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Di cosa parliamo in questa pagina.

SIMONE, GRETA, RAMI? LA SINISTRA NON DEVE RIPARTIRE DA LORO, MA ESSERE ALLA LORO ALTEZZA (PER NON PERDERLI)
Partiamo da un presupposto. È giustissimo elogiare il comportamento di Simone, il ragazzo di Torre Maura che ha affrontato i fascisti di Casa Pound dicendo loro, senza troppi giri di parole, che non è giusto prendersela sempre con una minoranza additandola come colpevole di tutto. Al tempo stesso, però, ha ragione il papà di Simone per cui se la politica esalta suo figlio mettendolo sullo stesso piano di Mimmo Lucano allora c'è più di un problema. Non giriamoci intorno: era inevitabile che un ragazzo capace di affrontare un mucchio di intolleranti dediti alla proposizione periodica di un ridicolo quanto violento e pericoloso cosplay del fascismo, arrivando addirittura a calpestare il pane al grido di “devono morì de fame”, diventasse virale e funzionasse come nuovo ritornello della solita canzone per cui la sinistra dovrebbe ripartire da Simone di Torre Maura si unisce a Greta Thunberg e Rami nel nuovo pantheon del progressismo, che assurge a eroi ragazzi non ancora maggiorenni che hanno il merito di vedere il mondo per quello che già, e non attraverso gli schemi retrogradi della paura e dell'esclusione portati avanti dalla politica scellerata e dalla propaganda tossica del governo a tinte più verdi che gialle. (...)

GIUNTA GORI. BELLE IDEE MEDIOCRI RISULTATI QUANDO NON PESSIMI
Con una commovente e sobria cerimonia previa santa messa dai frati Cappuccini l'assessore Angeloni ha presentato ieri alla stampa l'ultimo passo di digitalizzazione della città e della vita dei suoi fortunati (ad avere l'Angeloni come assessore) abitanti.
«Sono un cestino intelli­gente», dice il bidone della spazzatura. Non al cittadino che vi transita di fianco:però, quello vede da solo che il cestino trabocca.  Speriamo che qualche bontempone non lo acheri e sono un CRETINO INTELLIGENTE”. Non a voce, per ora, ma solo con il cartello che spiega come questo e altri 156 contenitori identici sparsi per la città siano dotati di sensori che avvisano Aprica quando è ora di svuotarli. Un domani prossimo prossimo, se l'Angeloni sarà riconfermato assessore, il “cretino intelligente” parlerà con Aprica. Woww!!! (...)

PATRIMONIALE: FA L'EFFETTO DELL'AGLIO SUI NOSTRI POLITICI
Di Peter Gomez
Avete presente l’aglio e i vampiri? Be’, nel vocabolario italiano esiste una parola che provoca gli stessi effetti sui nostri politici. Basta che qualcuno dica, anche a bassa voce, “patrimoniale” e intorno a lui si apre il vuoto. Uno la pronuncia e loro scappano. Tutti. Non importa se siano di destra, di sinistra, del Movimento 5 Stelle. La reazione è sempre la stessa: il fuggi fuggi generale. (...)

SE UN PAPA SANTO RENDE POCO, DAI CHE NE FACCIAMO UN'ALTRA (DI SANTA)
A 7 anni dalla morte di Giulia Gabrieli ha inizio il suo processo di beatificazione (domani sera al santuario di Stezzano), dove verrà proclamata «Serva di Dio». Il resto della storia  tragica purtroppo “normale” anche per qualche centinaio di bergamaschi ogni anno lo leggete all'inizio della pagina. Lo diciamo subito: è qualcosa di estremamente disturbante anche se come laico dovrebbe importarmi  nulla delle cose di chiesa. Perché  annuso una Ghiaie di Bonate riveduta e corretta con maggiore  avvedutezza (qui rispetto alla vicenda di Adelaide) da parte della chiesa e dei compartecipanti all'operazione. Perché annuso una Medjugorie senza le rocce carsiche. (...)










































































