NUOVO CENTRO COMMERCIALE DI PONTE E ZONA INTERSCAMBIO CON LA FERROVIA
LA GRANDE DISTRIBUZIONE SI TIRA UNA MAZZATA E LA TIRA ANCHE AI PENDOLARI
Ci sono nel Belpaese dei comuni che sono cresciuti nella storia come
paesi parassiti. Uno vicino a noi è Ponte san Pietro, favorito in
quella antipatica funzione dalla sua posizione geografica a cavallo di
un fiume. Ma sono stati soprattutto la presenza di due stabilimenti
militari –la Caproni verso Brembate ed a Presezzo una officina
riparazione dei mezzi dell'esercito (si fabbricavano anche le
carrozzerie dei caccia…) che, assieme alla presenza della Legler, sono
stati il motore della sua ricchezza. Dalla fondazione della Repubblica
Ponte non ha mai investito una lira (delle sue) per separare il
traffico in afflusso nel paese che per il mercato settimanale e
la presenza di una sede distaccata dell'AdE ne faceva un polo
commerciale e burocratico amministrativo unico nella zona dell'Isola. E
se ne è ben guardata dal rinunciare ad essere l'ombelico dell'Isola.
Questo suo parassitismo ha plasmato la cultura e il carattere degli
abitanti e lo si vede nel vuoto e nel cattivo stato del suo centro
storico: i bottegai che ne erano o sono padroni hanno lucrato
sulla propria bottega dalle buste paga degli stranieri e sui fitti
degli appartamenti e quando quelli sono divenuti sostanzialmente
inabitabili, sono finiti in mano agli extracomunitari.
Sempre seguendo in ritardo l'onda copiando dagli altri anche Ponte avrà
il suo bel centro commerciale: non importa se nel frattempo i soci sono
riusciti ad affondare quella che era la più antica cooperativa di
consumo presente nel territorio provinciale, morta proprio perché
gestita secondo un criterio bottegaio piuttosto che da moderno
supermercato.
Questo nuovo centro commerciale sorgerà a monte della stazione
ferroviaria ed a cavallo della Briantea. Il lungo e tribolato
iter ha partorito il piano di cui parliamo, il classico topolino, vale
a dire una riproduzione leggermente in grande dell'idea del bottegaio
proprio dei pontesanpietrini. Insomma la propria storia ti segna anche
il DNA. Infatti si tratta di vari blocchi che ospiteranno medio piccoli
super e dei negozi,oltre ad una stazione di bus ed a un parcheggio di
interscambio per gli utenti della ferrovia.
Il progetto fa già immaginare quanti e quali problemi di sicurezza
porrà questo complesso e come saranno risolti… nel senso che quando un
posto è insicuro viene agguantato dagli spacciatori ed abbandonato dai
cristiani: che fine faranno i chilometri di passaggi e sottopassi
pedonali, autentici budelli di paura nera? Non sono stati in grado di
semplificare nemmeno quelli, almeno dal unto di vista della sicurezza
degli utenti.
Ma oltre all'errore di combinare una serie di volumi distinti a
destinazione prestabilita, fattore che toglie una delle prime qualità
di attrazione che deve possedere un centro commerciale, è proprio
l'impianto plani altimetrico dell'insieme che ci pare errato dal
momento che basta stare sul posto per capire che i dislivelli del
terreno dovevano suggerire soluzioni diverse, più funzionali. Perfino
più attrattive.
In buona sostanza le due rotonde sulla Briantea esistenti (quella
di Villa Mapelli e quella costruenda con via Kennedy) restano al
medesimo livello attuale mentre –basta osservare la situazione- la
rotonda di via Kennedy doveva stare al livello sottostante della
segheria sotto la Briantea e in questo modo si separavano i due
traffici creando in questo modo ANCHE un'idea fisica di viaggiare
su due parti e velocità differenti.
Tutto questo doveva poi disporre anche di un ritracciamento della Briantea verso Ponte al semaforo di via Italia-San Clemente.
