se non avete una cucina così, siete delle nullità!










Di cosa parliamo in questa pagina.

Negli appunti del lunedi un estratto di Natalia Aspesi sul Festival 2019 e di una intervista a Francresco Boccia sui rapporti tra Confindustria e Governo.

Lavorare non paga:meglio il reddito di cittadinanza.
REDDITO E STIPENDI, PER GLI UNDER 24 : BUSTE PAGA POCO SOPRA I 780 EURO.  IL 12,4% DEI GIOVANI CHE LAVORANO A RISCHIO POVERTÀ
I giovani dipendenti oscillano intorno alla soglia di indigenza e i "somministrati" under 29, stando ai dati Inps, non arrivano a portare a casa 8mila euro in un anno. Così i consumi di queste fasce di età sono molto sotto la media italiana, cosa che contribuisce al ristagno dell'economia. In Francia e Germania redditi netti più alti anche se il cuneo fiscale è simile. (...)










































APPUNTI DEL LUNEDI



Intanto da domani si dovrebbe tornare alla normalità, ma mica tanto. A trasformare gli amanti delle canzonette in feroci antagonisti politici, è stata una giornalista ai suoi tempi craxiana ora leghista e quindi prossima conduttrice di un approfondimento politico serale su Rai1: trattandosi di Maria Giovanna Maglie già se ne poteva immaginare la contorta faziosità, le parole a caso: « Vincitore molto annunciato, frasetta in arabo, si chiama Maometto, ( in realtà di nome Alessandro), il meticciato è assicurato, la canzone importa poco… » . Suprema eleganza, essendo lei giornalista, non attacca la giuria dei giornalisti ma quella d'onore: «Avete guardato la loro faccia?» E la sua, signora?
Magari una parte delle canzoni del 69° festival scomparirà in un baleno, ma dato che non si sa di che parlare per non sfiorare cose di cultura e contribuire all'incazzamento costante della Maglie e del popolo, già si immaginano talk show su vari temi inutili mentre non si sa che fine farà il paese: Sanremo è stato politico o no? Può un festival di canzoni introdurre la politica? Chi si ricorda i tempi d'oro quando anche nelle osterie i cartelli minacciavano «qui non si fa politica»? È comunista far cantare a un festival un italiano con madre sarda ma padre nato in Egitto? Si possono accettare in una canzone italiana ma anche straniera, ammesso che l'autarchia televisiva la consenta, parole come narghilè e Ramadan, e già che ci siamo in altra canzone non premiata, Rolls Royce da sostituire con Fiat-Chrysler?
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Ecco perché questo festival che appariva innocuo, segna l'inizio di una nuova fase pericolosa: inizia la paura di dire quel che si pensa anche su cose qualsiasi, l'attacco ai giornalisti persino della canzone è una minaccia di bavaglio generale. Dal palcoscenico, dallo schermo, nel casino delle scenografie si percepiva l'inquietudine di tutti col pensiero di sbagliare, non si sa su cosa; di essere puniti, di scomparire. Finita la pacchia? E poi quasi tutti a fare dichiarazioni tentennanti, allegrissime, triste sentirle.  Natalia Aspesi


