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la semina del frumento
Di cosaparliamo in questa pagina.

MIGRANTI:SALVINI TUTELA GLI INTERESSI DELLA LEGA CONTRO QUELLI DEL PAESE
“Rifarei tutto. E non mollo”. Matteo Salvini non è quel genio della tattica che una stampa sempre pronta a incensare chi governa descrive. La sua lettera al Corriere della Sera di oggi indica una scelta precisa che può segnare l’inizio della sua parabola discendente: il cambio di linea sulla richiesta di autorizzazione a procedere da parte del tribunale dei ministri.
In un primo momento Salvini era disposto a farsi processare, per trasformare lo scontro con la magistratura in una corrida istituzionale con lui al centro dell’arena, pronto a difendersi da tutti con il sostegno del “popolo”.
Ora invece Salvini spiega al Corriere che lui non deve essere processato, che nel caso Diciotti non ci fu sequestro di persona e che, se anche ci fu, la sua decisione era nell’interesse dello Stato. E dunque il Senato deve respingere i magistrati. Una linea che costringe i Cinque Stelle a scegliere: salvano il leader leghista dal processo votando contro l’autorizzazione a procedere? O sconfessano politiche che hanno avallato per mesi e votano per il processo? Nel primo caso distruggono ogni credibilità rimasta come paladini dell’uomo comune contro la “casta” (anche se in questo caso si tratta di valutazioni politiche su un ministro), nel secondo fanno esplodere la maggioranza. (...)

L'ITALIA SI RITIRA DALL'AFGANISTAN (?):
ERA MEGLIO NON ANDARCI NEMMENO
Si allunga la lista dei paesi da cui la NATO e gli USA in primis sono andati a “mettere pace e costruire la democrazia”  e ne escono clamorosamente sconfitti sul campo e moralmente tranne gli ottimi dividendi distribuiti dalle aziende  belliche agli azionisti e le pensioni pagate ai superstiti dei morti sul campo. Peccato che non la ricevano i  parenti dei defunti “della parte opposta”, Casuali a causali che sino stati.
Adesso è la volta dell'Afga nistan. L'altro ieri  è stata (doveva essere) la volta della Siria.
In effetti dalla Siria gli USA non se sono ancora scappati.
Non scapperanno (del tutto) nemmeno dall'Afganistan perché war is money.
Le ragioni iniziali di Trump erano semplici, e avevano a che fare con il suo non certo ordinario istinto politico. Il Presidente americano è infatti approdato alla Casa Bianca anche cavalcando la rinnovata voglia di isolazionismo degli americani, stanchi di un protagonismo politico e militare nel mondo – e soprattutto in Medio Oriente – che, agli occhi di molti, ha portato solo morti, costi e divisioni.
Trump  aveva chiesto ai paesi NATO di versare maggiori contributi al suo mantenimento e questi hanno fatto  orecchio da mercante e questo ritirarsi in fuga dalla Siria come dall'Afganistan ne sono l'avvisaglia e il segno di un patto trump-putiniano. (...)

LA RODARI INGHIOTTIRA' ALTRI 250MILA EURO
Quel pozzo senza fondo che è la nuova scuola Rodari –da noi ironicamente soprannominata “Mausoleo Morelli&Serra” avrà la sua bella rotonda sull'uscita sulla pubblica via, all'incrocio con via Carlinga e Dei Caduti.
Forse occorreva un atto di coraggio e dare a quella strada tra il CVI1 e le scuole e la biblioteca un nome «più appropriato».
Anche se rispetto alle oltre cento imprese che si sono candidate a eseguire i lavori il comune ha ristretto la gara a 25, l'appalto ha subito un mega ribasso del 23,890% e se si fossero lasciate tutte le imprese, si poteva forse spendere anche meno. (ecc. ecc.)






















maià d'inverno: lard pansetat e formai grana o de Branz





maià d'inverno: ol schisöl, vale a dire una palla di polenta col formaggio dentro messo a cuocere nella cenere









































MIGRANTI:SALVINI TUTELA GLI INTERESSI DELLA LEGA CONTRO QUELLI DEL PAESE

“Rifarei tutto. E non mollo”. Matteo Salvini non è quel genio della tattica che una stampa sempre pronta a incensare chi governa descrive. La sua lettera al Corriere della Sera di oggi indica una scelta precisa che può segnare l’inizio della sua parabola discendente: il cambio di linea sulla richiesta di autorizzazione a procedere da parte del tribunale dei ministri.

