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Di cosa parliamo in questa pagina.
Ancora qualche giorno ed anche stavolta nel paese bello da vivere ce la siamo sfangata.
Speriamo che i giornaloni ci dimentichino alla svelta.
Un cuoricino perchè un'abbondante dose di ipocrisia ci salva sempre del tutto.
“Non mi va di trovarmi dalla stessa parte dei benestanti, mentre i
nullatenenti stanno dall'altra parte. Non me la sento di stare con
quelli che alle nove di sera entrano all'Auditorium contro quelli che
alle sei di mattina escono di casa», sostiene Mario Tronti nel suo
ultimo libro Il popolo perduto, una conversazione con Andrea Bianchi,
che esce in questi giorni in libreria, edito da Nutrimenti.
Guardiamoci in faccia e senza ipocrisia facciamoci delle domande e diamoci delle risposte.
Scrivono le gazzette che la ragazza uccisa a Curno era andata a 18 anni
in ferie in Tunisia, qui aveva conosciuto un tunisino di dieci anni più
anziano di lei, se ne era innamorata ed aveva deciso di sposarlo e
viverci assieme nonostante l'opposizione della famiglia. Nelle
letteratura rosa sono amori sfortunati e nella cronaca nera sono
prodromici di un femminicidio.
Pongo ai lettori questa domanda: se vostra figlia di 18 anni –senza un
titolo di studio e senza una professione- torna dalle ferie e vi dice
che ha conosciuto un bellissimo bergamasco , o un bellissimo milanese,
o un bellissimo bolognese, o un bellissimo fiorentino, o un bellissimo
romano, o un bellissimo napoletano, o un barese, o un bellissimo
catanese, o un bellissimo palermitano e che quello sarà l'uomo della
sua vita, voi come reagite? (...)
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“Non mi va
di trovarmi dalla stessa parte dei benestanti, mentre i nullatenenti
stanno dall'altra parte. Non me la sento di stare con quelli che alle
nove di sera entrano all'Auditorium contro quelli che alle sei di
mattina escono di casa», sostiene Mario Tronti nel suo ultimo libro Il
popolo perduto, una conversazione con Andrea Bianchi, che esce in
questi giorni in libreria, edito da Nutrimenti.
Guardiamoci in faccia e senza ipocrisia facciamoci delle domande e diamoci delle risposte.
Scrivono le gazzette che la ragazza uccisa a Curno era andata a 18 anni
in ferie in Tunisia, qui aveva conosciuto un tunisino di dieci anni più
anziano di lei, se ne era innamorata ed aveva deciso di sposarlo e
viverci assieme nonostante l'opposizione della famiglia. Nelle
letteratura rosa sono amori sfortunati e nella cronaca nera sono
prodromici di un femminicidio.
Pongo ai lettori questa domanda: se vostra figlia di 18 anni –senza un
titolo di studio e senza una professione- torna dalle ferie e vi dice
che ha conosciuto un bellissimo bergamasco , o un bellissimo milanese,
o un bellissimo bolognese, o un bellissimo fiorentino, o un bellissimo
romano, o un bellissimo napoletano, o un barese, o un bellissimo
catanese, o un bellissimo palermitano e che quello sarà l'uomo della
sua vita, voi come reagite?
Le dite senza tante perifrasi al massimo ma proprio al massimo di
fidanzarsi di filare assieme per tre o quattro anni e poi decidere che
fare e –nel frattempo- le raccomandate di dotarsi di qualche migliaio
di preservativi e di farli usare al compagno con la debita accortezza.
E nel caso lei insista, le indicate la porta di casa consigliandole di
dimenticarsi l'indirizzo avvisandola che imparerà anche quanto costano
pane e sale al chilo.
Nel caso invece la signorina in questione, all'età di 18 anni va in
ferie in Tunisia, conosce un tunisino di 28 anni dotato sicuramente di
un cazzo d'oro e di trecento cammelli, senza una scuola e senza un
lavoro e decide che sarà l'uomo della sua vita. Naturalmente la
signorina, cresciuta in Italia con la tivu accesa 24 ore su 24,
non sa che se un cittadino extra UE sposa una cittadina dell'UE, questo
diventa cittadino italiano. Alla ragazza ed alla famiglia non
passa nemmeno per la mente che il l'anzianotto giovanotto tunisino col
cazzo d'oro e trecento cammelli ha finalmente scovato l'ingenua da
sfruttare per trovare chi lo manterrà negli anni a venire e gli
consentirà di entrare in Italia con un comodo volo aereo pagato dalla
famiglia della sposa senza ricorrere a un pericoloso
traghettamento come profugo.
