Europa, abbi coraggio: la nuova vita della seta è l’unica possibilità per cambiare la Cina
Malgrado l’ennesima gaffe politica, il governo italiano non firmerà il
memorandum per l’adesione alla nuova via della Seta. Ma il punto è che
l’Europa, sulle strategie globali, non c’è. E invece dovrebbe, perché
l’accordo con la Cina potrebbe farle molto bene. Basta che ci sia un
vero scambio
L’occasione di cronaca è data dall’ennesima gaffe politica e
diplomatica del governo rosso-bruno, ovvero l’annunciata, poi smentita,
poi confermata, ovvero l’annunciata, poi smentita, poi confermata,
poi... firma del memorandum d’adesione alla proposta cinese di
partecipazione alla iniziativa nota come Belt and Road. A dire il vero,
grazie alla trasparenza del nostro governo ed alla professionalità dei
media nazionali, ancora non sappiamo se sia un memorandum d’adesione,
una lettera d’intenti o solo l’esagerazione di un eccessivamente
avventuroso sottosegretario...
Ma fa lo stesso, perché il punto non è se l’Italia, in aperto contrasto
con i suoi alleati occidentali, firmerà o non firmerà il memorandum con
la Cina da sola: non lo firmerà ed il governo delle pagliacciate se ne
inventerà altre di nuove per far finta di non essere quello che è, un
governo che fa pagliacciate. Il punto, piuttosto, è che questioni di
tale portata esplodano all’improvviso senza che opinione pubblica e
classe politica abbiano mai provato a discuterne seriamente. Anzi,
senza che il 99,9% della popolazione italiana abbia la più pallida idea
di cosa si tratti. Questo non vale solo per l’Italia, ma per l’Unione
Europea nella sua interezza. Come giustamente ha sottolineato ieri
Francesco Cancellato, la questione del memorandum su B&R ha messo
in evidenza che l’Europa, sulle grandi questioni strategiche di
politica globale, proprio non c’è. Le responsabilità per questo fatto
sono molteplici e non è questo il luogo per dibatterle: ciò che rileva
è che questa assenza/divisione è altamente dannosa all’Europa tutta ed
ai suoi paesi più deboli in particolare.
Fra questi, non nascondiamocelo, c’è da tempo l’Italia; in modo
particolare durante l’ultimo anno. Recessione di nuovo in corso, debito
al galoppo, tassi d’interesse in crescita, sostegno della Bce in via di
esaurimento, grandi e straccioni piani di spesa... la lista delle
criticità italiane è lunga e questo, in Cina, lo sanno. Molti hanno
visto nella B&R solo una forma di imperialismo delle infrastrutture
e – come argomentiamo più avanti – questa è una visione pregiudiziale
ed incompleta dell’iniziativa stessa. Ma, senza dubbio, ne caratterizza
anche un aspetto cruciale: la Cina sta usando le enormi risorse
accumulate durante gli ultimi decenni e la sua capacità d’indebitarsi
sui mercati finanziari internazionali (finché dura) per offrire un
aiuto economico peloso a paesi in difficoltà. Su questo non vi sono
dubbi e, punto uno, a questa strategia occorrerebbe saper rispondere
con mosse strategiche altrettanto coraggiose e lungimiranti.
L’iniziativa B&R può essere letta in due maniere. La prima, quella
dell’imperialismo via infrustrutture, è palese ma ne esiste un’altra
che non dobbiamo ignorare. Ovvero l’opportunità di dire al governo
cinese "Molto bene, volete costruire ferrovie, strade, porti e
quant’altro per far arrivare le vostre merci nei mercati occidentali e
nei paesi del dimenticato mondo–stan? Potremmo discuterne nella misura
in cui sarete disposti ad usare quelle infrastrutture anche per muovere
liberamente persone e capitali non solo dalla Cina al resto del mondo
ma anche dal resto del mondo alla Cina»
È questa infatti la prima ragione per cui, alle proposte/tentazioni
cinesi, occorre dare una risposta comune in quanto europei. Sia perché
l’unione fa la forza (come ha chiaramente scritto Cancellato) ma anche
perché B&R non è solo neo-imperialismo cinese ma anche
qualcos’altro di diverso e potenzialmente positivo. Cosa? Un segnale di
debolezza economica strategica, anzitutto, e una richiesta di
aiuto/commercio/interazione da parte di una classe dirigente (quella
cinese) che, dietro all’apparente sicurezza, a volte persino
spavalderia, in realtà non sa bene che strada prendere nei prossimi
decenni.