SIMONE, GRETA, RAMI? LA SINISTRA NON DEVE RIPARTIRE DA LORO, MA ESSERE ALLA LORO ALTEZZA (PER NON PERDERLI)
IL GESTO DI SIMONE A TORRE MAURA NON CI METTE DAVANTI AL NUOVO EROE DA CUI LA SINISTRA DEVE RIPARTIRE, MA CI RACCONTA UN MONDO CHE NON SI RASSEGNA ALLA PAURA E ALL'ESCLUSIONE. SE LA SINISTRA VUOLE IMPARARE LA LEZIONE, DEVE COSTRUIRE UN FUTURO ALL'ALTEZZA DEI TANTI SIMONE IN GIRO PER IL MONDO.

Partiamo da un presupposto. È giustissimo elogiare il comportamento di Simone, il ragazzo di Torre Maura che ha affrontato i fascisti di Casa Pound dicendo loro, senza troppi giri di parole, che non è giusto prendersela sempre con una minoranza additandola come colpevole di tutto. Al tempo stesso, però, ha ragione il papà di Simone per cui se la politica esalta suo figlio mettendolo sullo stesso piano di Mimmo Lucano allora c'è più di un problema. Non giriamoci intorno: era inevitabile che un ragazzo capace di affrontare un mucchio di intolleranti dediti alla proposizione periodica di un ridicolo quanto violento e pericoloso cosplay del fascismo, arrivando addirittura a calpestare il pane al grido di “devono morì de fame”, diventasse virale e funzionasse come nuovo ritornello della solita canzone per cui la sinistra dovrebbe ripartire da Simone di Torre Maura si unisce a Greta Thunberg e Rami nel nuovo pantheon del progressismo, che assurge a eroi ragazzi non ancora maggiorenni che hanno il merito di vedere il mondo per quello che già, e non attraverso gli schemi retrogradi della paura e dell'esclusione portati avanti dalla politica scellerata e dalla propaganda tossica del governo a tinte più verdi che gialle.
Si dice spesso che le istanze per cui oggi le forze progressiste si battono — e cioè la libertà individuale, i diritti civili, i diritti dei migranti e l'accettazione della diversità in un percorso di integrazione — siano già date e che le persone sono più avanti di quanto la politica racconti. Di sicuro, i più giovani credono a una società che non è quella disegnata dall'attuale Spirito del Tempo: una società disegnata dalla paura, dalla guerra di trincea al più povero, dal capro espiatorio e dall'esclusione permanente. Ma questo, bisogna dirlo, non rende questi ragazzi più aperti automaticamente ragazzi di sinistra. In fondo il problema è che la sinistra non deve ripartire da Simone, ma deve diventare una forza politica in grado di fare in modo che Simone si riconosca come una persona di sinistra.
Il grande successo dei populismi nasce (anche) per aver trasformato il povero nel nemico per eccellenza. La propaganda nazionalista sulla chiusura delle frontiere non vuole mettere in discussione i motivi profondi per cui l'attuale sistema economico genera disuguaglianze, ma vuole scaricare la colpa dei problemi in chi è più escluso di chi si è impoverito. Quando si afferma che il problema del razzismo non sia tanto legato al colore della pelle, ma alle condizioni economiche, si sta semplicemente ribadendo che il sistema di contrapposizione politica vuole mettere contro le classi sociali più esposte senza avere la volontà di migliorare strutturalmente le condizioni della società. L'esclusione porta rancore. L'insicurezza porta rabbia. L'impossibilità a vedere il futuro porta tensione verso l'annientamento rivolta a chi sta messo peggio di noi, il capro espiatorio per eccellenza. In una società votata al successo e che vede nell'autorealizzazione materiale l'unico modo per affermarsi agli occhi del proprio circolo sociale, essere poveri è vista come una colpa. Ancora peggio essere poveri e disturbare il processo di chi cerca di sopravvivere e si sente in qualche modo sopraffatto da forze più grandi di lui.
Il ragionamento della sinistra che verrà va inserito qui. Salvare i giovani Simone di questo mondo (non solo delle periferie romane) da questa sensazione di esclusione, questo sentimento di inevitabilità verso l'impossibilità di immaginarsi un futuro. Non trattarli da eroi, ma usarli come termometro di un mondo che cambia e che ha bisogno di sicurezza e prospettiva. Quando si cita la famosa frase dell'Interregno di Antonio Gramsci, per cui il nuovo non può nascere e la situazione genera mostri, si dimentica di legare questa dinamica a come i movimenti neofascisti e sovranisti in giro per il mondo suscitino una fascinazione verso i più giovani. Se lasciamo le persone sole con loro stesse, con le loro paure e con i loro problemi (che possono anche essere legati alla perturbazione portata da inserire corpi estranei dentro un contesto sociale consolidato), arriva qualcuno a dar loro un senso di appartenenza, un senso di comunità, uno scopo e una prospettiva. Non importa che questa prospettiva sia positiva o legata alla distruzione: è fondamentale che persone senza uno scopo di colpo si sentano parte di qualcosa. Le pagine di cronaca sono piene di articoli sui giovani che si legano a formazioni neofasciste proprio per questo.
La lezione di Simone, così come quella di Greta Thunberg e di Rami non sta nel gesto individuale da esaltare come eroico, ma nella possibilità di credere ancora in un mondo in cui le persone ritornano a trattarsi come tali, spingendosi verso la tolleranza e la cooperazione, e non verso l'annientamento. Se la sinistra vuole imparare da tutto questo, non deve costruire il carro su cui salire per un ragazzino che manco ci vuole stare, ma che si è semplicemente stufato del bullismo inutile di quattro fascisti vittime delle loro stesse paure. Bisogna, invece, usare questa spinta per far sì che le tante e i tanti Simone di questo mondo si sentano parte di una comunità di destino, di un racconto condiviso e che non si sentano più soli. Se no sappiamo già come va a finire: lo abbiamo visto succedere, e non va per niente bene.

