppi sportivi.
Basta una rapida ricerca in rete per verificare come almeno l'80% dei
componenti la commissione siano TUTTI in conflitto di interesse
rispetto allo scopo “pubblico” della medesima.
Vale a dire che io comando e verifico me stesso. Come se nella
commissione Paragone ci fossero solo banchieri o solo truffati (dai
banchieri).
“Buonsenso avrebbe dovuto “consigliare” alla sindaca Gamba di NON
inserire il presidente della Polisportiva proprio per il casino
combinato sul prolungamento abusivo della convenzione su cui
quello pure ha taciuto e goduto.
Il fatto è che la sindaca Gamba una un'idea del conflitto di interessi
e della trasparenza tutto suo: lo misura col catechismo di PioX anziché
con le leggi e le raccomandazioni delle autorità preposte. Su queste
pagine abbiamo segnalato decine di casi su cui lei non s'è neppure
accorta e non ha avuto nemmeno qualche dubbio quando ha scoperto
(scoperto???!!!) la falsificazione della durata della convenzione del
CVI1.
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L'ING.
CLAUDIO PIGA HA RISCOSSO DUE MENSILITÀ PER LA COLLABORAZIONE DI
PORTAVOCE DI UNA MAGGIORANZA FASCIO LEGHISTA. CLAUDIO PIGA HA CAMPATO
ANCHE COI SOLDI DEI FASCIO LEGHISTI.
Quando lo tocchi sui dindini s'incazza come 'na belva. Ci riferiamo al
custode delLa Latrina di Nusquamia, tale ing. Claudio Piga (e qui non
mettiamo un copia& incolla). Il nostro quando gli abbiamo fatto
notare che lui ce l'ha coi geometri perché sono la longa manus di chi
vuol fare pagare le tasse mentre lui è uno che sfrossa via anche i
pochi diritti di riproduzione di una cinquencentina della Angelo Mai.
Siccome non può smentire una virgola di quel che c'è scritto nel pezzo,
ecco riversare la solita carriola di merda con cui circola in
rete da un decennio.
Notoriamente non c'è uno straccio di prova di quel che dice. Per
esempio: che ingegnere sarebbe? Quale laurea di latino e greco
avrebbe? Quale titolo avrebbe per dirsi esperto di grafica e
impaginazione? Come mai cotanta scienza e intelligenza è finita a
creare una dittarella di flayer pubblicizzata senza indicare la partita
iva ed alloggiata (o nascosta?) dentro il negozio di fiorista del padre
del socio?. Pizzicata dal comune per evasione fiscale?
Ci attribuisce niente meno che il ruolo di “consulente culturale e
giuridico del Pedretti” oppure della sgangherata minoranza della
passata sindacatura. Sgangherata minoranza cui collaborava anche il
geometrino (in quanto di bassa statura) che era il suo coccolo e finì
la sua storia politica come grillino. L'ing. Claudio Piga ha fatto il
portavoce –licenziato al secondo numero dei suoi giornalini- di una
maggioranza fascio leghista incazzata per le puttanate che scriveva.
Prima hanno buttato fuori lui e poi anche il suo amico sindaco.
L'ing. Claudio Piga ha riscosso due mensilità per quella collaborazione
con una maggioranza fascio leghista. Claudio Piga ha campato coi soldi
dei fascio leghisti. Questo è scritto nero su bianco sulle
determinazioni che gli hanno pagato le parcelle. E s'è incazzato come
una iena quando ha visto sfumare quello che per lui era un “RdC”
garantito dall'amico sindaco per cinque anni mese dopo mese. Noi
abbiamo collaborato come segretario della commissione comunale cultura
SENZA mai riscuotere un euro ne di compenso ne di rimborso spese. La
commissione comunale cultura era composta da persone della maggioranza
e dell'opposizione e col sottoscritto hanno lavorato tutti i gruppi che
hanno avanzato proposte ponendo come unica discriminante
l'antifascismo, così come sono riuscito a coordinare le attività di
tutti i gruppi presenti sul territorio perché non si facessero inutile
concorrenza e sovrapponessero in certi periodi iniziative
lasciando vuoti altri periodi. Col sottoscritto la cultura non è stata
appaltata in esclusiva ne all'oratorio ne ad alcuni gruppi
facenti riferimento all'assessore di turno come accade adesso. Basta
leggere le attività mensili per coglierlo. Ci sono i “numeri“ a
dimostrare come i Curnesi gradissero le manifestazioni, anche
quelle più impegnative come i grandi concerti non di suonatori
domenicali di piffero come accade adesso ma di orchestre titolate.
