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COME BUTTARE VIA LA PROPRIA VITA
Basta scorrere la cronaca locale per restare allibiti. Una sequenza di morti di persone giovani. (...) Bisogna invece avere il coraggio di dire in faccia alla gggente ed anche alle famiglie ed agli amici dei defunti che quelle morti sono esclusivamente di mano propria del morto ammazzato.
Non si nega la partecipazione al dolore ma va richiamata la ragionevolezza. Quelle morti sono frutto di bullismo, ignoranza, disinformazione. Giocano con la propria vita come alle macchinette.(...)Poi  restiamo allibiti nel leggere che degli alpinisti “esperti” – il giovane sul Pizzo Becco e quello sul sentiero del Curò- sono caduti perché hanno affrontato una salita sul ghiaccio senza ramponi. Esperti di che? Bullismo.
Bullismo anche quello che crolla per infarto dopo una corsa: mai fatto qualche esame visto che sei “proprio” in età da infarto!? Che razza di sportivo sei?
Bullismo e irresponsabilità anche nei confronti della propria famiglia perché lascia da soli genitori  compagna figli piccoli.
Potremmo continuare con l'episodio  della madre che ha imboccato  con la figlia una pista nera in slittino: morta la bambina e in fin di vita la madre. Oppure il caso della bimba di 9 anni che era su una pista «rossa» quando è precipitata a valle per 50 metri finendo contro una barriera frangivento. I medici hanno provato invano a rianimarla in elicottero durante il trasporto al Regina Margherita. Morta anche questa. Insomma per troppi la vita vale niente.(...)

Carige, anche i gialloverdi salvano le banche a spese nostre. Come il Pd.
M5S-Lega hanno lucrato elettoralmente attaccando gli interventi dem a favore di Mps, Etruria e banche venete. Ora fanno lo stesso in un cdm-lampo di 10 minuti

Gianni Del Vecchio

Sono lontani i tempi, era luglio 2017, in cui i senatori 5 Stelle guidati dall'attuale ministro Barbara Lezzi gettavano false banconote da 500 euro a Palazzo Madama per protestare contro il salvataggio delle banche venete da parte dell'allora maggioranza a guida Pd. Sono ancora più lontani i tempi, parliamo del 2016, in cui Luigi Di Maio attaccava un giorno sì e l'altro pure l'allora premier Renzi per la gestione della crisi Mps, giurando e spergiurando che lui e il suo Movimento non avrebbero mai messo un centesimo dei soldi pubblici nelle casse degli istituti di credito. E ancora più remoti i tempi in cui Alessandro Di Battista, in versione Savonarola, arringava dagli scranni di Montecitorio contro il conflitto di interessi di Maria Elena Boschi nel caso Banca Etruria - pensate, era dicembre 2015. Ora, anno domini 2019, i 5 stelle sono al governo e puntuale come solo la morte sa essere nel Settimo Sigillo di Bergman, ecco che arriva la realtà dei numeri e della finanza a farsi nemesi storica. Come in una perversa legge del contrappasso adesso è la maggioranza gialloverde a dover varare in fretta e furia un decreto per salvare Carige, la banca di riferimento di una Genova sempre più colpita nel suo tessuto sociale e produttivo. E lo fa senza colpo ferire, di soppiatto, senza annunci, sperando quasi che nessuno se ne accorga. (...)














