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Di cosa parliamo in questa pagina.
LA BCE METTE LE BANCHE ITALIANE CON LE SPALLE AL MURO
Nemmeno il tempo di salvare Carige o di aprire un nuovo caso Mps che per le banche italiane si apre l’ennesimo burrone. Non si può certo dire che le ultime tre settimane siano state tranquille per il mondo del credito. Prima l’affare Carige, poi gli scossoni da Siena e infine, oggi, la mannaia della Vigilanza europea. Sulle banche italiane si è abbattuto un piccolo tsunami che ha un’origine ben precisa: la Banca centrale europea. A stringere nella morsa gli istituti è stata la valutazione della Bce sullo stato dei lavori per lo smaltimento dei crediti deteriorati, meglio conosciuti come non performing loans. La quale non ha nel mirino solo Mps (oggi sospesa mentre ieri aveva perso una decina di punti sul listino). (...)

IL COMMENTO
Potranno mai le banche italiane assorbire una perdita di 15 miliardi in sette-otto anni e reintegrarla senza che crolli il Paese?. No che no: i ladri vogliono essere liberi di rubare da soli. Ad agosto del 2018 Il FOGLIO scriveva che «In sintesi ad oggi sono stati spesi, per il salvataggio degli istituti di credito, circa 650 milioni investiti da Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane in Fondo Atlante 1 e i 4,8 miliardi destinati a Banca Intesa come contributo di capitale e per la ristrutturazione del business. Questi soldi non potranno essere recuperati.
Ciò che invece è stato stanziato, ma potrebbe tornare allo stato nel giro di alcuni anni, si aggira tra i quasi 12,5 e i 18,5 miliardi di euro , circa un punto percentuale di pil. La forchetta varia a seconda di come si valutano gli investimenti nell'ex Fondo Atlante 2 e le garanzie per il risanamento delle due banche venete. (...)

IL RADDOPPIO DELLA FEROVIA FINISCE A CURNO
Non avevamo torto -quando si cominciò a parlare del raddoppio della linea ferroviaria da Montello a Ponte san Pietro- a sottolineare come i ponti sul torrente Quisa e il fiume Brembo sarebbero stati un serio problema per il raddoppio della linea in quanto manufatti storici (esattamente come il ponte in ferro Calusco>Paderno), di sezione ridotto inadatta ad accogliere una coppia di binari e oltre il serio problema di «come» raddoppiarli. (...)

IL GOVERNO SALVIMAIO VIA BELOTTI DELLA LEGA FA ARRIVARE I SOLDI PER LA PALESTRA DELLA RODARI.
Poteva essere terminata già dieci anni or sono e venne bloccata proprio dalla Lega e da FI. (...)











































LA BCE METTE LE BANCHE ITALIANE CON LE SPALLE AL MURO
LA VIGILANZA UE CHIEDE UNA SVALUTAZIONE DEI CREDITI DETERIORATI AI PRINCIPALI ISTITUTI. CHE ORA DEVONO AFFRETTARSI A COMPLETARE GLI ACCANTONAMENTI PER NON VEDER EROSI I PROPRI UTILI. I TITOLI A PIAZZA AFFARI CROLLANO

Nemmeno il tempo di salvare Carige o di aprire un nuovo caso Mps che per le banche italiane si apre l’ennesimo burrone. Non si può certo dire che le ultime tre settimane siano state tranquille per il mondo del credito. Prima l’affare Carige, poi gli scossoni da Siena e infine, oggi, la mannaia della Vigilanza europea. Sulle banche italiane si è abbattuto un piccolo tsunami che ha un’origine ben precisa: la Banca centrale europea. A stringere nella morsa gli istituti è stata la valutazione della Bce sullo stato dei lavori per lo smaltimento dei crediti deteriorati, meglio conosciuti come non performing loans. La quale non ha nel mirino solo Mps (oggi sospesa mentre ieri aveva perso una decina di punti sul listino).

La Vigilanza ha infatti raccomandando di implementare nei prossimi anni un graduale aumento dei livelli di copertura nonché di svalutare integralmente lo stock entro la fine del 2026. Il altre parole, è il messaggio giunto da Francoforte, fino ad oggi gli sforzi delle banche italiane in materia di crediti deteriorati, i cosiddetti npl, non sono stati sufficienti.

