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Di cosa parliamo in questa pagina.

IN UN ANNO IL DEBITO NAZIONALE CRESCE DI 6 MILIARDI AL MESE
Roberto Rho
La prima conseguenza, la più diretta, dell’eterna corsa del debito pubblico è il corrispondente aumento della spesa per interessi. Lo Stato italiano sborserà quest’anno una cifra non lontana dai 70 miliardi di euro per pagare le cedole dei titoli pubblici in circolazione.
Sono soldi, tanti soldi, sottratti ai servizi per i cittadini, agli investimenti pubblici, agli stimoli per l’economia privata. Naturalmente il governo può provare a mantenere inalterato il livello dei servizi ai cittadini, e anche a introdurre nuove misure di spesa (è quello che sostanzialmente ha fatto il governo Lega-Cinque Stelle con la legge di Stabilità per il 2019) ma il prezzo da pagare è un saldo di bilancio negativo. Cioè un deficit (programmato per l’anno in corso poco sopra il 2% del Pil, ma le previsioni pressoché unanimi puntano già su un valore intorno al 2,5%).(...)

COSA FARA' SALVINI DA GRANDE E DA SOLO
L‘alleanza sovranista tra Lega e Fratelli d'Italia non riesce ad essere pienamente autosufficiente: i numeri non le bastano per dire “siamo solo noi”. Le serve il 9 percento di Forza Italia. Presto Matteo Salvini dovrà decidere a quale schema politico affidare il suo futuro
Le analisi elettorali annoiano, e d'altra parte qui c'è poco da analizzare: la destra sovranista vive il suo momento, sei elezioni su sei vinte in un anno, ovunque percentuali in raddoppio e talvolta triplicate. La bolla grillina è scoppiata, avanza un altro tipo di sobbalzo del mercato elettorale e non c'è dubbio che Matteo Salvini ne sia il protagonista. Così come è evidente che i vecchi partiti – o quelli giudicati tali, insomma Forza Italia e il Pd – non siano riusciti al momento a tornare in gioco nel consistente travaso di consensi in uscita dal Movimento Cinque Stelle.(...)

STRADA DALMINE ALME'. COMINCIANO LE BEGHE LAGALI TRA PROVINCIA E IMPRESA.
Tutto come previsto: la politica ha fatto di nuovo flop e l'ha fatto ciurlando nel manico. Prima di tutto la solfa dei c.d. “sottoservizi” che sono un'autentica invenzione non perché sotto i ponti e le strade non ci passino tubi e cavi ma perché “lo si sapeva prima” e quindi dal progetto doveva saltar fuori il problema PRIMA dell'appalto. Poi perché –abbiamo osservato per bene i lavori sotto tre ponti a Curno, TUTTI i sottoservizi che vi passano potevano restare dov'erano senza bisogno di spostarli. Le opere aggiuntive per l'ampliamento della strada erano tutte al di fuori della traccia dei sottoservizi. Pure le demolizioni potevano essere fatte senza manomettere quel che c'era sotto. Un'invenzione della Vitali quindi? Nossignori. Lavori in grandissima parte del tutto inutili (lo spostamento) che vengono eseguiti perché così i proprietari dei sottoservizi si ritrovano con la tratta nuova non pagata da loro ma dalla provincia ma rifatta dalle loro ditte. Hai capito?  Cioè dai cittadini. (...)

CUCINA CASALINGA CURNESE
Notizie quasi estive dal Comune. Ci deve essere per aria ancora qualche temporale molto persistente ed acquoso (strano?! non piove davvero da almeno sei mesi) tra il Comune e la Scuola Media se l'Assessora ha deciso di far pubblicare “in forma ornata” l'avviso alle famiglie ed ai cittadini che il Comune -contrariamente alle malelingue nostrane adatte ai beveroni della maggioranza- che “ per l'anno scolastico 2018-2019 l'Amministrazione Comunale intende sostenere attivamente il Piano dell'Offerta Formativa delle istituzioni scolastiche presenti sul territorio comunale e in particolare per i viaggi d'istruzione programmati dalla Scuola secondaria di 1° grado "G. Pascoli" per le classi Prime e Terze, con l'assegnazione di un contributo per le gite scolastiche (viaggio d'istruzione a Lavazè o a Palermo) alle famiglie degli alunni residenti”.(...)












































