Tutto quel che succede dopo il matrimonio era già scritto in centomila
cronache di questi anni. Certo è che quando si esce da una
famiglia dove i genitori a mezza vita si trovano affittuari
di una casa popolare, vale a dire che non hanno lavoro e reddito
sufficiente per campare in piena autonomia, vuol dire che prima c'era e
c'è tuttora qualcosa che non gira e non è girato per il verso giusto.
Non meraviglia quindi che da una famiglia siffatta sia cresciuta una
brava ragazza che avendo trovato un tunisino più anziano di lei di
dieci anni, disoccupato, senza uno mestiere e una scuola in mano,
desideroso di fuggire dalla trappola che è il paese del gelsomini,
avesse visto in un matrimonio con una cittadina dell'UE l'occasione
della sua vita. A parte il cazzo d'oro e i trecento cammelli.
Ma –ci avverte la sindaca Gamba- di conoscere personalmente la mamma
della vittima e della sorella gravemente ferita, mamma che sarebbe una
donna solare che aiuta nelle attività di portierato sociale, stando
vicino alle persone più anziane. Indubbiamente una donna che ha
allevato cotanta intelligenza di figlia è sicuramente più che adatta ad
attività di portierato e assistenza anziani.
Forse ne aveva bisogno lei, per prima. La sindaca, che ha più o meno
l'età della mamma sfortunata, farebbe un passo in avanti nel domandarsi
che tipo di scuola abbia frequentato la sua generazione per sortire –in
generale- l'attuale generazione di 30-50enni.
La storia è quella solita. “Giustamente” il tunisino rivendica i suoi
diritti di marito e maschio. Scrivono le gazzette ”Lo aveva sposato
quindi lei era di sua proprietà, le diceva. Voleva chiarire, è la
versione del tunisino Arjoun al pm e ai carabinieri, sabato sera, dopo
aver accoltellato la moglie e la cognata. Dice che aveva preparato dei
bigliettini con scritto «ti amo» per Marisa e di averglieli gettati
sull'automobile in quello che sembra un agguato, nei garage, ma che lui
spiega come l'ennesimo tentativo di avvicinarla. Il coltello, sempre la
sua versione, l'ha preso nella spazzatura. Il bravuomo s'era fatto di
cocaina, ha ammesso. Prima, aveva trascorso la notte in una discoteca
fino alle 5 del mattino ed era andato a zonzo nel centro commerciale di
Curno”. Rivendica i suoi diritti di padrone della moglie.
En passant si trastulla con una taser e qualche coltellaccio svizzero
che è così bellino, tutti attrezzi di comune dotazione a chi spaccia
caramelle di rabarbaro. Lui arriva in Italia nel 2011, lavoricchia come
carpentiere e l'anno dopo si conoscono. Tempo tre mesi e vanno in
Tunisia. Ai genitori di lei dicono che è solo una vacanza, invece si
sposano. Restano lì per tre anni, poi tornano in Italia. Lei gli cerca
dei lavori, lui li perde perché non si presenta. Alcol e droga. Lui li
assume, e spaccia. O, almeno, per questo motivo nel 2015 viene
arrestato dalle Volanti della questura e resta per tre mesi ai
domiciliari. Scrivono le gazzette in parziale difformità con quanto già
scritto ieri. Roba da ricovero.
Finalmente la ragazza dopo sette anni e dopo avere imparato dai
rimbrotti delle clienti del negozio di parrucchiera che i maschi vanno
usati e poi semmai amati e che da loro, specie se hanno il cazzo d'oro
e trecento cammelli, meglio stiano ospiti dell'hotel di via Monte
Gleno, decide rivolgersi a un Centro Aiuto Donna dove l'avvocato,
sentita la storia, le prepara una denuncia (e la presenta) contro
il tunisino col cazzo d'oro e trecento cammelli.
C'è di mezzo il giusto tempo burocratico, c'è di mezzo il giusto fine
settimana e il tunisino col cazzo d'oro e i trecento cammelli ammazza
la compagna prima che si svegli tutto il resto del mondo.
Arriva anche il padre della vittima –Roberto Sartori- che rilascia
dichiarazioni da vero maschio italico bergamasco: «L'ho promesso a
Marisa. Quando l'ho trovata morta le ho detto: non preoccuparti che io
ti vendicherò. chi ha ucciso mia figlia e voleva uccidere anche
l'altra, non ha più diritto di esistere sulla faccia della terra, deve
marcire in prigione. Ma se esce dopo cinque o sei i anni io lo uccido,
a costo di inseguirlo fino in Tunisia».
