LA BCE METTE LE BANCHE ITALIANE CON LE SPALLE AL MURO
LA VIGILANZA UE CHIEDE UNA SVALUTAZIONE DEI CREDITI DETERIORATI AI
PRINCIPALI ISTITUTI. CHE ORA DEVONO AFFRETTARSI A COMPLETARE GLI
ACCANTONAMENTI PER NON VEDER EROSI I PROPRI UTILI. I TITOLI A PIAZZA
AFFARI CROLLANO
Nemmeno il tempo di salvare Carige o di aprire un nuovo caso Mps che
per le banche italiane si apre l’ennesimo burrone. Non si può certo
dire che le ultime tre settimane siano state tranquille per il mondo
del credito. Prima l’affare Carige, poi gli scossoni da Siena e infine,
oggi, la mannaia della Vigilanza europea. Sulle banche italiane si è
abbattuto un piccolo tsunami che ha un’origine ben precisa: la Banca
centrale europea. A stringere nella morsa gli istituti è stata la
valutazione della Bce sullo stato dei lavori per lo smaltimento dei
crediti deteriorati, meglio conosciuti come non performing loans. La
quale non ha nel mirino solo Mps (oggi sospesa mentre ieri aveva perso
una decina di punti sul listino).
La Vigilanza ha infatti raccomandando di implementare nei prossimi anni
un graduale aumento dei livelli di copertura nonché di svalutare
integralmente lo stock entro la fine del 2026. Il altre parole, è il
messaggio giunto da Francoforte, fino ad oggi gli sforzi delle banche
italiane in materia di crediti deteriorati, i cosiddetti npl, non sono
stati sufficienti.
Questo significa solo una cosa: ogni banca avrà una propria dead-line
temporale, fissata in base allo stato di salute e del peso degli npl in
portafoglio. Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei)
l’aspettativa della Bce è univoca: gli istituti sono chiamati ad
aumentare le coperture sulle sofferenze, fino a svalutare integralmente
i volumi di npl in un arco pluriennale predefinito, ovvero il 2026. Il
siluro sulle banche italiane ha inevitabilmente prodotto un terremoto
in Borsa, portando fin dal primo mattino a una raffica di sospensioni.
La sola Monte dei Paschi è stata riammessa alle contrattazioni ma
partendo da un ribasso del 9%. Mediobanca ha fatto due conti, valutando
la stretta della Bce in 15 miliardi di euro per il sistema bancario
italiano, nel caso dovessero venire usati per gli altri istituti gli
stessi criteri usati per lo smaltimento dei crediti deteriorati in Mps.
“Non è chiaro se questo controverso approccio al problema npl si
realizzerà”, scrive Mediobanca. Che prevede un’accelerazione nella
vendita dei non performing loans da parte delle banche allo scopo di
evitare la loro completa svalutazione. Ipotizzando che tale vendita
venga fatta al 25% del valore nominale e quella degli utp (inadempienze
probabili) e dei past due (esposizione scadute) al 35%, il sistema
dovrebbe fare i conti con 15 miliardi di euro di accantonamenti
addizionali.
Soldi cioè tolti dalle banche al circuito dell’economia reale per
finanziare la riduzione dello stock, visto che con la svalutazione
chiesta dall’Europa, i prestiti concessi e mai rimborsati avranno un
valore minore rispetto a quello attuale, con evidenti impatti sui
bilanci, da compensare con risorse fresche. Il tutto comporterà un
costo in termini di margini, compreso tra il 7 e il 14% dei profitti
per Unicredit, Intesa e Credito Emiliano, tra il 30 e 40% degli utili
per Bper, Popolare di Sondrio e Creval e tra il 50 e il 60% per Banco
Bpm, Ubi e Mps.
L’aumento della pressione della Bce sulle banche italiane rischia di
far tornare alta la temperatura dei rapporti tra Roma e Bruxelles,
reduci dalla difficile stagione della manovra. “Il nuovo attacco della
vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a Mps dimostra ancora una
volta che l’Unione bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non solo
non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa
instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario,
come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi
finanziaria del 2008″, ha attaccato Matteo Salvini. Per il quale
“l’atteggiamento prevaricatore della Bce che scavalca aggravandole le
recenti decisioni della commissione europea, pone anche un altro tema
fondamentale: può un’istituzione non politica prendere con leggerezza
decisioni che influiscono profondamente sulla vita e i risparmi dei
cittadini?”
GianLuca Zapponini
|
IL COMMENTO
Potranno mai le banche italiane assorbire una perdita di 15 miliardi in
sette-otto anni e reintegrarla senza che crolli il Paese?. No che no: i
ladri vogliono essere liberi di rubare da soli. Ad agosto del 2018 Il
FOGLIO scriveva che «In sintesi ad oggi sono stati spesi, per il
salvataggio degli istituti di credito, circa 650 milioni investiti da
Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane in Fondo Atlante 1 e i 4,8
miliardi destinati a Banca Intesa come contributo di capitale e per la
ristrutturazione del business. Questi soldi non potranno essere
recuperati.