Questo significa solo una cosa: ogni banca avrà una propria dead-line temporale, fissata in base allo stato di salute e del peso degli npl in portafoglio. Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei) l’aspettativa della Bce è univoca: gli istituti sono chiamati ad aumentare le coperture sulle sofferenze, fino a svalutare integralmente i volumi di npl in un arco pluriennale predefinito, ovvero il 2026. Il siluro sulle banche italiane ha inevitabilmente prodotto un terremoto in Borsa, portando fin dal primo mattino a una raffica di sospensioni. La sola Monte dei Paschi è stata riammessa alle contrattazioni ma partendo da un ribasso del 9%. Mediobanca ha fatto due conti, valutando la stretta della Bce in 15 miliardi di euro per il sistema bancario italiano, nel caso dovessero venire usati per gli altri istituti gli stessi criteri usati per lo smaltimento dei crediti deteriorati in Mps. “Non è chiaro se questo controverso approccio al problema npl si realizzerà”, scrive Mediobanca. Che prevede un’accelerazione nella vendita dei non performing loans da parte delle banche allo scopo di evitare la loro completa svalutazione. Ipotizzando che tale vendita venga fatta al 25% del valore nominale e quella degli utp (inadempienze probabili) e dei past due (esposizione scadute) al 35%, il sistema dovrebbe fare i conti con 15 miliardi di euro di accantonamenti addizionali.

Soldi cioè tolti dalle banche al circuito dell’economia reale per finanziare la riduzione dello stock, visto che con la svalutazione chiesta dall’Europa, i prestiti concessi e mai rimborsati avranno un valore minore rispetto a quello attuale, con evidenti impatti sui bilanci, da compensare con risorse fresche. Il tutto comporterà un costo in termini di margini, compreso tra il 7 e il 14% dei profitti per Unicredit, Intesa e Credito Emiliano, tra il 30 e 40% degli utili per Bper, Popolare di Sondrio e Creval e tra il 50 e il 60% per Banco Bpm, Ubi e Mps.

L’aumento della pressione della Bce sulle banche italiane rischia di far tornare alta la temperatura dei rapporti tra Roma e Bruxelles, reduci dalla difficile stagione della manovra. “Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l’Unione bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario, come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi finanziaria del 2008″, ha attaccato Matteo Salvini. Per il quale “l’atteggiamento prevaricatore della Bce che scavalca aggravandole le recenti decisioni della commissione europea, pone anche un altro tema fondamentale: può un’istituzione non politica prendere con leggerezza decisioni che influiscono profondamente sulla vita e i risparmi dei cittadini?”

