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Di cosa parliamo in questa pagina.

Il governo ha liberalizzato gli appalti fino a 150mila euro. Adesso vuole liberalizzarli fino a cinque milioni di euro.
Dappertutto é uno stappare di bottiglie di spumante.
Già migliaia di onestissimi cittadini italiani si stanno fregando le mani davanti alla regola dentro la legge di stabilità 2019 che prevede di alzare da 40mila a 150mila del tetto al di sotto del quale è ora possibile stipulare contratti pubblici senza gara. Negli uffici pubblici si sono stappate decine di bottiglie di spumante. Di quelle regalate dai fornitori, beninteso.Adesso il governo giallo verde intende innalzare per decreto  la soglia della procedura negoziata a 5 milioni. Questo almeno dicono le proposte che circolano in queste ore, nelle quali peraltro sarebbe anche previsto il massiccio ricorso ai commissari ad acta per sbloccare le opere incagliate. Dunque, se abbiamo capito bene, il governo che nutre un pregiudizio ideologico verso le opere pubbliche al punto da aver imposto a tappeto cervellotiche analisi costi- benefici grazie a cui si paralizzano le maggiori infrastrutture come la Torino- Lione, rendendosi però conto che il prodotto interno lordo sta precipitando decide di consegnare quasi tutti gli appalti alle procedure di emergenza.
Il PdC Conte aveva promesso un futuro pieno di ricchezza e meraviglie? Ecco scodellata la soluzione. (...)

QUELVIZIETTO CHE NON PASSA MAI AI CRISTIANI MAMMA LI TURCHI!
Bastardo bianco: ecco com'è quando i terroristi siamo noi, e le vittime sono loro
Perché i nostri Tarrant sono subito qualificati come “pazzi” e gli stragisti dell'Isis, invece, sono sempre e solo degli spietati terroristi? C'è un nesso tra tante idee che circolano in Rete, sui giornali, nei libri, nei circoli intellettuali, e queste stragi?
Il foreign fighter? C'è. Il testo ideologico? C'è. Il panico da invasione di cultura aliena? C'è. La strage nel luogo di culto? C'è. Però non è l'Isis in Siria o in Iraq ma il commando guidato dall'australiano Brenton Tarrant che, dopo aver diffuso in Rete un lunghissimo manifesto intitolato “La grande sostituzione”, ha ammazzato 49 persone in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, adducendo come motivazione la presunta invasione islamica dell'Occidente e la necessità di difendere la razza bianca.
Tutto come l'Isis, insomma, solo al contrario. (...)
Il terrorismo di stampo islamista ha dimensioni infinitamente maggiori del suprematismo bianco o occidentalista. I Tarrant e i Breivik non hanno alle spalle Stati pronti a finanziare loro ed eventuali loro compagni, mentre Al Baghdadi e soci ricevono aiuti cospicui da nazioni ricchissime come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar. Però questo è oggi, quando i musulmani in Europa sono solo il 5% della popolazione.
Che cosa potrebbe succedere se in Europa i musulmani fossero, per dire, il 20% della popolazione? Pensiamoci. Considerato il calo della popolazione europea e il rapido incremento di quelle del Medio Oriente e dell'Africa, potrebbe succedere prima di quanto pensiamo.












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APPALTI  LIBERI FINO A CINQUE MILIONI?


