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Di cosa parliamo in questa pagina.

A sinistra: ci vuole naso per fare l'ambasciatore....(di Francia in Italia).
A destra:clamorosa gaffe dell'oratorio curnese.


NASCE IL VOTO DI SCAMBIO DI CITTADINANZA
Con la kermesse de noantri di ieri (animata solo da 5S, con leghisti latitanti), all’auditorium dell’Enel, entra nel vivo il processo che condurrà all’erogazione del cosiddetto reddito di cittadinanza. Cioè alla più importante operazione di voto di scambio mai creata nella storia della Repubblica. Abbiamo scritto più e più volte, di tutte le incoerenze e disincentivi che questa misura produrrà sull’economia italiana; soprattutto ne ha scritto, da esperto, Luigi Oliveri. Qui facciamo sintesi con le ultime evidenze.
Partendo dall’inizio, come suol dirsi, notiamo che i pentastellati parlano di “cinque milioni di beneficiari”, mentre per l’Inps sarebbero solo 2,4 milioni di persone, pari a 1,2 milioni di nuclei familiari. Durante la presentazione, si è esaltato il carattere anonimo della card, che è identica ad una Postepay. Giusta preoccupazione, ad evitare stigmi. Non è chiaro come ciò si raccordi con il ricorso a delazioni di vicini di casa dei beneficiari, per irrobustire la rete dei controlli, come invece suggerito dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, il pentastellato Stefano Buffagni. Chiaramente, una buffagnata. (...)

SENZA LAVORO NON C'E' INTEGRAZIONE E CONVIVENZA. LE CONFERENZE CONSOLANO SOLO LE MADAMINE.

(...) Poi se osserviamo l'età dell'insieme  (italiano) non possiamo fare a meno di notare come tutti i protagonisti della storia siano usciti dalla scuola dell'obbligo, siano cresciuti  con mille canali tv, nel gran  casino del consumismo. Non appartengono all’Italia delle ricostruzione e del miracolo economico.  Questo vorrà ben dire qualcosa: che non abbiano contribuito alla marginalità ed all'esclusione?.
Insomma se non allevi una società dove il lavoro, la scuola, la professionalità sono dei valori di cui andare orgogliosi e quindi la scuola e le istituzioni debbono in primis darti o aiutarti a prenderti quelli, hai voglia di “fare incontri, serate, volantini, istituito la bacheca rosa per le donne” ed hai voglia di inventarti sui due piedi post tragedia “un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.
Tutta questa è una sovrastruttura ideologica cui mancano le fondazioni: cioè il lavoro. Cioè chiacchiere o balle autoconsolotarie per le madamine che non risolveranno mai nulla: se non convincere la propria coscienza di aver fatto il proprio dovere… fino al prossimo delitto. Segue comunicato.





Oratorio Curno:"Viaggio della memoria, attraver so i volti della Polonia" .
L'oratorio Jerzy Popieluszko di Curno come la pizza mare e monti. Viaggio in Polonia: Stefan Wyszyiski, Jerzy Popieluszko e  Auschwitz e Birkenau. Comunisti e nazisti messi insieme? Tutti assassini della stessa stirpe?.

Quando si seppe che il prevosto don Tironi, mai particolarmente beneamato in paese,  aveva deciso di intitolare l'oratorio di Curno al polacco Jerzy Popieluszko mica tutti i Curnesi la presero bene, perché l'intitolazione era stata volutamente sottolineata dal suo fautore come scelta “contro” e tutt'altro che di convivenza. In paese come in gran parte d'Italia moltissimi degli elettori comunisti andavano regolarmente in chiesa e l'uccisione di Jerzy Popieluszko era una ferita ancora e molto dolorosa. Già il parroco Carrara –predecessore di Tironi- si era distinto per il suo acceso (e inutile) anticomunismo poi arriva  Tironi che – forte della massiva ignoranza che permeava ancora il clero bergamasco del tempo in contrasto coll'insegna mento giovanneo – ci mise il carico da novanta sottolineando sul bollettino e nelle prediche proprio la volontà vendicativa.
Adesso si verifica che l'oratorio ha fatto un viaggio turistico memorioso unendo nella gita sia i campi di concentramento come nomi quali Jerzy Popieluszko e Stefan Wyszyiski. Ad essere generosi nel giudizio come la pizza mare e monti. Di questi tempi certo non c'è bisogno di accentuare le divisioni.














