Noi non andiamo in giro per le biblioteche patrie a raccattare
incarichi per fare conferenze improbabili raccogliendo lo stupore della
direzione: ma dei geni siffatti perché non sono già tutti occupati?
Ecco ing. Claudio Piga: stia al suo posto. Guardi e scriva sul suo
apple mentre sgranocchia un panino al tavolino del bar affumicato dalle
auto che passano. Dopo una vita di gloria (lo dice lui: chissà se fu
vera…?) è finito nella palcia. Succede.e fu vera…?) è finito nella
palcia. Succede
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BREXIT : E SE USCISSE SCONFITTA L’UE?
L'Unione europea ferma l'orologio della Brexit: divorzio rinviato al 31
ottobre. Due giorni or sono molto mestamente le gazzette hanno
annunciato il via libera a un'ulteriore proroga della data della Brexit
per scongiurare il drammatico no-deal. Via libera anche alla clausola
di flessibilità, che prevede l'uscita del Regno Unito dall'Unione
europea immediatamente dopo l'eventuale approvazione dell'accordo di
divorzio. Ma sulla scelta della nuova data i Ventisette sono rimasti
inchiodati fino alle prime ore di questa mattina, divisi tra chi voleva
un periodo breve (Macron in testa) e chi invece spingeva per
un'estensione più lunga (Merkel): alla fine è stato trovato un
compromesso sulla data del 31 ottobre, con l'impegno di rivedere la
situazione a giugno, subito dopo le Europee. Un modo per legare
l'uscita dei britannici alla scadenza dell'attuale Commissione europea
guidata da Juncker ed evitare così l'ingresso di Londra nel nuovo
esecutivo Ue con un suo commissario. L'intesa è stata poi sottoposta a
Theresa May, rimasta fuori dalla sala durante il dibattito tra i
colleghi.
Oggi Bernardo Valli scrive che persino l'asse franco- tedesco,
geopoliticamente naturale e a volte spocchioso motore dell'associazione
di cui fanno parte ventotto paesi, si è pubblicamente inceppato il 10
aprile. E si sarebbe inceppato quando si è visto che i due leaders
hanno ridotto al minimo, meno di mezz'ora, la tradizionale, appartata
consultazione franco- tedesca che precede le maggiori riunioni europee.
Abbandonato dall'abituale partner tedesca, Emmanuel Macron si è
ritrovato quasi solo ( assecondato solo dai dirigenti spagnolo,
lussemburghese, maltese e belga) nel sostenere la soluzione
praticamente immediata di un "no deal", di un'uscita senza accordo, di
fronte agli altri Stati membri dell'Unione dichiaratisi in favore di
un'estensione lunga, fino al 31 dicembre per consentire un divorzio
meno brutale. Insomma un'uscita morbida. Infine i ventisette hanno
fissato la data del 31 ottobre. Un compromesso. A Macron è stato fatto
comprendere senza treoppi giri di parole che lui volendo assecondare la
sua opinione pubblica alla quale stanno ormai sui nervi « i capricci
britannici», avrebbe proposto una Brexit brusca, immediata. Invece la
cancelliera tedesca non ha risparmiato subito dopo la lunga e tesa
riunione i sorrisi a Theresa May: e quei sorrisi, esibiti durante un
amichevole colloquio, sotto gli sguardi dei partecipanti al vertice che
stava per cominciare, hanno assunto il peso di un appoggio politico al
primo ministro britannico, lì in veste di imputato. Noi le abbiamo
prese per i fondelli vignettando l'immagine delle due che si
congratulavano del fatto che entrambe erano in abito azzurro-blu
Europa.
A far discutere i leader europei anche le condizioni da imporre ai
britannici, soprattutto per quanto riguarda il ruolo di Londra nei
negoziati e nelle votazioni sul prossimo bilancio europeo. Il messaggio
mandato a Theresa May è chiaro: «Il Regno Unito - chiedono i Ventisette
- si dovrà astenere da qualsiasi misura che possa mettere a repentaglio
la realizzazione degli obiettivi dell'Unione».
