L'ALGORITMO E' SACRO ANCHE SE FA
PIùMORTI DELL'ISIS E DEI SUPREMATISTI BIANCHI
Leggete questo post con estrema attenzione per non fraintenderne il
contenuto. Non stiamo scherzando ne coi morti ne col terrorismo di
qualsiasi origine. E’ solo un ragionamento sul modo occidentale di
considerare vita tecnologia progresso medicina sicurezza che sono in
buona parte anche collegate ma questo collegamento non risolve nulla.
L’ottobre scorso un Boeing 737Max8 é scomparso dai cieli
dell’Oceano Indiano dalle parti dell’Indonesia portando con se 189
passeggeri. Tuttora sono ignote le cause della tragedia. Allora il
ministero dei Trasporti indonesiano dichiarò che l'aereo si era
schiantato 13 minuti dopo il decollo dalla capitale indonesiana,
avvenuto verso le 6:20. I dati del sito di monitoraggio aereo
FlightAware mostrarono che il velivolo aveva raggiunto un'altitudine di
soli 5.200 piedi (1.580 metri). L'agenzia indonesiana per la gestione
dei disastri Bnpb pubblicò su Twitter foto di detriti tra cui
smartphone, libri, borse e parti della fusoliera dell'aereo raccolti
dalle navi di ricerca e soccorso che hanno raggiunto l'area. Non furono
mai trovarti i corpi delle vittime.
Caso Etiopian air
In Etiopia il volo era decollato da Addis Abeba, diretto a Nairobi, con
a bordo passeggeri di 33 diverse nazionalità. L’ aereo è caduto facendo
157 morti. L'incidente è avvenuto la mattina alle 8.44 locali: l'aereo
era decollato alle 8.38 dall'aeroporto di Bole diretto a Nairobi, in
Kenya, ed è precipitato in un'area che si trova a circa 60 chilometri a
sud-ovest dalla capitale etiopica, vicino a Bishoftu, nella regione di
Debre Zeit . Dopo il decollo da Addis Abeba, il Boeing 737 aveva «una
velocità verticale instabile», ha riferito il sito Flightradar24. Il
pilota aveva allertato i controllori di volo segnalando di «aver avuto
difficoltà» e di voler tornare indietro, dopo esser partito da pochi
minuti dalla capitale etiope. Aveva avuto l'autorizzazione a rientrare.
In attesa di conoscere le cause dello schianto, questa informazione
sembra indicare che l'aereo avesse dei problemi. L'aereo era un
velivolo nuovo, consegnato alla compagnia aerea a metà novembre.
Danilo Recine, esperto di Anpac, l’associazione professionale dei
piloti italiani spiega: “È presto per dare un’interpretazione
dell’incidente in Etiopia o fare dei paralleli tra i due casi, ma
possiamo sicuramente dire che qualcosa, in questo dialogo
uomo-macchina, non ha funzionato costringendo i piloti a effettuare
delle scelte che hanno cercato di contrastare le manovre di correzione
automatica messe in opera dai controlli dell’aereo”. Nelle indagini
seguite al disastro della Lion Air Indonesiana è emerso che l’incidente
potrebbe essere stato causato dal nuovo sistema di avionica installato
su questo tipo di aerei. E’ presente un software di pilotaggio
automatico elaborato per prevenire lo ” stallo” del velivolo, la
situazione che prelude alla caduta.
Nel caso in cui nel software vengano inserite informazioni sbagliate
(raccolte con errore automaticamente) su altitudine e angolo di volo,
la macchina potrebbe reagire provocando un’improvvisa perdita di quota.