La B&R va infatti letta in un contesto più ampio che include (i) la
scelta di Xi Jinping di assegnarsi un ruolo secondo solo a quello di
Mao Zedong nella storia della RPC, (ii) la lotta alla “corruzione” nel
partito e nel paese, (iii) gli enormi investimenti in innovazione e gli
sforzi per competere con l’occidente sulla frontiera tecnologica, (iv)
il dibattito interno al PCC sul rallentamento della crescita e gli
strumenti di politica economica da usare affinché non si trasformi in
stagnazione. Tutto questo (ed altro) ammonta all’esplicito
riconoscimento che la prima e la seconda fase del processo di sviluppo
economico cinese son finiti ed occorre trovare altre strade per
migliorare il livello di vita della popolazione cinese che, nonostante
i miracoli post-1980, è ancora decisamente basso. Le élite cinesi hanno
compreso che il meccanismo dell’accumulazione primitiva – produrre di
tutto a basso costo per esportarlo ovunque forsennatamente – ha dato
ciò che poteva dare e non è più in grado di continuare a far crescere
il paese a ritmi sostenuti. E la popolazione cinese chiede che il
miglioramento delle condizioni di vita continui.
Detto altrimenti: anche se non sembra, la Cina in realtà sente la crisi
e sa che deve fare qualcosa ma i suoi gruppi dirigenti sono divisi sul
da farsi. Questo implica, focalizzandoci sull’iniziativa B&R, che
essa può essere letta in due maniere. La prima, quella
dell’imperialismo via infrustrutture, è palese ma ne esiste un’altra
che non dobbiamo ignorare. Ovvero l’opportunità di dire al governo
cinese “Molto bene, volete costruire ferrovie, strade, porti e
quant’altro per far arrivare le vostre merci nei mercati occidentali e
nei paesi del dimenticato mondo–stan? Potremmo discuterne nella misura
in cui sarete disposti ad usare quelle infrastrutture anche per far
arrivare le nostre merci e servizi da voi, per permettere un’equa
condivisione di costi e benefici, per muovere liberamente persone e
capitali non solo dalla Cina al resto del mondo ma anche dal resto del
mondo alla Cina”. Perché la globalizzazione, per funzionare e durare,
deve essere una strada con traffico in entrambe le direzioni.
Questa la rilevanza, per noi europei, dell’iniziativa B&R a fronte
della quale la risposta americana, versione Trump, è non solo
insufficiente e miope ma anche contraria ai nostri interessi. Perché
noi europei non ci guadagniamo nulla ad ingaggiare una nuova guerra
fredda per la supremazia mondiale, mentre abbiamo tutto l’interesse a
commerciare con una Cina che non torni indietro ma permetta alle sue
forze “liberali” (che esistono, se intese cum grano salis) di emergere.
Paradossalmente, l’ennesima pagliacciata del governo rossobrunato offre
un’opportunità per riflettere sul ruolo innovativo, forse persino
dirompente, che l’Europa potrebbe assumere nello stantio e miope gioco
degli imperi in lotta che Trump e Xi vorrebbero imporci.
