schermata 2000 pixels











CURNO IL PAESE BELLO DA VIVERE TORNA AGLI ONORI DELLE CRONACHE NAZIONALI. S’ERA APPENA GODUTO IL REGALO DI 900MILA EURO PER L’ENNESIMA INUTILE PALESTRA DAL GOVERNO SALVIMAIO CHE DUE DEI SUOI PROTAGONISTI STORICI DELLA POLITICA  VENGONO CONDANNATI PER LA RIMBORSOPOLI REGIONALE. TUTTO SOMMATO POCA COSA RISPETTO AI 618MILA EURO DI DANNO CHE I QUINDICI CONSIGLIERI E FUNZIONARI COMUNALI HANNO INFLITTO AL COMUNE COME DANNO PER LA SENTENZA LEGGERI. I PRIMI HANNO RESTITUITO IL MALLOPPO USATO INDEBITAMENTE E AI SECONDI LA GIUNTA GAMBA HA DIMENTICATO DI CHIEDERGLIELI. FINORA.

La notizia grossolana la sapete. Furono spese pazze con soldi pubblici. E per 52 dei 57 imputati del processo Rimborsopoli, tutti ex consiglieri ed ex assessori in Regione Lombardia (tranne uno), è arrivata una sentenza di condanna. I giudici della X sezione penale del tribunale di Milano ha condannato gli imputati a pene tra un anno e 5 mesi fino a 4 anni e 8 mesi.
Il paese di Curno si conferma ancora una volta in vetta a un  record. Se il grande commerciale era stata l'immagine più significativa spendibile nella prima Repubblica conclusasi con gli onori alle armi al piemme più famoso d'Italia, tale Antonio Di Pietro, la seconda repubblica si chiude a Curno con tre significativi atti o fatti. I primi due riguardano le condanne subite da due suoi importanti figlioli politici per un utilizzo indebito di rimborsi spese istituzionali come consiglieri regionali.
Nel merito la battuta migliore appartiene ad uno dei pubblici ministeri ( Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D'Alessio) che l'ha ribattezzata "Accattopoli" perché ci sono stati politici con uno stipendio di 10 mila euro che hanno messo in nota-spese cappuccino, brioche, mezza minerale, cioccolatini, il biglietto del tram e il gratta e vinci.
Torniano dalle nostre parti.
La principale –come storia politica- resta Elisabetta Fatuzzo, erede politica del padre come eletta consigliere regionale nella lista del Partito Pensionati. Si è beccata 22 mesi. Nata il 17 settembre 1968, sposata, è laureata in giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato a Bergamo. Esperta in diritto previdenziale, si è impegnata nel Partito Pensionati fin dalla fondazione nel 1988. Nel 1990 è stata eletta consigliere comunale a Bergamo nelle liste del Partito Pensionati e consigliere regionale in Liguria, dove ha ricoperto l'incarico di Vicepresidente della Commissione consiliare Affari comunitari. Il 16 aprile 2000 viene eletta consigliere regionale della Lombardia nella circoscrizione di Milano per il Partito Pensionati, ricoprendo l'incarico di Vicepresidente della Commissione speciale per l'attuazione delle politiche comunitarie. Nelle elezioni del 2005 è stata rieletta in Consiglio regionale per il Partito Pensionati nella circoscrizione di Milano. Rieletta nelle elezioni regionali del 2010, ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Speciale di inchiesta su appalti pubblici e modifiche di destinazione urbanistica avviate dal Comune di Sesto San Giovanni nell'ambito delle ex aree Falck. Rieletta consigliere regionale della Lombardia nelle elezioni del febbraio 2013 per il Partito Pensionati. La sua carriera politica termina con la fine della giunta Maroni. Non verrà più rieletta con Fontana attuale presidente dalla Regione Lombardia.
