NASCE IL VOTO DI SCAMBIO DI CITTADINANZA
Con la kermesse de noantri di ieri (animata solo da 5S, con leghisti
latitanti), all’auditorium dell’Enel, entra nel vivo il processo che
condurrà all’erogazione del cosiddetto reddito di cittadinanza. Cioè
alla più importante operazione di voto di scambio mai creata nella
storia della Repubblica. Abbiamo scritto più e più volte, di tutte le
incoerenze e disincentivi che questa misura produrrà sull’economia
italiana; soprattutto ne ha scritto, da esperto, Luigi Oliveri. Qui
facciamo sintesi con le ultime evidenze.
Partendo dall’inizio, come suol dirsi, notiamo che i pentastellati
parlano di “cinque milioni di beneficiari”, mentre per l’Inps sarebbero
solo 2,4 milioni di persone, pari a 1,2 milioni di nuclei familiari.
Durante la presentazione, si è esaltato il carattere anonimo della
card, che è identica ad una Postepay. Giusta preoccupazione, ad evitare
stigmi. Non è chiaro come ciò si raccordi con il ricorso a delazioni di
vicini di casa dei beneficiari, per irrobustire la rete dei controlli,
come invece suggerito dal sottosegretario alla presidenza del
consiglio, il pentastellato Stefano Buffagni. Chiaramente, una
buffagnata.
A parte queste note di colore, e l’enorme discrepanza sulla platea di
beneficiari (ma non è un vero problema, visto che i grillini da sempre
hanno enormi problemi a far di conto), che dire dei controlli? Qualcosa
ha già detto il presidente uscente di Inps, Tito Boeri:
“In assenza di controlli ex ante sulla veridicità delle
autodichiarazioni patrimoniali da parte dei richiedenti il reddito” si
rischia di dovere in sede di verifica ex post recuperare “somme ingenti
da famiglie che non soddisfano i requisiti patrimoniali”. Le
simulazioni dell’Inps in caso di Dsu veritiere ipotizzano circa 100.000
nuclei beneficiari in meno (ne resterebbero 1.062.000) ciascuno con un
importo medio erroneamente versato di 10.000 euro con una stima di
costo in meno di circa un miliardo. (Ansa, 3 febbraio 2019).
Detto altrimenti, scordatevi i controlli sui patrimoni mobiliari,
almeno in fase di avvio. Una fase che potrebbe essere molto lunga,
peraltro. E pensate a quando si dovranno recuperare gli indebiti:
avremo svenimenti, gente sui cornicioni, trasmissioni televisive del
ricco filone neorealista dickensiano, e moniti delle autorità morali e
religiose al grido di scurdammoce ‘o passato. Per quanto riguarda i
controlli sul lavoro, oltre alle gride manzoniane su sanzioni penali
draconiane, potremmo aver trovato la pietra filosofale, assumendo
legioni di ispettori. O no?
Il reddito di cittadinanza (anche qui, che ve lo dico a fare?) produrrà
pesanti effetti di disincentivo all’offerta di lavoro, come ribadito
ieri da Boeri, numeri alla mano: Boeri afferma che quasi il 45% dei
dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a
quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un
reddito uguale a zero“. Secondo l’Inps il 30% dei percettori del Rdc
riceverà un trasferimento uguale o superiore a 9.360 euro netti mentre
il valore mediano sarà di 6.000 euro (Ansa, 4 febbraio 2019)
Cose che accadono, quando non si considera, tra le altre cose, il
potere d’acquisto differenziato tra varie zone del paese, oltre
ovviamente all’offerta di lavoro. Ah già, che distratto, non si può
ricordare questo aspetto perché subito si viene aggrediti al grido “ma
così si vogliono le gabbie salariali, maestraaaa!”
Per avere la misura degli effetti di disincentivo al lavoro, e del
relativo spiazzamento, basti pensare che l’Inps stima che metà dei
percettori del reddito di cittadinanza riceverà un importo di 6.000
euro annui, che è superiore al decile inferiore dei redditi di lavoro
in Italia.
Questa constatazione ha già suscitato le levate di scudi di
intellettuali de sinistra e di comunisti che mai hanno lavorato in vita
loro perché troppo impegnati a fare i tribuni della plebe. Vergogna,
affamatori di Confindustria! Se oltre che pane, buoni sentimenti e
demagogia, si guardasse alla creazione di valore aggiunto in questo
paese, oltre al prossimo collasso demografico ed alla bara del cuneo
fiscale in cui stiamo conficcando gli ultimi chiodi, forse lo sdegno
sarebbe più contenuto.