IN UN ANNO IL DEBITO NAZIONALE CRESCE DI 6 MILIARDI AL MESE


Roberto Rho
La prima conseguenza, la più diretta, dell’eterna corsa del debito pubblico è il corrispondente aumento della spesa per interessi. Lo Stato italiano sborserà quest’anno una cifra non lontana dai 70 miliardi di euro per pagare le cedole dei titoli pubblici in circolazione.
Sono soldi, tanti soldi, sottratti ai servizi per i cittadini, agli investimenti pubblici, agli stimoli per l’economia privata. Naturalmente il governo può provare a mantenere inalterato il livello dei servizi ai cittadini, e anche a introdurre nuove misure di spesa (è quello che sostanzialmente ha fatto il governo Lega-Cinque Stelle con la legge di Stabilità per il 2019) ma il prezzo da pagare è un saldo di bilancio negativo. Cioè un deficit (programmato per l’anno in corso poco sopra il 2% del Pil, ma le previsioni pressoché unanimi puntano già su un valore intorno al 2,5%).
L’analisi
Tagli a cantieri, scuola e sanità ecco il conto per gli italiani
segue dalla prima pagina
Cioè nuovo debito che va ad accumularsi su quello già esistente.
Naturalmente la spesa pubblica non è tutta uguale e ci sono spese che, pur pesando sui conti dello Stato, producono sulla crescita dell’economia nazionale effetti positivi che compensano, o addirittura superano quelli negativi: gli investimenti in infrastrutture, innovazione dei servizi pubblici, ricerca, scuola e università. Non è però il caso dell’Italia gialloverde, che queste voci ha più o meno tutte tagliato per creare lo spazio necessario al lancio del reddito di cittadinanza e delle pensioni a quota 100.
Misure assistenziali, di impatto modesto o nullo sulla crescita del prodotto interno lordo e, viceversa, sicuro sul debito.
Trent’anni fuori controllo
L’allarme debito pubblico, in Italia, suona ininterrottamente perlomeno da trent’anni, senza che qualcuno lo ascolti. Nel 1980 è ancora sotto al 60 per cento del Pil ma all’inizio del decennio successivo è già schizzato al 100 per cento (i dati sono contenuti in uno studio di Roberto Artoni, professore di Scienza delle Finanze all’Università Bocconi, citato dal Sole 24 Ore), a causa di politiche di bilancio sciagurate, mai rigorose, e a un’inflazione multipla rispetto ai numeri dei giorni nostri. La corsa prosegue fino al 124 per cento del 1994 e tutti gli sforzi di contenimento della crescita del debito nei decenni successivi non producono risultati rilevanti, se è vero che oggi, 26 marzo 2019, siamo ben oltre il 130 per cento.
L’incertezza e le imprese
L’Italia morirà affogata nei debiti? Qual è, se ne esiste uno, il limite oltre al quale non si può andare? E soprattutto, quali sono gli effetti negativi per il bilancio pubblico, cioè indirettamente (ma non troppo) per le tasche degli italiani?
Più debito, più interessi da pagare. Ci sono poi gli effetti meno evidenti, sui quali la teoria economica si esercita da tempo.
Il primo: lo Stato, per finanziare il debito, prosciuga risorse altrimenti destinate al settore produttivo, agli investimenti privati. Lo Stato si mette in concorrenza con l’economia privata, e tra l’altro è una concorrenza distorta dal diverso e più favorevole regime fiscale cui sono sottoposte le cedole dei titoli di Stato (12,5 per cento) rispetto alle altre forme di investimento. Secondo: generalmente per arginare la crescita eccessiva del debito uno Stato attento agli equilibri del proprio bilancio finirà per aumentare le tasse. In Italia il tema tornerà d’attualità non appena — superate le elezioni Europee — si parlerà di manovra di aggiustamento dei conti pubblici. Quand’anche non accadesse, secondo gli economisti è assai probabile che si verifichi comunque il cosiddetto “effetto — spiazzamento”: i consumatori, nel timore di una possibile, prossima stretta fiscale rallentano le spese e trasferiscono parte del reddito in risparmi. La logica è simile a quella che condiziona, nelle fasi di incertezza, la propensione all’investimento delle imprese: se la linea dell’orizzonte è offuscata, meglio non avventurarsi. Non si compra il capannone, non si cambiano le macchine, non si fanno nuove assunzioni. È più o meno quello che sta accadendo da un paio di trimestri a questa parte, e disgraziatamente l’effetto-incertezza si combina con quello, almeno altrettanto potente, del peggioramento della congiuntura internazionale.
Il rating
Debito pubblico, crescita del Pil e politiche fiscali: tre fattori che si condizionano tra loro e in qualche modo dipendono l’uno dall’altro. Certamente, insieme, contribuiscono a formare la reputazione di un Paese sui mercati finanziari, la percezione di credibilità e affidabilità, misurata dalle agenzie di rating.
Non è soltanto una questione estetica: da quella percezione dipende la propensione dei grandi investitori a concedere fiducia — acquistandoli — ai titoli pubblici di quel Paese, e da questo dipendono i tassi di interesse di quei titoli pubblici.
Uno Stato molto indebitato, come l’Italia, a maggior ragione se dimostra di non saper adottare le contromisure necessarie per la crescita infinita del debito, non potrà contare sulla benevolenza delle agenzie di rating e degli investitori finanziari. Per convincere questi ultimi bisognerà pagare tassi di interesse più elevati. E — al netto di possibili, nuove tempeste finanziarie, dagli esiti che potrebbero anche essere drammatici — la spesa per gli interessi accrescerà la montagna del debito pubblico. L’Italia è, da almeno 25 anni nel bel mezzo di questo vortice letale. I pochi, istruttivi intermezzi a questa tendenza sono lì a dimostrare che il destino non è ineluttabi
COSA FARA' SALVINI DA GRANDE E DA SOLO




