d'inverno arrivano anche loro a cibare









Di cosa parliamo in questa pagina.

A OGNI EUROPA IL SUO INSULTO
Leghisti e grillini sono indignati perché il presidente dei liberali europei, Guy Verhofstadt, ha definito il premier Conte «un burattino mosso da Di Maio e Salvini». E si capisce che quelle parole li abbiano feriti, considerando la loro rigorosa moderazione lessicale e il loro assoluto rispetto delle istituzioni, italiane o straniere poco importa. Certo mai uno di loro si sarebbe permesso di definire burattino (" persona priva di carattere e di personalità, inaffidabile o manovrato da altri", spiega il dizionario) un premier di un altro Paese. Uno italiano magari sì, e infatti quando era ancora europarlamentare Matteo Salvini twittò che il presidente del Consiglio Matteo Renzi era " un burattino nella mani di Merkel", e poi che il suo successore Gentiloni era "un burattino di Soros".(...)

DA CHE RAZZA DI PROFESSORI VANNO  A SCUOLA I FUTURI DIRIGENTI DEL PAESE?
Come leggete in testata, oggi due  quotidiani nazionali (ma forse anche qualcun altro che non abbiamo cercato) pubblicano una  specie di intervista «teleguidata» al presidente del consiglio Conte dopo la figuraccia ramazzata dallo stesso per il suo intervento al Parlamento Europeo. Non bastava la figuraccia di Conte adesso c’è quella di Massimo Franco sul Corriere e di Claudio Tito  su Repubblica. (...)

PICCOLI SOVRANISTI CRESCONO
Il sovranismo nazionale «tuitta e fessbucca» a raffica scavalcando la feccia della stampa asservita alla kasta ed ai vecchi padroni del vapore. Per risolvere al meglio il problema, occupano la RAI coi loro lacchè che si sommano alle banderuole –assunti proprio in quanto tali- che cambiano orientamento ad ogni cambio di maggioranza di governo.  I cattivi esempi in ambito nazionale vengono presto copiati in ambito regionale provinciale e comunale.  E poi (o prima) giù giù fino alle latrine con 25 lettori.
Ci sono gli attori principali -i DiMaio i Dibba  i Salvini- e ci sono quelli della cucina nostrana. Anche d’importazione dal milanese al bergamasco. Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga, abduano di origini sardAgnole, uno che ha fatto il classico dai preti dove già ci stette l'Antonio Gramsci, uno che non disdegna di insegnare a dir messa al Papa oppure alla Crusca a fare il proprio mestiere,  ha pitturato delle virgole di merda sulle pareti della sua latrina, dandoci dentro di buona lena per menarci. E' scattata immediatamente la reazione della sua spalla, tale Algido ma conclude il custode delLa Latrina: in effetti, non è (noi:ndr) propriamente un simpaticone. (...)





















