Il secondo curnese quanto a fortune politiche sicuramente minori della Fatuzzo, è Roberto Pedretti classe 1967, un vulcanico leghista che é stato assieme al padre, il fondatore della Lega a Curno. Si é beccato 22 mesi. Il padre addirittura di quella nazionale con Bossi. Iscritto alla Lega Nord dal 1987 e militante dal 1989 ha sempre ricoperto incarichi  nel contesto comunale salvo tentare un posto in Europa fallito nel 2009 e l'elezione come consigliere regionale, senza  alcun incarico di governo, nel 2010. Anche lui dovrà lasciare il consiglio regionale per via della caduta della giunta Formigoni. La maggiore ambizione di Pedretti è sempre stata quella di diventare sindaco di Curno, spintissimo in questo dai genitori. La sua carriera politica termina al tempo della defenestrazione del cerchio magico attorno a Bossi –di cui era un autentico ammiratore-  fino al 2016 quando abbandona la Lega per trovarsi vicino alla Meloni. Scrive in proposito della sua uscita dalla Lega.
“Ci sono momenti della vita in cui bisogna fermarsi. Riflettere e saper decidere del proprio presente e del futuro. Quando l'ideale svanisce, quando quello in cui hai creduto ti volta le spalle. Quando sei costretto a difenderti per colpa di un sistema, di un movimento in cui hai creduto a cui hai dato 30 anni della tua vita. Quando tutto quello per cui hai lottato senza essere il leccaculo di nessuno, quando capisci che è giunto il momento di mollare, cosciente del fatto che non sei tu ad aver tradito, ma coloro che per arrivare non hanno avuto scrupoli nel demolire gli uomini, non hanno avuto scrupoli nel voler usare chi ha ha costruito il movimento, chi ha acceso le speranze di un popolo. Allora è arrivato il momento di decidere. Con il cuore e con la ragione.
Sono due le persone che porterò sempre nel cuore. Mio padre e Umberto Bossi. Due uomini che hanno segnato la mia vita, che mi hanno insegnato la lealtà prima del l'ambizione. Senza mio padre e senza Umberto Bossi non avrei avuto modo di combattere per un ideale.
Un leader senza radici è destinato a perdersi. Bossi è stato leader costruendo un movimento, Maroni è solo un traditore che ha usato il movimento per arrivare calpestando tutti, umiliando gli uomini che hanno sempre lavorato per il movimento.
Gli abbiamo creduto, ma è diventato un servo del potere.
Da uomo libero, che è cresciuto lavorando, che è cresciuto con la Lega, da uomo libero che ama la politica per quello che può dare e fare per il popolo, per ogni singolo cittadino, non mi sento più militante di questo movimento. Non per questo non continuerò a credere nella libertà.
Non sarò più militante di un movimento che ha permesso a certi omuncoli di usare il movimento per le loro ambizioni senza preoccuparsi di non calpestare l'amicizia e la lealtà umana.
Lascio cosciente di aver dato quello che ho potuto, spesso sbagliando, ma anche rinunciando. Sono certo che mio padre oggi condividerebbe la mia scelta. Scelta che non èdi comodo, scelta che sarà certamente criticata da molti e strumentalizzata da altrettanti.
Da uomo libero lascio. Non da perdente, non succube di un sistema che ha fallito.  Domani è un altro giorno”.
Pedretti non aveva capito che la caduta della giunta Formigoni (era consigliere regionale), la caduta della Lega sull'utilizzo improprio dei rimborsi elettorali (la storiaccia che cul,imeràcoi 49 milioni spariti chissà dove e  chissà da chi…) e le sue personali vicende giudiziarie per le complesse relazioni coniugali segnavano la sua fine come “politico”.  Quando gli indicavamo il sindaco Masper di Treviolo come un positivo modello da seguire dava evidenti segni di fastidio. Masper ha fatto una discreta carriera ed è tuttora rispettato nel suo partito.

