C'E' DI MEGLIO E C'E' DI PEGGIO
Il ragazzino tredicenne -quindi età di scuola media- era stato affidato
dai genitori ad una amica di 35 anni per delle ripetizioni di inglese.
La signora avrebbe violentato il ragazzino obbligandolo a fare sesso
con lei e sarebbe nato il “frutto del peccato”. Siccome
siamo nell'epoca delle circonferenze di 370 gradi il tutto certificato
da un esame del DNA.
La signora avrebbe preso la faccenda con una discreta allegria, suo
marito non si sarebbe arrabbiato più di tanto mentre -a dire dei
genitori- il ragazzino sarebbe rimasto traumatizzato anche per
l'insistenza della donna nel volere sesso col ragazzino. Ricordando
i nostri trascorsi di età analoga, quando avevamo in classe un
pluri ripetente che già trafficava più verbalmente che materialmente
con le nostre compagne mentre noi appartenevamo ancora alla categoria
dei papani, non disdegnavamo comunque di osservare attraverso le
frasche dei carpini bianchi del roccolo Cattaneo una certa signorina O.
che prendeva il sole nuda. Oppure si andava al Cinema Italia di Ponte a
vedere abusivamente i film con BB nuda. Qualcuno di noi era poi nel
mirino di qualche maschio pedofilo ma la faccenda si riusciva a
schivare. Davanti ad una notizia del tipo che i giornali stanno
portando a piena pagina da qualche giorno la prima domanda -
considerazione che c'è venuta in mente è stata: meglio che gli
sia capitato con una baldanzosa trentacinquenne che con un pedofilo
maschio. Salvo che pure quella è –per essere politicamente corretti-
pedofila. Una questione quindi solo di «danno minore»? Una cosa per noi
è sicura: la vicenda non doveva apparire sulla stampa proprio per
ridurre eventuale danno al ragazzino. Poi queste faccende hanno sempre
un aspetto non detto o indicibile: chiudiamola con un po' di soldi. La
vicenda comunque ci mette una certa allegria perché una storia di sesso
a 15 anni con una bella signora di 35 anni –graziosamente definita ai
nostri tempi come “una nave scuola”- a noi appariva come un
sogno.
Il fatto è che adesso, proprio perchè bisogna essere politicamente
corretti, il problema non è della donna che ha violentato il ragazzino,
ma si capovolge. Diventa un affare economico tutt'altro che
disprezzabile. Il bullismo contro il ragazzino/a non è un problema dei
genitori e della famiglia che hanno allevato dei bulli ma del
bullo e del bullizzato che viene trasformato in una sorta di madonna
ferita e pellegrina. Una ferita che deve durare per essere meglio
venduta ai media. Così anziché sgravarlo del torto subito, lo si mette
al centro di una rappresentazione. Oggi bisogna educare i bambini a non
essere bulli o a difendersi dalle insegnanti di inglese di 35 anni:
invece ci pare che semmai il problema stia dalla parte di questi adulti
che non sanno gestire i propri rapporti coi minori. Insomma si scambia
il sano per malato: ”sta al ragazzo, aiutato dagli adulti e in primo
luogo dai genitori, trovare una soluzione personale che gli permetta di
trasformare ciò che è avvenuto in una risorsa, così da tirare fuori
delle competenze inaspettate per un quattordicenne”. Perfetto. Avanti
un altro.
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UN
PROGETTO FUORI DI MELONE DEI SINDACATI PENSIONATI CGIL-CISL-UIL: UNA
TASSA PER AIUTARE GLI ANZIANI NELLE RSA. OVVIAMENTE IL PRESIDENTE
LEGHISTA FONTANA È D’ACCORDO
L'incipit dell'articolo del Corriere Milano fa già stirare i nervi.
“Più tasse in cambio di aiuti pubblici per pagare le rette delle case
di riposo? Il dossier è appena arrivato sul tavolo del governatore
Attilio Fontana. Il 38 per cento dei lombardi è disponibile a pagare lo
0,1 per cento in più dell'aliquota addizionale sull'Irpef regionale
(per un totale di 220 milioni di euro l'anno) per essere aiutato da
vecchio al momento del bisogno a sostenere le spese per la residenza
sanitaria per anziani (Rsa). Il 16% non sa rispondere. Il 17 per cento
è poco d'accordo, mentre solo il 29 per cento è assolutamente
contrario. Complessivamente, insomma, l'idea non dispiace, soprattutto
se ben compresa.
Il risultato arriva da un sondaggio su mille lombardi lanciato dal
sindacato unitario per i pensionati, lo Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp, che
rappresenta oltre 2,5 milioni di lombardi (il 26 per cento della
popolazione). Un'iniziativa provocatoria da cui arriva un segnale
chiaro: il caro rette delle strutture residenziali è un problema enorme
per le famiglie che non ce la fanno più. La proposta del sindacato
pensionati è di costituire un fondo per la non autosufficienza con
l'aumento dell'addizionale Irpef da cui la Regione potrà attingere per
aiutare le famiglie a sostenere il caro rette. Già oggi una parte dei
costi è a carico delle casse pubbliche: dovrebbe essere la metà, ma i
rimborsi sono bloccati da dieci anni. Di conseguenza crescono le quote
a carico dei cittadini.”
Scavalchiamo ogni riflessione su quanto valgano mille risposte su una
popolazione lombarda di dieci milioni di abitanti con 2,6 milioni di
pensionati tra i meglio messi nel Paese.
Noi ci facciamo invece delle domande.
La prima è quanto ammonta la ricchezza finanziaria e immobiliare delle persone ospiti nelle RSA?.