NASCE IL VOTO DI SCAMBIO DI CITTADINANZA


Con la kermesse de noantri di ieri (animata solo da 5S, con leghisti latitanti), all’auditorium dell’Enel, entra nel vivo il processo che condurrà all’erogazione del cosiddetto reddito di cittadinanza. Cioè alla più importante operazione di voto di scambio mai creata nella storia della Repubblica. Abbiamo scritto più e più volte, di tutte le incoerenze e disincentivi che questa misura produrrà sull’economia italiana; soprattutto ne ha scritto, da esperto, Luigi Oliveri. Qui facciamo sintesi con le ultime evidenze.

Partendo dall’inizio, come suol dirsi, notiamo che i pentastellati parlano di “cinque milioni di beneficiari”, mentre per l’Inps sarebbero solo 2,4 milioni di persone, pari a 1,2 milioni di nuclei familiari. Durante la presentazione, si è esaltato il carattere anonimo della card, che è identica ad una Postepay. Giusta preoccupazione, ad evitare stigmi. Non è chiaro come ciò si raccordi con il ricorso a delazioni di vicini di casa dei beneficiari, per irrobustire la rete dei controlli, come invece suggerito dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, il pentastellato Stefano Buffagni. Chiaramente, una buffagnata.

A parte queste note di colore, e l’enorme discrepanza sulla platea di beneficiari (ma non è un vero problema, visto che i grillini da sempre hanno enormi problemi a far di conto), che dire dei controlli? Qualcosa ha già detto il presidente uscente di Inps, Tito Boeri:
“In assenza di controlli ex ante sulla veridicità delle autodichiarazioni patrimoniali da parte dei richiedenti il reddito” si rischia di dovere in sede di verifica ex post recuperare “somme ingenti da famiglie che non soddisfano i requisiti patrimoniali”. Le simulazioni dell’Inps in caso di Dsu veritiere ipotizzano circa 100.000 nuclei beneficiari in meno (ne resterebbero 1.062.000) ciascuno con un importo medio erroneamente versato di 10.000 euro con una stima di costo in meno di circa un miliardo. (Ansa, 3 febbraio 2019).

Detto altrimenti, scordatevi i controlli sui patrimoni mobiliari, almeno in fase di avvio. Una fase che potrebbe essere molto lunga, peraltro. E pensate a quando si dovranno recuperare gli indebiti: avremo svenimenti, gente sui cornicioni, trasmissioni televisive del ricco filone neorealista dickensiano, e moniti delle autorità morali e religiose al grido di scurdammoce ‘o passato. Per quanto riguarda i controlli sul lavoro, oltre alle gride manzoniane su sanzioni penali draconiane, potremmo aver trovato la pietra filosofale, assumendo legioni di ispettori. O no?


Il reddito di cittadinanza (anche qui, che ve lo dico a fare?) produrrà pesanti effetti di disincentivo all’offerta di lavoro, come ribadito ieri da Boeri, numeri alla mano: Boeri afferma che quasi il 45% dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero“. Secondo l’Inps il 30% dei percettori del Rdc riceverà un trasferimento uguale o superiore a 9.360 euro netti mentre il valore mediano sarà di 6.000 euro (Ansa, 4 febbraio 2019)

Cose che accadono, quando non si considera, tra le altre cose, il potere d’acquisto differenziato tra varie zone del paese, oltre ovviamente all’offerta di lavoro. Ah già, che distratto, non si può ricordare questo aspetto perché subito si viene aggrediti al grido “ma così si vogliono le gabbie salariali, maestraaaa!”

Per avere la misura degli effetti di disincentivo al lavoro, e del relativo spiazzamento, basti pensare che l’Inps stima che metà dei percettori del reddito di cittadinanza riceverà un importo di 6.000 euro annui, che è superiore al decile inferiore dei redditi di lavoro in Italia.

Questa constatazione ha già suscitato le levate di scudi di intellettuali de sinistra e di comunisti che mai hanno lavorato in vita loro perché troppo impegnati a fare i tribuni della plebe. Vergogna, affamatori di Confindustria! Se oltre che pane, buoni sentimenti e demagogia, si guardasse alla creazione di valore aggiunto in questo paese, oltre al prossimo collasso demografico ed alla bara del cuneo fiscale in cui stiamo conficcando gli ultimi chiodi, forse lo sdegno sarebbe più contenuto.


