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Di cosa parliamo in questa pagina.

Nel paese bello da vivere in un anno sono morte due donne di morte violenta. Forse saranno tre.
La prima si é impiccata e la seconda l'ha sgozzata l'ex compagno. Pochi giorni prima l'aveva denunciato ma ne lui era stato  arrestato e neppure lei era sotto protezione: le carte sono tutte in regola, la burocrazia ha ragione MA lei é morta. Forse muore anche la sorella.
Le sbrodolate della compagine di madamine che stanno in comune sulle commissioni (di cui non c'é traccia d'esistenza nella pagina web del comune...)  sono la consolazione di chi deve alzare le mani davanti al proprio fallimento.
Non basta la lacrimuccia d'occasione.
Non basta "il lutto cittadino".
Speriamo che a qualcuno non venga in mente un Comitato "Santa Subito" così saremmo a posto per l'annuario.
Dopo l'Oratorio intitolato a Jerzy Popieluszko qualcuno potrebbe pensare a una cappella Marisa.
Non basta stanziare soldi per l'ennesima conferenza o per sollevare le insegnanti di scuola di qualche ora di lezione inserendo l'"esperta" di turno.
La sindaca Gamba e le altre madamine del Comune leggano e riflettano l'articolo di E. Galli della Loggia che a prima vista sembra parlare d'altro ma incornicia perfettamente anche l'amministrazione curnese.
E le madamine non dimentichino: in un anno sono morte due donne di morte violenta  nel paese bello da vivere.
Il resto é fuffa.



























































NEL PAESE BELLO DA VIVERE SONO MORTE DI MORTE VIOLENTA DUE DONNE -FORSE ANCHE TRE- IN UN ANNO.


Questo pezzo volutamente non é politicamente corretto, quindi chi non gradisce  non lo legga nemmeno.
Dunque nel Paese Bello da Vivere (PBV) a distanza di un anno un'altra donna è morta. Un anno or sono  una anziana signora aveva deciso di impiccarsi e stavolta due giovani donne sono state accoltellate dal marito di una di loro. Una è morta e la seconda lotta per mantenersi in vita. La notizia la leggete nell'articolo in testata.
Non siamo così ipocriti da mettere tutto a tacere per non offendere una persona defunta: tanto anche facendo i falsi e gli ipocriti non tornerà in vita e nemmeno si eviteranno fatti analoghi in futuro.
Quindi meglio parlarne. Meglio ancora in maniera chiara.
I genitori della vittima era arrivati a Curno con la piena del Brembo da  S. Omobono Imagna ed erano stati raccolti all' ”approdo su fiume” e vivevano alloggiati nella case popolari del comune. Il che significa che sono una famiglia in condizioni socio-economiche niente affatto buone. Non si sa se in quella casa ci stessero anche le due figlie, regolarmente registrate all'anagrafe comunali come residenti in paese.
Queste case portano impresse stimmate non di poco conto. Prima stimmate: sono arrivate al comune per via di una maxi speculazione commerciale da cui dc, pci e psi hanno tratto larghe risorse. Seconda stimmate. Vi sono stati investiti qualche miliardo di vecchie lire e per il tempo dell'avvenimento erano tutti soldi presi a debito dall'Italia. Sommariamente si può dire che quelle case sono costate agli italiani  almeno tre volte: primo per gli interessi pagati sul debito, secondo per il costo maggiorato di costruzione, terzo perché sommando affitti non riscossi e manutenzioni effettuate per scarsa cura degli affittuari, si potevano ricostruire un'altra volta (dal 1975 al 2019). Una politica minimamente attenta e non complice (di voto di scambio) avrebbe fatto meglio a prendere in affitto delle case e affittarle, garantendo al proprietario l'affitto e ciao stai bene: gli sarebbero costate una volta sola invece di tre. Quando abbiamo detto alla sindaca (Gamba) di vendere quel “ghetto”, ci ha risposto che nemmeno per sogno le avrebbe vendute. Che sia un “ghetto” basta vederle e basta sapere che è presente in forma stabile un servizio per curare la convivenza tra gli affittuari presenti: con meno di due dozzine di appartamenti manco fossimo alle Vele di Scampia. E' utile anche che sia un “ghetto” perché così qualcuno prende l'obolo per curarlo: in fondo meglio curare per sempre un malato che guarirlo una volta per tutte. No?.
Un passo avanti. La vittima si era appena separata dal marito (il quale si era ben guardato dal presentarsi in comune di S.Omobono probabilmente temendo di trovarsi i caramba con le manette visto quel che combinava…) e viveva  dai genitori. Morale della  favola: non a aveva più una casa e quindi era tornata alle origini. Non si sa nemmeno se pure l'ex compagno avesse ancora una abitazione propria.
Chissà se il Comune di Curno sapeva che in quella casa c'era anche lei e da quanto tempo.
La vittima Marisa si era trasferita da poco a Curno, era tornata a casa dopo il fallimento del suo matrimonio con Ezzeddine Arjoun, quell'uomo che aveva sposato giovanissima: a 18 anni. Lo aveva seguito anche in Tunisia per tre anni.

