Di cosa parliamo in questa pagina.

NUOVO CENTRO COMMERCIALE DI PONTE E ZONA INTERSCAMBIO CON LA FERROVIA
LA GRANDE DISTRIBUZIONE SI TIRA UNA MAZZATA E LA TIRA ANCHE AI PENDOLARI
Ci sono nel Belpaese dei comuni che sono cresciuti nella storia come paesi parassiti. Uno vicino a noi è Ponte san Pietro, favorito in quella antipatica funzione dalla sua posizione geografica a cavallo di un fiume. Ma sono stati soprattutto la presenza di due stabilimenti militari –la Caproni verso Brembate  ed a Presezzo una officina riparazione dei mezzi dell'esercito (si fabbricavano anche le carrozzerie dei caccia…) che, assieme alla presenza della Legler, sono stati il motore della sua ricchezza. Dalla fondazione della Repubblica Ponte non ha mai investito una lira (delle sue) per separare il traffico in afflusso nel paese  che per il mercato settimanale e la presenza di una sede distaccata dell'AdE ne faceva un polo commerciale e burocratico amministrativo unico nella zona dell'Isola. (...)

IL COMMENTO
La televisione italiana -pubblica e privata- è una tale manica di leccaculi destrorsi che portano in palma di mano il peggio della politica nazionale. Lo scrive il Garante per le Comunicazioni. Il giornalismo tv - la stragrande maggioranza- è talmente privo di autonomia che nel fare il loro mestiere accade che «Salvini e Di Maio finiscono con l'oscurare il premier Giuseppe Conte. I vice, quindi, vanno in televisione molto più del capo. Una cosa che non si era mai vista nella pur sofferta storia del servizio pubblico. Non solo. Salvini e Di Maio tolgono ossigeno ai loro stessi partiti». Se non è essere leccaculi questo,  cerchiamo un aggettivo più preciso. Introvabile. Se poi ci aggiungiamo che gran parte delle trasmissioni TV di informazione politica sono costruite col fattivo contributo di giornalisti della carta stampata, non c’è da essere contenti. (...)

AI NOSTRI CONSIGLIERI COMUNALI NON PASSA MAI
SOTTO IL NASO UN FILO DI FUMO DELLA POLITICA?
Un pennellata di vernice rossa e un sacco di rifiuti ti mette a posto la coscienza. Meglio ancora se accompagnati da un pistolotto letterario ed una suonatina degli amici degli amici. Non guasterebbe  anche un corteo con le fiaccole e uno straccetto rosso al bavero. Insomma come siamo brave noi. Strapaese. Oratorio. Basta dare un'occhiata al paese per capire il pressapochismo di una giunta che ha studiato poco e mutua dalle riviste patinate le mode del momento. A monte, quasi al modo di giustificazione ideologica, si invoca una idea della sussidiarietà — principio caro alla dottrina sociale della Chiesa e alla stessa Costituzione — piegata in senso liberale-privatistico, che quasi derubrica l'ente pubblico a mero soggetto erogatore di risorse, depotenziando il suo compito di indirizzo, programmazione, controllo e garante della effettiva universalità del proprio servizio.
Quanto serve davvero e non le apparenze.
Un fatto: dopo tre tornate di governo delle sinistre non siamo ancora arrivati alla tariffa puntuale nella TARI e di questa lena non ci arriveremo nemmeno per fine mandato della Gamba. (...)






























































NUOVO CENTRO COMMERCIALE DI PONTE E ZONA INTERSCAMBIO CON LA FERROVIA
LA GRANDE DISTRIBUZIONE SI TIRA UNA MAZZATA E LA TIRA ANCHE AI PENDOLARI

