Di cosa parliamo in questa pagina.

LA CURA DEL FERRO IN BERGAMASCA E' UNA  BALLA
Sono trascorsi due anni da quando il 18 gennaio 2017 scrivevamo (trattenendoci un poco) sulla pagina 313 di questo blog che “la cura del ferro in bergamasca l'è una mezza bugia” e nel post sottolineavamo come la presenza dei due viadotti sulla Quisa e sul Brembo – per dimensioni e vincoli architettonici -avrebbe costituito un grosso problema prima ancora che economico, dal punto di vista appunto architettonico e storico.  L'articolo su L'Eco di ieri 21 febbraio 2019, quand'anche si legga mettendosi davanti delle fettone di salame agli occhi, non poteva nascondere che qualcuno – altro che un “misunderstanding” : un fraintendimento come lo definisce Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi.  Le FFSS nel tempo hanno venduto molti dei lotti relitti lateralmente alla ferrovia (così a Curno  e quindi anche a Mozzo e altrove…) ai proprietari dei fabbricati  adiacenti il binario e sapevano perfettamente dell'esistenza di questi due  viadotti molto alti, grandi, di ottima manifattura e in quanto tali sottoposti a vincolo storico ed architettonico.(...)

E' UNA QUESTIONE DI CLASSE, POI DI VIOLENZA.
(...)
Prima di essere un episodio di violenza  quello  è una questione di classe: di povertà miseria mancanza di educazione di scolarizzazione di lavoro. Le madamine del consiglio comunale non hanno nemmeno la cultura per capire che le loro ideuzze: pitturare la panchina, la recitazione e la strimpellata, sono le soluzioni appunto da madamine. La brioss all'affamato. Che però non accrescono cultura formazione professionalità lavoro storia capacità di sopravvivere di chi ha subito quel dramma in famiglia. Se getti un seme di frumento sul cemento stai sicuro che lo beccano i colombi ma non nasce una spiga nuova. L'assassino della signora sapeva benissimo che dopo cinque anni dal matrimonio con una cittadina UE diventava italiano pure lui  e mentre lui è arrivato qui con volo aereo magari pagato dai futuri suoceri senza rischiare la pelle su un barcone,  ne la vittima ne la famiglia hanno capito questo banale trucco. Quando una donna va assieme al primo incontrato su una spiaggia, vuol dire che l'hanno allevata abbastanza male. Dietro quell'omicidio ci sono tante manine innocenti che invece di aprire bocca ed anche intervenire di brutto,  adesso si lamentano che i carabinieri  hanno seguito l'anda senza preoccuparsi troppo. Scuola lavoro educazione: altro che “percorsi”  “suonatine” “recite oratoriane”. Del resto sei il PD ha perso le elezioni in maniera così rovinosa la ragione la leggi anche in questo caso: sono fuori dal mondo. Vai a chiamare la pulce e prendi il secchiello di pittura rossa.  Dai. Dai va a pitturare di rosso (il cervello). In attesa della prossima.

BEPPE GRILLO MASCALZONE
"Dimmi tre volte esse...". Quanto è divertente lei, come è facile prendersi gioco degli altri che attendono, per amore o per forza (per lavoro) le tue parole. Beppe Grillo, carico dopo un faccia a faccia con Casaleggio e Di Maio, non ha freni inibitori davanti a un giornalista con la "zeppola" (dislalia alveolo-dentale), per cui la esse si sente di più. "Dimmi tre volte esse...". Il giornalista, composto, ripete la domanda già fatta: "Cosa succederà a chi voterà in dissenso sul processo a Salvini?" Troppe s e il comico-fondatore affonda alla sua maniera. La risposta è nulla, la maleducazione del potere, altrettanta. Ma la risata non scatta, il tempo teatrale non c'era. Non era a teatro, anche se tutto un po' sembra, pericolosamente, teatro. Ma non c'è niente da ridere, per loro, per noi. Per tutti. Del resto nell'Italia del tempo presente "dimmi tre volte esse..." è quasi amorevole nel giorno in cui un imprenditore viene condannato per aver reiteratamente dato del finocchio al suo manager o il ministro dell'Interno risponde, alla legittima richiesta di giustizia di una madre che si ritrova scritte, più volte, contro il figlio perché è nero, "rispetto lei, ma lei rispetti la richiesta di sicurezza dei cittadini", come se un ragazzo nero fosse un pericolo di per sé. (...)











