Per
effetto delle nuove norme vi saranno altri 130mila stranieri senza
titolo di soggiorno a cui andranno aggiunti i nuovi sbarchi. E
rallentano gli accompagnamenti nei Paesi d’origine
Irregolari verso quota record: 700mila
Se tra il dire e il fare c’è di mezzo il Mediterraneo, vuol dire che
sui rimpatri c’è ancora molto “mare” tra gli annunci e i risultati. Un
vero flop che vede quest’anno un calo netto dei migranti irregolari
tornati nei Paesi d’origine e che, secondo le previsioni, avrà un
impatto sempre più insignificante sul totale degli irregolari che, al
contrario, cresceranno per effetto del decreto Salvini arrivando ai
livelli record del 2002, quando si contavano 700 mila stranieri senza
permesso di soggiorno.
Secondo i dati dell’Istituto per gli studi politici internazionali
(Ispi), basati sulle statistiche del ministero dell’Interno, sotto il
governo Conte nel periodo da giugno a novembre del 2018 il calo nel
numero di irregolari rimpatriati è stato del 20%. Erano stati quasi
3.500 nel 2017 (alla media di 577 al mese), per arrivare a 2.800 (463
al mese) nello stesso lasso del 2018. Fonti del Viminale parlano però
di imminenti “correzioni” di questi calcoli per effetto di una
temporanea accelerazione nei primi giorni di dicembre che farebbe
ridimensionare, ma non annullare, il calo.
Nelle settimane scorse Matteo Villa, il ricercatore dell’Ispi che ha
analizzato la forte contrazione nei rimpatri, aveva diffuso le prime
stime dei migranti irregolari generati dalle norme varate per volontà
del vicepremier Salvini. Complessivamente si arriverà, secondo «stime
conservative » a circa 130mila.
Buona parte di questi sono stranieri in attesa della domanda di
protezione umanitaria che, stando al 'decreto sicurezza', verrà
respinta. Un’altra quota è rappresentata da quanti invece non
beneficeranno del rinnovo della protezione e a cui non verrà data
alcuna possibilità di regolarizzazione.
Previsioni definite «conservative» perché al momento non prendono in
esame il numero dei migranti che arriveranno sulle nostre coste. Allo
stato attuale vuol dire che agli irregolari stimati all’inizio del
2018, quasi 560mila, se ne aggiungeranno oltre 130mila già nelle
prossime settimane, per un totale che sfiorerà la cifra record di 700
mila persone nel circuito dell’illegalità. Numeri che non si
registravano dal 2002, quando il governo Berlusconi, sostenuto dalla
Lega, fu costretto a una sanatoria. I rimpatri continuano ad essere una
spina nel fianco di chi governa. Alcune settimane fa in un momento di
realismo lontano dalle piazze, Matteo Salvini aveva ammesso che per
rimpatriare tutti gli irregolari ci vorrebbero 80 anni.
Grazie al decreto sicurezza potrebbe volerci un secolo. Ieri tre
carabinieri e due agenti della Polizia sono rimasti leggermente feriti
nel corso di momenti di tensione avvenuti Centro per i rimpatri di
Bari, mentre erano in corso le operazioni di rimpatrio di cnque
cittadini di origini nigeriane. Persone non ancora identificate hanno
dato fuoco a suppellettili che erano all’interno di due moduli
abitativi nel tentativo di opporsi al rimpatrio. Sempre nel capoluogo
pugliese un 20enne somalo è stato fermato con l’accusa di associazione
con finalità di terrorismo internazionale. Il materiale raccolto dagli
investigatori confermerebbe la sua adesione all’ideologia jihadista: ad
allarmare gli inquirenti, tra l’altro, lo scambio di immagini sul
Vaticano via internet.
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«Ci
sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno
allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione» così parlava a
gennaio 2018 il futuro ministro dell’Interno (ma all’epoca già papà)
Matteo Salvini. La cifra dei migranti da espellere è poi cresciuta poi
fino a diventare 600 mila, da rimpatriare il prima possibile. Nel
contratto di governo Lega-M5S si fa riferimento alla presenza di 500
mila i migranti irregolari e si legge che «una seria ed efficace
politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria».