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ing. Claudio Piga: Aristide de Nusquamia
la Boldrina, le donne con gli attributi e le iperclitoridee
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga, adbuano di
origini sardAgnole con ascendenze garibaldine in ValCamonica ecc.ecc.
dedica un post ad una comparsata sulLa7 dedicata al “sessismo al
governo” [ *** ] del quartetto Gruber (conduttrice) Laura
Boldrini (ex presidente della Camera, invitata), Chiara Gamberale
scrittrice e Luigi Amicone scrittore e giornalista italiano,
fondatore del settimanale Tempi. Alla pericolosa domanda della Gruber
ad Amicone: “da che cosa è minacciata la famiglia tradizionale?” Luigi
Amicone: “siccome c'è il DOC sul taleggio e sul gorgonzola, potremmo
dire che famiglia è una cosa che si chiama uomo e donna, poi ci sono
i…” e qui Amicone fa il gesto di aprire le braccia, come dire che di
modelli ce ne sono mille. Il resto potete immaginarlo o rivederlo sul
collegamento che diamo. Il custode delLa Latrina di Nusquamia
trascrive. Amicone: «La regina Teodolinda, Isabella di Castiglia: donne
con gli attributi, che hanno guidato popoli interi» Boldrina: «Vuol
dire che mia donna vale se ha gli attributi, se somiglia a un uomo? Io
devo sperare di avere dei genitali per essere in gamba? Amicone:
«Quando io parlo di attributi, parlo di carattere, di personalità».
Boldrina: «E allora di' "carattere": esprimiti propriamente!». Amicone:
«In italiano "attributo" è una metafora per dire forza di
temperamento». A questo punto Dietlinde (la Gruber) tronca, sopisce e
impone la mordacchia, in modalità serrana. Il custode delLa Latrina di
Nusquamia non può perdersi l'occasione di sboronare la sua cultura e
stando nel suo genere preferito eccone la prosa: Vorrei dire, cara
Boldrina e cara Dietlinde, che non soltanto ci sono donne che si fanno
vanto di avere gli attributi — sono le donne cosiddette, per metafora,
"cazzute", le donne "determinate" — ma che ci sono donne dotate di
attributi assai simili a quelli maschili: sono queste le donne
iperclitoridee, sulle quali ci intrattiene Ludovico Maria Sinistrali,
dell'Ordine dei Francescani, professore di Teologia e Filosofia
all'Università di Pavia, che ebbe fama di uomo erudito e brillante,
perciò da tutta Europa accorrevano gli studenti, per dissetare con lui
il proprio desiderio di conoscenza”. Diciamo che non accorrevano solo
degli studenti del XVI secolo ma pure il custode delLa Latrina di
Nusquamia ne è un seguace cultore: nel suo trattato di criminologia
secondo il diritto canonico, si affronta il tema della sodomia,
definita come "peccato muto". In particolare al comma 19 si discute
della possibilità che una donna possa esercitare sodomia usando il
clitoride: «Feminae, praeditae clytoride, sodomiam possunt exercere».
Il discorso è preceduto da un riferimento alla lettera XCV scritta da
Seneca a Lucilio : "Le donne, dacché hanno pareggiato gli uomini nella
libidine sregolata (licentia), diventano uguali agli uomini anche nei
vizi che sono propri di corpi maschili (corporum virilium vitia)". A
mio parere, non è detto che Seneca alludesse alla possibilità di
penetrazione mediante clitoride, ma non è questo il punto. Qui
interessa considerare l'interpretazione di padre Sinistrali”. Andiamo
avanti per arrivare alla brillante precisazione del custode delLa
Latrina di Nusquamia: "Alcune donne, fornite dunque di un tale
clitoride, recano molestia ad altre donne, soprattutto le fanciulle; né
mancano quelle che penetrano perfino i maschi. E ho saputo da un
confessore, più che degno di fede, che gli era capitato il caso,
appreso in confessione, in cui una donna di nobile condizione nutriva
particolare predilezione per un efebo, che aveva in casa in qualità di
paggio. Lo possedeva”. Ohibo! un efebo in casa che faceva il
paggio e se faceva il cuoco? Un confessore degno di fede in
confessione gli avrebbe raccontato che.