perchè noi siamo sempre i più straccioni?





la doppia pagina di L?ECO che prende per i fondelli i bergamaschi










stratto dalla pagina 313 di AGUADAREALLECOLLINE














































LA CURA DEL FERRO IN BERGAMASCA E' UNA  BALLA


Sono trascorsi due anni da quando il 18 gennaio 2017 scrivevamo (trattenendoci un poco) sulla pagina 313 di questo blog che “la cura del ferro in bergamasca l'è una mezza bugia” e nel post sottolineavamo come la presenza dei due viadotti sulla Quisa e sul Brembo – per dimensioni e vincoli architettonici -avrebbe costituito un grosso problema prima ancora che economico, dal punto di vista appunto architettonico e storico.  L'articolo su L'Eco di ieri 21 febbraio 2019, quand'anche si legga mettendosi davanti delle fettone di salame agli occhi, non poteva nascondere che qualcuno – altro che un “misunderstanding” : un fraintendimento come lo definisce Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi.  Le FFSS nel tempo hanno venduto molti dei lotti relitti lateralmente alla ferrovia (così a Curno  e quindi anche a Mozzo e altrove…) ai proprietari dei fabbricati  adiacenti il binario e sapevano perfettamente dell'esistenza di questi due  viadotti molto alti, grandi, di ottima manifattura e in quanto tali sottoposti a vincolo storico ed architettonico.
Alla superficialità se non alle balle delle ferrovie si aggiungono quelle dei politici che hanno sempre fatto finta che “ergot,l'è mei che negot”. Lo confermano anche stavolta. Peccato che da 70 (milioni) a 170 non stiamo parlando di poche noccioline… in più.

E comunque l'idea stessa nell'insieme di raddoppiare la linea ferroviaria di Montello a Ponte san Pietro che proprio non regge (da sola) dal momento che la ferrovia non è qualcosa a se stante ma per farne una struttura davvero utile, va inserita nel contesto della zona dove opera. Così come è fallita la fermata del Papa Giovanni (che serve un centinaio di viaggiatori al giorno) è destinata a fallire anche questo raddoppio dal momento che corre in parallelo all'asse interurbano e nel contempo ci sono anche le linee regionali di trasporto su gomma, ragion per cui la ferrovia viaggia (quasi) sempre vuota mentre l'asse e i bus sono sempre incasinati. Politici nazionali regionali provinciali non sono nemmeno riusciti a creare qualcosa come “ la linea degli ospedali” visto che la tratta Ponte-Seriate intercetta TUTTI i 4 nosocomi  più importanti della provincia: segno di una ignoranza e menefreghismo superlativi. Dei cazzoni appunto.
In Lombardia, proprio per lo sviluppo del Caravaggio, si pone come determinante il raddoppio della linea da Brescia a Malpensa, argomento che torna a galla ad ogni elezione provinciale regionale nazionale salvo inabissarsi poche ore dopo la chiusura delle urne per le invidie locali.

Da ultimo o da primo il problema del materiale rotabile. Basta vendere anche i (passati, presenti e) futuri treni che verranno messi dalle ferrovie sulle linee regionali per domandarsi chi siano gli ordinatori e i progettisti. Sui binari delle linee locali basterebbero treni come quelli delle metropolitane –leggeri veloci semplici- mentre invece ci si trova davanti a convogli ideati per la campagna di Russia, salvo che poi all'atto pratico sono ingestibili per gli aspetti elementari: piccola manutenzione quotidiana e pulizia.