Già migliaia di onestissimi cittadini italiani si stanno fregando le mani davanti alla regola dentro la legge di stabilità 2019 che prevede di alzare da 40mila a 150mila del tetto al di sotto del quale è ora possibile stipulare contratti pubblici senza gara. Negli uffici pubblici si sono stappate decine di bottiglie di spumante. Di quelle regalate dai fornitori, beninteso.Adesso il governo giallo verde intende innalzare per decreto  la soglia della procedura negoziata a 5 milioni. Questo almeno dicono le proposte che circolano in queste ore, nelle quali peraltro sarebbe anche previsto il massiccio ricorso ai commissari ad acta per sbloccare le opere incagliate. Dunque, se abbiamo capito bene, il governo che nutre un pregiudizio ideologico verso le opere pubbliche al punto da aver imposto a tappeto cervellotiche analisi costi- benefici grazie a cui si paralizzano le maggiori infrastrutture come la Torino- Lione, rendendosi però conto che il prodotto interno lordo sta precipitando decide di consegnare quasi tutti gli appalti alle procedure di emergenza.
Il PdC Conte aveva promesso un futuro pieno di ricchezza e meraviglie? Ecco scodellata la soluzione.
Non pochi osservatori indicano nell'attuale codice degli appalti il principale responsabile della crisi dei lavori pubblici. Ma da questo a sbracare del tutto, ce ne passa. E non parliamo soltanto della decisione di sospendere l'efficacia del codice fino alla fine del prossimo anno, com'è stato annunciato nella vana speranza di ridare fiato al settore delle costruzioni che è tecnicamente in fallimento. Fallimento le cui cause noi vediamo e leggiamo in maniera diversa.
Cancellando di fatto le gare normali, visto che il 95 per cento delle opere pubbliche in Italia ha un importo a base d'asta inferiore ai 5 milioni. E ritornando, con la riesumazione dei commissariamenti, all'epoca d'oro dell'Anas anni Ottanta o a quella ancor più sfavillante della Protezione civile. Quando per evitare le fastidiose pastoie burocratiche, anziché togliere la sabbia dagli ingranaggi, si preferiva usare le scorciatoie delle procedure d'urgenza. Si è visto con quali risultati.
Questo è il primo controsenso. Ma ce n'è anche un secondo ben più rilevante. Perché il governo che ha sbandierato come un grande successo morale l'approvazione della cosiddetta legge " spazzacorrotti", è lo stesso governo che ora con il pretesto di rilanciare un'attività economica boccheggiante vorrebbe consentire di aggirare il 95 per cento delle normali gare d'appalto, incrementando di conseguenza i rischi di corruzione.
Un segnale inquietante, del resto, già l'avevamo avuto nella legge di Stabilità con l'aumento da 40 mila a 150 mila euro del tetto al di sotto del quale è ora possibile stipulare contratti pubblici senza gara.
La scomparsa di almeno il 90% delle imprese di costruzione che abbiamo avuto negli ultimi dieci anni deriva soprattutto dalla sovra offerta sul mercato delle abitazioni e capannoni che oggi sono in massima parte vuoti. Seguendo la logica per cui se tira l'edilizia va tutto il Paese oggi siamo nella situazione per cui un 20-25% di popolazione non ha accesso a una casa mentre esiste sul mercato – tra nuovo e vecchio- una sovra offerta di entità superiore. Logica suggerirebbe che lo stato  consentisse agli enti locali di prendere in affitto gli ambienti necessari ai suoi cittadini poveri e in quel modo gestisse una certa parte del patrocinio eccedente sul mercato. Idea impossibile vista l'evasione fiscale e tributaria che coinvolge il settore  le cui ramificazioni arrivano fin dentro i governi ai vari livelli.

Seguendo dal piccolo cono di osservazione che è il nostro comune ci rendiamo invece conto  che prima ancora del codice degli appalti, occorre personale che abbia un'altra idea della legalità ed tutt'altra capacità operativa. Quando davanti a una gara d'appalto da mille euro al giorno che possono diventare anche 1200-1500 con gli appalti aggiuntivi si presenta una sola impresa in gradi di coprire “tutto” il contenuto della gara e le si affiancano altre di imprese che coprirebbero solo in parte il contenuto dell'appalto, chi di dovere dovrebbe fermare tutto e fare rifare sia il contratto che le  misure e le quantità perché è evidente che le imprese non si fidano del contenuto stesso dell'appalto. Il difetto quindi sta nel manico, cioè di come politica e funzionari allestiscono sia il progetto che il contratto.
Poi c'è il problema del metro con cui sono calcolati gli appalti e/o vengono misurate le opere eseguite perché quando senti degli impresari asserire “non fidarti di quel progetto” e non vanno in gara, qualche campanello di allarme da qualche parte dovrebbe squillare.
Il difetto quindi piuttosto che stare nel… manico finale della legge, sta nel manico iniziale della politica che sceglie i progettisti  sulle bancarelle degli extracomunitari (per essere risparmiosi?).
Sta nell'onestà e professionalità dei progettisti che  ormai hanno una quotazione dia affidabilità da parte delle imprese.
Sta nella lunghezza del metro utilizzato per misurare le quantità dei lavori fatti.
Sta nel fatto che la politica ha sempre delle radici ben piantate negli uffici comunali  anche a distanza di decenni.
Sta nel fatto che nei giorni scorsi una sindaca laureata all'UNIbg ha sfidato un modesto  geometra  alla redazione di un PEF (piano economico finanziario) di un centro sportivo (che è come  fare le previsioni del tempo quando c'era Bernacca) dimenticando che  da mesi alligna nel paese la polemica sul parere sul TAV niente-poco-di-meno-che redatto da un architetto del Politicenico di Milano piuttosto che da un laureato in economia  non alla Bocconi ma all'UNIbg.