A OGNI EUROPA IL SUO INSULTO


Leghisti e grillini sono indignati perché il presidente dei liberali europei, Guy Verhofstadt, ha definito il premier Conte «un burattino mosso da Di Maio e Salvini». E si capisce che quelle parole li abbiano feriti, considerando la loro rigorosa moderazione lessicale e il loro assoluto rispetto delle istituzioni, italiane o straniere poco importa. Certo mai uno di loro si sarebbe permesso di definire burattino (" persona priva di carattere e di personalità, inaffidabile o manovrato da altri", spiega il dizionario) un premier di un altro Paese. Uno italiano magari sì, e infatti quando era ancora europarlamentare Matteo Salvini twittò che il presidente del Consiglio Matteo Renzi era " un burattino nella mani di Merkel", e poi che il suo successore Gentiloni era "un burattino di Soros".
Ma è naturale che parlando di avversari e concorrenti di casa nostra i politici italiani usino un linguaggio diverso, cambiando repertorio, da quello che riservano ai governanti stranieri. Guardandosi bene dall'usare qualsiasi aggettivo irrispettoso, per esempio, il nostro sottosegretario agli Esteri — il grillino Manlio Di Stefano — ha detto qualche giorno fa che Emmanuel Macron « ha la sindrome da pene piccolo » , e le sue misurate parole rivelano che i cinquestelle stanno studiando da tempo, e con interesse, la personalità del presidente francese. Il primo è stato proprio Beppe Grillo, che garbatamente riferendosi alla differenza di età tra lui e la moglie Brigitte ha commentato su Facebook le voci di un esaurimento nervoso di monsieur le president: "Il vibratore della collezione più vecchia della maestra ha le pile scariche".
Cercate in queste parole un aggettivo insultante: non lo troverete. Perché come tutti sanno lui odia la volgarità, gli insulti e le offese personali. E infatti, dopo aver scelto come motto fondativo del suo movimento "Vaffanculo", da intendersi — attenzione — come un rivoluzionario slogan dalla potenza liberatoria e non come il più diffuso e volgare improperio, Grillo ha sempre usato il massimo rispetto verso chi ricopriva una carica istituzionale. Lui, per dire, si rivolgeva con deferenza al presidente Napolitano ( « la salma » ) e con signorilità al premier Renzi («figlio di troika»), elogiava il Parlamento come « una schiera di servi » , anzi « una tomba maleodorante», e ossequiosamente definiva la Corte Costituzionale «il gerontocomio».
Alla stessa regola — rispetto e moderazione — si è del resto attenuto anche Salvini, anche e soprattutto da quando è vicepremier e ministro dell'Interno. Se deve dichiarare, per esempio, che lui non ha in programma un colloquio con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, lui dice «parlo solo con le persone sobrie » . E se qualcuno gli chiede cosa intenda, risponde con riguardosa precisione: « Cercate su Google " Juncker barcollante" e troverete immagini impressionanti» (indimenticabile fu l'omaggio che gli rivolse alla fine di un discorso a Strasburgo: « Buon grappino, presidente Juncker!»).
Per coltivare — come i grillini — i buoni rapporti con la Francia, Salvini ha annunciato la sua solidarietà «al popolo francese che ha un pessimo governo e un pessimo presidente della Repubblica » , e ha parlato di Macron come di « un signorino educato che eccede in champagne » , « un ipocrita chiacchierone » . È chiaro che né a lui né ai suoi alleati, sempre così attenti all'etichetta, poteva risultare accettabile il discorso di Verhofstadt.
Ed è ancora più comprensibile l'ira di Conte, sentendosi ripetere all'estero — e in perfetto italiano, a lui che parla un inglese comico — quello che qui pensiamo tutti, e cioè che lui sia il vice dei suoi vice, un quasi- premier che non ha il potere di decidere nulla. Un burattino, col dovuto rispetto.

Sebastiano Messina
DA CHE RAZZA DI PROFESSORI VANNO  A SCUOLA I FUTURI DIRIGENTI DEL PAESE?

Come leggete in testata, oggi due  quotidiani nazionali (ma forse anche qualcun altro che non abbiamo cercato) pubblicano una  specie di intervista «teleguidata» al presidente del consiglio Conte dopo la figuraccia ramazzata dallo stesso per il suo intervento al Parlamento Europeo. Non bastava la figuraccia di Conte adesso c’è quella di Massimo Franco sul Corriere e di Claudio Tito  su Repubblica. Non sono esattamente interviste in ginocchio, ma sono due pessimi scritti.
L’avvocato del popolo nativo da un segretario comunale di Volturara Appula conseguita nel 2000 l'idoneità a professore associato di diritto privato e nel 2002 a professore ordinario, ha insegnato presso la Libera Università Maria Santissima Assunta, l'Università Roma Tre e l'Università di Sassari. È professore ordinario di diritto privato presso l'Università di Firenze e presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma. Adesso è presidente del consiglio (non eletto) su indicazione dei pentastellati e ministro ad interim per gli affari europei.
Di questi tempi c’è un altro professore universitario che lo stanno arrostendo sulla graticola. E’ Marco Ponti professore ordinario di Economia applicata al Politecnico di Milano
Classe del ’41, ha una laurea in architettura al Politecnico di Milano, ha studiato un pò negli Stati Uniti, ha fatto molti mestieri nel campo ed attualmente è un insegnante pensionato del Research Centre on Transport Policy del Politecnico milanese. C’é un Dossier del Partito Democratico che svela i legami fra i 5 Esperti dell’Analisi Costi Benefici sul TAV Torino-Lione nominati da Toni-Nelli : “Sono tutti Notav e pro trasporto su TIR legati fra loro e alla società TRT di Marco Ponti e in leggero odore di conflitto di interessi”.Gli altri 4 esperti Paolo Beria, Riccardo Parolin, Alfredo Drufuca, Francesco Ramella Pezza, nominati per occuparsi delle Analisi Costi Benefici, provengono dallo stretto entourage accademico/professionale di Marco Ponti, cui tutti sono legati da più che decennale stretta relazione. Tutti i 4 esperti "milanesi" sono connessi attraverso rapporti consolidati di lavoro e collaborazione ad una società privata milanese, la TRT - Trasporti e Territorio srl, fondata e presieduta dallo stesso Marco Ponti e dal socio pari quota (al 18,43%) e co­fondatore Roberto Parolin. Esiste quindi un "Arcipelago Ponti", costruito intorno ad una società privata (TRT) che ha avuto, con la complicità di Toni-Nelli il controllo pressoché totale (5 membri su 6) della Struttura Tecnica di Missione del MIT per il TAV, la sede dove saranno istruite e valutate le politiche infrastrutturali nazionali.
Un gruppo di persone, collegato ad una società privata, risulterebbe così in grado di condizionare la politica nazionale dei trasporti.
Un "conflitto di interesse"che deve essere certamente denunciato ed indagato a fondo.

