Di cosa parliamo in questa pagina.

UN OCCHIO ALLA CINE MEGLIO SE MOLTO ATTENTO
Perché l'Italia guadagna con la Nuova via della seta della Cina
L'espansione di Pechino verso l'Europa ha già spostato il traffico dal Pacifico al Mediterraneo. Partecipare al progetto conviene. E infatti dietro le quinte sono attive Regno unito e Germania.
In Europa e Oltreoceano ha innescato una levata di scudi la notizia, riportata dal britannico Financial Times, dell'Italia pronta a entrare da questa primavera nellaNuova via della seta della Cina come prima potenza del G7. L'occasione per firmare il memorandum d'intesa sul maxi piano commerciale e di infrastrutture del gigante asiatico sarebbe la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia, il 22 e il 23 marzo. O, un mese dopo, al Forum sulla Belt and road initiative («Una cintura, una strada» è il nome in mandarino del programma), tra il 25 e il 27 aprile. L'allarme tra i big occidentali è scattato con l'altolà degli Stati Uniti a un passo che può «danneggiare in modo significativo l'immagine internazionale del Paese». E proprio il 21 marzo, mentre Jinping sarà a Roma, a Bruxelles si riuniranno i capi di Stato e di governo dell'Unione europea (Ue) per discutere di una linea comune sugli investimenti con la Cina. (:::)

CON QUESTO PIANO GORI POTREBBE PERDERE LA RIELEZIONE
Se il sindaco Gori perderà la rielezione, potrà ringraziare senza dubbio  qualche suo assessore, tra questi l'arch. Zenoni, che  ha avuto  il coraggio di affidare la redazione del  piano che mira a trasformare lo scenario infrastrutturale di Bergamo da qui al 2030 alla consulenza della Trt Trasporti, fondata dall'economista Marco Ponti, coordinatore della commissione sull'analisi costi-benefici della Tav. In aggiunta a questa scelta il piano prevede trecentosettantasei milioni di investimenti, di cui solo una settantina a carico del Comune di Bergamo diluiti in dieci anni. Vale a dire 2-3 amministrazioni. 376 milioni sono quelli previsti nel nuovo Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile di Bergamo .
Ma trecento milioni sono quelli del collegamento ferroviario con l'aeroporto di Orio (già finanziati) e della linea T2 del tram per la Val Brembana (da reperire a livello nazionale). Per Palafrizzoni, dunque, fanno 70 milioni da spalmare in dieci anni. Un obiettivo che l'amministrazione reputa fattibile. (...)

UNA STORIA PER L'OTTO MARZO
G.L. arrivò a Curno nel'49 da un paesino della media Valle Brembana. Reduce dalla Russia, a Curno comperò una cascinetta con un cinquantina di pertiche di terra di una famiglia indebitata perché il capofamiglia a sua volta era uno dei molti dispersi in Russia. La  moglie, rimasta sola a casa coi figli durante la guerra, non era riuscita ad andare avanti.  Mai saputo se i due si fossero conosciuti in Albania e in Russia. G.L. si rivelò subito un gran lavoratore e nel contempo cercò moglie che trovò alle Ghiaie di Bonate. Mentre G.L. era un ometto bruttissimo piccolino magrissimo piegato dalla campagna di Russia “u rut de hom” come veniva chiamato dalla sua parentela sposò una bella ragazzotta operaia al Linificio Canapificio che gli avrebbe dato in sequenza una dozzina di figli, tra le quali due gemelle, mie compagne di scuola nella  pluriclasse  della scuola rurale aperta in Lungobrembo. Osservando le due gemelle, erano talmente differenti e resteranno tali anche da donne fatte, che definirle gemelle nessuno ci avrebbe scommesso una lira (di allora).(...)










































UN OCCHIOALLA CINA MEGLIO SE MOLTO ATTENTO


Perché l'Italia guadagna con la Nuova via della seta della Cina
L'espansione di Pechino verso l'Europa ha già spostato il traffico dal Pacifico al Mediterraneo. Partecipare al progetto conviene. E infatti dietro le quinte sono attive Regno unito e Germania.