GianLuca Zapponini

IL COMMENTO




Potranno mai le banche italiane assorbire una perdita di 15 miliardi in sette-otto anni e reintegrarla senza che crolli il Paese?. No che no: i ladri vogliono essere liberi di rubare da soli. Ad agosto del 2018 Il FOGLIO scriveva che «In sintesi ad oggi sono stati spesi, per il salvataggio degli istituti di credito, circa 650 milioni investiti da Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane in Fondo Atlante 1 e i 4,8 miliardi destinati a Banca Intesa come contributo di capitale e per la ristrutturazione del business. Questi soldi non potranno essere recuperati.
Ciò che invece è stato stanziato, ma potrebbe tornare allo stato nel giro di alcuni anni, si aggira tra i quasi 12,5 e i 18,5 miliardi di euro , circa un punto percentuale di pil. La forchetta varia a seconda di come si valutano gli investimenti nell'ex Fondo Atlante 2 e le garanzie per il risanamento delle due banche venete.
Questi importi vanno confrontati con il costo che le operazioni hanno avuto per l'intero sistema economico, tra capitali e risparmi azzerati, interventi del sistema bancario e intervento pubblico. Il costo totale si aggira tra i 60 e i 70 miliardi di euro, coperto quindi per meno di un terzo dallo stato».
La richiesta di BCE di azzerare le sofferenze riguarderebbe tutte le banche, anche se con scadenze temporali diverse. Gli analisti di Mediobanca, però, provano a fare due conti. Se tutte le banche italiane dovessero applicare la ricetta Monte Paschi, e cedere i crediti dubbi a un prezzo compreso tra il 25% ed il 35% del valore nominale, imposto dall’urgenza, per gli istituti italiani sarebbe un bagno di sangue. Servirebbero 15 miliardi di nuovi accantonamenti, con un conseguente taglio dei profitti tra il 7 e il 15% per Unicredit, Intesa e Credem, tra il 30 e il 40% per Bper, Popolare Sondrio e Creval, e fino al 60% per Ubi, Mps e Bpm. «Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l’Unione Bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario ma causa instabilità» dice Matteo Salvini. «Indipendenza non vuol dire irresponsabilità. Serve trasparenza nelle decisioni Bce, come chiede la Corte dei Conti europea. Può un’istituzione non politica - insiste - prendere con leggerezza decisioni che influiscono profondamente sulla vita e il risparmio dei cittadini?».
Di notte tutti i topi sono neri e questa solfa per cui «il risparmio dei cittadini» sarebbe in balia di decisioni cervellotiche di un soggetto «non politico» dimostra la malafede di Salvini o la sua ignoranza. Quegli NPL che le banche italiane debbono smaltire in fretta sono frutto di decisioni «politiche» di soggetti «non politici» come sono appunto le banche. Italiane ed europee ed internazionali. La decisione delle banche italiane di finanziare ogni sorta di iniziativa edilizia (gli NPL vengono in massima parte da quel settore) per arrivare ad avere una sovraofferta edilizia che stimerebbe una crescita della popolazione di grandezze impossibili ( fino al +20%) dimostra come le banche abbiano obbedito ad una precisa dritta politica infischiandosene, assieme alla politica, delle conseguenze di sovrafinanziare un settore che sarebbe inesorabilmente finito in crisi, trascinando anche i rimanenti. E sono proprio le categorie elettorali di Salvini quelle che ne sono state protagoniste e ne hanno tratto maggiori vantaggi. Economici diretti e indiretti con l’evasione fiscale e contributiva (100 miliardi all’anno).
E proprio mentre Salvini con la flat tax  getta un poderoso salvagente alle categorie «incriminate», eccolo spostare l’obiettivo della polemica sull’Europa.
Basterebbe  che ogni governo recuperasse ogni anno almeno il 50% dell’evasione fiscale e la smettesse di dare alle banche dritte politiche nella dazione del credito e nel giro di pochi anni gli NPL diverrebbero una frazione insignificante nei crediti bancari.




La sindaca Gamba, accompagnata dalla prosindaca Serra e da qualche  assessore, esce dal palazzo comunale e scende (se non piove…) di mercoledi nella piazza del mercato per incontrare i cittadini e rispondere ai quesiti che pongono. Abbiamo letto che su face book un certo signor M.C. ha fatto i complimenti alla sindaco Gamba perché:” oggi , primo giorno senza sottopasso (di via Brembo) , non posso che ringraziare e fare i complimenti al nostro sindaco per l'attenzione non scontata che ha avuto nei confronti dei ragazzi delle scuole che hanno preso il pullman . Non è da tutti salire sul mezzo alle 7:40 per verificare che tutto funzionasse, come esserci alle 13:30 per assistere i ragazzi che non sapevano come tornare a casa visto la mancanza dell'autobus”.
Abbiamo bruscamente commentato che “sono sceneggiate "alla Salvini o alla DiMaio". Ci sono i vigili o gli impiegati dell'ufficio servizi sociali” e due autorevoli piddini -il  figlio della sindaca e l'intelligenza politica del Pd curnese- non hanno gradito il commento. Adesso bisogna aggiungere anche Bonafede.
Proprio vero che la repubblica italiana sta declinando modello Concordia.
Scrive il direttore di Repubblica che “fino a pochi anni fa i politici si difendevano in modo aggressivo dalle critiche e dalle inchieste e cercavano di orientare i giornali; oggi sono continui gli attacchi e i tentativi di mettere fuori gioco gli organi di informazione, additati come nemici. I leader politici puntano al rapporto diretto con i cittadini, saltando la mediazione giornalistica (e le domande), presentandolo come grande conquista democratica, quando invece non è altro che propaganda senza filtri”.
Comunque NON pretendiamo che i politici in questione comprendano l’irragionevolezza del loro comportament

