COME LA STAMPA ITALIANA IMPAGINA LE NOTIZIE SECONDO IMPORTANZA DI QUALCUNO
Lunedì sera si celebra il NO dei Cinque Stelle al processo per Salvini.
Le votazioni per il caso Diciotti sulla piattaforma Rousseau si sono
chiuse alle 21.30 di lunedi 18: hanno votato 52.417 iscritti. I sì
(contrari al processo) sono stati 30.948 (59,05%) e i no 21.469
(40,95%). In termini assoluti, vale la pena ricordare che hanno votato
in tutto 52.417 attivisti Cinque Stelle, pochissimi rispetto ai 10
milioni 522 mila 272 voti ottenuti dal M5S lo scorso 4 marzo. E così
l'alleato Salvini ringrazia «tutti gli iscritti del M5S per la fiducia
accordata». E Luigi Di Maio: «Far votare i cittadini è nel nostro Dna.
Grazie a tutti i 52.417 attivisti».
Lo stesso giorno vengono messi agli arresti domiciliari i genitori
dell'ex PdC Renzi: Avrebbero emesso sessantacinque fatture per
operazioni inesistenti o gonfiate, per un valore complessivo di 724.946
euro. Questo il conto che i magistrati di Firenze hanno presentato a
Tiziano Renzi e Laura Bovoli, ritenuti gli amministratori di fatto
della cooperativa Marmodiv utilizzata dai due per "alleggerire" la loro
società Eventi6 degli oneri previdenziali e fiscali. E "guadagnare
qualche soldo in più", per dirla con le parole di "Lalla". Oggi i due
giornali –Corriere e Repubblica, aprono la prima pagina con la notizia
–vedi foto- cinque colonne per il Corriere col titolo su una sola riga
e quattro colonne per la Repubblica col titolo su due righe. Su
Repubblica la notizia del salvataggio di Salvini da parte dei
pentastellati trova sotto quella dei Renzi per tre sole colonne
mentre sul Corriere la notizia del voto on line su Salvini occupa
quattro colonne subito sotto l'intestazione. Repubblica dedica ai Renzi
quattro pagine a stampa e il Corriere solo tre.
Per una favorevole congiunzione astrale però martedì mattina è uscita
anche un'altra notizia che ovvio ne Repubblica ne il Corriere potevano
mettono sul giornale stampato. La si leggerà sulla pagina on
line: Male l'industria: fatturato meno 7,3%, calo peggiore dal
2009. Nel confronto annuo arretrano soprattutto i trasporti, seguiti
dalle industrie chimiche e farmaceutiche. Ordinativi in calo del 5,3%,
calo più accentuato dal luglio 2016. Il fatturato dell'industria
italiana, a dicembre 2018, diminuisce del 3,5% rispetto a novembre,
subendo il ribasso più forte sul mercato estero. Lo rileva l'Istat, che
su base annua segna una caduta del 7,3% (dato corretto per gli effetti
di calendario). Si tratta della flessione tendenziale più accentuata
dal novembre del 2009.
Così Repubblica mentre per il Corriere: Martedì mattina l'Istat ha
diffuso dati negativi sul fatturato dell'industria: nella media del
2018 risultano in frenata sia il fatturato che gli ordinativi. La
crescita del primo si ferma al 2,3%, dal +5,6% dell'anno precedente
(dati corretti per gli effetti di calendario); mentre per le commesse
si registra un +2,0%, in deciso rallentamento a confronto con il +6,3%
del 2017 (valori grezzi). Ripercorrendo gli ultimi dodici mesi,
l'Istituto di statistica fa notare come il fatturato nel corso
dell'anno abbia «mostrato un andamento tendenziale stabile nei primi
nove mesi, con un peggioramento nell'ultimo trimestre».
Il fatturato dell'industria italiana, a dicembre 2018, peraltro,
diminuisce del 3,5% rispetto a novembre, subendo il ribasso più forte
sul mercato estero. L'Istat rileva che, su base annua il fatturato
segna una caduta del 7,3% (dato corretto per gli effetti di
calendario). Si tratta della flessione tendenziale più accentuata dal
novembre del 2009. La diminuzione congiunturale ha quindi
riguardato sia il mercato interno (-2,7%) sia, in misura più
accentuata, quello estero (-4,7%). Analizzando i principali
raggruppamenti di industrie, la flessione risulta generalizzata: -1,8%
i beni di consumo, -5,5% i beni strumentali, -1,7% i beni intermedi e
-9,7% l'energia. Nel quarto trimestre l'indice complessivo del
fatturato, sottolinea l'Istat, scende così dell'1,6% rispetto al
trimestre precedente. Su base annua, tutti i principali settori di
attività economica registrano dei cali. I più rilevanti sono quelli dei
mezzi di trasporto (-23,6%), dell'industria farmaceutica (-13,0%) e
dell'industria chimica (-8,5%).
