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LE PRIMARIE PD IN PROVINCIA E DINTORNI
L'abbiamo scritto talmente tante volte cosa ci aspettiamo da una governo democratico che non ci ripetiamo e quindi non ci iscriviamo nel novero di quelli che vogliono insegnare a dir messa al Papa, verificato che pure Zingaretti non pare uno di quelli che ascolti troppo suggerimenti opportuni interessati o meno che siano.
Non erano  finiti gli scrutini che tutto il pollaio  della politica, galletti e capponi, galline e gallinelle hanno mandato SMS d'amore al neo eletto –pardon: neo arrivato- nel pollaio nazionale. Ed a seguire ecco i giornali proni a pubblicare gli screenshot dei messaggi perché se non ce l'hai sul cellulare non esisti e non esiste. DiMaio gli ha subito fatto un invito alla collaborazione su un tema di sinistra come il salario minimo: “Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori – ha detto il capo politico del 5 Stelle – Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un'ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”. La risposta, tiepida, dei leader dem è arrivata in serata: “I processi politici non si fanno con le furbizie“. (...)


ZINGARETTI:MENO SI CONOSCE MEGLIO E'
Si può perfettamente capire lo stato euforico per aver cancellato, solo in via puramente formale, ça va sans dire, il nome di Renzi dall'albo d'oro del Pd, ma di certo non per l'ascesa a un trono ormai di latta di un tipico politicante di secondo piano come Nicola Zingaretti, di fatto senza avversari, che di per sé rappresenta il naufragio di un partito. Al contrario del fratello Luca che può fare riferimento alla raffinata intelligenza e qualità narrativa di Camilleri per dare un senso al commissario Montalbano, qui siamo nell'angusto territorio della politica di contrattazione e dentro il sordido recinto dell'atlantismo ideologico di cui è stato ligio chierichetto da sempre. Dalla benedizione in corpore vili della dissoluzione iugoslava, alla vicepresidenza dell'internazionale socialista, noto covo di santificazione neoliberista e pronto a baciare le mani a tutti i suoi burattini. E poi il potere locale con un Lazio che ancora non dispone di un piano rifiuti, che recentemente con la legge del consenso – assenso si avvia a fare carne di porco delle aree naturali e nell'immediato permettere nell'area di Acquafredda ben 180 mila metri cubi di volumetrie “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell'ente ecclesiastico Amministrazione patrimonio sede apostolica”. Amen. Ben venga la recisione dei vincoli per vergognoso silenzio come è successo a Decima Malafede, con l'abbattimento di boschi, sempre in favore delle speculazioni pretesche.(...)



























































ZINGARETTI:MENO SI CONOSCE MEGLIO E'