Poi il ritorno in Italia, la residenza a Sorisole e a Sant'Omobono in Valle Imagna. Tra loro era finita. Il 20 gennaio scorso Marisa e Ezzeddine avevano appuntamento in municipio a Sant'Omobono Imagna per mettere la parola fine alla loro relazione. Ma l'uomo non si era presentato. Da allora erano iniziate le minacce della persona che aveva amato.
Marisa aveva presentato denuncia qualche giorno fa, una denuncia formale messa a punto dal centro antiviolenze Aiuto donna di Bergamo a cui si era rivolta impaurita dopo le minacce del marito reso ancor più aggressivo  dalla scelta di separarsi.
E coi tempi che corrono, un minimo di attenzione meritava d'essere tenuta, magari avvertendo i carabinieri di Curno che adesso lei stava qui e che il tipo fosse tenuto sotto controllo visti i tempi che corrono e visti i precedenti del soggetto. «Lui l'aveva minaccia­ta più volte e lei lo aveva denun­ciato. Era da sapersi che finiva così». Queste le parole di sfogo di uno zio della vittima. Domani sapremo che le “carte” erano tutte a posto ed hanno viaggiato alla regolare velocità burocratica: salvo il fato che il tunisino è arrivato prima. Prima delle carte.
Del senno di poi sarebbero piene le tombe: magari ce ne fosse un poco anche prima, non guasterebbe.
Scrive il mite Traina su L'Eco che Sul posto anche due ammini­stratori comunali: il sindaco Luisa Gamba e l'assessore Clau­dio Cavagna, che hanno parlato con i carabinieri e i familiari del­le due sorelle. «Una tragedia - ha commentato il sindaco - che ve­de di nuovo vittime due giovani donne. Procederemo ancora più convintamente con i lavori della commissione pari opportunità che si sta occupando anche del contrasto alla violenza di gene­re. Siamo vicini alla famiglia in questo momento tragico». La consigliera fascio femminista Carrara ha chiesto sia dichiarato il lutto cittadino. Non fosse altro che adesso ci sono i cagnetti della vittima da accudire e riassegnare.
Insomma anche stavolta, a distanza di un anno dal precedente fatto, due donne sono state  accoltellate ed una è morta a Curno. Nel paese bello da vivere.
La sindaca ha provveduto a pubblicare sul sito del Comune il suo bravo compitino di  una paginetta e mezza, tutto infarcito di banali banalità da terza media e ad intonare con tono aulico “Oggi le bandiere dell'Europa, dell'Italia e di Regione Lombardia, appese fuori dal municipio, sono state ammainate in segno di lutto e il drappo rosso appeso il 25 novembre scorso in occasione della "Giornata internazionale per l'eliminazione delle violenze contro le donne" è ancora più visibile. Il drappo è un simbolo del lavoro svolto dall'Amministrazione e dalla Commissione Pari Opportunità che dal 2013 si sono attivate per contrastare la violenza sulle donne attraverso percorsi culturali e di formazione rivolti a tutti l cittadini e cittadine.
Il percorso "Alla pari" realizzato in collaborazione con i comuni di Mozzo, Lallio e con il Consultorio "Mani di scorta" di Treviolo è l'esempio più strutturato di quanto fatto. Lo scopo di questo percorso culturale è quello di sostenere tutti noi, donne e uomini, nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, riconoscendone le radici e le innumerevoli dinamiche, che attraversano indifferentemente culture e popoli diversi. In questi giorni stiamo gettando le basi per proporre all'Istituto Comprensivo di Curno un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie.
L'Amministrazione dichiarerà il giorno dei funerali di Marisa giorno di lutto cittadino.