Nel frattempo la ferrovia ha chiesto di disporre lo spazio per creare 5
sedi ferroviarie al posto della coppia attuale, senza porsi il problema
che non ha nemmeno i soldi per raddoppiare la Bergamo-Ponte- Calusco.
Vedono lontano nonostante piova nei loro vagoni viaggiatori.
Conclusione di tutto questo ragionamento (1) l'asse interurbano non è
sufficiente (2) la Briantea non è sufficiente (3) la quantità di
popolazione dell'Isola non può sopportare tutti i supermercati e centri
commerciali presenti e futuri (4) Comune di Ponte e Provincia non hanno
nemmeno affrontato il problema della presenza di un ospedale, di un
centro scolastico e di una RSA (di interesse intercomunale vasto)
da integrare nel complesso provinciale di quel tipo di una coronaria e
spedire al creatore il malcapitato nel caso non gli venga rimosso alla
svelta. In provincia e in regione non hanno compreso che la soluzione
adottata sarà un piccolo bronco che bloccherà per quattro-sei ore al
giorno, nei momenti di maggiore flusso, la circolazione da-per l'Isola.
Ma loro ragionano che “in media” funzionerà tutto per il meglio.
Tanto loro stanno in ufficio.
Della serie: i cittadini prendano la macchina e un vagone di pazienza a s'arrangino. Non c'era il piddino Rossi
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LA NOTIZIA
Salvini e Di Maio. Di Maio e Salvini. Sugli schermi Rai, in tutte le
salse e quasi a tutte le ore. Davvero troppo per il Garante per le
Comunicazioni ( l'AgCom) che contesta alla tv di Stato esattamente
questo: lo spazio eccessivo che i telegiornali e i programmi riservano
ai due vice premier.
Grazie a questa enorme visibilità, Salvini e Di Maio finiscono con
l'oscurare il premier Giuseppe Conte. I vice, quindi, vanno in
televisione molto più del capo. Una cosa che non si era mai vista nella
pur sofferta storia del servizio pubblico. Non solo. Salvini e Di Maio
tolgono ossigeno ai loro stessi partiti ( la Lega e i 5stelle) che -
scrive il Garante - hanno « spazi riduttivi rispetto alla loro
rappresentanza parlamentare » . Un deputato della Lega, dunque, anche
se bravo e volenteroso al telegiornale non ci arriva perché il
privilegio è riservato al leader solitario Salvini. Sempre il Garante
critica i format della Rai, cioè il modo in cui la televisione pubblica
organizza il rito dell'intervista intorno alle due nuove star
politiche, Di Maio e Salvini.
Venerdì pomeriggio- come ha scritto Repubblica. it - il Garante ha
spedito alla Rai il secondo richiamo al rispetto del pluralismo in tre
mesi. Il precedente richiamo risale al 21 dicembre 2018. Nelle
motivazioni di questo suo secondo richiamo, il Garante cita i dati
sulle presenze dei politici di gennaio 2019. E i numeri sono eloquenti.
In un mese, il premier Conte ha parlato dagli schermi della Rai per 3
ore 17 minuti e 5 secondi. Tutti gli altri esponenti del governo
arrivano invece a più di 9 ore e 17 minuti. E di questo enorme tempo
televisivo - 9 ore e 17 minuti - la gran parte è finito a Di Maio e
Salvini.
Le cose vanno perfino peggio nelle trasmissioni di approfondimento di
RaiUno, RaiDue, Rai-Tre e Rai News. Qui Conte è al 3,51 per cento;
mentre il resto del mondo (cioè gli altri membri del governo)
addirittura al 25,15 per cento. Il problema però non è solo nella
dilatazione degli spazi. Il problema è anche come tu la organizzi,
un'intervista. Il Garante suggerisce alla televisione pubblica di
applicare la più antica regola del giornalismo invitando in studio il
ministro e anche un esponente delle opposizioni (dal Pd a Fratelli
d'Italia, da Forza Italia a Liberi e Uguali). Invece i vicepremier
Salvini e Di Maio possono prodursi nel più classico del one man show.