Si può perfettamente capire lo stato euforico per aver cancellato, solo in via puramente formale, ça va sans dire, il nome di Renzi dall'albo d'oro del Pd, ma di certo non per l'ascesa a un trono ormai di latta di un tipico politicante di secondo piano come Nicola Zingaretti, di fatto senza avversari, che di per sé rappresenta il naufragio di un partito. Al contrario del fratello Luca che può fare riferimento alla raffinata intelligenza e qualità narrativa di Camilleri per dare un senso al commissario Montalbano, qui siamo nell'angusto territorio della politica di contrattazione e dentro il sordido recinto dell'atlantismo ideologico di cui è stato ligio chierichetto da sempre. Dalla benedizione in corpore vili della dissoluzione iugoslava, alla vicepresidenza dell'internazionale socialista, noto covo di santificazione neoliberista e pronto a baciare le mani a tutti i suoi burattini. E poi il potere locale con un Lazio che ancora non dispone di un piano rifiuti, che recentemente con la legge del consenso – assenso si avvia a fare carne di porco delle aree naturali e nell'immediato permettere nell'area di Acquafredda ben 180 mila metri cubi di volumetrie “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell'ente ecclesiastico Amministrazione patrimonio sede apostolica”. Amen. Ben venga la recisione dei vincoli per vergognoso silenzio come è successo a Decima Malafede, con l'abbattimento di boschi, sempre in favore delle speculazioni pretesche.
E che dire del fatto che nell'inchiesta su Mafia Capitale Zingaretti è stato indagato assieme all'ex sindaco Marino, ma mentre a quest'ultimo è arrivata, come doveroso, l'avviso di garanzia che lo ha politicamente distrutto, a Zingaretti, sospettato  per “concorso in corruzione“, non è arrivato proprio nulla così che la successiva archiviazione è arrivata senza traumi e senza alcun sentore della cosa. A chi e cosa si deve questa applicazione di due pesi e due misure che oltretutto rende possibile qualsiasi dubbio sulla limpidezza di queste inchieste? E ci sarebbe da chiedersi come mai la sua giunta sia stata salvata non più tardi di tre mesi fa da un leghista passato al gruppo misto il quale ha giustificato la sua astensione sulla mozione di sfiducia con queste parole: “Non voterò la sfiducia a Zingaretti perché, se realmente si vuole avviare un cammino verso il centrodestra unito, l'unico atto politico credibile è sfiduciare intanto il Governo nazionale”.  La stupidità è così iniqua verso chi la pratica con noncuranza che non si riesce mai a nasconderla.
Insomma diciamo che Zingaretti non costituisce certo una discontinuità nel Pd, anzi a suo modo rappresenta tutta la lunga caduta che va dal Pc al renzismo, ma la incarna non con i colori acrilici del guappo di Rignano , ma con un bianco e nero che, fossimo al cinema, potrebbe consentire di salvare l'opera vantando la fotografia, le cinquanta sfumature di grigio. Ma la realtà è che siamo di fronte alla noia di cose già viste e straviste, a un uomo di apparato senza guizzi che forse potrebbe essere l'ideale per essere l'arca di un partito che ormai vive di apparati nei vari livelli amministrativi e politici, ma che ha ormai ben poco da dire. Insomma siamo allo spegnimento dopo l'esplosione finale della stella.
E' fin troppo chiaro che le speranze di ripartenza fondate non su un motore di cambiamento, ma sulla semplice assenza  di Renzi, sono illusioni nelle quali probabilmente non si crede nemmeno più e si evocano tanto per dire, tanto per farsi forza. Del resto l'elezione di Zingaretti probabilmente indurrà Renzi e il suo clan a bruciare i vascelli e fondare un proprio movimento simile a quello ultra liberista  “En marche” di Macron e che questo sia nell'aria lo dimostra l'improvvisa intervista del ricco celebrante Fazio, al presidente francese. Lo chiameranno “In marcio” ? Non basta però liberarsi dei corpi estranei, bisogna anche proporre qualcosa di diverso e oggi questo genere di miraggi tiene campo nell'informazione, valga per tutti l'invito giunto da Caporale sul Fatto quotidiano che stimola il neo segretario a far scoprire al Pd cosa voglia dire sinistra. Ma sarebbe ben strano che ci riuscisse chi non ha mai avuto nemmeno un grammo di questa sostanza, ma soltanto vaghe tracce reperibili giusto in laboratorio e che per giunta si troverà a dover gestire un gruppo parlamentare  ancora tutto renziano. In una parola siamo alla fine di una storia, non a sua svolta e se volessimo farci entrare Camilleri, per analogia familiare, si direbbe che siamo alle “Favole del tramonto”.

Ilsimplicissimus
LE PRIMARIE PD IN PROVINCIA E DINTORNI


L'abbiamo scritto talmente tante volte cosa ci aspettiamo da una governo democratico che non ci ripetiamo e quindi non ci iscriviamo al novero di quelli che vogliono insegnare a dir messa al Papa, verificato che pure Zingaretti non pare uno di quelli che ascolti troppo suggerimenti opportuni interessati o meno che siano.
Non erano  finiti gli scrutini che tutto il pollaio  della politica, galletti e capponi, galline e gallinelle hanno mandato SMS d'amore al neo eletto –pardon: neo arrivato- nel pollaio nazionale. Ed a seguire ecco i giornali proni a pubblicare gli screenshot dei messaggi perché se non ce l'hai sul cellulare non esisti e non esiste. DiMaio gli ha subito fatto un invito alla collaborazione su un tema di sinistra come il salario minimo: “Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori – ha detto il capo politico del 5 Stelle – Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un'ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”. La risposta, tiepida, dei leader dem è arrivata in serata: “I processi politici non si fanno con le furbizie“. La prima replica alla proposta di Di Maio era arrivata nel pomeriggio dal fronte renziano: “Il ministro Di Maio è sempre sbadato – aveva replicato il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci – È il M5S che se vuole, potrà votare il disegno di legge sul salario minimo che nel maggio scorso ha presentato il nostro collega Mauro Laus“. Affondato .
Purtroppo Zingaretti parte –per noi- già con l'handicap di essere romano e con alle spalle una esperienza di governo regionale non proprio brillante come scrive Simplicissimus e s'è letto sulle gazzette nel tempo. Dopo i toscani i romani sono un campione di italiani da cui meglio stare lontani. Un motivo per tutti vedi i casini combinati dal padre di Renzi che poi, visto il mestiere che faceva nel settore  distribuzione volantini, non è altro che uno dei tanti: come in tutte le provincie italiane.
Ci pare che finalmente i piddini e gli elettori più aperti si siano finalmente liberati dall'ingombro del baldo toscano e questo deve essere stata una buona conclusione di un anno niente affatto facile da sopportare anche  ai più sfegatati. Allontanato quindi l'ingombrante fiorentino, sotto col romano.
Subito quel fallito di DiMaio s'è fatto avanti per proporre pasticci immaginando un uso strumentale immediato contro il suo affamato concorrente e Zingaretti l'ha gentilmente messo in un angolo. Ha ragione Zingaretti quando dice che in caso di crisi politica chiederà a Mattarella di indire nuove elezioni, per quanto dubitiamo che ne sia entusiasta. La questione è che  tra qui e un anno chi governa dovrà succhiare abilmente 20-40 miliardi dalle tasche degli italiani tra i quali i felici pensionati di quota cento e i cinque milioni di poveri diventati nel frattempo se non ricchi perlomeno privi dell'etichetta di “poveri”. Avanti così sarà un miracolo che il Pil non sia negativo a fine 2019 della percentuale che doveva invece crescere:meno 2,04%.
Solo dei matti prenderanno in mano un Paese in quelle condizioni e purtroppo Mattarella ha compiuto un grave errore nel dare l'incarico a due partiti di opposti interessi: ha osato troppo della sua funzione  notarile e adesso o gli italiani accetteranno la tosata made by Salvini DiMaio Conte oppure meglio che preparino il letto per la troika.