Che altro? Ad esempio, che le scale di equivalenza per la prestazione sono costruite in modo da premiare i singlerispetto ai nuclei familiari. Un dato su tutti: il pro-rata imputabile ad affitto, invariante rispetto alla numerosità del nucleo familiare. Ma questo è da ricondurre alla ristrettezza di risorse mobilitabili.

Il sindacato ha già detto quello che tutti sappiamo, da sempre: la misura è un mischione tra politiche del lavoro e sociali. Alla fine, uscirà il peggio da entrambe. Per quanto riguarda i cosiddetti navigator, buio pesto, a tutti i livelli. E persino un neo presidente di Anpal che pare debba già spiegare alcuni dettagli. Però allegri, dicono che abbia abbattuto la disoccupazione nel Mississippi, nota area dalle caratteristiche economiche molto simili all’Italia.

Ma c’è qualcosa, in questa costruzione, di “amichevole” verso le imprese? In astratto, ci sarebbe la portabilità del reddito, da un minimo di 5 ad un massimo di 18 mesi, per chi assumerà suoi percettori. Ma si tratta in primo luogo dell’ennesima misura parziale: massimo 780 euro al mese, contro gli 8.060 annui per un triennio previsti dalla disfunzionale misura del governo Renzi. Disfunzionale perché non ha inciso in modo permanente sul costo del lavoro, andando a far compagnia a molte simili iniziative del passato.

Quanto alle citazioni che (non) resteranno nella storia del default di questo paese, segnaliamo il vicepremier e bisministro Luigi Di Maio, col suo “siamo in perfetto orario col cronoprogramma”. E grazie, Graziella eccetera, visto che le elezioni europee sono il 26 maggio.


Menzione speciale anche per la specialista di Hip Hop che pro tempore è al MEF, Laura Questolodicelei Castelli: Il reddito di cittadinanza è una misura permanente e funzionerà, perché mette insieme banche dati che finora non si sono parlate abbastanza. Non è vero che in questo Paese non ci sono posti di lavoro, ce ne sono pochi perché abbiamo fatto anni di politiche recessive, ma entro un anno lo Stato sarà obbligato a offrire un posto di lavoro.

Interessante, questa cosa dell'”obbligo” per lo Stato, no? E le banche dati che non si parlano, il vero abracadabra di una classe politica di falliti. A me ricorda l’immortale budino all’arsenico di Asterix e Cleopatra:
Pepe rosso a profusion
Poco sangue di monton
Vermi fritti al maraschin
– E banche dati un pizzichin!
- No!
– Ah!
Vorrei ora rispondere ai soliti che diranno: ma tu che avresti fatto, fenomeno? Due cose: avrei mantenuto e potenziato il reddito d’inclusione e progettato una misura di welfare per working poor simile all’Earned Income Tax Credit. Chiedete, e vi sarà risposto. Però studiate, per poter replicare.
PHASTIDIO.NET
SENZA LAVORO NON C'E' INTEGRAZIONE E CONVIVENZA. LE CONFERENZE CONSOLANO SOLO LE MADAMINE.

La sindaca Gamba con decreto sindacale ha proclamato il lutto cittadino nel giorno dei funerali della vittima dell'uxoricidio di sabato scorso. Con tutto il rispetto della persona morta uccisa e dei sentimenti dei suoi famigliari ed amici amiche, non condividiamo questa «esposizione mediatica» di un fatto che viene letto come mera cronaca nera e di costume quando invece sarebbe necessario porsi domande più profonde e darsi adeguate risposte. Soprattutto da parte della politica, che a Curno è rumorosamente interpretata dalle donne della maggioranza. Ha scritto la sindaca Gamba  che “Il drappo (lo straccio appeso sulla facciata del municipio e diventato ormai nero di sporcizia) è un simbolo del lavoro svolto dall'Amministrazione e dalla Commissione Pari Opportunità che dal 2013 si sono attivate per contrastare la violenza sulle donne attraverso percorsi culturali e di formazione rivolti a tutti i cittadini e cittadine”.Nel sito del comune delle commissioni non c'è traccia ne della commissione ne di verbali della stessa. Sempre la sindaca: “abbiamo fatto incontri, serate, volantini, istituito la bacheca rosa per le donne, davvero non riesco a capire come non abbiamo potuto intercettare questa follia che ha distrutto la vita di una giovane donna e distrutto una famiglia”.
Prosegue la sindaca: il percorso "Alla pari" realizzato in collaborazione con i comuni di Mozzo, Lallio e con 11 Consultorio "Mani di scorta" di Treviolo è l'esempio più strutturato di quanto fatto. Lo scopo di questo percorso culturale è quello di sostenere tutti noi, donne e uomini, nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, riconoscendone le radici e le innumerevoli dinamiche, che attraversano indifferentemente culture e popoli diversi”.” In questi giorni stiamo gettando le basi per proporre all'Istituto Comprensivo di Curno un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.