La seconda è collegata con le recenti notizie sul RdC. Il reddito di
cittadinanza e quei lavori che si possono rifiutare: un emendamento al
Dl 4/2019 approvato al Senato ha stabilito che i beneficiari del
reddito di cittadinanza avranno diritto a rifiutare un'offerta si
lavoro nel caso in cui non sia economicamente "congrua", ovvero
inferiore del 10% rispetto "alla misura massima del beneficio fruibile
dal singolo individuo (comprensiva della componente ad integrazione del
Reddito prevista per i nuclei residenti in abitazione in locazione)".
Che cosa significa tutto ciò? In poche parole, poiché il reddito per un
singolo può arrivare a 780 euro, facendo due conti si scopre che sarà
pari a 858 euro la soglia-limite oltre quale il lavoro proposto deve
essere accettato”. Ha senso tenere in piedi RSA da 3mila euro mensili
per ospitare una persona quando una legge nazionale da quelle cifre?Non
sarebbe meglio destinare due persone ad accudire quella persona a casa
propria? In massima parte ne basta anche una.
La terza domanda è: davvero esiste un servizio da 3mila euro mensili oppure c'è qualcosa che non quadra?
Poste queste domande – ciascuno si dia la risposta che intende da
solo- l'inchiesta dei tre sindacati indica come i giovani siano
propensi a pagare una piccola maggiorazione irpef per il presente e
futuro da anziano mentre gli anziani proprio non ci sentono da quella
parte. La generosità dell'anziano!.
Da anziano penso che affrontare il nostro futuro secondo lo schema
dell'ultimo secolo non è del tutto sensato a meno che non si accetti
l'idea che il popolo bianco sfrutti l'immigrato nero clandestino
pagandolo meno di 30 euro al giorno come chi raccoglie pomodori.
Peraltro esistono già RSA che pagano gli addetti con un contratto “del
paese d'origine”.
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L'ING. CLAUDIO PIGA, CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA, ABDUANO DI ORIGINI SARDAGNOLE
Il custode delLa Latrina di Nusquamia –l'ing. CludioPiga, adbuano di
origini sardAgnole con ascendenze garibaldine in ValCamonica, uno
che ha fatto il classico in un liceo di preti dov'era stato pure
l'Antonio Gramsci, dicevamo dunque come Claudio Piga dopo una
breve parentesi in cui s'era dedicato alla critica
cinematografica della versione RAI de “il nome della rosa” assieme al
suo fidato cagnolino da lecca Algido non smette di sfrigolarci i
marroni. Com'è noto noi sulle pagine del nostro blog
A-GUARDARE-ALLE-COLLINE raccontiamo spesso del
magnifico governo della giunta Gamba assieme alle
altrettante cacchiate che combina sia il governo locale che quello
nazionale. Fino a qualche tempo or sono eravamo accusati (anche) dal
custode delLa latrina di Nusquamia di essere dei denunciatori seriali
salvo che quando li abbiamo sfidati a presentare anche una sola copia
di una denuncia presentata da noi (a magistrati o carabinieri) nella
certezza che non ne esiste una, hanno cambiato versione. Noi saremmo
quelli che “suggeriamo” a qualcun altro gli argomenti e le malefatte da
denunciare. Da qualche tempo in qua il custode delLa Latrina di
Nusquamia ci nega-attribuisce niente-poco-di-meno-che di essere dei
“cazzeggiatori giuridici” e stavolta addirittura ci mette sia a
confronto col PdC Conte che con l'avv. Leone difensori dei coniugi
Bebawi, Giovanni Leone: quello già presidente della repubblica. Già
potremmo offenderci nel vedere associato (in qualche modo) il
nostro nome con quello di Conte (per via del naso alla Cyrano e
della sua ammirazione a padrePio) ma offesa ancora maggiore non può che
venire nell'associarci all'avv. Giovanni Leone. Il custode delLa
Latrina di Nusquamia lo conoscono tutti come quella doppia tripla
quadrupla faccia per la quale lui fa intendere chi “è quello li”
ma non ha mai il coraggio di scriverne il nome per esteso. Ha quel nome
li ma lo sostituisce con un sinonimo. E quando proprio non riesce a
sfilarsela – vedi quando/come ha sfruttato un cinquecentina della
biblioteca Angelo Mai per farsi pubblicità personale senza pagare i
relativi diritti- asserisce che la conferenza di autopromozione l'ha
fatta aggratis.
Di una cosa non va criticato il custode delLa Latrina di Nusquamia: di
essere uno che da via il culo per la pagnotta. Infatti da uomo di
sinistra giunto alla fine della sua luminosa carriera come creativo di
frale ha fatto il portavoce di una giunta fascio leghista per
proclamarsi piddino ed elettore zingarettiano assieme al Sighesù, uno
che a suo dire (suo del custode delLa Latrina di Nusquamia) ha gettato
la bandiera rossa nel fosso. Quale (fosso) non si sa.
Il custode delLa Latrina di Nusquamia gronda di rabbia e di invidia nel
vedere come un esercito di asini a 370 gradi sia arrivato in Parlamento
e nel governo per non dire della RAI mentre uno come lui che ha
studiato greco e latino, uno che ha fatto il classico e il
politecnico, uno che era in Olivetti e poi per la Mondadori ed
infine a creare flayer nel negozio di un fiorista in quel paese
sgarruppato che è Curno si vede ridotto a polemizzare col gatto padano,
con un acquilino Borghi, con una Serra o un Battaglia (che nel
frattempo s'è inabissato alle marianne) per non dire di una Martha
Nusbaum.No, dico, che
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