Alcuni sindacati dei piloti hanno sostenuto che i loro colleghi
comandanti non avrebbero ricevuto una formazione adeguata riguardo al
cambio di software
“Nell’incidente della Lion Air erano errati alcuni parametri inviati in
cabina, come velocità, altitudine. La macchina ha reagito mettendo in
pratica delle contromisure per correggere qualcosa che nella realtà non
stava accadendo. E cioè ha modificato l’assetto e la velocità pensando
ad un evento che non si stava verificando. E a nulla sono valse le
reazioni ‘in manuale’ dei piloti. Potremmo trovarci di fronte a
qualcosa di simile”, spiega Recine.
Nel frattempo le scatole nere dell’aereo dell’Ehiopian Airlines
precipitato domenica sono state portate in Francia per essere
analizzate e sono iniziate a Parigi le indagini sulle cause dello
schianto. Grande arrabbiatura non solod ella Boeing ma anche degli USA.
“La delegazione etiope guidata dal capo investigatore dell'Accident
Investigation Bureau è arrivata nella struttura delle Bea francese e le
indagini sono iniziate a Parigi”, è quanto ha comunicato la compagnia
aerea su Twitter. Le due scatole nere del velivolo sono state portate a
Parigi giovedì dopo che la Germania ha declinato l’offerta dell’Etiopia
di analizzarle per “mancanza del software necessario”. I due
registratori di volo sono stati danneggiati nello schianto e
l'estrazione dei dati appare complessa. L'Etiopia aveva annunciato di
volerli inviare in Europa perché non dispone della tecnologia
necessaria alla lettura dei dati.
Boeing aggiornerà entro dieci giorni il software del suo 737 max 8, il
modello di aereo coinvolto nel tragico incidente avvenuto domenica
scorsa in Etiopia in cui sono morte 157 persone. A scriverlo è l'Agence
France Presse, citando fonti vicine all'azienda che già poche ore dopo
il disastro aereo aveva detto di avere intenzione di aggiornare il
software dei suoi 737 Max. Una notizia in seguito alla quale il
titolo della società ha riguadagnato un po' di terreno dopo le sedute
negative degli ultimi giorni e alla chiusura delle contrattazioni in
Europa guadagna oltre due punti. Dopo l’incidente aereo di domenica
scorsa, prima la Cina, poi l'Europa, il Canada e infine gli Usa hanno
ordinato a quella famiglia di aerei di restare a terra. Le sospensioni
sono state decise per precauzione in seguito all’incidente in Etiopia
del volo di Ethiopian Airlines, il secondo in cinque mesi che ha
riguardato un Boeing 737 Max 8.
Un salto a terra e sempre in questi giorni ci sono stati diversi casi
di feriti a seguito di frenate improvise da parte delle metropolitane
milanesi.
Secondo i dati forniti da Atm, le frenate di emergenza sono state più
di 300 negli ultimi quattro anni: 67 nel 2015, 79 nel 2016, 109 nel
2017 e 83 nel 2018. Quest’anno –due mesi e mezzo- finora sarebbero
state quattro, secondo quanto riferito dall’azienda al Post. In sette
casi su dieci si è trattato di un falso allarme. Le segnalazioni ora al
vaglio della procura sono una cinquantina, spalmate sull’ultimo anno e
mezzo. I casi più gravi sono quelli su cui sono state avviate le
indagini.
I pm hanno aperto due fascicoli per lesioni colpose sugli episodi più
gravi, quelli del 4 e del 9 marzo scorso, me se si scoprisse che la
causa degli stop improvvisi ai convogli è una sola si potrebbe
procedere per disastro colposo. L'Azienda trasporti si difende: nel
primo caso errore umano, nel secondo il sistema aveva rilevato qualcosa
sui binari. Per ora si indaga per lesioni colpose. Ma se si dovesse
accertare che le brusche frenate della metropolitana di Milano sono
dovute a un’unica causa, si potrebbe procedere per l’ipotesi più grave
di disastro colposo. Dalla procura, per ora, fanno sapere che sono due
i fascicoli aperti contro ignoti.