L‘alleanza sovranista tra Lega e Fratelli d'Italia non riesce ad essere pienamente autosufficiente: i numeri non le bastano per dire “siamo solo noi”. Le serve il 9 percento di Forza Italia. Presto Matteo Salvini dovrà decidere a quale schema politico affidare il suo futuro
Le analisi elettorali annoiano, e d'altra parte qui c'è poco da analizzare: la destra sovranista vive il suo momento, sei elezioni su sei vinte in un anno, ovunque percentuali in raddoppio e talvolta triplicate. La bolla grillina è scoppiata, avanza un altro tipo di sobbalzo del mercato elettorale e non c'è dubbio che Matteo Salvini ne sia il protagonista. Così come è evidente che i vecchi partiti – o quelli giudicati tali, insomma Forza Italia e il Pd – non siano riusciti al momento a tornare in gioco nel consistente travaso di consensi in uscita dal Movimento Cinque Stelle.
Fa un po' ridere il dibattito che si è aperto a sinistra e a destra sui contenuti che avrebbero favorito questa nuova destra, con le fazioni interne del Pd che si rinfacciano le aperture allo Ius Soli e i dirigenti di Fi che litigano sull'insufficienza della classe dirigente. Dovremmo avere tutti capito che il successo salviniano è frutto di una personalità, di uno stile, di una leadership che piace agli elettori per motivi che hanno ben poco a vedere con il razionale. Successe a suo tempo con Silvio Berlusconi e in parte con Matteo Renzi. Succede a tutti i personaggi largamente divisivi che proprio per questo risultano polarizzanti sia tra gli amici sia tra i nemici.
È il populismo, signori. Un'onda che premia la capacità di tenere il palco più che la musica. E tuttavia a tutte le latitudini, dalla Liguria al recentissimo voto in Basilicata, l'alleanza sovranista tra Lega e Fratelli d'Italia non riesce ad essere pienamente autosufficiente, i numeri non le bastano per dire “siamo solo noi”. Le serve l'8-10 percento di Forza Italia,così come le sono necessarie le consistenti briciole fornite dai partitini moderati, dall'Udc a Quagliariello, passando per Idea, più le varie sigle che si fregiano del sostantivo Popolari e per i micro-raggruppamenti civici di ispirazione centrista. I “cespugli”, come si sarebbe detto una volta, determinanti in quasi tutte le elezioni regionali degli ultimi mesi.
Nel contesto emotivo dei nuovi partiti che hanno abituato i loro sostenitori a giudicare ogni accordo come un inciucio, ogni ripensamento come un tradimento, ogni dialogo come un cedimento morale, trasformare la corsa individuale del Capo in lavoro di squadra, con più soggetti a dividersene l'onere e l'onore, è una missione piena di incognite
L'one-man-band in politica funziona raramente, in Italia mai. Presto Matteo Salvini dovrà decidere a quale schema politico affidare il suo futuro, come spendere la sua improvvisa fortuna, questa lunga serie di successi che già tutti immaginano coronati da un exploit alle Europee. Con Silvio Berlusconi non vuole tornare, dice. Col M5S l'esperimento è palesemente finito e tra l'altro il Nord non gli consentirebbe ulteriori proroghe di un'alleanza così conflittuale con gli interessi del “partito del Pil”. E allora?
Il punto interrogativo è molto grande e rivela il vero limite dell'esperimento populista italiano, che vede Lega e M5S impantanati nello stesso tipo di difficoltà: le alleanze. I grillini le hanno programmaticamente rifiutate. La Lega se l'è cavata finora tenendosi quelle che aveva sui territori e rinviando il momento della scelta a livello nazionale. Ma il gioco ormai è finito. Chi vuole vincere dovrà “contaminarsi”. Le leadership solitarie – quella fortissima di Salvini, quella più opaca di Di Maio e persino una futuribile investitura di Alessandro Di Battista – non saranno più sufficienti a fare l'impresa e si dovrà decidere lo schema politico al quale affidarsi per rivendicare il governo del Paese.
Nel vecchio mondo non sarebbe stato un problema. La politica era pragmatica, realista, e anche gli elettori riconoscevano senza problemi la necessità del compromesso. Ma ora no, nel contesto emotivo dei nuovi partiti che hanno abituato i loro sostenitori a giudicare ogni accordo come un inciucio, ogni ripensamento come un tradimento, ogni dialogo come un cedimento morale, trasformare la corsa individuale del Capo in lavoro di squadra, con più soggetti a dividersene l'onere e l'onore, è una
missione piena di incognite. Anche per questo il dopo-Europee appare così incerto e nebuloso: sappiamo che cambierà tutto, è già cambiato tutto, ma nessuno può dire se il cambiamento produrrà nuovi equilibri o, al contrario, un lungo stallo in attesa di dec
STRADA DALMINE ALME'. COMINCIANO LE BEGHE LAGALI TRA PROVINCIA E IMPRESA.