In un primo momento Salvini era disposto a farsi processare, per trasformare lo scontro con la magistratura in una corrida istituzionale con lui al centro dell’arena, pronto a difendersi da tutti con il sostegno del “popolo”.

Ora invece Salvini spiega al Corriere che lui non deve essere processato, che nel caso Diciotti non ci fu sequestro di persona e che, se anche ci fu, la sua decisione era nell’interesse dello Stato. E dunque il Senato deve respingere i magistrati. Una linea che costringe i Cinque Stelle a scegliere: salvano il leader leghista dal processo votando contro l’autorizzazione a procedere? O sconfessano politiche che hanno avallato per mesi e votano per il processo? Nel primo caso distruggono ogni credibilità rimasta come paladini dell’uomo comune contro la “casta” (anche se in questo caso si tratta di valutazioni politiche su un ministro), nel secondo fanno esplodere la maggioranza.

Problemi dei Cinque Stelle, vedremo. Ma intanto stiamo all’argomentazione di Salvini: si muove per tutelare l’interesse nazionale? La Costituzione e la legge prevedono l’eventualità che un ministro possa anche commettere un reato, se lo fa in nome di un obiettivo più alto del rispetto della norma. Ma è ormai evidente che così non è. Non c’è alcun interesse dello Stato nel tenere navi cariche di migranti a un miglio dalla riva.

Sappiamo dalle cronache di questi giorni che le 47 persone a bordo della Sea Watch non avevano alcuna fretta di partire. Sono state costrette dai loro carcerieri libici e dai trafficanti ad affrontare l’ostile mare di gennaio e tutti i suoi rischi contro la loro volontà. Perché non erano più passeggeri che avevano pagato un servizio, ma munizioni umane sparate contro l’Italia a cui i soliti signori del traffico e i loro referenti politici vogliono strappare altre concessioni e sollecitare pagamenti e forniture già concordate. Quegli esseri umani usati come ostaggi dai libici si sono trovati poi ostaggio del governo Conte (la responsabilità, caro presidente del Consiglio e cari Cinque Stelle, è ormai condivisa da tutti voi).

Salvini non ha alcun incentivo a risolvere il problema immigrazione o a neutralizzare le sue conseguenze più problematiche, non ha cioè alcun incentivo politico a tutelare l’interesse dello Stato che amministra, come dimostrano le sue scelte da ministro. Vuole fare la guerra alle Ong? Scelta discutibile e discussa ma comprensibile, già il governo Gentiloni aveva scelto la linea di regolare le attività di ricerca e soccorso in mare. Ma i 47 a bordo della Sea Watch non hanno colpa alcuna. Prima vanno fatti sbarcare, poi si regolano i conti con la Sea Watch, con Malta, con l’Olanda… Ma la Lega non vuole soluzioni, vuole problemi per poi candidarsi a risolverli: vuole lo scontro frontale con i partner europei, non il negoziato; vuole immigrati irregolari senza documenti e senza lavoro in giro per le nostre città (l’effetto del decreto sicurezza), non un’accoglienza diffusa e strutturata che permetta di uscire dalla situazione di emergenza; vuole un’Europa cattiva ed egoista da denunciare, non faticosi compromessi che permettano un passo alla volta di superare un quadro legislativo comunitario a noi sfavorevole.