I pm Maura Ripamonti e Mauro Clerici, coordinati dal procuratore
aggiunto Tiziana Siciliano, dovranno stabilire le cause degli incidenti
e capire se dietro ci sono responsabilità tra il personale Atm. Ad
aiutarli come consulente tecnico ci sarà l’ingegnere Fabrizio Lucani,
lo stesso che si è occupato del disastro ferroviario di Pioltello, in
cui il 25 gennaio 2018 morirono tre persone.
La posizione di Atm. Per la società, dunque, gli incidenti in questione
sono stati provocati da cause differenti. La scorsa settimana, il
direttore generale, Arrigo Giana, ha però detto che un problema
generale ci sarebbe e che starebbe nella “intensità” delle frenate.
“Stiamo lavorando per rimodularla”, ha dichiarato in una conferenza
stampa convocata ad hoc. Aggiungendo che, per il resto, “il nostro
sistema ha sempre reagito in maniera corretta: individua un potenziale
rischio e interviene fermando il treno”. Ancora venerdì 15 marzo
l’azienda confermava questa versione: gli episodi finiti nei fascicoli
della procura non sono casi correlati, ma accomunati solo
dall’eccessiva intensità dell’arresto del convoglio. Il problema,
dunque, potrebbe stare nel sistema che gestisce le frenate e i blocchi
di emergenza. Risolverlo non sarà cosa rapida. Secondo l’assessore alla
Mobilità del Comune di Milano, Marco Granelli, “servirà qualche mese
per omologare il software dei treni più vecchi e lenti a quello dei
mezzi nuovi e più veloci”. “Stiamo lavorando pancia a terra a tutti i
livelli, anche con i nostri fornitori – conferma una portavoce di Atm a
ilfattoquotidiano.it -. Ma bisogna considerare che una soluzione
immediata non c’è”.
Non si sa ancora per quale reale motivo il Boeing 737 Max 8 della
Ethiopian Airlines sia precipitato sei minuti dopo il decolloma il
presidente americano Donald Trump, però, si è fatto un’idea: la colpa,
a suo dire, è anche degli scienziati che costruiscono aerei troppo
complessi. Come sempre, The Donald ha espresso la sua opinione su
Twitter. “Non bastano più i piloti, oramai per guidare un aereo servono
gli ingegneri informatici del Mit (ndr. il Massachussets Institute of
Boston, uno dei più importanti centri di ricerca al mondo). Lo vedo con
tutti i prodotti. Si cerca sempre di fare meglio, di andare un passo
oltre, quando spesso la versione vecchia e più semplice era molto
meglio”, ha scritto. Bene bravo! America first! A piedi però.
L’impressione è che gli algoritmi ( algoritmo è una sequenza di
istruzioni per risolvere un problema o raggiungere un determinato
obiettivo) facciano più vittime .umane e materiali- dell’ISIS e
dei suprematisti bianchi. Ma l’algoritmo è un feticcio intoccabile
altrimenti ci vanno di mezzo le azioni. La Boeing aveva perso il 12 %
del valore delle proprie azioni dopo l’incidente indonesiano e anche
stavolta la batosta s’è ripetuta, specie perché ormai quasi tutti i
paesi del mondo hanno messo a terra quel modello di velivolo del quale
se ne producono tuttora una cinquantina al mese e pare ci siano ordini
dieci volte superiori.
L’algoritmo è quella cosa per cui io vado in ferie low cost ma è quello
che dopo avere memorizzato che io sono un consumatore ricco (cioè
spende per cose di costo alto o altissimo) che non mi presenta il
biglietto aereo da 20 euro ma quello da 80 euro minimo sulla medesima
tratta ora giorno.
Poi si scopre che per qualche approssimazione nell’algoritmo la
metropolitana ogni tanto fa una frenata e i viaggiatori si ammucchiano
per terra. Oppure finiscono sbrindellati pronti per i corvi o per
i pesci in una buca o in un oceano.
Ma l’algoritmo è sacro invece quelli dell’ISIS e i suprematisti sono dei dannati.