Scrive il Garante che i vice premier - « di norma » vengono ospitati «
alla presenza del solo giornalista e dunque senza un effettivo
contraddittorio».
L'assenza di contraddittorio e la sovraesposizione di Salvini e Di Maio
allarmano il Garante ora che siamo «in vista della campagna elettorale»
per le elezioni europee di primavera. Allarma anche il fatto che la Rai
si sia trasformata di Tele-Salvini e Tele-Di Maio pur essendo « la
concessionaria del servizio pubblico tv » . Per questo, il Garante
chiede adesso un cambio di rotta. Se la televisione pubblica continuerà
a invitare il solo ministro dell'Interno Salvini, alla fine darà
informazioni soprattutto sugli immigrati e la sicurezza. Che sono temi
importanti, per carità. Ma forse gli italiani sono curiosi di sapere
qualcosa anche sugli ospedali, le scuole o l'ambiente.
Chi più della Rai ha il dovere di informare su tutti e su tutto?
Aldo Fontanarosa
IL COMMENTO
La televisione italiana -pubblica e privata- è una tale manica di
leccaculi destrorsi che portano in palma di mano il peggio della
politica nazionale. Lo scrive il Garante per le Comunicazioni. Il
giornalismo tv - la stragrande maggioranza- è talmente privo di
autonomia che nel fare il loro mestiere accade che «Salvini e Di Maio
finiscono con l'oscurare il premier Giuseppe Conte. I vice, quindi,
vanno in televisione molto più del capo. Una cosa che non si era mai
vista nella pur sofferta storia del servizio pubblico. Non solo.
Salvini e Di Maio tolgono ossigeno ai loro stessi partiti». Se non è
essere leccaculi questo, cerchiamo un aggettivo più preciso.
Introvabile. Se poi ci aggiungiamo che gran parte delle trasmissioni TV
di informazione politica sono costruite col fattivo contributo di
giornalisti della carta stampata, non c’è da essere contenti.
Poi i giornalisti di carta e di televisione cianciano che « gli
elettori hanno sempre ragione» come se non fossero proprio loro a dare
informazioni del tutto sbagliate e costruire santini attorno ai
personaggi politici. Il bello è i giornalisti della TV si lamentano che
«la politica ha messo le mani sulla TV» quando semmai sono proprio i
giornalisti che danno via il proprio cervello al primo politico che
dica cazzate in pubblico e privato nella speranza che -sia pure a
breve-meglio un giorno da leoni con chiunque che una vita dignitosa in
difesa della democrazia e della propria dignità.
La vittoria del centrodestra e dei grillini non è solo l’esito di un
governo maldestro ma è frutto di una campagna di disinformazione
televisiva che tuttora permane e viene certificata trimestre dopo
trimestre.
Ai due vice non basta l’occupazione a tempo pieno della TV ma questa li
segue anche nelle nefandezze estreme. Per ragioni di
distribuzione della nostra giornata piuttosto che di preferenze, la
televisione la vediamo poco e la risentiamo in replay ma ci bastano i
tiggi di RAI3 oppure Cartabianca per capire come il cervello degli
italiani sia riempito della cacca vicepresidenziale. Il tragicomico é
che i giornalisti si lamentano dell’occupazione della RAI da parte del
governo: ma se sono i primi che si mettono a 90°!.
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AI NOSTRI CONSIGLIERI COMUNALI NON PASSA MAI
SOTTO IL NASO UN FILO DI FUMO DELLA POLITICA?