A livello locale –la Bergamasca- non vedo male il modesto risultato di Martina. Se ne conosceva la modesia della presenza e proposta politica:lui è fatto così. Un chierichetto anche se viene dal PCI. Quei baldi giovanotti che hanno riposto speranze di carriera avranno sempre a disposizione sia il vecchio Misiani se rossi che il rientrante Sanga se bianchi quando il Martina andrà a sferruzzare calzini  in Ue. Diciamo che adesso il PD bergamasco è impegnato a rieleggere Gori  al secondo mandato in città: sarebbe un ottimo risultato anche se la sua squadra ha dimostrato di non essere granche maturata nel quinquennio di governo.  Gori è un po' il simbolo dei bottegai, appena appena mitigato da un Valesini allo stretto di risorse, da un vice un po' abile preparato e un po' manettaro e da personaggi – quello dei bus elettrici o delle corsie ciclabili oppure quella dei fiorellini- che forse hanno un'idea modestina modestina di città. Sicuramente meglio del Tentorio che aveva lasciato trasformare città alta in un vespasiano. Comunque  anche città bassa, con Gori, dovrebbe e potrebbe essere assai più pulita. Proprio lunedi 05 marzo ho percorso da Piazza Pontida a piazzetta Santo Spirito e non ho trovato un bel paesaggio quanto a pulizia delle strade.

Del resto Bergamo stretta  tra Milano e Brescia, tra il Caravaggio l'A4 e la ferrovia anziché diventare il terzo  polo nella pianura s'è ritratta sul colle compiacendosi soddisfatta della propria bellezza e godendo dei soldini che gli procura il Caravaggio. Una città (e una provincia) ricchissima ma senza coraggio che non sa e non ha deciso cosa farà da grande. Le scarpe grosse le usa e le spreca per portare il proprio cervello fino a lavorare e fare ricchezza e bellezza altrove.
La situazione della destra e della Lega in città è davvero messa male. L'unico candidato sindaco in qualche modo spendibile sarebbe l'ex presidente del COPASIR  Stucchi, ma per la gente della Lega Nord non c'è più posto nella Lega di Salvini (che sostanzialmente ha comprato da Bossi la Lega Nord pagandola coi 49 milioni di quibus). Ci sarebbe anche la bresciana forzista Gelmini,  sposata e residente in città ma è poco credibile che il modello di Lega che ha in mente Salvini preveda una forzista berlusconiana come candidata. Appare evidente che il processo di pulizia del nord e della de-berluscanizzazione della Lega sia in atto anche a livello locale. Non si smontano quelle esistenti ma meglio non allargarle (troppo e ancora) alle nuove.
Del resto è evidente come a livello nazionale alla fine ci saranno degli accordi sotterranei tra i grandi ragion per cui il candidato sindaco di Bergamo sarà più o meno forte rispetto a quello leghista leghista o forzista nell'ottica di un equilibrio tra città identiche nel complesso nazionale.
La navicella di Zingaretti è partita ed approderà al Nazareno il prossimo 26 marzo. Sperando che già nel frattempo  non inizi il cannoneggiamento cui siamo abituati da sempre nel PD verso il neo segretario. Dagli amici mi guardi....