In Europa e Oltreoceano ha innescato una levata di scudi la notizia, riportata dal britannico Financial Times, dell'Italia pronta a entrare da questa primavera nellaNuova via della seta della Cina come prima potenza del G7. L'occasione per firmare il memorandum d'intesa sul maxi piano commerciale e di infrastrutture del gigante asiatico sarebbe la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia, il 22 e il 23 marzo. O, un mese dopo, al Forum sulla Belt and road initiative («Una cintura, una strada» è il nome in mandarino del programma), tra il 25 e il 27 aprile. L'allarme tra i big occidentali è scattato con l'altolà degli Stati Uniti a un passo che può «danneggiare in modo significativo l'immagine internazionale del Paese». E proprio il 21 marzo, mentre Jinping sarà a Roma, a Bruxelles si riuniranno i capi di Stato e di governo dell'Unione europea (Ue) per discutere di una linea comune sugli investimenti con la Cina.

Renzi e Gentiloni,
prima di Di Maio
Che la trovino è dubbio, considerate le divisioni dei leader europei pressoché su tutto. Mentre è certo che nel processo all'Italia ci sia una grande ipocrisia. Innanzitutto la notizia del Ft non è un'indiscrezione, né una rivelazione: già durante la sua visita in Cina del settembre scorso il vicepremier Luigi Di Maio (M5s) espresse la volontà di «concludere un memorandum of understanding con Pechino entro il 2018 sulla Nuova via della seta». La data è addirittura slittata, ma c'è di più: quanto presentato, a questo punto dall'Ue, come una mossa azzardata, non allineata del governo populista di M5S e Lega Nord, è in realtà un percorso perseguito e avviato dai governi Renzi e Gentiloni: nel 2017 l'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni volò a Pechino per partecipare al primo Forum della Belt and road initiative, come primo leader del G7. Di Maio ha accelerato il processo, in un contesto internazionale – questo è il punto – nel frattempo cambiato.

Un maxi piano «della Cina
per la Cina»
La novità è la guerra di Donald Trump alla Cina, che coinvolge anche gli alleati europei,non l'adesione degli stranieri all'ambizioso progetto di Jinping della ricostruzione in grande stile delle rotte commerciali tra Oriente e Occidente. Grecia e Portogallo sono entrati nella Belt and road initiative prima dell'Italia, ed è comprensibile che il Paese di Marco Polo miri a un ruolo di punta nella Nuova via della seta: i porti di Venezia e Trieste, con una storia millenaria di commerci con l'Oriente, sono in prima linea per il rilancio concepito dall'ultimo presidente Jinping; le antiche rotte tra Asia, Africa ed Europa collegavano il Celeste impero con Roma. Sono certo legittime le condanne dell'Ue alla competizione sleale e al furto di copyright della Cina, e sensati i sospetti che per la Nuova via della seta non tratterà di «mutui investimenti», come sostiene Pechino, ma piuttosto di un progetto «della Cina per la Cina», come ammonisce Trump.

Tutta l'UE alla tavola
del fondo monetario cinese BRI
«A senso unico», dice anche il presidente francese Emmanuel Macron che, come i leader del Regno Unito e della Germania, preferisce non firmare memorandum con la Repubblica popolare. Nel 2013, tuttavia, presentato il progetto cinese dei miliardi di investimenti in infrastrutture attraverso l'Asia centrale, il Medio Oriente e l'Africa tutte le grandi e medie economie globali si precipitarono ad aderire all'Asian infrastructure investment bank (Aiib), fondata a Pechino nel 2014 e operativa dal 2016. Dell'alternativa asiatica al Fondo monetario internazionale (Fmi) e alla Banca mondiale orientati dagli Usa, l'Italia figura tra i numerosi fondatori, ma solo come quarto azionista europeo, dopo nell'ordine Germania, Regno Unito e Francia. E, nella fase precedente all'allargamento europeo, in Medio Oriente la Belt and road initiative ha arruolato alleati di ferro degli Usa – e di Trump – come l'Arabia Saudita e Israele.