Che altro? Ad esempio, che le scale di equivalenza per la prestazione
sono costruite in modo da premiare i singlerispetto ai nuclei
familiari. Un dato su tutti: il pro-rata imputabile ad affitto,
invariante rispetto alla numerosità del nucleo familiare. Ma questo è
da ricondurre alla ristrettezza di risorse mobilitabili.
Il sindacato ha già detto quello che tutti sappiamo, da sempre: la
misura è un mischione tra politiche del lavoro e sociali. Alla fine,
uscirà il peggio da entrambe. Per quanto riguarda i cosiddetti
navigator, buio pesto, a tutti i livelli. E persino un neo presidente
di Anpal che pare debba già spiegare alcuni dettagli. Però allegri,
dicono che abbia abbattuto la disoccupazione nel Mississippi, nota area
dalle caratteristiche economiche molto simili all’Italia.
Ma c’è qualcosa, in questa costruzione, di “amichevole” verso le
imprese? In astratto, ci sarebbe la portabilità del reddito, da un
minimo di 5 ad un massimo di 18 mesi, per chi assumerà suoi percettori.
Ma si tratta in primo luogo dell’ennesima misura parziale: massimo 780
euro al mese, contro gli 8.060 annui per un triennio previsti dalla
disfunzionale misura del governo Renzi. Disfunzionale perché non ha
inciso in modo permanente sul costo del lavoro, andando a far compagnia
a molte simili iniziative del passato.
Quanto alle citazioni che (non) resteranno nella storia del default di
questo paese, segnaliamo il vicepremier e bisministro Luigi Di Maio,
col suo “siamo in perfetto orario col cronoprogramma”. E grazie,
Graziella eccetera, visto che le elezioni europee sono il 26 maggio.
Menzione speciale anche per la specialista di Hip Hop che pro tempore è
al MEF, Laura Questolodicelei Castelli: Il reddito di cittadinanza è
una misura permanente e funzionerà, perché mette insieme banche dati
che finora non si sono parlate abbastanza. Non è vero che in questo
Paese non ci sono posti di lavoro, ce ne sono pochi perché abbiamo
fatto anni di politiche recessive, ma entro un anno lo Stato sarà
obbligato a offrire un posto di lavoro.
Interessante, questa cosa dell'”obbligo” per lo Stato, no? E le banche
dati che non si parlano, il vero abracadabra di una classe politica di
falliti. A me ricorda l’immortale budino all’arsenico di Asterix e
Cleopatra:
Pepe rosso a profusion
Poco sangue di monton
Vermi fritti al maraschin
– E banche dati un pizzichin!
- No!
– Ah!
Vorrei ora rispondere ai soliti che diranno: ma tu che avresti fatto,
fenomeno? Due cose: avrei mantenuto e potenziato il reddito
d’inclusione e progettato una misura di welfare per working poor simile
all’Earned Income Tax Credit. Chiedete, e vi sarà risposto. Però
studiate, per poter replicare.
PHASTIDIO.NET
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SENZA LAVORO NON C'E' INTEGRAZIONE E CONVIVENZA. LE CONFERENZE CONSOLANO SOLO LE MADAMINE.
La sindaca Gamba con decreto sindacale ha proclamato il lutto cittadino
nel giorno dei funerali della vittima dell'uxoricidio di sabato scorso.
Con tutto il rispetto della persona morta uccisa e dei sentimenti dei
suoi famigliari ed amici amiche, non condividiamo questa «esposizione
mediatica» di un fatto che viene letto come mera cronaca nera e di
costume quando invece sarebbe necessario porsi domande più profonde e
darsi adeguate risposte. Soprattutto da parte della politica, che a
Curno è rumorosamente interpretata dalle donne della maggioranza. Ha
scritto la sindaca Gamba che “Il drappo (lo straccio appeso sulla
facciata del municipio e diventato ormai nero di sporcizia) è un
simbolo del lavoro svolto dall'Amministrazione e dalla Commissione Pari
Opportunità che dal 2013 si sono attivate per contrastare la violenza
sulle donne attraverso percorsi culturali e di formazione rivolti a
tutti i cittadini e cittadine”.Nel sito del comune delle commissioni
non c'è traccia ne della commissione ne di verbali della stessa. Sempre
la sindaca: “abbiamo fatto incontri, serate, volantini, istituito la
bacheca rosa per le donne, davvero non riesco a capire come non abbiamo
potuto intercettare questa follia che ha distrutto la vita di una
giovane donna e distrutto una famiglia”.
