SEI CITTADINI SONO TRATTATI COME BURATTINI
Nella homepage del Comune di Curno c'é (ancora) il seguente
avviso: Commissione Sport e Tempo Libero - apertura termini
presentazione candidature. Pubblicata il 01/03/2019. Avviso ai
cittadini. Dal 4 al 16 marzo 2019 sono aperti i termini per la
presentazione delle candidature alla Commissione temporanea e speciale
“sport e tempo libero”, i cui obiettivi sono:
1-Sviluppare un approfondito confronto riguardo a valori e significati
che devono caratterizzare la missione e orientare le scelte operative
delle società sportive che operano sul territorio di Curno ed in
particolare di chi utilizza spazi pubblici per lo svolgimento di tali
attività
2-Contribuire alla stesura di un documento condiviso, un vero e proprio
Piano di Diritto allo Sport da aggiornare annualmente, che fra le altre
cose evidenzi l'attenzione a garantire la presenza di questi due
elementi di fondo: A) accompagnamento alla crescita delle giovani
generazioni; B) azione orientata a promuovere coesione sociale nella
comunità di Curno
3-Definire nuovi criteri e condizioni da suggerire all'Amministrazione
Comunale al fine di poter attuare quanto previsto nel Piano di Diritto
allo Sport. Tali criteri e condizioni dovranno in particolare agevolare
in forma prioritaria la partecipazione dei cittadini di Curno
all'attività sportiva
4- Creare le condizioni per un rapporto di duratura collaborazione e di
reciproco aiuto fra le diverse società sportive e con l'Amministrazione
Comunale
5- Suggerire azioni e modalità per diffondere la pratica sportiva e stili di vita sani.
La commissione avrà funzioni consultive, organizzative e di supporto
all'Amministrazione, secondo quanto previsto dal regolamento approvato
dal Consiglio comunale.
Oggi compare lo scherzo: giovedì 14 marzo è convocato il Consiglio
Comunale che approverà al punto 5. Impianto sportivo Centro Vivere
Insieme 2 (CVI2). Indirizzi in ordine alla forma della concessione per
la gestione e approvazione relazione ex art. 34 comma 20 del ddl
179/2012.
L' Art. 34 comma 20 e 21 del DL 179/2012 recita:
20. Per i servizi pubblici locali di rilevanza economica,
al fine di assicurare il rispetto della disciplina europea,
la parita' tra gli operatori, l'economicità della gestione
e di garantire adeguata informazione alla collettivita'
di riferimento, l'affidamento del servizio e'
effettuato sulla base di apposita relazione, pubblicata sul
sito internet dell'ente affidante, che da' conto delle ragioni e
della sussistenza dei requisiti previsti dall'ordinamento europeo per
la forma di affidamento prescelta e
che definisce i contenuti specifici degli obblighi di
servizio pubblico e servizio universale, indicando le
compensazioni economiche se previste.
Qui la prima gaffe della sindaca Gamba: la relazione di cui NON è stata
pubblicata sul sito del Comune PRIMA della seduta consigliare di
approvazione della delibera.
La seconda gaffe, o per essere più chiari: una presa per i
fondelli- da parte della giunta Gamba è che la commissione sport sarà
nominata “dopo” l'approvazione da parte del consiglio comunale degli
indirizzi di gestione e affidamento del CVI2 e quindi la commissione
che semmai doveva ragionare prima “del come perché quanto e per quando
e per quanto” si dovrebbe operare col CVI2 viene messa davanti a delle
scelte cui deve confermarsi. A che serve allora la Commissione sebbene
sia consultiva?
Già immaginiamo che adesso la Gamba spiegherà menando fendenti che la
commissione dovrà interessarsi di certi aspetti e problemi mentre la
delibera del consiglio tratta d’altro. Certo già!.
Come se causa ed effetti non fossero correlati l’una agli altri.