Lago d'Iseo











































COME BUTTARE VIA LA PROPRIA VITA


Basta scorrere la cronaca locale per restare allibiti. Una sequenza di morti di persone giovani. Oggi: “se ne è andato improvvisamente a soli 39 anni SR. Zogno vive in questi giorni il dramma per la scomparsa di un giovane padre di due bambini piccoli (una bimba di cinque e un bimbo di tre), stroncato da un infarto sopraggiunto qualche giorno fa, quando l'uomo è stato soccorso e trasportato in ospedale”.Ieri per domenica: colto da malore fatale al traguardo . Ghisalba, si spegne a 48 anni. GM  aveva appena concluso la corsa podistica che lo aveva impegnato domenica mattina a Ghisalba quando improvvisamente si è accasciato, colpito da un infarto contro il quale nulla hanno potuto i soccorritori e nemmeno i medici dell'ospedale di Seriate, dove in seguito è deceduto. Sempre lunedi a Piazza Brembana i funerali di EM il 25enne morto giovedì dopo una caduta sul pizzo Becco. «Se c'era qualcuno che conosceva le montagne e i sentieri, quello era lui» ha detto un'amica, davanti alla casa di famiglia a Piazza Brembana. «Era un ragazzo favoloso, lo sarà sempre» ha detto con la voce rotta dal dolore il padre.
Emanuele era partito giovedì, da solo, approfittando di una nuova bella giornata di sole. Aveva deciso di fare la ferrata che sale in vetta al pizzo Becco, un percorso non particolarmente impegnativo, già conosciuto da Emanuele, grande appassionato di montagna. Ma qualcosa è andato storto e il giovane è precipitato a valle per circa 200 metri. Nessuno può dire cosa sia successo, ma è probabile che la presenza di ghiaccio sia stata fatale.
Domenica mattina.  Ennesima tragedia della montagna domenica 6 gennaio sulle Orobie. Un escursionista di 47 anni, IT, artigiano di Berzo San Fermo, padre di due bambini, è morto domenica mattina precipitando su una lastra di ghiaccio sul sentiero che porta al rifugio Curò, in territorio di Valbondione. L'uomo è precipitato per un centinaio di metri. Era partito da solo da casa per l'escursione in alta Val Seriana, ma lungo il tragitto aveva incontrato un gruppetto di appassionati di montagna e si era aggregato. Il giorno dell'Epifania: Due alpinisti precipitati, uno dei quali ha perso la vita. È il bilancio del drammatico incidente in quota avvenuto questa mattina attorno alle 10 sul versante camuno del monte Blumone che, toccando i 2.843 metri di quota, si erge a cavallo tra Valsabbia e Valcamonica.
Secondo una prima ricostruzione, i due alpinisti - un uomo e una donna, entrambi di nazionalità italiana - stavano affrontando la salita del canalone centrale del Cornone di Blumone, che dal lago della Vacca porta proprio alla cima, quando qualcosa è andato storto e sono precipitati. La tragedia è avvenuta a circa 300 metri dal lago. Un balzo nel vuoto di circa 100 metri, in una gola di rocce, coperte di neve e ghiaccio.
Cinque giorni or sono. Ancora non si conosce la dinamica di quanto accaduto a Ardesio in località Monte Secco, dove un giovane di 22 anni è scivolato sull'erba secca mentre era in montagna si è ferito gravemente rotolando per circa 150 metri e picchiando violentemente il capo a terra.
Dalle prime notizie sembra che a dare l'allarme dell'incidente sia stato l'amico che era con lui nella zona di Baita Alta. Sul posto, verso le 14.45, sono arrivati i sanitari del 118 con l'elicottero decollato da Bergamo. Il ragazzo è stato trasportato in codice rosso all'ospedale Papa Giovanni XXIII per un politrauma e ricoverato in terapia intensiva. Ieri i genitori lo davano ormai perduto ed avevano consentito l'eventuale donazione degli organi.
 Tutte queste morti –per infarto e per una scivolata- sono un brutto segnale per la nostra c.d. civiltà. E' ormai consolidata nella mentalità comune che “ci sia rimedio per tutto” e che “siamo esperti di tutto” e quindi la vita la si possa giocare al minimo prezzo sapendo che ci sarà sempre qualcuno che ti prende per i capelli e ti salva. In estremis.
Bisogna invece avere il coraggio di dire in faccia alla gggente ed anche alle famiglie ed agli amici dei defunti che quelle morti sono esclusivamente di mano propria del morto ammazzato.
Non si nega la partecipazione al dolore ma va richiamata la ragionevolezza. Quelle morti sono frutto di bullismo, ignoranza, disinformazione. Giocano con la propria vita come alle macchinette.
Anche noi quando  eravamo giovani abbiamo arrampicato, spesso rendendoci conto  ad avventura terminata, che ne avevamo combinata una notevole: semplicemente perché ce lo dicevano i “vecchi” stupiti nel vederci affrontare da giovanissimi imprese che secondo il loro modo di pensare doveva restare appannaggio degli alpinisti più preparati. Però siamo tornati indietro parecchie volte anche se ci avevamo già messo soldi tempo passione. Senza considerare che quando noi avevamo 18 anni era mezzo secolo or sono quando non c'erano gli elicotteri e il 118 che venivano a raccattarti per bricchi e crepacci. Poi  restiamo allibiti nel leggere che degli alpinisti “esperti” – il giovane sul Pizzo Becco e quello sul sentiero del Curò- sono caduti perché hanno affrontato una salita sul ghiaccio senza ramponi. Esperti di che? Bullismo.
Bullismo anche quello che crolla per infarto dopo una corsa: mai fatto qualche esame visto che sei “proprio” in età da infarto!? Che razza di sportivo sei?
Bullismo e irresponsabilità anche nei confronti della propria famiglia perché lascia da soli genitori  compagna figli piccoli.
Potremmo continuare con l'episodio  della madre che ha imboccato  con la figlia una pista nera in slittino: morta la bambina e in fin di vita la madre. Oppure il caso della bimba di 9 anni che era su una pista «rossa» quando è precipitata a valle per 50 metri finendo contro una barriera frangivento. I medici hanno provato invano a rianimarla in elicottero durante il trasporto al Regina Margherita. Morta anche questa. Insomma per troppi la vita vale niente.
Carige, anche i gialloverdi salvano le banche a spese nostre. Come il Pd.