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GIUNTA GORI. BELLE IDEE MEDIOCRI RISULTATI QUANDO NON PESSIMI

Con una commovente e sobria cerimonia previa santa messa dai frati Cappuccini l'assessore Angeloni ha presentato ieri alla stampa l'ultimo passo di digitalizzazione della città e della vita dei suoi fortunati (ad avere l'Angeloni come assessore) abitanti.
«Sono un cestino intelli­gente», dice il bidone della spazzatura. Non al cittadino che vi transita di fianco:però, quello vede da solo che il cestino trabocca.  Speriamo che qualche bontempone non lo acheri e sono un CRETINO INTELLIGENTE”. Non a voce, per ora, ma solo con il cartello che spiega come questo e altri 156 contenitori identici sparsi per la città siano dotati di sensori che avvisano Aprica quando è ora di svuotarli. Un domani prossimo prossimo, se l'Angeloni sarà riconfermato assessore, il “cretino intelligente” parlerà con Aprica. Woww!!!
E non è l'uni­co arredo intelligente sparso per la città: ci sono anche la panchina luminosa che ricari­ca il cellulare, la torretta piena di prese usb e il totem che for­nisce ogni tipo di informazio­ne. Belle cose come la durata del matrimonio: finchè dio lo vorrà. Dove in questa città basta un atalantino post partita con la Roma a disfare tutto. Tutte insieme costituisco­no le isole digitali installate da novembre in nove punti della città, ma attive da ieri. «Sono cose mai viste prima e rappresentano il risultato di due anni di lavoro—racconta l'assessore all'Innovazione Giacomo Angeloni —. Ed è si­gnificativo il fatto che l'inizia­tiva parta proprio dai quartie­ri più periferici e non dal cen­tro». Già perché sono gli abitanti dei quartieri che ingolfano la città di auto per non dire dei turisti che trascinano il trolly rotellato che suona la musica di una transiberiana.
La panchina ha anche un nome: si chiama Panka Tesla. È in legno con una testata lu­minosa che cambia colore quando avverte la presenza di una persona, e ricarica il cel­lulare in modalità wi-fi. Panka Tesla da Pradella Sistemi da Cazzano sant'Andrea inventata però da Bergamo Sviluppo  nel polo tecnologico di Dalmine. Ignoto il costo di manutenzione annuo e neppure le previsioni di spesa per aggiustarle o sostituirle: il Corriere non gliel'ha chiesto. Sempre dalla Pradella viene anche Pila un concentrato di multiservizi che vanno dalla cardioprotezione all'ecomobilità. Pila é dotata di un'apposita Teca per Defibrillatori DAE, in grado di conservare il dispositivo salvavita in condizioni climatiche e meccaniche ottimali. Un po' di facile ironia se ti siedi sulla  Tecla ti fai friggere aggratis di onde wifi e se ti viene un colpo ti defribilla all'istante. Che vuoi di più? Datemi un Lucano!.