Fatto questo quadro di due docenti universitari che in questo momento hanno in mano parecchio delle sorti dell’Italia, il cittadino normale si domanda: i miei figli da chi imparano una professione? da gente del genere?.


PICCOLI SOVRANISTI CRESCONO


Il sovranismo nazionale «tuitta e fessbucca» a raffica scavalcando la feccia della stampa asservita alla kasta ed ai vecchi padroni del vapore. Per risolvere al meglio il problema, occupano la RAI coi loro lacchè che si sommano alle banderuole –assunti proprio in quanto tali- che cambiano orientamento ad ogni cambio di maggioranza di governo.  I cattivi esempi in ambito nazionale vengono presto copiati in ambito regionale provinciale e comunale.  E poi (o prima) giù giù fino alle latrine con 25 lettori.
Ci sono gli attori principali -i DiMaio i Dibba  i Salvini- e ci sono quelli della cucina nostrana. Anche d’importazione dal milanese al bergamasco. Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga, abduano di origini sardAgnole, uno che ha fatto il classico dai preti dove già ci stette l'Antonio Gramsci, uno che non disdegna di insegnare a dir messa al Papa oppure alla Crusca a fare il proprio mestiere,  ha pitturato delle virgole di merda sulle pareti della sua latrina, dandoci dentro di buona lena per menarci. E' scattata immediatamente la reazione della sua spalla, tale Algido ma conclude il custode delLa Latrina: in effetti, non è (noi:ndr) propriamente un simpaticone. (...)
Quelle del custode delLa Latrina di Nusquamia sono allo stesso tempo una intimidazione ed una sfida. Sfida perché il custode delLa Latrina di Nusquamia spera che lo denunci per triturami come ha fatto con Pedretti. Si metta via la voglia.  E' un'intimidazione perché non da alcuna indicazione di quel che denuncia. Qui Pedretti c’entra un fico secco: è il custode delLa Latrina di Nusquamia assieme ad Algido che hanno scritto puttanate. Ricorda la storia del lupo e dell'agnello.
Il paese é piccolo e la gente racconta: non c’è bisogno di correre per verificare se quel che senti dai cittadini siano palle. basta aspettare pazienti con occhi e orecchie aperte che presto viene la conferma del vero e del falso.
La questione è -così come la  sindaca e le sue madamine hanno deciso di scendere in piazza del mercato per catechizzare direttamente i pensionati senza intermediari (perfino i bollettini comunali paiono encicliche dei padroni del comune) , anche il custode delLa Latrina di Nusquamia adotta lo stesso metodo, solo che non fidandosi troppo nell’andare in mezzo alla gggente (ti possono anche scazzottare....) lui scrive sul blog.
Così come alla sindaca non puoi permetterti di fare domande scomode, pure il custode delLa Latrina di Nusquamia le rifiuta. L’imprinting autoritario di silenziare chi racconta le cose scomode è lo stesso. Esattamente come Salvini, come DiMaio e via via giù per le ripe fino al custode delLa Latrina di Nusquamia  è gente che pretendono di avere ragione senza mai spiegare il perché. Loro pretendono di dire e non permettono a terzi di interloquire. Quello del custode delLa Latrina di Nusquamia è –si parva licet (copia&incolla)- una imitazione campanilistica  dei “grandi”: presuntuosi ed arroganti. Intimidatori professionali.
Preso atto che non può dimostrare ai lettori le puttanate che ha scritto, sperimenta la sua fuga dal campo col pallone. Conclude: l'astuzia contadina! Ma Bertoldo, il villano «accorto e sagace» della storia di Giulio Cesare della Croce (qui ha avuto in piccolo orgasmo da citazione. ndr...), lui sì, era astuto, ed era anche simpatico. L'astuzia del gatto padano è greve e nemmeno tanto astuta; quanto a simpatia, beh, sfido chiunque a trovare un tratto di piacevolezza in questa vecchia malalingua.
Le brucia la coda?