Ci sono nel Belpaese dei comuni che sono cresciuti nella storia come paesi parassiti. Uno vicino a noi è Ponte san Pietro, favorito in quella antipatica funzione dalla sua posizione geografica a cavallo di un fiume. Ma sono stati soprattutto la presenza di due stabilimenti militari –la Caproni verso Brembate  ed a Presezzo una officina riparazione dei mezzi dell'esercito (si fabbricavano anche le carrozzerie dei caccia…) che, assieme alla presenza della Legler, sono stati il motore della sua ricchezza. Dalla fondazione della Repubblica Ponte non ha mai investito una lira (delle sue) per separare il traffico in afflusso nel paese  che per il mercato settimanale e la presenza di una sede distaccata dell'AdE ne faceva un polo commerciale e burocratico amministrativo unico nella zona dell'Isola. E se ne è ben guardata dal rinunciare ad essere l'ombelico dell'Isola. Questo suo parassitismo ha plasmato la cultura e il carattere degli abitanti e lo si vede nel vuoto e nel cattivo stato del suo centro storico: i bottegai che ne erano o sono padroni  hanno lucrato sulla propria bottega dalle buste paga degli stranieri e sui fitti degli appartamenti e quando quelli sono divenuti sostanzialmente inabitabili, sono finiti in  mano agli extracomunitari.
Sempre seguendo in ritardo l'onda copiando dagli altri anche Ponte avrà il suo bel centro commerciale: non importa se nel frattempo i soci sono riusciti ad affondare quella che era la più antica cooperativa di consumo presente nel territorio provinciale, morta proprio perché gestita secondo un criterio bottegaio piuttosto che da moderno supermercato.
Questo nuovo centro commerciale sorgerà a monte della stazione ferroviaria  ed a cavallo della Briantea. Il lungo e tribolato iter ha partorito il piano di cui parliamo, il classico topolino, vale a dire una riproduzione leggermente in grande dell'idea del bottegaio proprio dei pontesanpietrini. Insomma la propria storia ti segna anche il DNA. Infatti si tratta di vari blocchi che ospiteranno medio piccoli super e dei negozi,oltre ad una stazione di bus ed a un parcheggio di interscambio per gli utenti della ferrovia.
Il progetto fa già immaginare quanti e quali problemi di sicurezza porrà questo complesso e come saranno risolti… nel senso che quando un posto è insicuro viene agguantato dagli spacciatori ed abbandonato dai cristiani: che fine faranno i chilometri di passaggi e sottopassi pedonali, autentici budelli di paura nera? Non sono stati in grado di semplificare nemmeno quelli, almeno dal unto di vista della sicurezza degli utenti.

Ma oltre all'errore di combinare una serie di volumi distinti a destinazione prestabilita, fattore che toglie una delle prime qualità di attrazione che deve possedere un centro commerciale, è proprio l'impianto plani altimetrico dell'insieme che ci pare errato dal momento che basta stare sul posto per capire che i dislivelli del terreno dovevano suggerire soluzioni diverse, più funzionali. Perfino più attrattive.
In buona sostanza le due rotonde  sulla Briantea esistenti (quella di Villa Mapelli e quella costruenda con via Kennedy) restano al medesimo livello attuale mentre –basta osservare la situazione- la rotonda di via Kennedy doveva stare al livello sottostante della segheria sotto la Briantea e in questo modo si separavano i due traffici creando in questo modo ANCHE un'idea fisica  di viaggiare su due parti e velocità differenti.
Tutto questo doveva poi disporre anche di un ritracciamento della Briantea verso Ponte al semaforo di via Italia-San Clemente.