Oggi leggiamo sulla stessa pagina di face book il post di Daniele Belotti (onorevole leghista) ri postato da Marco Belotti (segretario Lega Curno semplicemente ononimo dell'onorevole): “ dopo anni di attesa finalmente arriva il finanziamento per completare la nuova scuola di Curno: il Miur ha messo a disposizione ben 900 mila euro per la palestra, la cui costruzione andrà a integrare il nuovo plesso scolastico Gianni Rodari inaugurato nei mesi scorsi. “Quello di Curno è uno dei 5 progetti finanziati in Lombardia per un totale di 6,6 milioni di euro – dichiara Daniele Belotti, capogruppo Lega in Commissione Istruzione, cultura, sport della Camera – su un totale di 93 interventi per un investimento complessivo di 50 milioni di euro a livello nazionale. In questa legislatura la Lega sta facendo un corposo lavoro di squadra per cercare di rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze della nostra provincia. Non guardiamo al colore politico delle amministrazioni comunali, ma alla qualità dei progetti e alle necessità del territorio”.
“Il nostro lavoro di rilancio dello sport all'interno della scuola italiana prosegue con costanza e determinazione - commenta il Ministro Marco Bussetti -. La pubblicazione dell'elenco dei progetti di nuova costruzione e di messa in sicurezza degli edifici esistenti è un altro passo importante, che guarda non solo all'aspetto didattico ma anche a quello della sicurezza, altro punto fermo del nostro operato”.
Un solo commento: la Lega a suo tempo –Pedretti imperante- fece fuoco e fiamme CONTRO la costruzione della nuova Rodari e ne fu  causa principale del blocco dei lavori. Vediamo che adesso hanno cambiato opinione: elezioni in vista. Peccato che tutti dimentichino che la nuova Rodari, a opera finita  costerà per metro quadrato almeno il 50% in più di una villetta a schiera (le finiture sono identiche) e l'insieme costerà almeno MILLE euro al giorno tra manutenzione normale dei guasti da uso quotidiano, pulizia, illuminazione, riscaldamento, raffrescamento, mantenimento impianti e arredi.
E speriamo che per farcela costare di meno, il nostro ufficio tecnico faccia gareggiare le imprese interessate e poi dal centinaio di concorrenti, ne ammetta solo  due dozzine. Come ha fatto per la rotonda davanto allascuola.
Non avevamo torto -quando si cominciò a parlare del raddoppio della linea ferroviaria da Montello a Ponte san Pietro- a sottolineare come i ponti sul torrente Quisa e il fiume Brembo sarebbero stati un serio problema per il raddoppio della linea in quanto manufatti storici (esattamente come il ponte in ferro Calusco>Paderno), di sezione ridotto inadatta ad accogliere una coppia di binari e oltre il serio problema di «come» raddoppiarli.
La faccenda è che la politica parla vieppiù a vanvera - e l’assessore forzista Sorte ne é stato un autorevole mito- sicchè basta scorrere L’Eco o BGNews per trovare una raffica di promesse che finora si sono concretizzate nell’inutilizzata stazione ferroviaria per il Papa Giovanni XXIII. Landa sperduta nel vuoto.
Il mancato raddoppio della linea ferroviaria rende probabilmente inutile anche la modifica dell’ingresso alla Caserma dei Carabinieri che è stato appaltato pochi giorni or sono coi soldi dei Curnesi.
Quindi per noi la vicenda del raddoppio oltre ad essere già archiviata dopo la presa per i fondelli delle varie maggioranze che hanno previsto la «Stazione di Curno» a... Longuelo dalle parti della Slunga, questa notizia che la linea non verrà raddoppiata non può che «fare piacere» a seconda della singola sensibilità. La soluzione resterà un altro «blasone» che la politica di Curno potrà fissarsi al petto con onore. Curno è l’unico comune lungo il fiume (a valle di Ponte fino alle foci nell’Adda) che NON ha uno straccio di percorso pedociclabile. E’ l’unico comune  attraversato dalla ferrovia da prima che nascesse senza disporre di una fermata. Adesso gli stanno approntando allagamenti visto che stanno pulendo la roggia Curno in modo da spostarli da Longuelo a Curno.