Alle madamine che scendono in stola e piumone al secondo mercoledì del mese tra l'anziano popolo bove del mercato a illuminarlo del bene fare della maggioranza contro le fake news degli web media e delle balle da bar non è bastato toppare l'anno scorso ma hanno toppato di nuovo quest'anno.
Loro pensano che tutto si risolva con una determina di assegnare qualche soldino ad una onlus o un privato che soccorra l'abbiente. C'ha avvisato per iscritto che è pronta l'ennesima determina per assegnate un po' di soldini all'ennesima onlus o coop: “per proporre all'Istituto Comprensivo di Curno un percorso di formazione contro gli stereotipi di genere per far sì che le ragazze e i ragazzi delle scuole medie non accettino la violenza, in qualunque forma sia veicolata, i docenti siano aggiornati e formati su questo argomento e i genitori coinvolti e pronti ad ascoltare e sostenere i propri figli e figlie”.  L'albo pretorio gronda letteralmente di queste mance e questi incarichi.
Pensano che il malessere di un paese si curi prima di tutto “con un momento di preghiera” e sicuramente sempre e solo coi soldi distribuiti a pioggia alle proprie clientele oppure “procedendo ancora più convintamente con i lavori della commissione pari opportunità che si sta occupando anche del contrasto alla violenza di gene­re” che non si sa cosa faccia  quanti se ne interessino salvo loro.
Infatti basta aprire la pagina web del Comune di Curno alla voce “commissioni” per verificare che NON ESISTE questa commissione e NON E' NEPPURE NOMINATA tra quelle possibili (arti 1, comma 2 del Regolamento commissioni temporanee e speciali approvato con Delibera Consiglio Comunale n. 74 del 26.10.2017)
Alle madamine non sfuggono solo questi fatti gravissimi – due forse tre delitti in poco più di un anno- ma sfugge tutto quello che non è passibile di voto di scambio.
In paese quante sono le persone malate di tumore o cancro  senza che le famiglie siano assistite? Quante sono le persone fuori di melone e relative famiglie assistite dal comune? Quante sono le persone cieche e sorde (non del tutto ma in buona parte) mandate ad una visita specialistica e dotate di appositi apparecchi? Quante sono le persone con problemi alla dentatura senza adeguata cura?. Potremmo continuare.
Non ha da meditare la sindaca Gamba sul fatto che nonostante quella ragazza avesse denunciatole minacce NON sia stata difesa  e assistita e il suo persecutore arrestato. Per di più uno “armato” di una taser e di un coltellaccio. Mica di una fionda.
Anche il fatto stesso che quella povera ragazza non si sia rivolta ai Carabinieri ed al Comune davanti ad una situazione famigliare complicata ne pericolosa anziché “risolversela da sola in famiglia” fino alla tragedia (che era ben più che annunciata, ma prossima di sicuro) indica non solo scarsa informazione della stessa ma anche scarsa fiducia nell'istituzione cui la sindaca risponde con una commissione … inesistente.
Il Comune di Curno viene da quattro mandati amministrativi con TRE sindache donna ed un sindaco di ignota professione (fiorista? flayerista? organista? maestro di cantante liriche, pianista, boh?) che hanno creduto che una commissione e la distribuzione a pioggia di  denaro pubblico bastasse a mettere in piedi e regge un “pese bello di vivere”. Non è stato così: senza cultura e politica non vai da nessuna parte. Basta leggere le due paginette per capire la debolezza culturale e politica di chi governa. Il Comune non è una chiesa e nemmeno uno studio di ragioniere.