L'energia viene dalla vicina colonna Pila, dotata di 8 porte Usb per la ricarica dei disposi­tivi, due delle quali con tecno­logia Qualcomm Quick Charge 3.0 per una ricarica più ra­pida. Ogni isola digitale è composta da una Pila e due Panka Tesla, ma due sono do­tate anche di una teca con de­fibrillatore. Quattro isole han­no anche un totem informati­vo con touchscreen: vi si pos­sono trovare gli orari dei treni e degli aerei, le informazioni su orari delle linee Atb, e i collegamenti con il portale turi­stico Visit Bergamo (che per ora si blocca prima di fornire i dettagli sugli eventi). A breve conterranno anche i dettagli. Perchè è del tutto normale che mentre sei al parco e segui un film acherato pure quello da una centrale napoletana gestita da un rumeno in società con un conterraneo (vale a dire bergamasco) ti venga voglia di fare un salto i sharm-e--sheik (scusate la scrittura) Londra Mosca. A migliaia di anziani col cane al guinzaglio ogni mattina gli salta il ghiribizzo di  fare un salto a Odessa a comprare dei cetrioli sottaceto russi (o sovietici? Boh).
Ma adesso viene il bello. O il buono. Leggiamo: “I nuovi marchingegni ad al­ta tecnologia non si fermano a Panka Tesla e colonna Pila. Sotto i prati di sei par­chi sono stati installati quin­dici sensori che rilevano il li­vello di umidità del terreno facendo scattare rimpianto di irrigazione solo quando serve (un progetto simile coinvol­gerà a breve la Valle della Biodiversità di Astino). In effetti se ne sentiva la mancanza visto che in cinque anni di sindaca tura Gori i giardini della città sono vieppiù peggiorati fino a diventare percorsi di transumanza di cani e turisti. Ma i giardini della città –specialmente quelli appena fuori gli uffici dell'assessora adetta alla bellezza LeyLa Ciagà- fanno davvero piangere. Per non scrivere: cagare.  In cinque anni p.e. i pochi giardini di città alta NON hanno mai visto un addetto a manutenzionare l'impianto di irrigazione (che pure esiste ma dopo 20 anni forse…). Adesso a due mesi dalle elezioni
Hanno istallato  ben 15 sensori. Che smetteranno di funzionare il 28 maggio e resteranno vita natural durante senza manutenzione come accade dappertutto. Ecc. Ecc. ecc.
Il problema è che nella giunta Gori ci sono degli assessori talmente neofiti e scarsamente capaci che una la fanno intanto che inventano la secondaleggendo wired. In una sola cosa non sbagliamo mai: negli spaventosi costi degli appalti dei lavori. 900mila euro per  rifare i 90 mt della tubazione di scarico delle acque piovane del parcheggio della Marianna sotto le Mura alla Porta di s. Alessandro. 300mila euro per  rifare il muretto a valle in Colle Aperto con l'entusiamante risultato che le sedute in pietra sono alte 28-30 cm mentre le panchine 42-44 cm. Una genialata da ascrivere  all'ss. Brambilla. Altra genialata è l'appiattimento del marciapiedi di Piazza Cittadella così che le macchine possono parcheggiare e transitare anche sul… marciapiedi: cosa non si fa per bottegai e  ristoranti di città alta. L'ass. Leyla Ciagà dovrebbe anche fare una visita alle aiuole verdi allestite in Piazza Mascheroni prima che siano essicate del tutto: colga l'occasione per celebravi una conferenza stampa. E che dire dei tubi di plastica nelle fognature sotto Piazza Duomo? Stendiamo un velo pietoso sul quel cimitero che è la Rocca appena appena ieri  passata dal demanio al comune. Ci fermiamo perché riuscire a scentrarle quasi tutte nonostante le idee non siano nemmeno disprezzabile ci vuole del manico. Un grande manico. Quello di alcuni assessori della giunta Gori.
PATRIMONIALE: FA L'EFFETTO DELL'AGLIO SUI NOSTRI POLITICI