Vedremo mercoledì sulle pagine a stampa quanto spazio troverà la
notizia ISTAT coi dati negativi del fatturato dell'industria
italiana. Che i due maggiori quotidiani dedichino 3-4 pagine alla
vicenda dei coniugi Renzi mentre l'esito della fantomatica
votazione dei penta stellati ne abbia qualcuna in meno, fa
comprendere come sia messa (male) la stampa italiana.
E se Massimo Franco sul Corriere a proposito del salvataggio di Salvini
scrive che: “per come è andata, il Movimento Cinque Stelle non vive un
giorno di gloria; semmai di imbarazzo” segue Claudio Tito per il quale:
“c'è ormai un riflesso condizionato nella politica italiana: quando
un'inchiesta tocca un suo esponente, la giustizia si trasforma. Viene
rappresentata secondo connotati diversi. Perde quelli che gli sono
assegnati dalla Costituzione e dalle leggi. Non è più semplicemente
giustizia, diventa giustizia a orologeria.
E quindi ingiusta e ingiustificata. Si tratta di una reazione immediata che scatta in tutti i partiti.
L'ultimo che si è fatto prendere da questo fumo è Matteo Renzi. Dinanzi
agli arresti domiciliari per i suoi genitori, quel salto logico è stato
compiuto in un attimo”.
Non ce bisogno che noi difendiamo Renzi che ci sa fare benissimo (o
malissimo?) da solo, considerando che suo padre è un ex democristiano
che maneggiava nel mondo della distribuzione di tutto il distribuibile,
non è una signore con cui faremmo affari. Ma noi siamo
ferreamente razzisti verso i toscani che giudichiamo a priori lazzaroni
profittatori e ladroni e quindi…
Però la scansione dei tre eventi –il voto pentastellato, i
domiciliari inflitti ai coniugi Renzi e la notizia sui dati
negativi della produzione industriale- e la misura (pagine e le
notizie di apertura dei TG) non riusciamo proprio a ritenerle del tutto
casuali. E nemmeno immaginiamo che quel giudice sia così ingenuo da non
sapere che nello stesso giorno saranno sui media la sua notizia e
quella del voto senza che questi ne sappia valutare o solo intuire la
gravità complessità così che da permettere a Claudio Tito di scrivere:
“il rifiuto istintivo dei politici di accettare i giudizi e la
neutralità di chi indaga”. Non esiste.
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FACEVANO FINTA DI NON VEDERE
Nei giorni scorsi abbiamo letto che il Papa ha ridotto allo stato
laico Theodore McCarrick, il cardinale che «sussurrava ai presidenti
Usa, a Giulio Andreotti e ai cinesi». McCarrick, classe 1930, nominato
arcivescovo di Washington nel 2000 da Giovanni Paolo II, del resto ha
giocato anche un ruolo cruciale nelle finanze della Santa Sede e forse
a motivo di questo ha ottenuto per decenni un'ampia copertura alla sua
condotta. Certo è che uno che viene spretato alla bella età di 89 anni,
ha avuto tutto il tempo possibile per fare danni ed ovviamente gli
“impustur catolec” avranno pure il coraggio di plaudire il Papa per la
provvida decisione. Leggermente tardiva quando non una presa per i
fondelli verso chi ha subito l’iniziativa del pretone. Pretone in
quanto cardinale e non un semplice curato di oratorio.
La gaiezza clericale, utilizzo un termine meno crudo rispetto alla
notizia qui sopra, è sempre stata molto presente dappertutto. Due
episodi.
Terzo anno nella classe maschile della “scuola media comunale” di P. s.
P.. Anno 1960-‘61. Preside della scuola la prof.ssa Rolla dei
farmacisti Rolla delle 5 Vie di Bergamo città. Donna bellissima, molto
preparata italiano latino greco, farà anche la preside dello
scientifico. Vicepreside della scuola media ovviamente un curato della
parrocchia di P.s.P.. Un uomo di 40-50 anni, assai male in
arnese, uno dei tanti figli di famiglie numerose mandati in seminario
per avere una bocca in meno da sfamare. Piccolo munito magrissimo,
tisec! Tradotto: tisico. Che non era vero. Non ci vuole molto ad
immaginare fame miseria umana culturale e materiale che ci fosse
in seminario durante il fascismo e la guerra, con la maggioranza del
clero schierata con le camice nere e il popolo quasi tutto contro, non
fosse che per la guerra.