Il fallimento di tutte le chiacchiere intenzioni conferenze delle donne delle tre amministrazioni al femminile che si sono succedute alla guida di Curno (con l'intermezzo tragicomico della sindacatura Gandolfi  finita ironicamente 40 giorni prima della scadenza naturale, come adeguato sfottò a restituzione di quel che aveva gettato in faccia lui all'intero consiglio per cinque anni) è scritto nelle cronache. Nell'ultimo anno due donne a Curno sono morte di morte violenta. Una si è impiccata e quel fatto dimostra lo stato di abbandono in cui quella famiglia era stata lasciata dalle istituzioni. La seconda ha la storia che abbiamo letto sulle gazzette e gli aspetti più evidenti sono: 1) era di una famiglia povera tanto è vero che alloggia nelle case comunali che sono l'ultima spiaggia legale in questi casi, (2) il comune non è riuscito a trovare un alloggio (davvero non c'è una stanza disponibile a Curno per ospitare le donne o gli uomini che si sono appena separati: a che cacchio servono i servizi socialis e non hanno mano in queste cose che accadono quasi ogni giorno??!!!)?) (3) le stesse ragioni  per cui la famiglia doveva stare nelle case popolari (senza lavoro) sono alla base della mancata integrazione del tunisino nella società. Non è ne strano ne casuale che una ragazza uscita da una famiglia in stato di altro disagio abbia condotto una esperienza matrimoniale con un soggetto altrettanto in condizioni di precarietà economica e sociale.
Tutti i progetti che le madamine del comune e le varie sindache hanno messo in campo o  intendono mettere in campo –anche coinvolgendo dei minori!- che perseguono “lo scopo di questo percorso culturale è quello di sostenere tutti noi, donne e uomini, nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, riconoscendone le radici e le innumerevoli dinamiche, che attraversano indifferentemente culture e popoli diversi” sono la classica masturbazione del c.d. intellettuale il quale crede che fare del bene ed educare basti a trasformare una civiltà in un'altra.
Se quella famiglia (quella della vittima e dov'é cresciuta la vittima) non fosse rimasta ai margini della società ed avesse avuto una storia normale fatta di buona scuola,  una lavoro vero o una professione vera e non un ripiego qualsiasi, c'è da stare sicuri che avrebbe fatto il medesimo percorso di migliaia di altre famiglie del tutto anonime e normali.
Poi se osserviamo l'età dell'insieme  (italiano) non possiamo fare a meno di notare come tutti i protagonisti della storia siano usciti dalla scuola dell'obbligo, siano cresciuti  con mille canali tv, nel gran  casino del consumismo. Non appartengono all’Italia delle ricostruzione e del miracolo economico.  Questo vorrà ben dire qualcosa: che non abbiano contribuito alla marginalità ed all'esclusione?.
Insomma se non allevi una società dove il lavoro, la scuola, la professionalità sono dei valori di cui andare orgogliosi e quindi la scuola e le istituzioni debbono in primis darti o aiutarti a prenderti quelli, hai voglia di “fare incontri, serate, volantini, istituito la bacheca rosa per le donne” ed hai voglia di inventarti sui due piedi post tragedia “un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.
Tutta questa è una sovrastruttura ideologica cui mancano le fondazioni: cioè il lavoro. Cioè chiacchiere o balle autoconsolotarie per le madamine che non risolveranno mai nulla: se non convincere la propria coscienza di aver fatto il proprio dovere… fino al prossimo delitto. Segue comunicato.