Di Peter Gomez

Avete presente l’aglio e i vampiri? Be’, nel vocabolario italiano esiste una parola che provoca gli stessi effetti sui nostri politici. Basta che qualcuno dica, anche a bassa voce, “patrimoniale” e intorno a lui si apre il vuoto. Uno la pronuncia e loro scappano. Tutti. Non importa se siano di destra, di sinistra, del Movimento 5 Stelle. La reazione è sempre la stessa: il fuggi fuggi generale.

Così, non appena il neo segretario della Cgil, Maurizio Landini, prova a ragionare su un’imposta sui ricchi, Nicola Zingaretti, il segretario di un Pd che secondo Romano Prodi non è più “il partito dei ricchi”, si smarca e dice: “Non è una mia proposta e non è nel nostro programma”. Trovandosi in buona compagnia con Matteo Salvini, che la patrimoniale non l’ha mai voluta, e con Luigi Di Maio che da settimane ripete “niente manovre correttive, patrimoniali o tasse sulla casa”.

Chi scrive, sia chiaro, non è un fan delle tasse. E nemmeno della patrimoniale. Ma, se si parla di imposte sui più facoltosi, in un Paese in cui il 5 per cento della popolazione più ricca detiene un patrimonio (3.800 miliardi di euro circa) pari a quello detenuto dal 90 per cento più povero, la risposta giusta da dare sarebbe “dipende” e non quella tradizionale “non se ne discute nemmeno”.

Se, per esempio, si facesse pagare un’imposta dell’uno per cento ai più ricchi e poi il gettito (quasi 40 miliardi di euro) fosse utilizzato per abbattere decisamente le tasse sul reddito, sarebbe il caso di ragionarci. Perché il ricavato sarebbe sufficiente per avere aliquote Irpef vicine a quelle del 15-20% previste dal contratto di governo.

A queste condizioni anche chi è ricco, ma lavora, avrebbe ben poco da dire: perché in cambio di quell’uno per cento di tasse sul suo patrimonio avrebbe un grande vantaggio. E ancora maggiore sarebbero i benefici per la nostra economia: con più soldi in tasca i lavoratori italiani (a partire dai dipendenti, cioè l’unica categoria che al fisco non può sfuggire) riuscirebbero a rilanciare i consumi interni.

Certo, lo sappiamo, esistono obiezioni non infondate a proposte come questa. Ma dovrebbe far riflettere il fatto che, in pressoché tutti i Paesi dove le imposte sui redditi sono molto più basse che da noi, esistono invece tasse sulla prima casa e sulle successioni. E che sono pure salate. Negli Stati Uniti chi è proprietario di immobili paga fino al 2 per cento l’anno sul loro valore (in Italia invece si paga molto meno e solo sulle seconde case). Mentre nel Regno Unito chi riceve un’eredità superiore alle 325mila sterline lascia al fisco anche il 36 per cento.