C'è infine bisogno anche di una rivoluzione culturale in ambito del trasporto su ferro, ancora adesso ancorato alla prima tratta… Napoli-Portici. In Italia far muovere i treni pare di muovere l'artiglieria pesante campale.
Mentre la politica e gli ingegneri cascano dal pero scoprendo che ci sono due viadotti  da Curno a Ponte come  d'incanto si materializza il collegamento ferroviario tra il Caravaggio e la stazioncina di Bergamo. Anche in questo caso noi abbiamo parecchi dubbi sulle date (in esercizio per fine 2023?).
Se parti dall'idea che ci sono una dici cento mille realtà da collegare sei ancora al MedioEvo (mica per nulla siamo diventati sovranisti) mentre oggi devi progettare i trasporti immaginando tutto il nord come un'unica città nella quale non ragioni pià coi treni AV, conl'AC (che hanno caratteri nazionali e internazionali) ma con treni veloci locali che debbono costare poco, consumare poca energia (quindi leggeri), essere veloci, di facile manutenzione e mantenimento. Tutto il contrario di quello che hanno fatto finora e intendono fare d'ora in avanti. Poi: che credibilità hanno persone che cannano un preventivo da 70 a 170 milioni su una tratta di meno di venti km? Cambino mestieri tecnici e politici.
BISOGNEREBBE INVENTARLI


L'albo pretorio del comune è fatto in modo  che chi abbia necessità di fare una ricerca, deve aprire una dopo l'altra tutte le pubblicazioni perché degli atti pubblicati vengono date solo le prime 2-3-4 parole del titolo 8che sono quasi sempre le stesse per via della legge). Un sistema per essere il meno trasparenti possibile obbligando i malcapitati lettori a sprecare un sacco di tempo quando basta dare un'occhiata all'albo del Comune di Bergamo per trovare di ogni pubblicazione l'intera denominazione. Ma si sa a Curno vige una legge sulla trasparenza differente che in città. Vedi trasmissioni delle sedute consiglieri  o le riprese delle tlc comunali delle pubbliche piazzep.e..
Essendo impossibile trovare una pubblicazione sull'albo pretorio storico il 14 gennaio faccio una telefonata all' ufficio e chiedo se riescono a darmi il numero della pubblicazione di una  bene individuata determinazione di quell'ufficio. Mi viene chiesto di fare un accesso agli atti il cui testo (della domanda di accesso) conclude: possibile conoscere il numero di pubblicazione oppure il testo della determina o delibera? Logica dice: diamo il numero di pubblicazione all'albo pretorio che se la legge o scarica da solo.
Il sei febbraio parte dal comune una raccomandata composta da: (1) lettera di accompagnamento (2) copia della mia mail con protocollo comunale (3)Copia delle determinazione(4) Visto contabile della determinazione (cifra impegnata: 1.142,92 euro…) (5) certificato di pubblicazione.
Capite adesso come mai di fronte p.e. ad un appalto da 1000 euro al giorno (più molto altro che si aggiunge per un contratto colabrodo: ogni anno quell'impresa incassa almeno 400-450 mila euro) partecipano “solo” tre imprese? Capito come mai a fronte di un appalto cui si candidano 130 imprese ne vengono scelte 25 e solo otto mandano l'offerta e  vince una con quasi il 24%di sconto perché nella gara hanno dimenticato (anche) di indicare che si scarteranno quelle che scontano più del tot percento?. Capito come mai approvano un progetto di una rotonda e  poche settimane dopo il progetto va aggiornato perché nel frattempo (mica un anno, mica tre mesi,  meno di due mesi) è uscita una nuova disposizione che ne il progettista ne chi dirige l'ufficio sapevano che sarebbe uscito (vista la fulminante rapidità del Toni Nelli nazionale?). Capito perché fanno un progetto di una rotonda e dopo si accorgono che le rotonde vanno anche… illuminate?. Capito perché il 19 febbraio 2019 (avete letto giusto) pubblicano i  verbali di una seduta di un consiglio comunale del 27 novembre 2018 (avete letto giusto: tre mesi or sono meno otto giorni?.
Intanto che detto questo testo sento alla radio che Formigoni si è presentato al carcere di Bollate.
E' UNA QUESTIONE DI CLASSE, POI DI VIOLENZA