Nel frattempo la ferrovia ha chiesto di disporre lo spazio per creare 5 sedi ferroviarie al posto della coppia attuale, senza porsi il problema che non ha nemmeno i soldi per raddoppiare la Bergamo-Ponte- Calusco. Vedono lontano nonostante piova nei loro vagoni viaggiatori.
Conclusione di tutto questo ragionamento (1) l'asse interurbano non è sufficiente (2) la  Briantea non è sufficiente (3) la quantità di popolazione dell'Isola non può sopportare tutti i supermercati e centri commerciali presenti e futuri (4) Comune di Ponte e Provincia non hanno nemmeno affrontato il problema della presenza di un ospedale, di un centro  scolastico e di una RSA (di interesse intercomunale vasto) da integrare nel complesso provinciale di quel tipo di una coronaria e spedire al creatore il malcapitato nel caso non gli venga rimosso alla svelta. In provincia e in regione non hanno compreso che la soluzione adottata sarà un piccolo bronco che bloccherà per quattro-sei ore al giorno, nei momenti di maggiore flusso, la circolazione da-per l'Isola. Ma loro ragionano che  “in media” funzionerà tutto per il meglio. Tanto loro stanno in ufficio.
Della serie: i cittadini prendano la macchina e un vagone di pazienza a s'arrangino. Non c'era il piddino Rossi
LA NOTIZIA
Salvini e Di Maio. Di Maio e Salvini. Sugli schermi Rai, in tutte le salse e quasi a tutte le ore. Davvero troppo per il Garante per le Comunicazioni ( l'AgCom) che contesta alla tv di Stato esattamente questo: lo spazio eccessivo che i telegiornali e i programmi riservano ai due vice premier.
Grazie a questa enorme visibilità, Salvini e Di Maio finiscono con l'oscurare il premier Giuseppe Conte. I vice, quindi, vanno in televisione molto più del capo. Una cosa che non si era mai vista nella pur sofferta storia del servizio pubblico. Non solo. Salvini e Di Maio tolgono ossigeno ai loro stessi partiti ( la Lega e i 5stelle) che - scrive il Garante - hanno « spazi riduttivi rispetto alla loro rappresentanza parlamentare » . Un deputato della Lega, dunque, anche se bravo e volenteroso al telegiornale non ci arriva perché il privilegio è riservato al leader solitario Salvini. Sempre il Garante critica i format della Rai, cioè il modo in cui la televisione pubblica organizza il rito dell'intervista intorno alle due nuove star politiche, Di Maio e Salvini.
Venerdì pomeriggio- come ha scritto Repubblica. it - il Garante ha spedito alla Rai il secondo richiamo al rispetto del pluralismo in tre mesi. Il precedente richiamo risale al 21 dicembre 2018. Nelle motivazioni di questo suo secondo richiamo, il Garante cita i dati sulle presenze dei politici di gennaio 2019. E i numeri sono eloquenti. In un mese, il premier Conte ha parlato dagli schermi della Rai per 3 ore 17 minuti e 5 secondi. Tutti gli altri esponenti del governo arrivano invece a più di 9 ore e 17 minuti. E di questo enorme tempo televisivo - 9 ore e 17 minuti - la gran parte è finito a Di Maio e Salvini.
Le cose vanno perfino peggio nelle trasmissioni di approfondimento di RaiUno, RaiDue, Rai-Tre e Rai News. Qui Conte è al 3,51 per cento; mentre il resto del mondo (cioè gli altri membri del governo) addirittura al 25,15 per cento. Il problema però non è solo nella dilatazione degli spazi. Il problema è anche come tu la organizzi, un'intervista. Il Garante suggerisce alla televisione pubblica di applicare la più antica regola del giornalismo invitando in studio il ministro e anche un esponente delle opposizioni (dal Pd a Fratelli d'Italia, da Forza Italia a Liberi e Uguali). Invece i vicepremier Salvini e Di Maio possono prodursi nel più classico del one man show. Scrive il Garante che i vice premier - « di norma » vengono ospitati « alla presenza del solo giornalista e dunque senza un effettivo contraddittorio».
L'assenza di contraddittorio e la sovraesposizione di Salvini e Di Maio allarmano il Garante ora che siamo «in vista della campagna elettorale» per le elezioni europee di primavera. Allarma anche il fatto che la Rai si sia trasformata di Tele-Salvini e Tele-Di Maio pur essendo « la concessionaria del servizio pubblico tv » . Per questo, il Garante chiede adesso un cambio di rotta. Se la televisione pubblica continuerà a invitare il solo ministro dell'Interno Salvini, alla fine darà informazioni soprattutto sugli immigrati e la sicurezza. Che sono temi importanti, per carità. Ma forse gli italiani sono curiosi di sapere qualcosa anche sugli ospedali, le scuole o l'ambiente.
Chi più della Rai ha il dovere di informare su tutti e su tutto?
Aldo Fontanarosa

IL COMMENTO
La televisione italiana -pubblica e privata- è una tale manica di leccaculi destrorsi che portano in palma di mano il peggio della politica nazionale. Lo scrive il Garante per le Comunicazioni. Il giornalismo tv - la stragrande maggioranza- è talmente privo di autonomia che nel fare il loro mestiere accade che «Salvini e Di Maio finiscono con l'oscurare il premier Giuseppe Conte. I vice, quindi, vanno in televisione molto più del capo. Una cosa che non si era mai vista nella pur sofferta storia del servizio pubblico. Non solo. Salvini e Di Maio tolgono ossigeno ai loro stessi partiti». Se non è essere leccaculi questo,  cerchiamo un aggettivo più preciso. Introvabile. Se poi ci aggiungiamo che gran parte delle trasmissioni TV di informazione politica sono costruite col fattivo contributo di giornalisti della carta stampata, non c’è da essere contenti.
Poi i giornalisti di  carta e di televisione cianciano che « gli elettori hanno sempre ragione» come se non fossero proprio loro a dare informazioni del tutto sbagliate e costruire santini attorno ai personaggi politici. Il bello è i giornalisti della TV si lamentano che «la politica ha messo le mani sulla TV» quando semmai sono proprio i giornalisti che danno via il proprio cervello al primo politico che dica cazzate in pubblico e privato nella speranza che -sia pure a breve-meglio un giorno da leoni con chiunque che una vita dignitosa in difesa della democrazia e della propria dignità.
La vittoria del centrodestra e dei grillini non è solo l’esito di un governo maldestro ma è frutto di una campagna di disinformazione televisiva che tuttora permane e viene certificata trimestre dopo trimestre.
Ai due vice non basta l’occupazione a tempo pieno della TV ma questa li segue anche  nelle nefandezze estreme. Per ragioni di distribuzione della nostra giornata piuttosto che di preferenze, la televisione la vediamo poco e la risentiamo in replay ma ci bastano i tiggi di RAI3 oppure Cartabianca per capire come il cervello degli italiani sia riempito della cacca vicepresidenziale. Il tragicomico é che i giornalisti si lamentano dell’occupazione della RAI da parte del governo: ma se sono i primi che si mettono a 90°!.
AI NOSTRI CONSIGLIERI COMUNALI NON PASSA MAI
SOTTO IL NASO UN FILO DI FUMO DELLA POLITICA?