Quando Salvini diceva che bisognava espellere più di diecimila persone all’anno
A sei mesi dall’insediamento di Salvini al Viminale il ministro si
vanta di essere riuscito a ridurre gli sbarchi. Una “riduzione” frutto
di una politica disumana, quella della chiusura dei porti alle ONG, le
stesse ONG che avevano firmato con il governo italiano il famoso codice
di condotta voluto da Minniti e che quindi non si può certo accusare di
essere dei pirati del mare (non che le altre lo fossero). Ma il
Segretario della Lega non torna molto volentieri sull’argomento dei
rimpatri. Il motivo è molto semplice: quella promessa da campagna
elettorale è irrealizzabile, e Salvini lo sapeva bene.
Ad agosto il numero due della Lega – nonché sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Giancarlo Giorgetti aveva
ammesso che quella di Salvini era stata una balla: «Matteo l’ha sparata
grossa, ora è importante che non ne arrivino più». Durante una riunione
dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea ad Insbruck il titolare
del Viminale aveva dichiarato: «Negli ultimi anni sono arrivati dalla
Nigeria 60mila migranti, nella stragrande maggioranza dei casi
non-profughi e siamo riusciti ad espellerne 700. Quindi voi capite che
l’Italia ha un pregresso di 500mila clandestini e se non riusciamo ad
espellerne più di 10mila l’anno ci mettiamo cinquanta anni a recuperare
il passato».
Il grande successo di Salvini sui rimpatri degli irregolari
Alla data del 1 gennaio 2018 erano 533 mila i cittadini stranieri privi
di un valido permesso di soggiorno, pari all’8,7% del totale degli
stranieri residenti. Quanti ne ha espulsi quest’anno il nostro Paese?
Il Ministero dell’Interno fa sapere che «i rimpatri forzati aumentano.
Dal primo gennaio al 31 maggio 2018 sono stati 2.833, mentre dal primo
giugno al 9 dicembre 2018 sono saliti a 3.626». Per un totale di 6.459
rimpatri. Ben al di sotto dei 10 mila all’anno necessari a raggiungere,
nell’arco di una legislatura, la mirabolante cifra di 50 mila rimpatri,
un decimo di quanto promesso da Salvini. Facendo la media dei sei mesi
di governo gialloverde si tratta di circa 600 “espulsioni” al mese.
Ma nel 2017 quanti rimpatri sono stati effettuati? Qualcosina di più di
quanto fatto da Salvini: 6.514 rimpatri di cittadini stranieri presenti
irregolarmente nel nostro Paese. Secondo il XXIV Rapporto Ismu sulle
migrazioni 2018 invece il numero di irregolari che nel 2017 hanno
lasciato l’Italia è pari a 7.045 unità (su 36mila che sono stati
formalmente espulsi). Salvini potrebbe dire che se ci fosse stato lui
al governo durante i primi sei mesi del 2018 questa cifra sarebbe più
alta, ma come si vede dal grafico qui sopra il numero delle espulsioni
non segue un andamento regolare e anche durante il secondo semestre del
2017 era aumentato rispetto alla prima metà dell’anno. Salvini del
resto aveva promesso che avrebbe stanziato 42 milioni di euro per i
rimpatri, nel decreto Sicurezza però ne sono stati stanziati appena 3
milioni. Un altro aspetto negativo del Decreto Salvini è che togliendo
la protezione umanitaria farà aumentare il numero degli irregolari
presenti in Italia. Un vero colpo di genio. Senza accordi bilaterali –
la Tunisia qualche giorno fa si è opposta “categoricamente” ai rimpatri
“unilaterali” – e senza soldi la promessa di superare i diecimila
rimpatri all’anno rimarrà un miraggio. Anche perché i rimpatri costano
e il massimo di migranti espulsi con lo stesso volo è stato di 43
persone, con questi numeri è evidente che espellere 500mila persone in
cinque anni è come svuotare il mare con un secchiello.
Nello Sclavo
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La
centrale di Varese ha filtrato su Bergamo oltre 300 mila telefonate:
solo il 57% erano vere emergenze. Attesa di 5 secondi. Oltre 74 mila
richieste girate a carabinieri, 75 mila al 118, 15 mila ai pompieri e
10 mila alla polizia
Più di trecentomila telefonate in un anno, ovvero in media 25 mila al
mese, oltre ottocento al giorno e 35 ogni ora. È il flusso – da record
– dell'attività della centrale operativa del 112 unico per quanto
riguarda il traffico su Bergamo e provincia nell'anno che sta per
chiudersi.
Il 43% – ovvero 131.749 telefonate, 360 al giorno – sono state invece
«filtrate» perché ritenute non idonee a un intervento d'urgenza. Un
esempio su tutti: a casa salta la corrente e il cittadino chiama il
112. Prima del 2010, l'anno di attivazione del 112 unico, anche questa
percentuale delle telefonate oggi filtrate sarebbero arrivate alle
centrali – ora «secondarie» – di carabinieri, polizia, vigili del fuoco
e 118.