Sei corridoi nel Mediterraneo
entro il 2022
Uffici di rappresentanza e sedi finanziarie della Nuova via della seta sono spuntati anche nei porti del Libano, pronti a espandersi in Siria una volta concluso il conflitto e riportato il territorio sotto il controllo del regime di Bashar al Assad, oltre che negli Emirati e negli altri Paesi del Golfo. Circa 70 miliardi di dollari sono stati investiti in 1400 progetti soprattutto in Asia, tra il 2014 e il 2017. Ma sarà il Mediterraneo il bacino privilegiato dei sei corridoi commerciali (via terra, via mare e uno anche aereo) che la Cina vuole sviluppare entro il 2022 attraverso reti ferroviarie, autostrade, rotte navali e facilitazioni doganali: la crescita del Dragone ha provocato, nel Terzo millennio, un riequilibrio nel mercato globale del traffico commerciale nel Mare nostrum (al 42% dal 27% degli Anni '90), dal canale di Suez, a scapito della tratta transpacifica (calata al 44%). Nell'ultimo quinquennio, il numero delle navi portacontainer nel Mediterraneo sarebbe aumentato del 20% dalle stime di Pechino.

Inglesi e tedeschi
attivi dietro le quinte
Attraverso il Bosforo, la Turchia non ha mai smesso di beneficiare dei commerci con l'Oriente, la Nuova via della seta mina gli interessi del Centro e del Nord Europa, oltre che degli Usa. Il potenziale dell'Italia sta nei suoi porti sul Mediterraneo, più che nel commercio delle merci cinesi e nelle partnership industriali per le infrastrutture. Una torta di investimenti, benché pilotati dal soft e hard power di Pechino, considerevole: tant'è che un'ex potenza coloniale come il Regno Unito non ci mette la faccia ma, secondo le cronache cinesi, intende da dietro le quinte sostenere la Belt and road initiative con investimenti finanziari, sostegno tecnologico e personale specializzato. In un'ottica post-Brexit, la premier Theresa May sarebbe pronta a «rafforzare gli accordi bilaterali con la Cina». Così ha fatto anche la Germania, prima nell'Ue per export verso Pechino, anche per sopperire al calo di ordini della crisi dal 2008. Ma della Nuova via della seta non si deve parlare.

•    Barbara Ciolli
CON QUESTO PIANO GORI POTREBBE PERDERE LA RIELEZIONE


Se il sindaco Gori perderà la rielezione, potrà ringraziare senza dubbio  qualche suo assessore, tra questi l'arch. Zenoni, che  ha avuto  il coraggio di affidare la redazione del  piano che mira a trasformare lo scenario infrastrutturale di Bergamo da qui al 2030 alla consulenza della Trt Trasporti, fondata dall'economista Marco Ponti, coordinatore della commissione sull'analisi costi-benefici della Tav. In aggiunta a questa scelta il piano prevede trecentosettantasei milioni di investimenti, di cui solo una settantina a carico del Comune di Bergamo diluiti in dieci anni. Vale a dire 2-3 amministrazioni. 376 milioni sono quelli previsti nel nuovo Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile di Bergamo .
Ma trecento milioni sono quelli del collegamento ferroviario con l'aeroporto di Orio (già finanziati) e della linea T2 del tram per la Val Brembana (da reperire a livello nazionale). Per Palafrizzoni, dunque, fanno 70 milioni da spalmare in dieci anni. Un obiettivo che l'amministrazione reputa fattibile.