Possibile che su tutto questo da noi non sia consentito aprire almeno un dibattito? Sappiamo tutti che in Italia le tasse (per chi le paga) sono troppe. Ma proprio perché gli evasori abbondano ed evadere – come disse qualche anno fa un ex direttore dell’Agenzia delle Entrate – è razionale (un medico corre statisticamente il rischio di una verifica ogni 91 anni e un ristoratore una ogni 30), il nostro sistema va stravolto. Serve un nuovo patto fiscale. Un qualcosa che premi chi produce ricchezza solo con il suo lavoro e faccia invece pagare chi è semplicemente un possidente. Non servono insomma i “no”. Ma servono i “dipende”.
SE UN PAPA SANTO RENDE POCO, DAI CHE NE FACCIAMO UN'ALTRA (DI SANTA)
A 7 anni dalla morte di Giulia Gabrieli ha inizio il suo processo di beatificazione (domani sera al santuario di Stezzano), dove verrà proclamata «Serva di Dio». Il resto della storia  tragica purtroppo “normale” anche per qualche centinaio di bergamaschi ogni anno lo leggete all'inizio della pagina. Lo diciamo subito: è qualcosa di estremamente disturbante anche se come laico dovrebbe importarmi  nulla delle cose di chiesa. Perché  annuso una Ghiaie di Bonate riveduta e corretta con maggiore  avvedutezza (qui rispetto alla vicenda di Adelaide) da parte della chiesa e dei compartecipanti all'operazione. Perché annuso una Medjugorie senza le rocce carsiche. Soprattutto perché provate cosa può pensare uno che volgendo lo sguardo alla sua famiglia ha visto un nipote morire a  sei mesi di meningite e il suo fratello di questo, che portava lo stesso nome, morire a 35 anni di sarcoma all'atlante e all'epistrofeo della colonna vertebrale. Sposato con due bambini, uno dei quali messo al mondo negli ultimi tre anni della sua vita quando attendeva la morte.
Leggere quanto scrive Giulia e suo padre fanno comprendere la grande fede che questa  ha sempre   avuto e praticato e quindi il massimo rispetto però va anche detto che quando sei davanti a certe diagnosi o t'ammazzi se ne hai il coraggio o ti butti sulla fede. Mio nipote fortunatamente non aveva problemi sull'avvenire dei due figli che lasciava a seguito della sua scomparsa e non c'erano mai stati problemi  di assistenza. Che è già una gran cosa. Però questo fenomeno  per cui la morta di una ragazzina, fato drammatico ma anche normale-  diventi occasione per creare una santa,  ci lascia perplessi. Soprattutto ci lascia perplessi che all'operazione ci stiano anche i suoi genitori che semmai dovrebbero ritrarsi nella riservatezza anziché medializzare l'evento in chiave religiosa e miracolistica. “L'ho conosciuta in una circostanza drammatica – ha ricordato monsignor Beschi durante la trasmissione “Bel tempo si spera” andata in onda mercoledì 24 ottobre su Tv2000 – al funerale di Yara Gambirasio” Che è già un dire tutto. “Mi ha chiesto di andarla a trovare; la prima volta sono rimasto lì per quasi tre ore e ha sempre parlato lei: aveva una capacità comunicativa e una ricchezza interiore infinita. Riusciva a trasmettere una fede intensissima anche durante il soggiorno in ospedale, uno dei luoghi dove ha offerto in modo significativo la sua testimonianza”. Poi ha annunciato l'avvio di un “percorso di riconoscimento della santità giovane di Giulia Gabrieli”.
Chissà quanti  -giovani e non- sono morti esattamente come Giulia senza la bollinatura del vescovo Beschi. Anche perché solo i cristiani interpretano la malattia come una punizione divina e l'occasione di salvezza. Che sotto sotto invece si attendono tutti da un buon ospedale.