Che la convenzione delle società sportive per la gestione dei CVI avese
una scadenza certa è nota da anni e comunque sicuramente dalla
pubblicazione del DL179/2012 e pertanto già con la sindaca Serra ed
anche con la Gamba c'era tutto il tempo sufficiente per un ampio e
compiuto dibattito sul tema-problema mentre adesso la giunta Gamba para
il suo modo di governo autoritario con una “relazione” di un
soggetto esterno (pagato dalla giunta: però...) che non conosce la
realtà curnese e che probabilmente stilerà una relazione come quella
dell'arch. Ponti sul TAV Torino Lione: buona idea a livello europeo
pessima idea tra Torino e Lione. O come quella dell’arch.Magioni sulla
soluzione in house della rumenta comunale.
Si tratta di onestà trasparenza e correttezza politiche. Aggettivo
–quel “politiche”- che per la Gamba e la sua giunta non ha ancora un
significato ben chiaro per cui invitiamo tutta la giunta a
rileggersi TUTTO il dibattito parlamentare che portò all'approvazione
della Costituzione repubblicana. Che è poi - questo metodo autoritario
di governo- tutta la cifra sia dell'amministrazione Serra ieri che
della Gamba oggi. Formalmente tutto a posto –vedi p.e. la meravigliosa
storia del progetto e dell'appalto della rotonda fuori la nuova Rodari:
un esempio da studio- concretamente una presa per il c**o sia nei
confronti dei cittadini che della sostanza della legge. Certi modus
operandi della giunta Gamba ci ricordano quel paziente cui il medico
aveva prescritto: basta bere vino!. E lui s'era messo a bere grappa.
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OGNI CITTADINO C'HA IL SUO BREMBO
Il rapporto delle generazioni post belliche col fiume Brembo è del
tutto differente da quello che c'era prima: le due immagini ne sono in
qualche modo il simbolo. A sinistra c'è il Brembo a valle della soglia
di Ponte san Pietro, con la sua prepositurale ancora priva del
campanile che verrà ultimato nel 1960. A destra i volontari che sabato
scorso ne hanno ripulito in parte la sua sponda sinistra. Il Brembo a
valle di Ponte fino alla fine dell'800 correva verso est (dalla
parte della sua sponda sinistra) a raccogliere le acque del Quisa e
quindi verso valle. L'imponente processo di industrializzazione che
coinvolse Ponte san Pietro con la costruzione della Legler e degli
stabilimenti aeronautici Caproni unitamente all'artigianato che questa
industrializzazione portava al seguito oltre l'edilizia residenziale
che Ponte attraeva naturalmente come uno dei due centri economici
dell'Isola (l'altro era Calusco) dettero forte impulso al
cavamento della sabbia dal fiume e la draga che vedete al centro della
foto favorì la deviazione del corso del fiume verso la sponda destra
che negli anni trenta sarebbe stata difesa dalle bisacce di sassi che
vedete in fotografia. I terreni agricoli dell'Isolotto che erano
irrigati deviando con una filaressa l'acqua del fiume (quando scorreva
verso est) con la deviazione imposta al corso verso ovest dovettero
essere irrigati mediante acqua pompata: l'impianto era situato
dove sta ora il pozzo artesiano comunale sull'Isolotto. Anche in
territorio curnese nel fiume c'era una filaressa –all'altezza dello
spiazzo erboso dove stava il cassone della monnezza negli anni
'70- per deviare le acque del fiume nella roggia che via via irrigava
Curno Roncola Dalmine finchè in territorio di Dalmine –dove adesso c'è
una centralina elettrica nel Brembo- si univa ad un'altra derivazione
verso Osio Boltiere Pontirolo.
Leggendo la produzione illustrativa messa in campo dai promotori
storici del c.d. Parco del Basso Brembo rispetto alla “Storia del
Brembo” dalla soglia di Ponte alla sua foce nell'Adda ci pare di
leggere delle barzellette che com'è proprio delle barzellette c'è anche
del vero salvo che manca il 999/1000. Il bello è che non c'è nulla di
nascosto (tranne la documentazione delle opere ripariali sul fiume che
nei traslochi dell'archivio della CCCIA si sono persi chissà dove) e il
parco invece che il forte motore culturale ed economico che è stato,
appare come un'icona minuscola, un vasettino di fiori comprati al
supermercato. Addirittura gli “scienziati” che rinvennero delle
orchidee sull'Isolotto (ma non videro ne cercarono le sorelle lungo
tutti i magredi) le credettero endemismi mentre invece venivano tutti
dalle nostre montagne. Semi trascinati a valle dalle piene del fiume.