La proposta, illustrata dall'assessore Stefano Zenoni, tra le altre cose prevede il raddoppio dei posti auto nelle zone di interscambio, e nuove aree sosta alla Grumellina, al rondò per Orio e a sud di Colognola. Oltre a una nuova linea di autobus per Città Alta, che collega il nuovo ospedale a viale Giulio Cesare. “Depositiamo il Piano perché lo richiede l'iter di richiesta di finanziamento della T2, che sta partecipando a un bando ministeriale per ottenere i fondi necessari alla realizzazione – ha spiegato l'assessore alla mobilità -. Il tema dell'accesso alla città dall'area vasta è il tema a cui il Pums vuol dare risposta in relazione ai cittadini e ai residenti di Bergamo: i precedenti piani di mobilità hanno guardato soprattutto all'accesso al centro città, questo Piano è invece per Campagnola, Malpensata, Colognola, Boccaleone, Celadina, Grumello, Valtesse, Monterosso e per tutti quei quartieri che sono invasi dal traffico in ingresso in città. Le scelte dei prossimi anni in tema di mobilità mettono tutta la città al centro: il centro si allarga ai quartieri, i quartieri diventano centro delle azioni dell'Amministrazione. Se allentiamo la pressione delle auto in ingresso, tutta la città ne ricaverà benefici”, sostiene Zenoni.
Già l'idea che nel piano ci siano 300 milioni per il treno tra il Caravaggio e la stazione esistente a fronte di 70 milioni per quello Città- Alme ed una 80tina per sola la città fa capire che proprio non ci siamo. 
La prima domanda che ci si dovrebbe porre in tema di mobilità è: quanta e quale fibra ottica avremo disponibile in provincia da qui a cinque o dieci anni: le prospettive attuali indicano che le funzioni oggi in città non serviranno più alla provincia. Tranne gli ospedali.
La seconda domanda è se i mezzi di trasporto pubblici disponibili, quelli preventivati  e le linee sono all'altezza del compito. Una domanda semplice: un cittadino della ValsanMartino che voglia recarsi al Papa Giovanni deve usare almeno due-tre mezzi tra cui la sua auto. Col trasporto pubblico impiega non meno di un'ora per percorrere 10-12 km. Ha senso questo?
La terza domanda è: la città è bloccata ai piedi del colle dalla ferrovia e dall'A4. Non è il caso di spostare la ferrovia sull'attuale A4 a partire da Stezzano fino all'Oglio e di spostare l'A4 sulla circonvallazione sud da Dalmine fino a Seriate-Cascinone lasciando il tratto a circolazione libera?
La quinta domanda è: non è il caso di pensare a una metropolitana che dal Caravaggio entri in città parte sopra la Morla e poi sotto il Viale Papa Giovanni, sotto il colle di Città Alta con 3-4 ascensori per la risalita e l'uscita nella piana di Petosino-Almè per proseguire fino a Piazza Brembana?
La quinta domanda è: davvero occorre un TRENO per i trasporti locali e non basta una METROPOLITANA?
I soldi. Immagino che i lettori diranno: belle idee ma dove si trovano i soldi? I bergamaschi hanno in banca la bellezza di 23 miliardi in massima parte titoli di debito pubblico. Basterebbe che una legge nazionale consentisse di ripagare il prestito mezzo punto in più del reddito medio dei  titoli di debito pubblico per fare affluirei solcc dove servono a creare lavorare vivere bene.
UNA STORIA PER L'OTTO MARZO