Ciò che invece è stato stanziato, ma potrebbe tornare allo stato nel
giro di alcuni anni, si aggira tra i quasi 12,5 e i 18,5 miliardi di
euro , circa un punto percentuale di pil. La forchetta varia a seconda
di come si valutano gli investimenti nell'ex Fondo Atlante 2 e le
garanzie per il risanamento delle due banche venete.
Questi importi vanno confrontati con il costo che le operazioni hanno
avuto per l'intero sistema economico, tra capitali e risparmi azzerati,
interventi del sistema bancario e intervento pubblico. Il costo totale
si aggira tra i 60 e i 70 miliardi di euro, coperto quindi per meno di
un terzo dallo stato».
La richiesta di BCE di azzerare le sofferenze riguarderebbe tutte le
banche, anche se con scadenze temporali diverse. Gli analisti di
Mediobanca, però, provano a fare due conti. Se tutte le banche italiane
dovessero applicare la ricetta Monte Paschi, e cedere i crediti dubbi a
un prezzo compreso tra il 25% ed il 35% del valore nominale, imposto
dall’urgenza, per gli istituti italiani sarebbe un bagno di sangue.
Servirebbero 15 miliardi di nuovi accantonamenti, con un conseguente
taglio dei profitti tra il 7 e il 15% per Unicredit, Intesa e Credem,
tra il 30 e il 40% per Bper, Popolare Sondrio e Creval, e fino al 60%
per Ubi, Mps e Bpm. «Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema
italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l’Unione Bancaria,
voluta dalla Ue e votata dal Pd, non ha reso più stabile il nostro
sistema finanziario ma causa instabilità» dice Matteo Salvini.
«Indipendenza non vuol dire irresponsabilità. Serve trasparenza nelle
decisioni Bce, come chiede la Corte dei Conti europea. Può
un’istituzione non politica - insiste - prendere con leggerezza
decisioni che influiscono profondamente sulla vita e il risparmio dei
cittadini?».
Di notte tutti i topi sono neri e questa solfa per cui «il risparmio
dei cittadini» sarebbe in balia di decisioni cervellotiche di un
soggetto «non politico» dimostra la malafede di Salvini o la sua
ignoranza. Quegli NPL che le banche italiane debbono smaltire in fretta
sono frutto di decisioni «politiche» di soggetti «non politici» come
sono appunto le banche. Italiane ed europee ed internazionali. La
decisione delle banche italiane di finanziare ogni sorta di iniziativa
edilizia (gli NPL vengono in massima parte da quel settore) per
arrivare ad avere una sovraofferta edilizia che stimerebbe una crescita
della popolazione di grandezze impossibili ( fino al +20%) dimostra
come le banche abbiano obbedito ad una precisa dritta politica
infischiandosene, assieme alla politica, delle conseguenze di
sovrafinanziare un settore che sarebbe inesorabilmente finito in crisi,
trascinando anche i rimanenti. E sono proprio le categorie elettorali
di Salvini quelle che ne sono state protagoniste e ne hanno tratto
maggiori vantaggi. Economici diretti e indiretti con l’evasione fiscale
e contributiva (100 miliardi all’anno).
E proprio mentre Salvini con la flat tax getta un poderoso
salvagente alle categorie «incriminate», eccolo spostare l’obiettivo
della polemica sull’Europa.
Basterebbe che ogni governo recuperasse ogni anno almeno il 50%
dell’evasione fiscale e la smettesse di dare alle banche dritte
politiche nella dazione del credito e nel giro di pochi anni gli NPL
diverrebbero una frazione insignificante nei crediti bancari.
|
|
|
|
|
La
sindaca Gamba, accompagnata dalla prosindaca Serra e da qualche
assessore, esce dal palazzo comunale e scende (se non piove…) di
mercoledi nella piazza del mercato per incontrare i cittadini e
rispondere ai quesiti che pongono. Abbiamo letto che su face book un
certo signor M.C. ha fatto i complimenti alla sindaco Gamba perché:”
oggi , primo giorno senza sottopasso (di via Brembo) , non posso che
ringraziare e fare i complimenti al nostro sindaco per l'attenzione non
scontata che ha avuto nei confronti dei ragazzi delle scuole che hanno
preso il pullman . Non è da tutti salire sul mezzo alle 7:40 per
verificare che tutto funzionasse, come esserci alle 13:30 per assistere
i ragazzi che non sapevano come tornare a casa visto la mancanza
dell'autobus”.
Abbiamo bruscamente commentato che “sono sceneggiate "alla Salvini o
alla DiMaio". Ci sono i vigili o gli impiegati dell'ufficio servizi
sociali” e due autorevoli piddini -il figlio della sindaca e
l'intelligenza politica del Pd curnese- non hanno gradito il commento.
Adesso bisogna aggiungere anche Bonafede.
Proprio vero che la repubblica italiana sta declinando modello Concordia.