Intanto, la produzione industriale è calata in un anno del 5,5%, il peggior dato dal 2012. Che sta succedendo?
«Che il rallentamento dell'economia globale e in particolare della Germania comporta un rallentamento della nostra economia. Siamo un Paese che esporta beni e servizi per 550 miliardi, di cui 450 dalla manifattura. I Paesi al mondo verso cui esportiamo sono nell'ordine: la Germania, che prende il 12% del totale, la Francia, col 10% e gli Stati Uniti, col 9%. Il governo farebbe bene a prendere atto dei dati e della realtà. Mi riferisco, è evidente, anche alle tensioni con la Francia: vanno assolutamente evitati incidenti con un Paese al quale ci legano profondi interessi: siamo fondatori dell'Europa e grandi partner commerciali».
Come vanno i rapporti col governo?
«C'è un'altra domanda?», sorride Boccia
La riformulo così: ci sono rapporti col governo?
«Diciamo così: abbiamo difficoltà a capirci. Per esempio: noi da tempo diciamo che ci vorrebbe una manovra compensativa, perché ci rendiamo conto che, con l'arrivo della recessione, non si può fare una manovra aggiuntiva che aumenti il deficit e il debito. Allora, in uno spirito costruttivo, diciamo al governo: guarda che solo per parlare delle opere sopra 100 milioni di euro, ci sono 26 miliardi già stanziati con i quali si potrebbero aprire i cantieri e far crescere il Pil di un punto in tre anni. Se ci mettiamo anche i lavori sotto i 100 milioni e un uso intelligente dei fondi di coesione europea, potremmo fare molto di più. Facendo questo e sbloccando Tav e trivelle, si avrebbero 450 mila posti di lavoro aggiuntivi. Ma il governo non ci risponde nel merito mentre si scatenano gli squadristi della rete».
Squadristi della rete?
«Sì, lo ripetiamo, squadristi della rete. C'è un brutto clima. Facciamo un altro esempio. Noi non critichiamo il reddito di cittadinanza perché siamo contrari ad aiutare i poveri, ma facciamo delle osservazioni di merito. Diciamo che non è con i navigator, a loro volta precari, che si creano i posti di lavoro, ma con lo sviluppo. E diciamo pure che 780 euro al mese di reddito in molti casi scoraggiano le persone dal cercare lavoro. Allora ci attaccano e ci insultano, dicendo che i salari sono troppo bassi. Ma lo sanno che sul netto che va al lavoratore si aggiunge il 120% di tasse e contributi? Insomma, serve un confronto vero, nel merito delle questioni, non a colpi di tweet. Il governo, invece di etichettare come buoni quelli che gli danno ragione e cattivi quelli che lo criticano, dovrebbe per esempio chiedersi perché i sindacati scendono in piazza e con loro anche gli imprenditori preoccupati per il blocco dei cantieri».
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Intervista del Corriere a Vincenzo Boccia/Confindustria
REDDITO E STIPENDI, PER GLI UNDER 24
BUSTE PAGA POCO SOPRA I 780 EURO.
IL 12,4% DEI GIOVANI CHE LAVORANO A RISCHIO POVERTÀ

I giovani dipendenti oscillano intorno alla soglia di indigenza e i "somministrati" under 29, stando ai dati Inps, non arrivano a portare a casa 8mila euro in un anno. Così i consumi di queste fasce di età sono molto sotto la media italiana, cosa che contribuisce al ristagno dell'economia. In Francia e Germania redditi netti più alti anche se il cuneo fiscale è simile