Un salto nei primi anni '70. La nostra famiglia ottenne il permesso di
pompare acqua per l'irrigazione dal fiume piazzando la pompa
davanti alla foce del Quisa per irrigare i campi dove adesso c'è il
cantiere della Vitali e le campagne ad ovest. Si irrigava a pioggia il
mais destinato come trinciato sia all'alimentazione del bestiame da
latte. I campi di mais erano piazzati tutti a nord dell'abitato tra le
vie Monte Grappa e una brutta estate nel paesino cominciano a
manifestarsi delle infezioni di tifo. Pochi casi. Scatta subito
l'allarme e i primi esami puntano all'acqua potabile della zona ma
subito si accerta che l'acqua non è inquinata e le abitazioni non hanno
pozzi propri. Durante una visita del medico condotto ad una famiglia di
via Monte Grappa questo viene investito dall'acqua di irrigazione
nebulizzata e quindi sospinta dal vento e ne raccoglie un campione che,
analizzato, rivela la presenza della salmonella. Ulteriori esami
indicano che l'acqua del fiume è inquinata e quindi non può essere
usata per l'irrigazione a pioggia ma solo per scorrimento. Smessa
l'irrigazione a pioggia cessano anche le infezioni. Per quell'evento da
quel momento la nostra famiglia decide di abbandonare quelle terre a
fine del contratto d'affitto. Ecco com'è che vedere gente che va nel
fiume a raccogliere monnezza ci lascia interdetti
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IN ITALIA SI FABBRICANO LAUREATI INUTILI PER I CITTADINI E LORO STESSI
Si chiama “skill mismatch” ed è una delle maledizioni italiane.
Soprattutto per i giovani. Sì perché, come ha confermato tra gli altri
di recente lo studio “New Skills at Work” condotto da JpMorgan e
Bocconi, il nostro Paese è il terzo al mondo con il più alto
disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le
esigenze del mercato del lavoro. Un recente studio realizzato da Anpal
e Unioncamere ha rivelato come il 31% delle aziende riscontri
«difficoltà di reperimento» per 1,2 milioni di contratti programmati
nei primi tre mesi del 2019.
E pensare che l’Italia ha anche la più bassa percentuale di laureati in
Europa: questa scarsità però non si traduce in un vantaggio nel mercato
del lavoro per i nostri “dottori”. I tassi di disoccupazione dei nostri
laureati, comparabili a quelli dei diplomati, sono molto più alti di
quelli di Paesi dalla struttura economica simile al nostro: negli
ultimi 15 anni, per esempio, la disoccupazione dei laureati tedeschi
nella fascia d’età 25-39 ha oscillato tra il 2 e il 4%, quella degli
italiani tra l’8 e il 13%.
Come è possibile che i nostri (relativamente pochi) laureati non
riescano a soddisfare le esigenze delle imprese? L’errore avviene al
momento della scelta delle scuole superiori o dell’università?
LA SCELTA DELL’UNIVERSITÀ
Secondo Massimo Anelli, economista della Bocconi, questa situazione è
legata a un’informazione inadeguata sugli esiti lavorativi e
retributivi delle diverse facoltà, che porta a una scelta basata sulle
sole preferenze individuali. Anche la Germania registra una percentuale
di laureati nettamente più bassa della media europea e inferiore di
10-15 punti percentuali rispetto a quella di Francia e Spagna, ma la
composizione per disciplina è completamente diversa da quella italiana.
La Germania laurea molti più giovani in informatica, ingegneria ed
economia e management, mentre l’Italia doppia la Germania per laureati
in scienze sociali e in discipline artistiche e umanistiche.
Utilizzando un database unico, sviluppato grazie al programma VisitInps
scholars, Anelli ha seguito il percorso lavorativo di tutti i laureati
di una grande città italiana fino a 25 anni dopo la laurea, calcolando
il ritorno economico della scelta universitaria (depurato dalle
capacità degli studenti e dalla loro condizione socio-economica). Il
risultato? Le lauree che rendono di più (tra il 70 e il 100% più di una
laurea umanistica) sono, nell’ordine, economia e management,
giurisprudenza, medicina e ingegneria. Proprio le facoltà che
registrano il deficit di laureati più alto rispetto alla Germania,
quindi, a parte medicina.