Prosegue la sindaca: il percorso "Alla pari" realizzato in
collaborazione con i comuni di Mozzo, Lallio e con 11 Consultorio "Mani
di scorta" di Treviolo è l'esempio più strutturato di quanto fatto. Lo
scopo di questo percorso culturale è quello di sostenere tutti noi,
donne e uomini, nel contrasto alla violenza maschile sulle donne,
riconoscendone le radici e le innumerevoli dinamiche, che attraversano
indifferentemente culture e popoli diversi”.” In questi giorni stiamo
gettando le basi per proporre all'Istituto Comprensivo di Curno un
percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che
le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in
qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su
questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e
sostenere i propri figli e figlie”.
Il fallimento di tutte le chiacchiere intenzioni conferenze delle donne
delle tre amministrazioni al femminile che si sono succedute alla guida
di Curno (con l'intermezzo tragicomico della sindacatura Gandolfi
finita ironicamente 40 giorni prima della scadenza naturale, come
adeguato sfottò a restituzione di quel che aveva gettato in faccia lui
all'intero consiglio per cinque anni) è scritto nelle cronache.
Nell'ultimo anno due donne a Curno sono morte di morte violenta. Una si
è impiccata e quel fatto dimostra lo stato di abbandono in cui quella
famiglia era stata lasciata dalle istituzioni. La seconda ha la storia
che abbiamo letto sulle gazzette e gli aspetti più evidenti sono: 1)
era di una famiglia povera tanto è vero che alloggia nelle case
comunali che sono l'ultima spiaggia legale in questi casi, (2) il
comune non è riuscito a trovare un alloggio (davvero non c'è una stanza
disponibile a Curno per ospitare le donne o gli uomini che si sono
appena separati: a che cacchio servono i servizi socialis e non hanno
mano in queste cose che accadono quasi ogni giorno??!!!)?) (3) le
stesse ragioni per cui la famiglia doveva stare nelle case
popolari (senza lavoro) sono alla base della mancata integrazione del
tunisino nella società. Non è ne strano ne casuale che una ragazza
uscita da una famiglia in stato di altro disagio abbia condotto una
esperienza matrimoniale con un soggetto altrettanto in condizioni di
precarietà economica e sociale.
Tutti i progetti che le madamine del comune e le varie sindache hanno
messo in campo o intendono mettere in campo –anche coinvolgendo
dei minori!- che perseguono “lo scopo di questo percorso culturale è
quello di sostenere tutti noi, donne e uomini, nel contrasto alla
violenza maschile sulle donne, riconoscendone le radici e le
innumerevoli dinamiche, che attraversano indifferentemente culture e
popoli diversi” sono la classica masturbazione del c.d. intellettuale
il quale crede che fare del bene ed educare basti a trasformare una
civiltà in un'altra.
Se quella famiglia (quella della vittima e dov'é cresciuta la vittima)
non fosse rimasta ai margini della società ed avesse avuto una storia
normale fatta di buona scuola, una lavoro vero o una professione
vera e non un ripiego qualsiasi, c'è da stare sicuri che avrebbe fatto
il medesimo percorso di migliaia di altre famiglie del tutto anonime e
normali.
Poi se osserviamo l'età dell'insieme (italiano) non possiamo fare
a meno di notare come tutti i protagonisti della storia siano usciti
dalla scuola dell'obbligo, siano cresciuti con mille canali tv,
nel gran casino del consumismo. Non appartengono all’Italia delle
ricostruzione e del miracolo economico. Questo vorrà ben dire
qualcosa: che non abbiano contribuito alla marginalità ed
all'esclusione?.
Insomma se non allevi una società dove il lavoro, la scuola, la
professionalità sono dei valori di cui andare orgogliosi e quindi la
scuola e le istituzioni debbono in primis darti o aiutarti a prenderti
quelli, hai voglia di “fare incontri, serate, volantini, istituito la
bacheca rosa per le donne” ed hai voglia di inventarti sui due piedi
post tragedia “un percorso di formazione contro gli stereotipi di
genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non
accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti
siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e
pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.
Tutta questa è una sovrastruttura ideologica cui mancano le fondazioni:
cioè il lavoro. Cioè chiacchiere o balle autoconsolotarie per le
madamine che non risolveranno mai nulla: se non convincere la propria
coscienza di aver fatto il proprio dovere… fino al prossimo delitto.
Segue comunicato.
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