Reddito di cittadinanza troppo alto o piuttosto stipendi troppo bassi? La frenata del pil italiano è legata a doppio filo a una domanda interna stagnante anche per colpa dei bassi salari. Ma per riportare alla ribalta il tema ci è voluto il dibattito scatenato dalle osservazioni di Confindustria e in seconda battuta Fondo monetario internazionale e Inps sulla misura simbolo del Movimento 5 Stelle. “I 780 euro mensili che percepirebbe un single potrebbero scoraggiarlo dal cercare un impiego, considerando che in Italia lo stipendio mediano dei giovani under 30, al primo impiego, si attesta sugli 830 euro netti al mese“, ha osservato il direttore dell’area Lavoro di viale dell’Astronomia. Il nodo in effetti è proprio quello: buste paga che oscillano intorno alla soglia della povertà assoluta non possono che riflettersi in consumi ridotti al lumicino (non sono mai tornati ai livelli pre crisi), in un circolo vizioso che contribuisce ai bassi livelli di crescita dell’economia italiana rispetto ai partner europei. Colpa del cuneo fiscale? Se è vero che quasi il 50% dello stipendio lordo finisce in tasse e contributi, in Francia il cuneo è molto simile e in Germania superiore, ma i redditi netti sono più alti.
Lavoro stagionale, part time e somministrazione affossano i redditi – Per capire le dimensioni del problema aiutano le statistiche sulle retribuzioni raccolte dall’Inps. Stando all’ultimo osservatorio dell’istituto previdenziale, se nel 2017 il lavoratore dipendente medio ha guadagnato 21.535 euro, lo stipendio dei giovani tra i 20 e i 24 anni (una platea di oltre 1,1 milioni di persone) si è invece fermato in media a 9.439 euro annui: 786 euro al mese. Un livello inferiore alla soglia di povertà assoluta calcolata dall’Istat per le aree metropolitane del Nord e del Centro Italia. La cifra sale a 14.378 euro annui (1.198 al mese) per i giovani tra i 25 e i 29 anni, che sono 1,6 milioni secondo la banca dati Inps. Nel complesso i dipendenti under 29 non arrivano a portare a casa 1000 euro al mese. A far calare i valori medi è in particolare la forte incidenza del lavoro stagionale, part time e a termine: gli under 24 lavorano in media solo 169 giorni l’anno e la fascia di età successiva non arriva a 220 giorni, contro una media generale di 243 giorni.
Ancora più leggere le buste paga dei somministrati, cioè gli ex lavoratori interinali, assunti da un’agenzia per il lavoro che poi li “affitta” alle imprese per periodi più o meno lunghi. Quelli sotto i 29 anni, mostrano i dati Inps, nel 2017 sono stati più di 300mila. I 20-24enni con questo tipo di contratto (oltre 150mila) hanno guadagnato una media di poco più di 7mila euro: 585 al mese, anche se i giorni lavorati sono stati mediamente solo 99. Per i fratelli maggiori under 29 (più di 148mila) la retribuzione media annua è stata di 8.695 euro, con 118 giornate lavorate. In media, i somministrati tra i 20 e i 30 hanno guadagnato in media 7.895 euro l’anno vale a dire 654 euro netti al mese. Avere una laurea aiuta nel lungo termine, ma le retribuzioni di ingresso restano molto basse: a un anno dalla fine dell’università, stando all’ultima indagine Almalaurea, lo stipendio netto è poco sopra i 1.100 euro, lontano dal livello raggiunto prima della crisi (nel 2007 la busta paga dei giovani laureati era mediamente di 1.300 euro).
Consumi sotto l’80% di quelli degli over 35 – Livelli di reddito così bassi si traducono in consumi ridotti all’osso, come confermano i dati Istat sulla spesa delle famiglie nel 2017. I single under 34 hanno speso in media 1.601 euro al mese, il 78% degli oltre 2mila destinati ai consumi dalle persone sole di età compresa tra i 35 e i 64 anni e i 1.663 degli over 65. E anche le coppie senza figli in quella fascia di età hanno avuto in media uscite poco superiori ai 2.600 eurocontro gli oltre 2.900 delle coppie più adulte.
Cinquemila euro in meno rispetto a coetanei francesi e tedeschi – Le statistiche europee su reddito e condizioni di vita danno la misura del divario rispetto agli altri grandi Stati Ue. Stando alla banca dati di Eurostat il reddito netto medio degli under 24 italiani da qualsiasi fonte (lavoro dipendente e autonomo più eventuali altri introiti) è stato nel 2017 inferiore ai 17mila euro contro i 21.718 dei coetanei francesi, i 22.125 dei giovani tedeschi e una media a livello Eurozona di 19mila euro.
Il 12,4% degli under 29 che lavorano è a rischio povertà – Il costo della vita ovviamente varia da Paese a Paese, per cui aiuta guardare anche la quota di giovani a rischio povertà nonostante lavorino: tra gli under 24 è del 12,3%, contro il 10,6% della Francia. Per i giovani tedeschi il rischio povertà è più alto, al 12,6%, ma la particolarità italiana è che il rischio povertà non diminuisce se si prende in considerazione la platea più ampia degli under 29: il 12,4% di quelli che lavorano è sull’orlo dell’indigenza, contro il 7,8% in Francia, l’11,3% in Germania e il 10,6% medio dell’Eurozona. Nell’area euro valori più alti si registrano solo in Grecia e Spagna.
Il cuneo? Più in Germania – Alla radice del problema, secondo la maggior parte degli analisti, c’è la produttività stagnante: a partire dal 1995 il valore aggiunto per ora lavorata è cresciuto in media solo dello 0,4% l’anno (nel 2016 è addirittura calato) contro il +1,5% annuo della Germania e il +1,4% della Francia. Risultato, a sua volta, della somma di tanti fattori: inefficienze del sistema economico nel suo complesso, insufficienti investimenti in ricerca e tecnologia (anche perché le imprese mediamente sono troppo piccole per farsene carico) e scarso peso della contrattazione aziendale rispetto a quella accentrata. Il famigerato cuneo fiscale, per quanto pesantissimo, non è invece sufficiente per spiegare il differenziale tra i redditi netti italiani e quelli degli altri Paesi Ue. Secondo l’Ocse infatti tasse e contributi previdenziali “mangiano” ben il 47,7% della busta paga lorda di un lavoratore senza carichi famigliari e il 24,2% è a carico del datore di lavoro, ma in Francia il cuneo è praticamente identico (47,6%) e in Germania arriva addirittura al 49,7 per cento.

Chiara Brusini