UN DOPPIO PROBLEMA: SOVRAQUALIFICATI E SOTTOQUALIFICATI
In Italia, inoltre, esistono contemporaneamente un problema di
sotto-qualifica e un problema di sovra-qualifica della forza lavoro,
come spiegano bene Francesco Galletti e Francesco Gualdi nello studio
di Action Institute “Skills Mismatch in Italia. Analisi e scelte di
policy in uno scenario in rapida evoluzione”. Da una parte la carenza
di laureati rende l’offerta di lavoro italiana sottoqualificata, ma
dall’altra “l’alta percentuale di sovra-qualificati (circa il 20% della
forza lavoro) è legata a caratteristiche strutturali del sistema
produttivo italiano, con micro-imprese con produzioni a basso valore
aggiunto. La particolarmente alta percentuale di sovra-qualificati tra
i laureati “Stem” (in discipline scientifiche, tecnologiche,
ingegneristiche e matematiche), dotati di skills particolarmente
ricercate in economie ad alto valore aggiunto, indica precisamente un
ritardo strutturale del sistema produttivo del Paese”.
La tradizionale concentrazione dell’economia italiana in produzioni a
minore valore aggiunto e a basso grado di innovazione, ma anche la
dimensione contenuta delle imprese (con oltre il 95% delle aziende
italiane che ha meno di dieci dipendenti), sono fattori che possono
contribuire a spiegare l’alto numero di sovraqualificati, in modo
particolare tra i laureati “Stem”.
IL MOMENTO CRUCIALE DELLA SCELTA DELLE SUPERIORI
Fondamentale è anche il momento della scelta delle superiori.
Un’interessante ricerca di Pamela Giustinelli e Nicola Pavoni (“The
Evolution of Awareness and Belief Ambiguity in the Process of High
School Track Choice”, Review of Economic Dynamics, Volume 25, April
2017) ha studiato il processo di raccolta delle informazioni rilevanti
per la scelta della scuola superiore in Italia, attraverso un sondaggio
su circa 900 studenti di terza media e sui loro genitori. L’indagine
registra, a partire dall’inizio dell’anno scolastico fino al momento
della scelta, l’evoluzione della conoscenza delle alternative
disponibili da parte di studenti e genitori.
In sostanza, nella scelta della scuola superiore le famiglie sono
troppo focalizzate su aspetti di breve termine (il gradimento dello
studente, l'impegno necessario, la qualità percepita dell'istituto) e
troppo poco sugli aspetti di lungo periodo, come le prospettive in
termini di mercato del lavoro o accesso all’università.
In generale, la conoscenza delle scelte possibili da parte di studenti
e genitori all’inizio dell’ultimo anno di scuole medie inferiori è
piuttosto limitata, e il processo di raccolta delle informazioni tende
a concentrarsi su quelle che, già all’inizio, erano le alternative
preferite. Tali alternative dipendono molto dal background
socio-economico delle famiglie e, in parte, dai risultati ottenuti
dallo studente. In particolare, gli studenti nelle condizioni più
disagiate sembrano prendere in considerazione pochissime alternative.
L’IMPORTANZA DELL’ISTRUZIONE PROFESSIONALE
Per affrontare su tutti questi problemi, occorre lavorare su entrambi i
lati del mercato del lavoro, spiegano ancora Galletti e Gualdi nello
studio di Action Institute. Da un lato, è necessario innalzare la
qualità della domanda di lavoro delle imprese, promuovendo investimenti
che facciano crescere il livello tecnologico delle produzioni.
Dall’altro, bisogna adeguare la formazione della forza lavoro in base
alle competenze richieste dal mercato.
E soprattutto bisogna spingere il pedale dell’acceleratore
sull’attrattività e la comprensione di programmi di vocational
training, puntando sulla formazione professionale più efficace e su
politiche attive del lavoro. Solo in questo modo sarà possibile
sconfiggere lo “skill mismatch”.
Enrico Marro
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