Passando poi al tema “grandi opere” vale a dire quelle 600-700 che sono bloccate in Italia, appare evidente come gran parte delle stesse, oltre ai difetti “strutturali del progetto e dei progettisti” che abbiamo sollevato c'è che sono redatte da gente che non ha il più modesto senso ne delle proporzioni ne del rispetto dell'ambiente. La combinazione di questo con gli interessi delle immobiliare ne peggiora ulteriormente il risultato. Vedi “l'andamento” planimetrico di certe strade e ferrovie anche in terra bergamasca: l'autostrada Bergamo Treviglio che va ad urbanizzare zone intonse scatenando adeguate bramosie. Basta vedere il balzo dei prezzi dei terreno attorno alla Brebemi.  Ovvio che  tutto questo scateni una reazione popolare dal momento che fino ieri eravamo tutti mezzadri e analfabeti e manovali mentre oggi in tema di lavori e forniture pubbliche ne abbiamo attraversato tanti o pochi quasi tutti e quindi non ci sfuggono certi particolari e sostanziali.
QUELVIZIETTO CHE NON PASSA MAI AI CRISTIANI
MAMMA LI TURCHI!


Bastardo bianco: ecco com'è quando i terroristi siamo noi, e le vittime sono loro
Perché i nostri Tarrant sono subito qualificati come “pazzi” e gli stragisti dell'Isis, invece, sono sempre e solo degli spietati terroristi? C'è un nesso tra tante idee che circolano in Rete, sui giornali, nei libri, nei circoli intellettuali, e queste stragi?