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GLI SBARCHI CONTINUANO
SOLO CHE ADESSO SONO UN SEGRETO DI STATO
No,
non è un'isola felice. È un'isola che prima stava su tutte le pagine
dei giornali, nazionali e internazionali, e ci rendeva fieri in tutto
il mondo. La Lampedusa di Giusi Nicolini era, a suo modo, quella
solidarietà architrave della democrazia (parole del presidente
Mattarella) che dimostrava al mondo come l'Italia non avrebbe mai
permesso che ne sarebbe morto nemmeno uno nel Mediterraneo per colpa
dell'inerzia della politica europea.
Oggi Lampedusa ha un nuovo sindaco, opposto a Giusi Nicolini, e in
molti da quelle parti avevano creduto allo spot elettorale di chi
continua a urlacciare stop agli sbarchi eppure finisce ogni giorno
sepolto dalle sue bugie. Il nuovo sindaco, Totò Martello, non è un
buonista e nemmeno di sinistra, anzi avrebbe voluto essere proprio di
quella parte che prometteva di alzare muri, seppur simbolici, per
tenere lontani gli stranieri.
E invece? E invece niente. Totò Martello dall'inizio dell'anno ha
contato sette sbarchi (l'ultimo nella notte tra il 7 e l'8 marzo)
quando sono arrivati in 46, tra cui sei donne e due bambini di tre
anni. Non ne avete sentito parlare? No, vero? E no, perché non bisogna
parlarne. Bisogna illudere e illudersi davvero che i porti chiusi (che
non sono chiusi) siano una realtà e non solo un patetico slogan del
ministro dell'Interno. E invece niente.
Ah, poi ci sono quelli del 2018: oltre 300 sbarchi per oltre 3500
persone, solo a Lampedusa, secondo i numeri dati dal sindaco stesso,
attenzione, mica da qualche pericolosa Ong. E infatti il sindaco ha
perso la pazienza e si è lasciato andare a parole pesantissime
intervistato da Vita: «È evidente che tutto ciò che viene detto agli
italiani non tiene conto di quanto accade a Lampedusa, che è stata
cancellata moralmente e geograficamente da questo governo. Eppure negli
anni abbiamo svolto un'azione non indifferente per l'Italia e per
l'Europa».
Nascondere la realtà. Banalmente. Semplicemente. In modo criminale, ovviamente, senza nessuna etica verso i cittadini.
E così ci si accorge che nella pagina del ministero su sbarchi e
accoglienza in realtà Lampedusa non viene calcolata. Sapete cosa
significa? Che l'isola praticamente è stata cancellata. Non esiste.
E allora quanto potrebbero essere affidabili quei dati che vengono
continuamente sventolati come una delle vittorie più importanti di
questo governo? Niente. Zero.
Lo spiega benissimo il sindaco Martello: «Il fatto che siamo stati
cancellati dal cruscotto del ministero dell'Interno ha due chiavi di
lettura: dimostrare agli italiani che non ci sono più sbarchi e
toglierci i fondi che ricevevamo in quanto eravamo tra i comuni
italiani interessati dagli sbarchi. Dal 2011 – prosegue Martello –
avevamo ricevuto la sospensione delle tasse che era inserita nel
decreto Milleproroghe, un'esenzione che è stata abolita per il 2018 e
il 2019, quindi fra qualche giorno a tutti gli imprenditori lampedusani
arriveranno le cartelle esattoriali e saranno falliti. Su questo
abbiamo informato il governo, abbiamo scritto a Tria, al ministero
dell'Interno, a Conte, ma nessuno si è fatto vivo. Un governo che si
definisce del popolo non può non rispondere a un'istituzione che
rappresenta il popolo, siamo un'isola mortificata dallo Stato».
Ora decidete voi. Quanto vi farebbe incazzare litigare su dati che non esistono?
Ecco tutto.
Giulio Cavalli
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