M5S-Lega hanno lucrato elettoralmente attaccando gli interventi dem a favore di Mps, Etruria e banche venete. Ora fanno lo stesso in un cdm-lampo di 10 minuti

Gianni Del Vecchio

Sono lontani i tempi, era luglio 2017, in cui i senatori 5 Stelle guidati dall'attuale ministro Barbara Lezzi gettavano false banconote da 500 euro a Palazzo Madama per protestare contro il salvataggio delle banche venete da parte dell'allora maggioranza a guida Pd. Sono ancora più lontani i tempi, parliamo del 2016, in cui Luigi Di Maio attaccava un giorno sì e l'altro pure l'allora premier Renzi per la gestione della crisi Mps, giurando e spergiurando che lui e il suo Movimento non avrebbero mai messo un centesimo dei soldi pubblici nelle casse degli istituti di credito. E ancora più remoti i tempi in cui Alessandro Di Battista, in versione Savonarola, arringava dagli scranni di Montecitorio contro il conflitto di interessi di Maria Elena Boschi nel caso Banca Etruria - pensate, era dicembre 2015. Ora, anno domini 2019, i 5 stelle sono al governo e puntuale come solo la morte sa essere nel Settimo Sigillo di Bergman, ecco che arriva la realtà dei numeri e della finanza a farsi nemesi storica. Come in una perversa legge del contrappasso adesso è la maggioranza gialloverde a dover varare in fretta e furia un decreto per salvare Carige, la banca di riferimento di una Genova sempre più colpita nel suo tessuto sociale e produttivo. E lo fa senza colpo ferire, di soppiatto, senza annunci, sperando quasi che nessuno se ne accorga.

Cosa è successo nella pratica? Che Conte e Tria hanno scritto e portato al Consiglio dei ministri un decreto che sarebbe potuto essere frutto dell'accoppiata Gentiloni-Padoan o Renzi-Padoan, fate voi. Carige è un istituto in forte difficoltà, unico fra gli italiani a essere stato bocciato agli stress test della Bce dello scorso novembre. Difficoltà acuita dal rifiuto dell'azionista di riferimento, la famiglia Malacalza, a sottoscrivere un aumento di capitale da 400 milioni per dare più solidità alla banca. Non a caso il 2 gennaio, il primo giorno utile dopo le feste natalizie, la Bce ha provveduto a commissariare d'urgenza Carige e dare mandato ai tre amministratori di portarla alle nozze con un istituto più grande e più stabile. Ma per fare questo non basta il mercato e i suoi spiriti animali e la mano invisibile che secondo la narrazione liberista tutto indirizza verso la soluzione migliore. Serve lo Stato, quello con la S maiuscola. Soprattutto i suoi soldi, che poi, alla fine della fiera, sono quelli dei contribuenti ovvero i nostri. E il governo gialloverde non si è fatto specie di aprire il portafogli, seppur non subito ma fra qualche tempo, forse dopo le elezioni europee, guarda caso. Conte e Tria hanno messo su un meccanismo per il quale ci sarà la garanzia dello stato sui futuri prestiti che Carige chiederà sia mediante bond che mediante finanziamenti diretti a Banca d'Italia. In altri termini, la banca genovese prenderà a prestito altri soldi ma se non riuscirà a restituirli toccherà pagare allo Stato. Ergo noi tutti. L'altro pezzo del meccanismo poi è ancora più immediato: se nei prossimi mesi la Bce chiederà a Carige di aumentare il proprio capitale per mettersi al sicuro in caso di crisi finanziarie, beh, Pietro Modiano e gli altri amministratori potranno chiedere e ottenere l'intervento diretto del Tesoro nel capitale. In poche parole, nazionalizzazione, come fatto un paio d'anni fa con Mps. E anche in questo caso parliamo di altri soldi pubblici dalle tasche dei tartassati alle casse della banca. Insomma, il cambiamento si è fermato a Eboli.

Forse però una cosa che è cambiata c'è. Ed è la modalità con cui tutto ciò è avvenuto. Il decreto salva-Carige è stato approvato in un Consiglio dei ministri estemporaneo, convocato a sorpresa, durato appena dieci minuti, alle dieci sera, lontano dai telegiornali, senza conferenza stampa finale da parte di Conte e Tria. E soprattutto senza la possibilità da parte dei ministri presenti di chiedere approfondimenti o meglio modifiche del testo. In questi giorni si è scritto tanto del parlamento svuotato nei primi sei mesi di governo gialloverde, ma forse da oggi bisogna cominciare a scrivere anche di ministri costretti, volenti o nolenti, a recitare lo spartito di utili yes men. Del resto, uno