Che il custode delLa Latrina di Nusquamia sia afflitto dall'invidia
della “fica” questo è ormai patrimonio dell'umanità (che lo
legge) però il tipo è assai più subdolo dell'apparente bulleria fatta
di copia-incolla di antichi testi porno (in tema ciascuno ha le proprie
preferenze…).
I suoi scritti vanno interpretati sempre al contrario. Basta ascoltare
il breve dibattito sulla 7 per capire come il custode delLa Latrina di
Nusquamia abbia completamente falsificato il senso del dibattito e
proprio a confermare la doppiezza dello stesso mirante a sputtanare la
Gruber e la Boldrini- il giorno successivi aggiunge: ”Quel che
conta, ai fini della discussione innescata dalla Boldrina, è prendere
atto che esiste, in senso proprio e non metaforico, il fenomeno della
donna con gli attributi (fisici veri ndr) , e realizzare che tale
fenomeno è presente nella donna iperclitoridea, tanto che il clitoride
è per lei motivo di orgoglio e vanto, usato come strumento di piacere
preferibilmente con le donne, anziché con i maschi (con i quali, ai
fini dell'eccitazione clitoridea, sarebbe preferibile, l'accoppiamento
more ferarum che, tra l'altro, come scrive Lucrezio, è più idoneo a
fecondare la donna).
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Finora nella lotta tra le nazioni ha sempre vinto chi ha la popolazione maggiore
4 miliardi di persone e l’Europa a 28 ne ha mezzo milione. Sono già 13
i Paesi dell'Unione europea che hanno siglato un memorandum di intesa
con la Cina, mentre un altro, oltre all'Italia, lo sta negoziando. È
quanto si apprende da fonti europee in relazione al progetto cinese di
una Nuova via della Seta, o Belt and Road Iniatiative (Bri). I Paesi
che hanno già sottoscritto un memorandum sono Bulgaria, Croazia,
Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta,
Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. Lussemburgo è invece in
trattativa. Chi l’avrebbe detto del Lussemburgo!?. L’India ha suppergiù
la stessa popolazione della Cina. C’è quindi un rapporto della
popolazione tra Cina India ed Europa di uno a tre. Questo ci dice come
andrà a finire.
Nel bel mezzo del Trump first America, della Brexit che non si sa cosa
ne sortirà e di una Cina che rallenta ecco che via via i polli europei
vanno nelle fauci della volpe cinese partendo dall’alta auto
considerazione che loro faranno la pelle alla volpe (cinese). Almeno
quindici anni di polemica contro l’immigrazione clandestina delle
persone di pelle differente dalla nostra che hanno fatto gridare le
destre contro la disintegrazione dalla razza bianca e della civiltà
giudaico cristiana ed ecco che l’UE si presenta all’appuntamento coi
Cinesi con le mani nude e con qualche puttanella che s’é già venduta o
è stata costretta a svendersi per merito di mamma Merkel e papà Junker.
I 13 paesi dell’est UE che hanno già sottoscritto l’accordo con la Cina
non sono esattamente degli stati sovrani ma sono sostanzialmente delle
colonie della Germania merkeliana. Pezzi di Cina in UE a portata di
mano. Perchè è evidente che i paesi mediterranei la cui infrastrutture
(portuali) sono finite in mano ai cinesi sono i frutti della politica
imperialistica e criminale della coppia Merkel-Junker contro Grecia o
Portogallo o Spagna. Ma i cinesi in UE ci sono dappertutto e il tema
5G-Huawei è forse il minore: in UE chiunque abbia voluto fare affari e
guadagnare coi cinesi non si è indietro. Si pensi al bidone che il
cavaliere ha tirato ai cinesi col Milan. Adesso sono gli Italiani
ad accordarsi probabilmente coi cinesi e questo se accadrà nelle
attuali condizioni darà una indicazione chiara su come ci giudica
l’Ue: ormai siamo dei rottami come quei 13paesi
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