La nostra impressione parte da due fatti che ci pare non siano presi in
considerazione. Il primo è che Angela Merkel, ha lasciato l'incarico
della presidenza del partito cristianodemocratico. Inoltre, nelle
elezioni nazionali del 2021 non si candiderà più come cancelliera, e si
dimetterà completamente dalla politica.
Questo significa che la coppia Macron-Merkel sostanzialmente avrà poco
fiato nel Parlamento europeo nel 2019 e quindi il bel francesino
deve cercare un altro interlocutore e per adesso è abbastanza difficile
per chiunque capire chi sarà. Finora tre politici si sono fatti avanti
per candidarsi in dicembre come successori della Merkel in quanto
presidente della Cdu: Annegret Kamp-Karrenbauer, 56 anni, da febbraio
segretaria generale del partito e in precedenza primo ministro del
Saarland; Jens Spahn, 38enne attuale ministro della Sanità; e Friedrich
Merz, dal 1994 al 2009 membro del parlamento a Berlino e dal 2000 al
2002 presidente della frazione Cdu/Csu. Ma prima del congresso del
partito potrebbero aggiungersi altri candidati.
Sostanzialmente Merkel sta per uscire di scena con un paese
strafottentemente ricco e con un surplus commerciale altissimo,
confermato anche nei primi mesi di quest'anno nonostante la crisi ma
debolissimo nel contesto europeo e internazionale proprio per
l'incertezza del “chi sarà” il prossimo o la prossima cancelliera
tedesca. Invece il mandato di Macron terminerà a maggio 2022 e quindi
avrà un grande ruolo anche nei prossimi 27 mesi.
Il secondo aspetto su cui vale la pena di riflettere è che mentre i 27
paesi dell'Ue che dovrebbero restare post Brexit sorridono un po'
arrabbiati delle lunatiche votazioni del parlamento inglese
probabilmente scommettendo nella caduta della May, non é detto che
questo tira-e-molla sia stato messo in atto proprio dagli inglesi per
spaccare infine il fronte europeo e quindi farci ingoiare una Brexit
più vantaggiosa per loro. Visto che gli stati UE vanno si d'accordo ma
non proprio sempre e comunque. E penso che Macron, tradizionalmente
sospettoso di ogni spiffero inglese, abbia preso l'orientamento per una
Brexit alla svelta più che per la prossima dipartita politica della
Merkel proprio perché e dopo le elezioni di maggio e dopo tutto quel
che ne conseguirà, ci
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DUE PAPI (UNO DI TROPPO)
Scrive Marco Politi che “Qualcosa non torna nel piccolo manifesto
su Chiesa e pedofilia, che l’ex pontefice Benedetto XVI ha diffuso su
un mensile ecclesiale bavarese (Klerusblatt) sotto la modesta
definizione di appunti ma che di fatto ha l’impatto di una “autorevole”
contro-indicazione rispetto all’approccio che faticosamente papa
Francesco sta seguendo nell’affrontare i nodi della pedofilia del
clero. Ratzinger lamenta un crollo spirituale, un “collasso della
teologia morale cattolica” un disarmo etico che avrebbe reso la Chiesa
inerme dinanzi al relativismo imperante nella società e – come altre
volte in passato – attribuisce la colpa di queste deviazioni alla
teologia “conciliare” (di una malintesa interpretazione del concilio) e
più in generale al tramonto di Dio dalla scena pubblica. Sono qui le
radici, sottolinea, del diffondersi della piaga della pedofilia in seno
alla Chiesa”.
C’è anche dell’altro: “Ma non torna soprattutto la tesi centrale della
narrazione ratzingeriana. La sua descrizione di un drammatico
rilassamento dei costumi dovuto alla rivoluzione sessuale degli anni
Sessanta, che avrebbero (in toto!) predicato la liceità della
pedofilia, come causa scatenante della diffusione degli abusi. Cosa
c’entra l’abbandono da parte della Chiesa di un’etica basata sul
diritto naturale con la pedofilia? Cosa c’entrano i mutamenti della
teologia morale cattolica, cosa c’entrano le combriccole gay nei
seminari, cosa c’entrano i filmini porno, cosa c’entra la
relativizzazione dei valori e del giudizio morale?