Salvini ha perfino fatto il possibile per avere una Libia instabile e creare così il terreno ideale per i traffici: ha dato impulso al rinnovo del vertice dell’Aise, i servizi segreti esteri, in estate, così per mesi e mesi il direttore Alberto Manenti è rimasto nel limbo tra dimissioni e arrivo del successore, e il governo ha dovuto rinunciare al suo massimo esperto di questioni libiche (in Libia ci è pure nato Manenti), che da anni tesseva dialoghi discreti con tutte le fazioni. Poi Salvini ha bloccato a lungo la nomina di un nuovo ambasciatore, impuntandosi in modo incomprensibile a difendere il gaffeur Giuseppe Perrone, tornato in Italia dopo essersi inimicato tanto il governo Serraj che quello del generale Haftar. Infine Salvini è andato più volte in Libia, creando una confusione negli interlocutori dell’Italia che un giorno si trovano davanti lui, un giorno Conte, un altro il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e così via.

La Lega non ha promosso accordi di rimpatrio con i Paesi che non accettano il ritorno di migranti, non ha riformato il sistema dell’accoglienza, non ha provato in alcun modo a regolare il ruolo delle Ong, non ha supportato i tentativi del ministro degli Esteri Enzo Moavero di ottenere una regia con la Commissione europea della gestione di chi arriva, non ha attuato alcuna iniziativa diplomatica contro i Paesi – come l’Ungheria o la Polonia – che si sono sempre opposti al ricollocamento dei richiedenti asilo identificati.

Quindi la risposta, gentile (mica tanto) ministro dell’Interno, è: no, le sue scelte politiche, inclusa quella della Diciotti, non sono state compiute in nome dell’interesse nazionale, della ragion di Stato. Anzi, sono state motivate da un interesse tutto politico, rafforzarsi nei sondaggi a spese dell’alleato a Cinque Stelle, che era in netto contrasto con l’interesse dello Stato che lei, per incarico e senso di responsabilità, doveva tutelare.

Stefano Feltri
L'ITALIA SI RITIRA DALL'AFGANISTAN (?):
ERA MEGLIO NON ANDARCI NEMMENO

Si allunga la lista dei paesi da cui la NATO e gli USA in primis sono andati a “mettere pace e costruire la democrazia”  e ne escono clamorosamente sconfitti sul campo e moralmente tranne gli ottimi dividendi distribuiti dalle aziende  belliche agli azionisti e le pensioni pagate ai superstiti dei morti sul campo. Peccato che non la ricevano i  parenti dei defunti “della parte opposta”, Casuali a causali che sino stati.
Adesso è la volta dell'Afga nistan. L'altro ieri  è stata (doveva essere) la volta della Siria.
In effetti dalla Siria gli USA non se sono ancora scappati.
Non scapperanno (del tutto) nemmeno dall'Afganistan perché war is money.
Le ragioni iniziali di Trump erano semplici, e avevano a che fare con il suo non certo ordinario istinto politico. Il Presidente americano è infatti approdato alla Casa Bianca anche cavalcando la rinnovata voglia di isolazionismo degli americani, stanchi di un protagonismo politico e militare nel mondo – e soprattutto in Medio Oriente – che, agli occhi di molti, ha portato solo morti, costi e divisioni.
Trump  aveva chiesto ai paesi NATO di versare maggiori contributi al suo mantenimento e questi hanno fatto  orecchio da mercante e questo ritirarsi in fuga dalla Siria come dall'Afganistan ne sono l'avvisaglia e il segno di un patto trump-putiniano.
Gli USA stanno di la dell'Atlan tico (metteranno le mani sul barile venezuelano) e la Russia  starà tranquilla di qua dell'oceano. Quanto all'Euro pa non ci sono troppi problemi: basta farvi arrivare qualche migliaio di profughi per tenerla al guinzaglio. Adesso ci saranno pure quelli dell'ISIS e sarà a posto.
Era ovvio che davanti alle trattativa di Doha tra gli USA e i telebani perfino gli italiani decidessero di mollare la presa dopo 54 morti e otto miliardi spesi. La Francia aveva  già mollato nel 2012 mentre l'anno scorso la Germania aveva deciso di  portare il proprio contingente da 960 a 1300 uomini.
Dal Vietnam in avanti gli USA hanno collezionato una serie ininterrotta di batoste militari e politiche in ogni impegno bellico messo in atto. Nell'ultimo decennio mentre da un lato hanno proseguito con questa criminale dottrina accerchiando via via la Russia putiniana a nord e sud favorendo l'inglobamento nella Nato e nella UE di paesi appartenuti all'era dell'ex URSS dal Baltico alla Crimea –e la presenza in Afganistan apparteneva a questa logica- adesso la logica pare si stia modificando sotto lo scontro  tra un Trump  idiota e palazzinaro –USA first- e il grande apparato industriale bellico americano che delle mille guerre  ci vive e ci guadagna.
L'idea della NATO in Afganistan, basta osservare la posizione geografica, significava che l'Occidente conquistava un paese proprio nel cuore del sud est asiatico e della Russia. Perso l'Iraq, perso l'Iran, persi sostanzialmente tutti i paesi fino all'India e Pakistan, il modesto risultato di avere messo le mani sui paesi baltici e del Mar Nero ha costituito un evidente vantaggio per Putin che adesso è sostanzialmente padrone del M.O., dei paesi del MENA e del Mediterraneo.
Putin sa dove vuole arrivare.
Trump no.
Ecco un'altra delle ragioni per cui l'UE meglio che si doti di un esercito davvero proprio e cambi l'associazio ne con la NATO. Come? E’ tutto da inventare e praticare.