G.L. arrivò a Curno nel'49 da un paesino della media Valle Brembana. Reduce dalla Russia, a Curno comperò una cascinetta con un cinquantina di pertiche di terra di una famiglia indebitata perché il capofamiglia a sua volta era uno dei molti dispersi in Russia. La  moglie, rimasta sola a casa coi figli durante la guerra, non era riuscita ad andare avanti.  Mai saputo se i due si fossero conosciuti in Albania e in Russia. G.L. si rivelò subito un gran lavoratore e nel contempo cercò moglie che trovò alle Ghiaie di Bonate. Mentre G.L. era un ometto bruttissimo piccolino magrissimo piegato dalla campagna di Russia “u rut de hom” come veniva chiamato dalla sua parentela sposò una bella ragazzotta operaia al Linificio Canapificio che gli avrebbe dato in sequenza una dozzina di figli, tra le quali due gemelle, mie compagne di scuola nella  pluriclasse  della scuola rurale aperta in Lungobrembo. Osservando le due gemelle, erano talmente differenti e resteranno tali anche da donne fatte, che definirle gemelle nessuno ci avrebbe scommesso una lira (di allora). G.L.  e la bella moglie si rivelarono due abili contadini;: furono i primi ad aprire una frasca a Curno, che resterà  in funzione per quasi trent'anni.  Fu la fortuna della famiglia. G.L.  però non  godeva di una buona nomea ed incuriosiva il fatto che un giovane fosse arrivato in paese coi soldi per comperare la cascinetta. Il primo figlio maschio di G.L. non fa il soldato perché ha i piedi piatti e di mestiere faceva il pacherista e il camionista quando le imprese depredavano impuni il Brembo dalle parti di Treviolo e Dalmine. Si chiamava G.E. e un bel giorno mia sorella -16 anni il sottoscritto e 18 anni la sorella- mi confida mentre  eravamo in giro con le nostre cavalle per le sponde del Brembo e transitavamo nei pressi della cava dove c'era il pacherista G.E. che  G.E. “ieri mi ha fatto vedere l'uccello”. Le chiedo se l'ha detto a nostro padre e lei risponde che lo dirà in giornata. Il giorno successivo a pranzo nostro padre esce con un perentorio: la nostra famiglia non si mescolerà mai con quella di G.L. perché G.L ha ammazzato suo padre con una fucilata”. Immaginate il silenzio. Mia madre si alza e spegne la radio che dava il gazzettino padano.  Tutti abbiamo smesso di mangiare. Mio padre si alza, prende dalla credenza una cartelletta di prespan dove raccoglieva delle carte ed estrae un ritaglio di L'Eco e me lo mette in mano. Leggo di un processo in cui G.L, accusato di avere ammazzato suo padre con una fucilata alla schiena, s'era difeso asserendo che la fucilata gli era partita accidentalmente e lui non era stato condannato per insufficienza di prove. Terminato che ebbi la lettura ad alta voce dell'articolo, mio padre aggiunse. “So zio l'é anche öna esta migra. Mei che noter 'an sa mescia mia insema”. Traduzione: lo zio di G.L è un prete ed è meglio che noi X non ci mescoliamo con loro. G.E. non si perde d'animo davanti al rifuto di mia sorella di diventare sua morosa e poi forse anche moglie. Si sposerà la figlia di un contadino che aveva la cascinetta nella zona dove l'impresa scavava il letto del Brembo. All'altare la sposa appare già benissimo gravida ed era noto fosse afflitta dal “ma bröt” vale a dire epilessia. In sovrappiù la coppia viene gratificata da un generoso “co la scusa del mal brö i sa le facia töcc i camionisti”.
G.E. dopo qualche anno di matrimonio in casa d'affitto da una cattivissima costruiscono una  bella villetta davanti casa nostra e verifichiamo davvero che la donna ha molto spesso delle crisi di epilessia. Nel frattempo mettono al mondo tre figli. Quella famiglia sta in piedi un po' con le scarsole e la suocera provvede spesso a dare da mangiare sia ai nipotini che al figlio perché la nuora Non è in grado di provvedervi. Il primo dei tre figli era nato coi capelli rossi e le pamole (lentiggini) e mentre i suoi due fratelli erano mingherlini come il nonno, questo cresceva con un fusto. Un bel giorno il bambino non si trova più non si trova più non si trova più e… lo troveranno annegato in un fosso di irrigazione poco distante dalla casa dei nonni. Che non erano in casa –erano al mercato di Ponte- mentre a casa c'era solo la madre epilettica. Finisce come “doveva” finire: “l'é stacia öna disgrazia” e il rosso  con le pamole ha finito la sua  vita. La mamma non viene nemmeno indagata dal momento che era già nota al “dottore” per le sue crisi epilettiche. Qualche anno più tardi la donna verrà trovata cadavere in casa soffocata da un gnocco di fazzoletti che pare si fosse inserita tra i denti per impedirsi di mordersi la lingua durante le sue crisi. Con la testa riversa dentro la vasca da bagno sott'acqua.
G.E. è un vedovo con due bambini da mantenere e da far diventare grandi e comincia a fare i mercati vendendo frutta. Nella categoria gli capita di conoscere una signora attempata originaria da Palazzago che fa anche lei, coi fratelli, i mercati. La signora s'è appena  divisa in attesa del divorzio. Si mettono assieme e parcheggiano il camion sulla provinciale a vendere  frutta e angurie. Siccome abitavano nella villetta davanti a casa nostra, cominciamo a notare che qualche volta G.E. compare tutto smazzoccato sulle mani, braccia, viso, testa e quando lo guardi interrogativo ti risponde che ha sbattuto contro una sponda del camion, che gli è caduto addosso un imballaggio, che è scivolato dal cassone. Si storce il naso increduli. Finchè una mattina mia madre sente un colpo di fucile che sventra una finestra della villetta e poco dopo il G.E che sgomma via di corsa in auto da casa. Nostra madre –lei è la testimone del casino- viene nei campi ed avverte  nostro padre della fucilata e dello sgommare del G.E. Allora c'erano ancora i telefoni e nostro padre chiama casa G.E. da casa nostra: a 100 metri di distanza per cercare G.E.. Risponde tranquilla la moglie fruttivendola ed alla richiesta di passargli G.E. risponde tranquilla che è uscito di corsa perchè l'ha chiamato sua madre a casa. Mio  padre le manifesta la preoccupazione per la schioppettata sentita poco prima e lei: chel scemo de E. al ga tirat a u gat!.E invece di beccare il gatto ha divelto la finestra?. Due anni dopo la villetta va all'asta per liquidare quella che doveva essere “ol gat”.