Perso una prima volta come padre e perso una seconda volta come cittadino. Un insieme famigliare di maschi perduti.
In questo drammatico quadro di vita italiana, quel quadro che ha fatto
perdere le elezioni al PD che non ha capito nulla di cosa bolle nel
paese ed ha immaginato di comprare il futuro con 80 euro e il REI
selezionato, ci sono le parole della sindaca Gamba. La triade femminile
che ha governato Curno – il paese bello da vivere- in nome
e per conto del centrosinistra allargato non si è MAI espressa in
articolati giudizi sulle maxi tegole che sono cascate loro addosso. Ne
quelle economiche –dai 300 milioni che la sindacatura Morelli
dovette pagare per la sconfitta nell'arbitrato malgestito con
l'impresa della biblioteca ai 630mila euro della botta subita
dalla maggioranza attuale per la sentenza Leggeri passando per i
160mila euro per il danno subito al cantiere della nuova Rodari per lo
stravento, quando il cantiere era in mano all'impresa e non al comune.
Inutilmente trovereste nei verbali del consiglio comunale una
riga una di commento politico: tutto fa parte del programma politica
della maggioranza ergo non c'è nulla di aggiungere. Hanno
anticipato il contratto DiMaio-Salvini. E che nessun cittadino si
azzardi ad esprimere un'idea o un suggerimento differente che viene
immediatamente bollato di fare polemica politica.
Ma se leggiamo le dichiarazioni della sindaca Gamba ci rendiamo conto
che proprio sul tema ( la violenza di genere e il bullismo) sia
una maggioranza del tutto deragliata. Una maggioranza che è del tutto
priva della sensibilità per i problemi concreti della popolazione
e crede di rimediare a un suicidio di una donna ed a un femminicidio
“attraverso percorsi culturali e di formazione rivolti a tutti i
cittadini e cittadine” come immaginano le madamine della Caritas e del
comune.
Oppure quest'altra: “abbiamo fatto incontri, serate, volantini,
istituito la bacheca rosa per le donne, davvero non riesco a capire
come non abbiamo potuto intercettare questa follia che ha distrutto la
vita di una giovane donna e distrutto una famiglia”. Oppure ancora
queste altre due: “il percorso "Alla pari" realizzato in collaborazione
con i comuni di Mozzo, Lallio e con il Consultorio "Mani di scorta" di
Treviolo è l'esempio più strutturato di quanto fatto. Lo scopo di
questo percorso culturale è quello di sostenere tutti noi, donne e
uomini, nel contrasto alla violenza maschile sulle donne,
riconoscendone le radici e le innumerevoli dinamiche, che attraversano
indifferentemente culture e popoli diversi. Quanto fatto non è stato
sufficiente per evitare la tragedia che si è consumata ieri sera.
L'impegno e la costanza devono essere ancora maggiori. In questi giorni
stiamo gettando le basi per proporre all'Istituto Comprensivo di Curno
un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì
che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la
violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati
e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad
ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.
Peccato che non abbiano questa semplice sensibilità: “Non mi va di
trovarmi dalla stessa parte dei benestanti, mentre i nullatenenti
stanno dall'altra parte. Non me la sento di stare con quelli che alle
nove di sera entrano all'Auditorium contro quelli che alle sei di
mattina escono di casa».
La sindaca Gamba e le altre madamine non hanno capito dei fatti
elementari. Perché una famiglia come la Sartori era finita nella case
popolari del comune? Come mai una famiglia tutta cresciuta nei tempi
della scuola dell'obbligo e col supporto di tanti piani del diritto
allo studio era in quelle condizioni?.
Perché il femminicidio e il bullismo appartengono alla generazione
della scuola dell'obbligo e dei trecento canali TV? Non vi è forse
sfuggito qualcosa che non è rimediabile coi “percorsi di formazione”
che alla fine sono utili solo ai rispettivi tenutari in quanto (almeno)
riscuotono un compenso?.
Mica che tutta una costruzione – la bacheca rosa, il percorso alla
pari, i percorsi di formazione contro gli stereotipi di genere-
proprio quella che agita la Gamba, siano solo un enorme casino senza
costrutto e senza basi?. Una auto giustificazione? Una consolazione.
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