Non se n'erano accorti prima ne le madamine del consiglio comunale (nonostante la famiglia stesse nella case comunali ) ci avranno pensato, almeno?) e le c.d. pubbliche autorità sono arrivate tardi nemmeno a metterci la classica pezza ma a mandarci un corona di fiori, farci un bel funerale e perché no? Adesso la sindaca Gamba risuscita anche la Commissione comunale Pari Opportunità” che non si riuniva dall'ottobre 2017 (due anni or sono… quindi avevamo ragione che era sostanzialmente inesistente). Segue mea culpa: “purtroppo il triste evento che si è verificato e che ci ha toccato da vicino ha fatto in modo che le persone si siano interessate a questo tema del contrasto della violenza sulle donne”. Prosegue: “all'ordine del giorno c'era l'idea di organizzare un percorso di accompagnamento alla cittadinanza rispetto a quello che è successo”. “A grandi linee abbiamo già pensato a dei percorsi possibili ma ancora non li abbiamo definiti nei dettagli. Per il momento l'unica cosa certa è che il 2 marzo, di sabato mattina, predisporremo questa panchina rossa. E' un evento che vogliamo fare in modo partecipato con la popolazione, per cui tutti quelli che interverranno avranno la possibilità di dare una pennellata e colorare la panchina di rosso (…) l'evento sarà probabilmente accompagnato da letture animate e da proposte musicali.(…) ci avvarremo della collaborazione della compagnia “La Pulce” che ci sta aiutando nella organizzazione degli eventi culturali di quest'anno. Stiamo pensando con loro cosa fare”.
Volevo ben dire che non finise in una recita e una suonatina!
Per carità meglio una panchina dipinta a nuovo color rosso che quei cessi di panchine che abbiamo in paese, che paiono relitti rubati alle case Fanfani  e vedi pure il berceau nella piazza del comune coi gelsomini che hanno visto in Tunisia in una feria low cos.
Ci aspettavamo che le madamine del consiglio comunale sortissero con quest'idea e ovviamente con dei “percorsi” come la pitturata in compagnia, la seduta d'ascolto del pippone, lo stordimento del complesso che si crede un pezzo dell'orchestra Agostino Orizio; la compagnia La Pulce (speriamo gliel'abbia suggerita qualcuno delLe Muse).
IMHO  le madamine del comune non hanno capito nulla della tragedia ed ovviamente, proprio perché madamine,  s'inventano percorsi che servono solo a distribuire soldi  agli amici e poi restano tanti buchi nell'acqua.
Tipo la Maria Antonietta: regina, il popolo non ha pane! Dategli delle brioss!.
Bisognerebbe capire che quella donna non è stata ammazzata da un maschio qualsiasi incontrato per caso dopo poco tempo: qui è un marito che ammazza  sua moglie. In questo caso la tragedia è stata accuratamente costruita dalla miseria ed alla poca cultura e mi fermo qui perché i giornali hanno benissimo squadernato la faccenda. Prima di essere un episodio di violenza  quello  è una questione di classe: di povertà miseria mancanza di educazione di scolarizzazione di lavoro. Le madamine del consiglio comunale non hanno nemmeno la cultura per capire che le loro ideuzze: pitturare la panchina, la recitazione e la strimpellata, sono le soluzioni appunto da madamine. La brioss all'affamato. Che però non accrescono cultura formazione professionalità lavoro storia capacità di sopravvivere di chi ha subito quel dramma in famiglia. Se getti un seme di frumento sul cemento stai sicuro che lo beccano i colombi ma non nasce una spiga nuova. L'assassino della signora sapeva benissimo che dopo cinque anni dal matrimonio con una cittadina UE diventava italiano pure lui  e mentre lui è arrivato qui con volo aereo magari pagato dai futuri suoceri senza rischiare la pelle su un barcone,  ne la vittima ne la famiglia hanno capito questo banale trucco. Quando una donna va assieme al primo incontrato su una spiaggia, vuol dire che l'hanno allevata abbastanza male. Dietro quell'omicidio ci sono tante manine innocenti che invece di aprire bocca ed anche intervenire di brutto,  adesso si lamentano che i carabinieri  hanno seguito l'anda senza preoccuparsi troppo. Scuola lavoro educazione: altro che “percorsi”  “suonatine” “recite oratoriane”. Del resto sei il PD ha perso le elezioni in maniera così rovinosa la ragione la leggi anche in questo caso: sono fuori dal mondo. Vai a chiamare la pulce e prendi il secchiello di pittura rossa.  Dai. Dai va a pitturare di rosso (il cervello). In attesa della prossima.
BEPPE GRILLO MASCALZONE