Tutto come previsto: la politica ha fatto di nuovo flop e l'ha fatto ciurlando nel manico. Prima di tutto la solfa dei c.d. “sottoservizi” che sono un'autentica invenzione non perché sotto i ponti e le strade non ci passino tubi e cavi ma perché “lo si sapeva prima” e quindi dal progetto doveva saltar fuori il problema PRIMA dell'appalto. Poi perché –abbiamo osservato per bene i lavori sotto tre ponti a Curno, TUTTI i sottoservizi che vi passano potevano restare dov'erano senza bisogno di spostarli. Le opere aggiuntive per l'ampliamento della strada erano tutte al di fuori della traccia dei sottoservizi. Pure le demolizioni potevano essere fatte senza manomettere quel che c'era sotto. Un'invenzione della Vitali quindi? Nossignori. Lavori in grandissima parte del tutto inutili (lo spostamento) che vengono eseguiti perché così i proprietari dei sottoservizi si ritrovano con la tratta nuova non pagata da loro ma dalla provincia ma rifatta dalle loro ditte. Hai capito?  Cioè dai cittadini.
Poi andiamo a vedere il nodo tra Mozzo-Valbrembo verso Briolo e verso la Conca del Pascolo dei Tedeschi. Certo che il torrente Riolo dopo tutta la cementificazione della immensa plaga del Pascolo dei Tedeschi (che comprende anche altri comuni fino alle vertici dei colli della città di Bergamo) e una pratica intensiva dell'agricoltura (Parco dei Colli!?) non è più in grado di sopportare le acque che vi si scaricano e quindi andava trovata una soluzione. Però senza fare quella giostra in progetto bastava scavare una adeguata sezione sotto la provinciale 154 dalla rotonda fino alla Quisa e il paese di Mozzo era salvo definitivamente. Invece bisognava inventare una bella giostra e, visto che c'è di mezzo pure il Parco dei Colli, sotto a mungere la vacca pubblica. Ovvio che poi la Vitali fattura. Per stare a Curno basterà vedere tutte le opere previste sul lato ovest tra via Marigolda e via Brembo per capire che la Vitali è ben contenta, tanto lei… fattura. Tra l'altro era possibile immaginare che scendo dalla valle Brembana, con la soluzione adottata, fosse possibile scendere dalla Almè-Dalmine sulla via Brembo in direzione Marigolda e invece si può girare solo verso… Curno. Manca la bretella che togli il casino automobilistico ma c'è la pista ciclabile: che è uno degli amori del nostro assessore Conti. Fondamentale una pista ciclabile  tra via Brembo e una concessionaria di auto. Ovvio!. Come si doveva-poteva  pensare a una bretella per salire da via Brembo sulla SP154 in direzione dell'asse interurbano e dell'A4. Chissenefrega! :quelli della Mariglda che voglio andare a Dalmine passino per via Carlinga!. Poi vedremo che casino sarà per le aziende tra via Europa e via Padre Sala.
La tragedia è che i bergamaschi hanno in banca 23 miliardi di risparmi e la politica, quella che eleggiamo noi, fa la sparagnina davanti ad opere che andrebbero progettate con la cura di un airbus e costruite con la mania di un cesellatore. Prima una provincia leghista, poi centrodestra leghista, poi due mandati del pateracchio PD-Fi con Rossi presidente e adesso un altro pastrocchio. Dio ce ne scampi e ce ne liberi di gente di questo livello.
CUCINA CASALINGA CURNESE