I Bergamaschi si confermano nuovamente per quel che sono «civilmente»:
degli emeriti stronzi. Dopo la notizia sulla grande quantità di visite
ed esami sanitari mandati «fanculo» per dimenticanza o menefreghismo
(c’hanno i soldi e quindi provvedono come meglio credono). Quasi la
metà dei bergamaschi si diverte a far perde tempo a delle importanti
strutture che loro stessi contribuiscono a tenere in piedi e che se
venissero utilizzate in modo corretto, costerebbero il 40% di
meno. Naturalmente in questa elevata percentuale di presa per i
fondelli all’isituzione non c’è nessun rapporto coi risultati
elettorali della Lega.
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Qquattro
mesi di lavori, è finito il restauro di piazza Duomo, in Città Alta.
Con una spesa di circa 250 mila euro, è stata sistemata e riqualificata
la pavimentazione da 900 metri quadrati costituita da riquadri in
acciottolato con percorsi in lastre di pietra di Sarnico. Uno spazio
non enorme, ma di pregio: sulla piazza si affacciano il Palazzo della
Ragione, la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Duomo, la Cappella
Colleoni e il battistero.
Durante il cantiere è stato anche segnato con un cerchio di mattoni il
luogo in cui venne fuso il Campanone. Una scoperta dei mesi scorsi:
dagli scavi era emersa un'enorme macchia scura di terra contenente
gocce di bronzo fuso. Un particolare misterioso poi svelato andando
indietro fino al 1600: quella buca fu la fossa di fusione della campana
maggiore del Campanone. Lo scavo, dopo le analisi dei mesi scorsi, è
stato ricoperto. «Visto che durante il cantiere abbiamo individuato il
luogo in cui venne fuso il Campanone, abbiamo deciso di segnarlo con un
cerchio di mattoni e, a breve — dice l'assessore ai Lavori pubblici
Marco Brembilla —, verrà montata anche una piccola targa che ricorderà
questa storia bellissima, ma che ci ha portato ad aumentare un po'
tempi e costi».
Il Comune aveva deciso di sistemare piazza Duomo dopo aver
riqualificato piazza Carrara, davanti all'Accademia, e piazza
Cittadella, in Città Alta. Negli anni scorsi, sull'area davanti al
Duomo erano stati fatti solo rattoppi parziali. Poi Palazzo Frizzoni
aveva invece deciso di fare un intervento complessivo perché le pietre
erano visibilmente danneggiate. Alcuni ciottoli e anche una parte delle
lastre sono stati riutilizzati e posati di nuovo. Le parti più
danneggiate, invece, sono state sostituite. Sotto la pavimentazione
attuale è stato aggiunto un sottofondo per garantire una migliore
tenuta della piazza. Prima di aprire il cantiere, l'amministrazione
comunale aveva voluto incontrare tutti quegli enti che vivono ogni
giorno la piazza, come la Fondazione Mia, la parrocchia della
Cattedrale, il Luogo Pio Colleoni e la Curia, per organizzare il
cantiere senza dover stravolgere del tutto la vita di una delle piazze
più prestigiose della città.
Silvia Seminati /Corriere della Sera
Sia quando hanno scavato per rifare il passaggio diagonale di Piazza
Cittadella che anche stavolta quando hanno tolta la pavimentazione di
questa piazza -che non viene mai raccontata come la piazza dove si sono
confrontati/scontrati tre poteri : la chiesa di Roma, quella locale e
il potere civile del comune- si è potuto verificare con quanta
superficialità venne manomesso il sottosuolo cancellando (e-o
distruggendo?) una parte importante di storia patria. Scoprire sotto
piazza duomo che certi pezzi di fognatura erano di tubo di plastica
infilati in sezioni di muro di mille anni, beh... ha fatto una
certa impressione circa l’incultura e la superficialità di chi operò
meno di mezzo secolo or sono. Abbiamo già scritto che crediamo
pochissimo alla teoria della fossa di fusione del primo campanone che
oggi viene indicata col cerchio di mattoni (un espediente turistico...)
così come parecchi umarelli -che sono i direttori dei lavori ad
honorem- hanno rilevato un errore nella pendenza del pavimento
all’esterno del cancello del vescovo. Una «gobba» che non ci doveva
stare. Ciò concluso, l’impresa cremasca ha lavorato davvero molto
bene.
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