"Dimmi tre volte esse...". Quanto è divertente lei, come è facile prendersi gioco degli altri che attendono, per amore o per forza (per lavoro) le tue parole. Beppe Grillo, carico dopo un faccia a faccia con Casaleggio e Di Maio, non ha freni inibitori davanti a un giornalista con la "zeppola" (dislalia alveolo-dentale), per cui la esse si sente di più. "Dimmi tre volte esse...". Il giornalista, composto, ripete la domanda già fatta: "Cosa succederà a chi voterà in dissenso sul processo a Salvini?" Troppe s e il comico-fondatore affonda alla sua maniera. La risposta è nulla, la maleducazione del potere, altrettanta. Ma la risata non scatta, il tempo teatrale non c'era. Non era a teatro, anche se tutto un po' sembra, pericolosamente, teatro. Ma non c'è niente da ridere, per loro, per noi. Per tutti. Del resto nell'Italia del tempo presente "dimmi tre volte esse..." è quasi amorevole nel giorno in cui un imprenditore viene condannato per aver reiteratamente dato del finocchio al suo manager o il ministro dell'Interno risponde, alla legittima richiesta di giustizia di una madre che si ritrova scritte, più volte, contro il figlio perché è nero, "rispetto lei, ma lei rispetti la richiesta di sicurezza dei cittadini", come se un ragazzo nero fosse un pericolo di per sé.

Come se fosse politically correct non essere insultanti, perbenisti fasulli. "Dimmi tre volte esse...", potrebbe essere seguito da molto altro se togliamo tutti i freni inibitori, come molta politica vorrebbe scambiando l'insulto con la franchezza, il pane al pane con la volgarità. Del resto, gli altri, quelli di prima, erano sin troppo inamidati e, secondo la vulgata corrente, raggiravano con la vaselina. Per cui sempre Beppe Grillo nell'ottobre scorso al Circo Massimo nel suo comizio vaniloquio, per attaccare e deridere i politici ha sdoganato ben altro, "siamo pieni di autistici, l'autismo è la malattia del secolo. L'autismo non lo riconosci, per esempio è la sindrome di Aspenghen..., c'è pieno di questi filosofi in televisione che hanno la sindrome di Asperger. Che è quella sindrome di quelli che parlano in quel modo e non capiscono che l'altro non sta capendo. E vanno avanti e fanno magari esempi che non c'entrano un cazzo con quello che sta dicendo, hanno quel tono sempre uguale. C'è pieno di psicopatici". Grandi risate, quel giorno, tra la folla.

I regimi cominciano così. Ma quelli che un giorno ridevano, dopo, con la stessa inconsapevolezza, si chiedono perché si sia arrivati a un certo punto.