Scrive il direttore di Repubblica che “fino a pochi anni fa i politici
si difendevano in modo aggressivo dalle critiche e dalle inchieste e
cercavano di orientare i giornali; oggi sono continui gli attacchi e i
tentativi di mettere fuori gioco gli organi di informazione, additati
come nemici. I leader politici puntano al rapporto diretto con i
cittadini, saltando la mediazione giornalistica (e le domande),
presentandolo come grande conquista democratica, quando invece non è
altro che propaganda senza filtri”.
Comunque NON pretendiamo che i politici in questione comprendano l’irragionevolezza del loro comportament
|
|
Oggi
leggiamo sulla stessa pagina di face book il post di Daniele Belotti
(onorevole leghista) ri postato da Marco Belotti (segretario Lega Curno
semplicemente ononimo dell'onorevole): “ dopo anni di attesa finalmente
arriva il finanziamento per completare la nuova scuola di Curno: il
Miur ha messo a disposizione ben 900 mila euro per la palestra, la cui
costruzione andrà a integrare il nuovo plesso scolastico Gianni Rodari
inaugurato nei mesi scorsi. “Quello di Curno è uno dei 5 progetti
finanziati in Lombardia per un totale di 6,6 milioni di euro – dichiara
Daniele Belotti, capogruppo Lega in Commissione Istruzione, cultura,
sport della Camera – su un totale di 93 interventi per un investimento
complessivo di 50 milioni di euro a livello nazionale. In questa
legislatura la Lega sta facendo un corposo lavoro di squadra per
cercare di rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze della
nostra provincia. Non guardiamo al colore politico delle
amministrazioni comunali, ma alla qualità dei progetti e alle necessità
del territorio”.
“Il nostro lavoro di rilancio dello sport all'interno della scuola
italiana prosegue con costanza e determinazione - commenta il Ministro
Marco Bussetti -. La pubblicazione dell'elenco dei progetti di nuova
costruzione e di messa in sicurezza degli edifici esistenti è un altro
passo importante, che guarda non solo all'aspetto didattico ma anche a
quello della sicurezza, altro punto fermo del nostro operato”.
Un solo commento: la Lega a suo tempo –Pedretti imperante- fece fuoco e
fiamme CONTRO la costruzione della nuova Rodari e ne fu causa
principale del blocco dei lavori. Vediamo che adesso hanno cambiato
opinione: elezioni in vista. Peccato che tutti dimentichino che la
nuova Rodari, a opera finita costerà per metro quadrato almeno il
50% in più di una villetta a schiera (le finiture sono identiche) e
l'insieme costerà almeno MILLE euro al giorno tra manutenzione normale
dei guasti da uso quotidiano, pulizia, illuminazione, riscaldamento,
raffrescamento, mantenimento impianti e arredi.
E speriamo che per farcela costare di meno, il nostro ufficio tecnico
faccia gareggiare le imprese interessate e poi dal centinaio di
concorrenti, ne ammetta solo due dozzine. Come ha fatto per la
rotonda davanto allascuola.
|
Non
avevamo torto -quando si cominciò a parlare del raddoppio della linea
ferroviaria da Montello a Ponte san Pietro- a sottolineare come i ponti
sul torrente Quisa e il fiume Brembo sarebbero stati un serio problema
per il raddoppio della linea in quanto manufatti storici (esattamente
come il ponte in ferro Calusco>Paderno), di sezione ridotto inadatta
ad accogliere una coppia di binari e oltre il serio problema di «come»
raddoppiarli.
La faccenda è che la politica parla vieppiù a vanvera - e l’assessore
forzista Sorte ne é stato un autorevole mito- sicchè basta scorrere
L’Eco o BGNews per trovare una raffica di promesse che finora si sono
concretizzate nell’inutilizzata stazione ferroviaria per il Papa
Giovanni XXIII. Landa sperduta nel vuoto.
Il mancato raddoppio della linea ferroviaria rende probabilmente
inutile anche la modifica dell’ingresso alla Caserma dei Carabinieri
che è stato appaltato pochi giorni or sono coi soldi dei Curnesi.
Quindi per noi la vicenda del raddoppio oltre ad essere già archiviata
dopo la presa per i fondelli delle varie maggioranze che hanno previsto
la «Stazione di Curno» a... Longuelo dalle parti della Slunga, questa
notizia che la linea non verrà raddoppiata non può che «fare piacere» a
seconda della singola sensibilità. La soluzione resterà un altro
«blasone» che la politica di Curno potrà fissarsi al petto con onore.
Curno è l’unico comune lungo il fiume (a valle di Ponte fino alle foci
nell’Adda) che NON ha uno straccio di percorso pedociclabile. E’
l’unico comune attraversato dalla ferrovia da prima che nascesse
senza disporre di una fermata. Adesso gli stanno approntando
allagamenti visto che stanno pulendo la roggia Curno in modo da
spostarli da Longuelo a Curno.
|
|