In classe Crippa e Mazzoleni hanno la media del 9 il primo e un solo
otto il secondo (resto tutti nove, però…). Crippa scomparirà nei
laboratori dell’ENI e Mazzoleni diverrà cardiologo (e socialista!). Poi
c’è il sottoscritto con tutti otto meno una “quasi “sufficienza in
religione. In classe c’è anche un emerito pluriripetente di 17 anni,
Magno, che abitava nella casa originaria –costruita da suo padre-
dove poi arriverà l’A.di Pietro. Magno era già il tipo che stuzzicava
le ragazze mentre noi eravamo ancora imbranatissimi nei confronti
del gentil sesso che, naturale, era assai più sveglio e reattivo di noi
papani.
Una mattina arriva in classe l’insegnante di religione, il
vicepreside, tutto gibollato faccia testa mani. Preoccupati gli
domandiamo cose gli sia capitato e questi “sono caduto dalle scale”. Ci
crediamo visto com’era già malmesso.
Non passa nemmeno una settimana che arriva in classe Magno che
annuncia: ho sentito la bidella Benaglia che lo raccontava alla
Mologni: il prete è stato malmenato dai fratelli di N. perché l’ha
palpato!. N. era un compagno dell’altra terza. Papani si ma abbastanza
svegli per capire che la faccenda era pesante. La classe si fa
immediatamente silenziosa ed anche il prof. di matematica, che era un
ragazzo terrone che parlava un italiano da noi “abbastanza”
comprensibile, se ne accorge e ce ne chiede conto. Silenzio!.
Verso mezzogiorno entra in classe la Benaglia, confabula col professore
terrone e ordina a Magno di seguirla in presidenza. Silenzio!.
Mezz’ora dopo la Benaglia torna in classe, confabula sempre col
professore, vanno al banco del Magno e raccolgono i suoi libri e
quaderni nella cartella e la bidella se ne va col malloppo. Silenzio!.
La settimana successiva non vedremo più in classe ne Magno, ne
l’insegnante di religione e in corridoio nemmeno la Benaglia.
A P. s. P. c’era un negozio di fotografia, R., tuttora esistente sia
pure come prevalente ottico e in mano di suoi successori. Quel negozio
era il punto di riferimento di un gruppo di fotografi dilettanti che
negli anni ‘60-’70 cominciavano a dotarsi di buone macchine, sviluppare
i negativi, stampare le proprie foto. Facevo parte del gruppo con una
«poderosa Yashica 124G MAT», una 6x6. Del gruppo faceva parte anche il
curato dell’oratorio maschile, pure lui dilettante fotografo ma già
dotato di ipertecnolgiche Canon 24x36 reflex. Soprannominato
gentilmente – chissà perché- come “don Fissan”. Il gruppo esponeva le
proprie foto in una mostra nell’atrio dell’oratorio maschile, che era
ed è un’autentica opera progettata dall’architetto bergamasco
Invernizzi della corrente dei “brutalisti”. L’oratorio ospitava anche
una bella palestra con relativi accessori quali spogliatoi e docce. Un
bel giorno si sparge la notizia che abbiano rubato in casa del curato e
quindi si sono involate le preziose macchine fotografiche. Pure noi
cominciamo col dormire con le nostre macchine vicino al letto: non si
sa mai.
Passa qualche mese ed una mattina si sparge la voce che la gggente
abbia trovato le porte d’ingresso dell’oratorio tutte tappezzate di
foto di ragazzi-ni e ragazze-ne nude e seminude riprese e riprese sotto
la docce dell’oratorio. Mentre l’anonimo “affissore” delle foto sulle
porte dell’oratorio aveva cancellato con un pennarello gli “attributi”
ma non le facce , nelle immagini che ricompariranno ogni tanto
sui muri del paese compariranno gli “attributi” e saranno cancellate le
facce dei-delle doccianti. Commento di noi “fotoamatori evoluti” :
certo che queste seconde foto sono stampate meglio delle prime!. Don
Fissan non si vide mai più nel gruppo di fotoamatori evoluti e R. perse
un cliente.
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