Un pennellata di vernice rossa e un sacco di rifiuti ti mette a posto
la coscienza. Meglio ancora se accompagnati da un pistolotto letterario
ed una suonatina degli amici degli amici. Non guasterebbe anche
un corteo con le fiaccole e uno straccetto rosso al bavero. Insomma
come siamo brave noi. Strapaese. Oratorio. Basta dare un'occhiata al
paese per capire il pressapochismo di una giunta che ha studiato poco e
mutua dalle riviste patinate le mode del momento. A monte, quasi al
modo di giustificazione ideologica, si invoca una idea della
sussidiarietà — principio caro alla dottrina sociale della Chiesa e
alla stessa Costituzione — piegata in senso liberale-privatistico, che
quasi derubrica l'ente pubblico a mero soggetto erogatore di risorse,
depotenziando il suo compito di indirizzo, programmazione, controllo e
garante della effettiva universalità del proprio servizio.
Quanto serve davvero e non le apparenze.
Un fatto: dopo tre tornate di governo delle sinistre non siamo ancora
arrivati alla tariffa puntuale nella TARI e di questa lena non ci
arriveremo nemmeno per fine mandato della Gamba.
Un altro fatto: in teoria c'era una Commissione comunale Pari
Opportunità ma non si riuniva dal 2017. La famiglia della vittima era
in buon rapporto con la sindaca, che ha lodato sui giornali la madre
della vittima per il suo prestarsi alla convivenza nelle case ALER- ma
nessuno ha sondato e compreso che stava maturando un uxoricidio. Ah!
Già é colpa del tunisino.
La mancanza di risposte positive in tempo utile davanti ai problemi
–dalla tariffa puntuale all'uxoricidio- rivela una grande incoltura ed
una debolezza politica, una mancanza di conoscenze e studio
che generano un incapacità di fondo a comprendere il mondo
che le circonda.
Uno pensa prima alla tariffa puntuale mentre la madamina pesa
alLa Miniera. Uno pensa a come perché quando quanto una famiglia si
riduce nelle case Aler con una figlia che torna a casa dei genitori
fuggendo da un matrimonio ormai fallito e finito e nessuno pensa che
sta tirando una brutta aria. Non perché c'è di mezzo un marito tunisino
nel frattempo diventato cittadino italiano ma perché quella famiglia è
arrivata nelle case Aler.
Per chi ha la nostra età ed ha fatto il'68 o il '77 oppure ha vissuto
anche la caduta del muro a Berlino e ricorda le sedute dei
consigli comunali degli anni '60, '70, '80 quando di consiglieri
laureati ce n'erano uno su quattro e ascolta le sedute dell'attuale
consiglio si domanda se siamo tornati in mano a degli analfabeti
della politica e dell'amministrazione. Non li senti fare MAI ne un
discorso politico ne un ragionamento sulla politica. In quei consigli
c'era il gruppone (in mano alla fiat?) che ha approvato la
trasformazione del paese nel centro commerciale della provincia. Chi è
venuto dopo è riuscito a mandarlo a pechino. Chi c'era ha ideato una
biblioteca auditorium salvo poi litigarci tutti per metterci le
mani sopra. Chi c'è adesso ha costruito una scuola elementare inutile
con la vasca d'idromassaggi inutile e senza le lavagne e senza
illuminazione naturale(ricavata post zenitale). Chi c'è adesso fa finta
di non capire che ridurre da 130 a 25 e poi a 8 le imprese per
concorrere ad un appalto senza regole ferree vuol dire lasciare che
siano le imprese a imporre vincitore e sconto piuttosto che la
concorrenza. Non si comprende se siano soltanto ignoranti oppure
complici. Chi c'è adesso non si domanda “politicamente” come mai per
un appalto da mille euro al giorno che a fine anno diventeranno
anche 1200 abbiano concorso SOLO tre aziende di cui due che c'entrano
si e no. Chi c'è adesso non si interroga “politicamente” sulla raffica
di determinazioni elaborate dall'assessorato dei servizi alla
persona e sempre ci sono di mezzo onlus coop associazioni locali. Ah
già sono le libere imprese che non partecipano!. Perchè? Per lo stesso
motivo per cui all'appalto della manutenzione dei beni comuni ci sono
state solo tre aziende e solo due a quello della pubblica
illuminazione. Mica appaltini da quattro soldi.
Ma ai nostri consiglieri comunali, un fumo di politica, non passa mai sotto il naso?
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