LA RODARI INGHIOTTIRA' ALTRI 250MILA EURO


Quel pozzo senza fondo che è la nuova scuola Rodari –da noi ironicamente soprannominata “Mausoleo Morelli&Serra” avrà la sua bella rotonda sull'uscita sulla pubblica via, all'incrocio con via Carlinga e Dei Caduti.
Forse occorreva un atto di coraggio e dare a quella strada tra il CVI1 e le scuole e la biblioteca un nome «più appropriato».
Anche se rispetto alle oltre cento imprese che si sono candidate a eseguire i lavori il comune ha ristretto la gara a 25, l'appalto ha subito un mega ribasso del 23,890% e se si fossero lasciate tutte le imprese, si poteva forse spendere anche meno.
  Così l'ufficio del Comune ha preso la determinazione «di prendere atto della proposta di aggiudicazione dei predetti lavori alla ditta Pozzi Virginio strade srl con sede legale in via ai Molini, 5 a Lecco  in Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) con la mandante* Assolari Luigi & c. spa con sede legale in via Briolo. 1 a Valbrembo (BG) che ha offerto un ribasso del 23,890% corrispondente ad un valore economico percentuale al lordo dei costi della sicurezza afferenti l'attività svolta dall'operatore economico, dei costi del personale e dei costi della sicurezza derivanti da interferenza, al netto di IVA. pari ad € 182.283,45 al netto dell'IVA di legge (di cui € 1.500,00 quali costi della sicurezza afferenti l'attività svolta dall'operatore economico, € 55.000,00 quali costi del personale ed € 10.000.00 quali oneri della sicurezza derivanti da interferenze e non soggetti a ribasso).(…)