Il terzo soggetto che ha a che fare indirettamente con Curno perché trattasi di un consigliere regionale, condannato anch'esso a due anni e quattro mesi, della Lista Italia dei Valori fondata da Antonio di Pietro, noto abitante  di Curno. E' l'ex capo-gruppo dell'Idv in consiglio regionale al tempo, Stefano Zamponi, è nato a Roma nel 1947, avvocato cassazionista e revisore contabile, con studio legale a Monza. Gli errori compiuti  in politica da Antonio di Pietro sia personali che –sopra tutto- nella scelta dei candidati da mettere in lista per la sua formazione politica, meritano di essere studiati come modo e metodo da non seguire.

Il trio citato  che s'è beccato per adesso condanne tra i 30 mesi e i 20 mesi e ovviamente ricorreranno, oltre ad avere rifuso la Regione di tutto il “maltolto” sono un niente rispetto a quei consiglieri comunali, quel segretario comunale e quel tecnico comunale che hanno preparato e  deliberato la delibera che è costata al Comune una botta da 618mila euro ( seguito da un piccolo sconto da trattativa). Trattasi di una quindicina di soggetti che presto o tardi verranno chiamati a rimborsare il comune per il danno fatto ai loro concittadini. E' la famigerata delibera n. 41 del Consiglio Comunale nella seduta del 06 marzo 1990 con la quale vie­ne approvato il progetto allarga­mento e prolungamento via E. Fer­mi a scomputo oneri di urbanizza­zione dovuti dalla Curno Shop­ping Center (al Comun di Cumo).
A questa seduta partecipano:
1.    Finassi Marco (come sindaco)
2.    Arnoldi Roberto (assessore all'urbanistica)
3.    Lodetti Silvano
4.    Salvi Pierangelo
5.    Locatelli Giuseppe
6.    Locatelli Giuseppina
7.    Morandi Giuseppe
8.    Fustinoni Mario
9.    Pelizzoli Giuseppe (PCI)
10.    Benedetti Aldo (PCI)
11.    Gasperini Franco (PSI)
12.    Locatelli PierGiorgio (PSI)
13.    Vanoncini Emilio (PSI)
Assiste il segretario Comunale dott. Francesco Bari
e sono ASSENTI:
1.    Maini Dante (DC)
2.    Locatelli Ernesto (DC)
3.    Lodetti G.Pietro (DC)
4.    Novetti Giuseppe (DC)
5.    Mazzoleni Chiara (PCI)
6.    Naldi Emilia (PCI)
7.    Bellezza Walter (PCI)
Ora dividendo i primi 618mila euro per 15 nominativi fanno all'incirca 40mila euro cadauno.
Comunque per adesso  la giunta Gamba e neppure l'opposizione si muovono per chiedere il ristoro del danno subito dal Comune. Purtroppo dalla Statuto comunale di Curno scomparso l'articolo che prevede “L'azione sostitutiva. Ciascun elettore può far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune. La giunta comunale, ricevuta notizia dall'ufficio competente o comunque da altra fonte dell'azione intrapresa dal cittadino, è tenuta a verificare se sussistono motivi e condizioni per assumere direttamente la tutela dell'interesse dell'Ente, entro i termini di legge. A tal fine è in ogni caso necessario accertare che l'attore non abbia un interesse diretto nella vertenza, nel qual caso l'azione ha carattere personale e non può considerarsi popolare. Ove la Giunta dovesse decidere di assumere direttamente la tutela dell'interesse generale oggetto dell'azione popolare, adottati gli atti necessari, ne da avviso a coloro che hanno intrapreso l'azione ed interviene nel procedimento in corso chiedendo, ove possibile, l'estromissione del cittadino diligente ed assumendone tutte le responsabilità nel merito come nelle spese. Nel caso che non ritenga che sussistano elementi e motivi per promuovere l'azione di tutela degli interessi predetti, lo fa constatare a mezzo di proprio atto deliberativo motivato e notificato al cittadino proponente”. Qualche consigliere sostiene che interverrà di suo la Corte dei Conti ma potrebbe accadere che qualcheduno degli autori venisse