Il foreign fighter? C'è. Il testo ideologico? C'è. Il panico da invasione di cultura aliena? C'è. La strage nel luogo di culto? C'è. Però non è l'Isis in Siria o in Iraq ma il commando guidato dall'australiano Brenton Tarrant che, dopo aver diffuso in Rete un lunghissimo manifesto intitolato “La grande sostituzione”, ha ammazzato 49 persone in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, adducendo come motivazione la presunta invasione islamica dell'Occidente e la necessità di difendere la razza bianca.
Tutto come l'Isis, insomma, solo al contrario.
Ad accrescere la similitudine c'è anche un altro fatto. Prima di attaccare le moschee, il commando aveva piazzato nel centro della città una serie di ordigni esplosivi che dovevano probabilmente colpire i cortei di studenti in marcia per la difesa dell'ambiente. Anche l'Isis si accanisce contro coloro che, pur essendo musulmani, i jihadisti giudicano tiepidi o distratti da cause mondane o futili.
A questo punto c'è una domanda che dobbiamo affrontare.
Perché i nostri vari Tarrant sono subito qualificati come “pazzi” e gli stragisti dell'Isis, invece, sono sempre e solo degli spietati terroristi? Degli imprenditori della morte che sanno con precisione ciò che fanno e perché lo fanno? I lucidi attuatori di una strategia consapevole e precisa?
L'australiano Tarrant, origini modeste, professione personal trainer, unica passione nota i viaggi che l'avevano portato in Europa e in Asia e persino in Corea del Nord, ci aiuta ad affrontare il tema proprio quando dice di richiamarsi alle azioni nefaste di Anders Breivik, il norvegese che il 22 luglio del 2011, a Oslo e Utoya, uccise 77 persone. Più o meno uguali le motivazioni: difesa dell'Europa dall'invasione straniera e musulmana in particolare, necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica eccetera eccetera. Anche Breivik aveva preparato a lungo la strage, anche lui aveva un memoriale da diffondere intitolato “2083: una dichiarazione europea di indipendenza”. E fu dichiarato pienamente capace d'intendere e volere dai periti chiamati a esaminarlo all'esordio del processo.
L'Isis spara e ammazza ferocemente in nome dell'Is lam, anzi, in nome di ciò che considera il vero Islam. Proprio come i vari Breivik e Tarrant am mazzano in nome di ciò che, certo a torto, considerano l'es senza della civiltà occidentale
Pochi ora lo ricordano ma nel 2011, al margine della strage norvegese, scoppiarono forti polemiche nel momento in cui alcuni si accorsero che le “idee” di Breivik erano mutuate, magari in modo distorto, da teorie che circolavano liberamente da molto tempo e che nessuno si sognava di considerare il supporto teorico di un potenziale massacro. Successe anche in Italia, con relative minacce di querele da parte degli intellettuali. Ovvio, chi scrive un libro o un articolo non può essere ritenuto responsabile se un tizio, magari dall'altra parte dell'Europa, ne prende un pezzo, lo capisce male, lo trasforma in un'ossessione ideologica e si mette a sparare in giro.
Però, però… Quanta reale differenza c'è tra la visione dell'Eurabia (ovvero, la teoria per cui il nostro continente sarà presto islamizzato, a causa dei flussi migratori in arrivo dai Paesi islamici) sposata da intellettuali e scrittori anche illustri e il panico di Breivik per “la decostruzione della cultura norvegese a causa dell'immigrazione in massa dei musulmani”?
E quanta differenza c'è, tornando al massacro in Nuova Zelanda, tra le “idee” di Tarrant sugli immigrati e quelle di Candace Owens, la famosa attivista e blogger di ultra-destra che piace a Donald Trump, citata nel manifesto dello stragista australiano e ora ovviamente (e anche per lei: giustamente) impegnata a distanziarsi da questi ultimi, orribili eventi?
C'è un nesso tra tante idee che circolano in Rete, sui giornali, nei libri, nei circoli intellettuali, e queste stragi? E se c'è, come funziona? Sono domande che dobbiamo assolutamente farci, per non ritrovarci nella scomoda posizione di tanti, tantissimi musulmani pacifici e perbene. Quelli che ci ripetono ogni giorno che l'Isis (che prendiamo a esempio giusto per capirci) non rappresenta l'Islam, che i veri valori dell'Islam sono ben diversi. Ma con questo non riescono a cancellare né a spiegare un semplice un fatto: che l'Isis comunque spara e ammazza ferocemente in nome dell'Islam, anzi, in nome di ciò che considera il vero Islam. Proprio come i vari Breivik e Tarrant ammazzano in nome di ciò che, certo a torto, considerano l'essenza della civiltà occidentale.
Nella drammatica realtà quotidiana permane, com'è ovvio, una grande differenza.
Il terrorismo di stampo islamista ha dimensioni infinitamente maggiori del suprematismo bianco o occidentalista. I Tarrant e i Breivik non hanno alle spalle Stati pronti a finanziare loro ed eventuali loro compagni, mentre Al Baghdadi e soci ricevono aiuti cospicui da nazioni ricchissime come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar. Però questo è oggi, quando i musulmani in Europa sono solo il 5% della popolazione.
Che cosa potrebbe succedere se in Europa i musulmani fossero, per dire, il 20% della popolazione? Pensiamoci. Considerato il calo della popolazione europea e il rapido incremento di quelle del Medio Oriente e dell'Africa, potrebbe succedere prima di quanto pensiamo.


Fulvio Scaglione
Classe 1957, ha lavorato per molti anni a Famiglia Cristiana, dove è stato anche vice-direttore dal 2000 al 2016. Ha scritto diversi libri, sul Medio Oriente e sulla Russia. Ora collabora con diverse testate cartacee e online.