Notizie quasi estive dal Comune. Ci deve essere per aria ancora qualche temporale molto persistente ed acquoso (strano?! non piove davvero da almeno sei mesi) tra il Comune e la Scuola Media se l'Assessora ha deciso di far pubblicare “in forma ornata” l'avviso alle famiglie ed ai cittadini che il Comune -contrariamente alle malelingue nostrane adatte ai beveroni della maggioranza- che “ per l'anno scolastico 2018-2019 l'Amministrazione Comunale intende sostenere attivamente il Piano dell'Offerta Formativa delle istituzioni scolastiche presenti sul territorio comunale e in particolare per i viaggi d'istruzione programmati dalla Scuola secondaria di 1° grado "G. Pascoli" per le classi Prime e Terze, con l'assegnazione di un contributo per le gite scolastiche (viaggio d'istruzione a Lavazè o a Palermo) alle famiglie degli alunni residenti”. Contributo che ammonterà al 70% del costo del viaggio  per le famiglie con ISEE fino a 3mila euro per arrivare al 20% per un'ISEE tra i 12 e i 15 mila euro. La gita a Lavazè costa 160 euro mentre quella a Palermo 260 euro. Davvero cambiano i tempi. In prima media (1958) ci hanno condotti (a piedi!) in visita di SanTomè da Ponte Briolo Brembate San Tome portandoci appresso la schiscetta di tela e un bicchiere di alluminio per bere alle vedovelle. In terza media grande viaggio in treno e tram fino alla Fiera di Milano. Sempre con la schiscetta. Scusate: che cacchio c'andate a fare a Lavazè o Palermo nel 2019?

Premio di Poesia SOVRANISTA.
Le Muse associazione culturale curnese, in attesa che il Comune gli metta a posto la sede dentro il giardino di via Marconi (per quest'anno sono previste solo opere di consolidamento) organizzano il tradizionale concorso di poesia  e –UDITE UDITE!- sono previste due sezioni due e precisamente la A: riservata a tutti i maggiorenni (potranno scrivere poesie porno?) residenti nella provincia di Bergamo e la B: “Poeti del territorio” maggiorenni residenti nel comune di Curno. Si partecipa con un solo testo in lingua italiana massimo 35 versi. E la Giuria sarà composta tra esponenti locali del mondo della cultura, docenza scolastica e informazione.Non si sa se ridere o piangere. Pure la poesia maggiorenne e sovranista con la giuria giuria composta tra esponenti locali del mondo della cultura, docenza scolastica e informazione. E se i è terù? marochì o niger!?.

350-390 euro costerà una vacanza di una settimana proposta dal Comune per i bambini-ragazzi a cura di un privato sociale (non c’è indicazione di partita IVA). Una associazione bene ammanigliata visto che i comuni che si sono maritati sono sette e tutti dello stesso colore politico. Speriamo che non sia come quello di Valbondione di un notissimo consigliere «verde» provinciale. Magari i nostri ragazzi non conoscono cosa abbia significato la presenza del fiume Brembo (a Curno ci passa il fiume Brembo che non è solo un cartoccio di plastica smerdate) che  vuol dire non sapere nemmeno chi come cosa da dove provengano loro stessi e la loro famiglia ma é importante che sappianoquel che c’è in Valcavallina. Del resto un paese e un comune che organizzano e sponsorizzano un premio di poesia «so