Un pennellata di vernice rossa e un sacco di rifiuti ti mette a posto la coscienza. Meglio ancora se accompagnati da un pistolotto letterario ed una suonatina degli amici degli amici. Non guasterebbe  anche un corteo con le fiaccole e uno straccetto rosso al bavero. Insomma come siamo brave noi. Strapaese. Oratorio. Basta dare un'occhiata al paese per capire il pressapochismo di una giunta che ha studiato poco e mutua dalle riviste patinate le mode del momento. A monte, quasi al modo di giustificazione ideologica, si invoca una idea della sussidiarietà — principio caro alla dottrina sociale della Chiesa e alla stessa Costituzione — piegata in senso liberale-privatistico, che quasi derubrica l'ente pubblico a mero soggetto erogatore di risorse, depotenziando il suo compito di indirizzo, programmazione, controllo e garante della effettiva universalità del proprio servizio.
Quanto serve davvero e non le apparenze.
Un fatto: dopo tre tornate di governo delle sinistre non siamo ancora arrivati alla tariffa puntuale nella TARI e di questa lena non ci arriveremo nemmeno per fine mandato della Gamba.
Un altro fatto: in teoria c'era una Commissione comunale Pari Opportunità ma non si riuniva dal 2017. La famiglia della vittima era in buon rapporto con la sindaca, che ha lodato sui giornali la madre della vittima per il suo prestarsi alla convivenza nelle case ALER- ma nessuno ha sondato e compreso che stava maturando un uxoricidio. Ah! Già é colpa del tunisino.
La mancanza di risposte positive in tempo utile davanti ai problemi –dalla tariffa puntuale all'uxoricidio- rivela una grande incoltura ed una debolezza politica, una  mancanza di conoscenze e studio  che generano un  incapacità di fondo  a comprendere il mondo che le circonda.
Uno pensa prima alla tariffa puntuale  mentre la madamina pesa alLa Miniera. Uno pensa a come perché quando quanto una famiglia si riduce nelle case Aler con una figlia che torna a casa dei genitori fuggendo da un matrimonio ormai fallito e finito e nessuno pensa che sta tirando una brutta aria. Non perché c'è di mezzo un marito tunisino nel frattempo diventato cittadino italiano ma perché quella famiglia è arrivata nelle case Aler.
Per chi ha la nostra età ed ha fatto il'68 o il '77 oppure ha vissuto anche la caduta del muro a Berlino e ricorda  le sedute dei consigli comunali degli anni '60, '70, '80 quando di consiglieri laureati ce n'erano uno su quattro e ascolta le sedute dell'attuale consiglio si domanda se siamo tornati in mano a degli analfabeti  della politica e dell'amministrazione. Non li senti fare MAI ne un discorso politico ne un ragionamento sulla politica. In quei consigli c'era il gruppone (in mano alla fiat?) che ha approvato la trasformazione del paese nel centro commerciale della provincia. Chi è venuto dopo è riuscito a mandarlo a pechino. Chi c'era ha ideato una biblioteca auditorium salvo poi litigarci  tutti per metterci le mani sopra. Chi c'è adesso ha costruito una scuola elementare inutile con la vasca d'idromassaggi  inutile e senza le lavagne e senza illuminazione naturale(ricavata post zenitale). Chi c'è adesso fa finta di non capire che ridurre da 130 a 25 e poi a 8 le imprese per  concorrere ad un appalto senza regole ferree vuol dire lasciare che siano le imprese a imporre vincitore e sconto piuttosto che la concorrenza. Non si  comprende se siano soltanto ignoranti oppure complici. Chi c'è adesso non si domanda “politicamente” come mai per un  appalto da mille euro al giorno che a fine anno diventeranno anche 1200 abbiano concorso SOLO tre aziende di cui due che c'entrano si e no. Chi c'è adesso non si interroga “politicamente” sulla raffica di determinazioni  elaborate dall'assessorato dei servizi alla persona e sempre ci sono di mezzo onlus coop associazioni locali. Ah già sono le libere imprese che non partecipano!. Perchè? Per lo stesso motivo per cui all'appalto della manutenzione dei beni comuni ci sono state solo tre aziende e solo due a quello della pubblica illuminazione. Mica appaltini da quattro soldi.
Ma ai nostri consiglieri comunali, un fumo di politica, non passa mai sotto il naso?