Ratzinger sa bene che la pedofilia ha accompagnato tutta la storia
dell’istituzione ecclesiastica, solo che secolo dopo secolo è stata
pervicacemente nascosta. Ratzinger sa bene che già il concilio dei
vescovi spagnoli ad Elvira nel 306 – agli albori del riconoscimento
ufficiale del cristianesimo nell’impero romano – condannò gli
“stupratori di fanciulli” negando loro la comunione persino in punto di
morte. Altro che rivoluzione del ’68”.
Ed anche: “In realtà, come ha scritto papa Bergoglio, se la pedofilia è
un cancro diffuso in tutta la società (e massicciamente in ambiti
familiari, come dimostrano le statistiche), la pratica impunita della
pedofilia in ambito del clero è stata fondata per secoli sull’abuso
clericale del potere: abuso di coscienza, abuso di corpi. Come rivelano
e riveleranno sempre di più anche le denunce sugli abusi inflitti dal
clero alle donne.
Addirittura grottesco è il tentativo dell’ex pontefice di addossare
allo spirito “conciliare” il garantismo estremo dei processi
ecclesiastici, volto alla tutela ad oltranza dell’accusato “al punto da
escludere praticamente – è scritto nel saggio – la condanna del
colpevole”.
Senza la pretesa di voler insegnare a dir messa al papa (anzi: a due
Papi) il lungo intervento di Benedetto XVI –al di la delle polemiche ed
alla feroce concorrenza da sempre interna alla Chiesa ed al Vaticano-
conferma ancora una volta l’incapacità della gerarchia a capire il
mondo.
Abbiamo scritto tempo fa su queste pagine a proposito delle
condanne subite da due sacerdoti bergamaschi uno per pedofilia verso
una bambina e l’altro per la frequentazione di prostituiti a
cavallo della maggiore età da parte di un altro sacerdote. Il primo un
episodio tuttora non smatassabile . O di quell’altro che, scoperto come
avesse istallato una macchina fotografica dentro uno spogliatoio
maschile e femminile fosse stato oggetto di un “furto mirato e
sputtanato” dell’intero corredo di macchine. O un suo collega che
invitava i ragazzi a confessarsi in casa sua di pomeriggio quando la
domestica andava al cimitero. Se di questi episodi abbiamo scritto con
discreta ironia e leggerezza invece di don Pietro Arrigoni morto
a 101 anni che aveva vissuto da isolato la sua missione e aveva patito
l’iradidio. Anzi: della chiesa ufficiale.
Il documento di Bendetto XVI così come tanti altri episodi di preti che
vanno con minori e con maggiorenni di sesso identico o differente ci
conferma della incapacità della chiesa di tenere insieme i propri
pastori. Prima li alleva in una società tutta maschile e già abbastanza
corrotta di suo e poi li sbatte nella società senza mai più visitarli.
Pochi si salvano, molti si trattengono per paura, parecchi sbandano.
Una chiesa che lascia i suoi pastori dispersi e soli nella società deve
mettere in conto che ne perderà parecchi e parecchi faranno errori: ma
in migliaia di anni non ha saputo trovare soluzione. O non l’ha voluta
perché anche nel clero come nella società l’idea che il maschio adulto
possa violentare la donna o l’uomo più giovane è stata SEMPRE
sopportata e coperta e nascosta.
Adesso viene fuori un Papa. Nientemeno che un Papa e non un modesto
curato a dire che “l’è tutta colpa del sessantotto”. Non ha proprio
capito niente oppure è in malafede perché proprio la liberazione
sessuale del sessantotto fu una della chiavi od occasioni perché una
certa leggerezza e libertà tra maschi e femmine riducesse il
danno delle violenze. Proprio quella libertà che consentiva in primis
alle ragazze di decidere da sole se starci o meno sbatteva in faccia al
mitico maschio italico coi pantaloni a zampa di elefante e il pacco
gonfio (quell’abbigliamento era tutto un messaggio…) che… se lo poteva
tenere appunto serrato nel pacco. Quella rivoluzione fece capire anche
ai preti che la libertà era identica per la donna come per l’uomo.
Questo contraddiceva gli interessi di una società maschilista e
capitalista così com’era sempre stata la chiesa. Del resto basta
leggere i “doveri delle spose” un foglietto che veniva consegnato ai
morosi ed alle mogli al matrimonio come doveva essere la piramide
di governo della società e della famiglia secondo la chiesa. E tutte le
tragedie successive.
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