Come al solito il progetto era stato affidato a un professionista che s'era proposto al minor costo (così le madamine possono asserire di essere parsimoniose) salvo che nel frattempo era entrato in vigore un provvedimento di legge che imponeva un aggiornamento del progetto stesso ragion per cui dai € 20.808,3 si cresceva di altri € 3.868,20 (ma un progettista non sa che entrerà in vigore una nuova normativa e quindi di fare il progetto “già aggiornato”?) e nel frattempo i 250mila euro iniziali crescono a 300mila.
A questo punto qualcuno si accorge (non si potevano accorgere quando il progetto era stato presentato la prima volta al Comune? Boh) che la rotonda è priva di illuminazione pubblica e quindi ecco un nuovo incarico (sempre al minor prezzo possibile) per prestazioni “specialistiche” per un ammontare di altri € 6.331,51 lordi. Già perché una rotonda senza illuminazione pubblica forse è fuorilegge e un progetto elettrico non va affidato a un ragioniere (con rispetto per i ragionieri).
A seguito del problema economico creato dalla sentenza Leggeri il Comune rinvia la pratica di assegnazione dei lavori finché questa si sblocca per un progetto definitivo-esecutivo secondo un rinnovato e diverso cronoprogramma dei lavori per un importo complessivo pari a € 300.000,00 di cui € 239.500,00 per lavori a base d'asta e € 60.500,00 per somme a disposizione dell'Amministrazione Comunale.
Viene proposto dal Comune una preselezione di imprese interessate a svolgere questi lavori e 130 mandano la propria adesione. Da questo grande numero il Comune ne estrae a sorte 25.
Alla gara effettiva di Brescia presenteranno la propria offerta SOLO OTTO imprese. All'esame dei ribassi si va da un meno 23,980 fino al meno 3,5%.  Queste le % di ribasso in ordine decrescente: 23,890;
21,316; 20,357; 14,830; 8,990; 6,960; 4,000; 3,500.
Siccome la soglia di anomalia (media aritmetica dei ribassi percentuali di tutte le offerte ammesse, con esclusione di una data % sopra e sotto) ) è pari a 17,59350 e, poiché nella lettera d'invito non è prevista l'esclusione automatica delle offerte anomale e le offerte ammesse sono inferiori a 10, primo classificato risulta essere l'operatore economico Pozzi virginio strade srl in RTI con la mandante Assolari Luigi & c. spa che ha offerto un ribasso pari al 23,890% corrispondente ad un valore economico percentuale al lordo dei costi della sicurezza afferenti l'attività svolta dall'operatore economico, dei costi del personale e dei costi della sicurezza derivanti da interferenza, al netto di IVA. Il valore economico offerto pertanto ammonta ad € 182.283,45 al netto dell'IVA di legge (di cui € 1.500,00 quali costi della sicurezza afferenti fattività svolta dall'operatore economico, € 55.000,00 quali costi del personale ed € 10.000,00 quali oneri della sicurezza derivanti da interferenze e non soggetti a ribasso).
Tale offerta risulta anomala e pertanto si procederà a chiedere all'operatore economico le spiegazioni, come previsto dall'art.97, co.5 e dall'23, co. 16 del d.lgs n.50/2016, assegnando al medesimo un termine non inferiore a 15 giorni per la loro presentazione.
A seguito della verifica di congruità delle offerte svolta dal RUP (il geom.Mastromattei del Comune di Curno) , l'Autorità di gara da riscontro dell'esito di tale verifica con seduta pubblica confermando nella RTI Pozzi-Assolari l'azienda vincitrice dell'appalto.
Certo è che fare un progetto di opera pubblica cercando un progettista al minor costo, ritrovarsi con un progetto da riaggiornare per via di una disposizione appena entrata in vigore, verificare che il progetto ha bisogno del progetto della pubblica illuminazione (non si potevano mettere insieme i due incarichi?), andare ad una appalto con 130 auto-invitati e selezionarne 25 per arrivare a sole OTTO proposte concrete di cui la vincitrice con una riduzione prossima ad un quarto del valore, e non interrogarsi se per caso ci si possa trovare tra amici e mettersi d'accordo ed arrivare a destino con la soddisfazione per le assessore Rota e Serra così che si fregheranno le mani trovandosi a disposizione un bel pacchetto di euro (70mila circa) risparmiati che potranno spendere ancora per il mausoleo Morelli&Serra è una grande soddisfazione per il “paese bello da vivere”.


NOTA-Impresa mandante: *:il Raggruppamento Temporaneo  di Imprese si costituisce mediante il conferimento, da parte delle imprese c.d. mandanti, di un mandato collettivo speciale con rappresentanza in capo all'impresa c.d. mandataria (o capogruppo), in virtù del quale quest'ultima diviene l'interlocutrice principale nei confronti della stazione appaltante.