consiglio comunale di lunedi 17 dicembre
BILANCIO DI PREVISIONE 2019
Nessuna prospettiva di apertura della biblioteca nel 2019.
Non si sa che fine abbia fatto l’appalto dell’illuminazione pubblica.
Non sanno cosa faranno del CVI2.
Palazzina ASL?Boh.
La vecchia Rodari vuota a metà.
Continua la sequenza di beni da riparare non compresi nel mega appalto in corso.
Siamo arrivati tardi alla seduta del consiglio comunale di ieri sera
quando stavano dibattendo il finale del sesto punto all'odg:
l'pprovazione nota di aggiornamento del Documento unico di
programmazione 2019 - 2021 e dello schema di bilancio 2019 - 2021 e
relativi allegati. Già spento il proiettore che è l'arma digitale nelle
mani della sindaca. Scialbi i tre oppositori. Insomma una seduta
famigliare. Mancava solo il panettone e l'asti spumante del Bibo.
Abbiamo fatto un giro per il paese per godere delle nuove luminarie
costate un finanziamento di 3mila euro da parte del comune ai
commercianti indigeni come rimborso delle spese di noleggio e
installazione. Pochissime brutte vecchissime. Fondi di magazzino forse
per meglio confacersi ai committenti.
Nessuna reazione anche al punto sette dell'odg: l'apposizione vincolo
su parte delle entrate in conto capitale accertate e riscosse al
6.12.2018. Sostanzialmente del quasi milione (memoria…) di incasso ne
avanzano 130mila che vengono rimessi a disposizione per l'anno venturo
altrimenti diventavano inutilizzabili. E' la prima volta che questo
problema viene affrontato in sede di consiglio anche se noi quella
disposizione di legge finanziaria (2018) l'avevamo segnalata molti mesi
or sono sia agli uffici che su queste pagine. Gli uffici comunali che
nel comporre delibere e determinazioni sono particolarmente prolifici
nell'inserire premesse visto che ecc. ecc. non hanno mai inserito la
dizione legale.
Sinteticamente. Dal 1 Gennaio 2018 l'articolo 1, commi 460-461,
della legge 232/2016 prevede che i proventi e relative sanzioni siano
destinati esclusivamente e senza limiti temporali alla realizzazione e
alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di
urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi
edilizi dei centri storici e delle periferie degradate, a interventi di
riuso e di rigenerazione, a interventi di demolizione di costruzioni
abusive, all'acquisizione e alla realizzazione di aree verdi ad uso
pubblico, a interventi di tutela e riqualificazione dell'ambiente e del
paesaggio, anche ai fini della prevenzione e mitigazione del rischio
idrogeologico e sismico e della tutela e riqualificazione del
patrimonio rurale pubblico e, infine, a interventi volti a favorire
attività di agricoltura nell'ambito urbano.
E' stato reintrodotto un vincolo di destinazione dell'entrata. Il
ripristino del vincolo è diretta conseguenza dell'obbligo di
finalizzarla a una circoscritta tipologia di spese che contempla, tra
gli altri, la realizzazione e manutenzione delle urbanizzazioni
primarie (strade, fogne, illuminazione pubblica, rete di distribuzione
energia elettrica e gas, aree per parcheggio, aree per verde
attrezzato) e secondarie (asili e scuole materne, elementari, medie
inferiori, istituti superiori, consultori, centri sanitari, edifici
comunali, edifici per il culto, aree di verde attrezzato di quartiere).
Dal 2018, quindi, gli oneri cesseranno di essere una entrata
genericamente destinata a investimenti, per tornare a essere un'entrata
vincolata per legge, con tutte le conseguenze del caso. I Comuni,
infatti, non saranno più liberi di impiegare tali risorse per qualsiasi
spesa del titolo II o III, ma dovranno dimostrarne l'utilizzo specifico
per le casistiche previste dalla norma. L'aspetto interessante,
tuttavia, è che il legislatore ha autorizzato in via permanente
l'utilizzo degli oneri non solo per la manutenzione straordinaria di
queste opere, ma anche per la loro manutenzione ordinaria, allocata tra
le spese correnti, facilitando in questo modo la chiusura dei bilanci.
Come potete leggere a Curno si arriva a fine anno ad applicare la norma
ed invece di usare quegli incassi p.e. per “manutenzione delle
urbanizzazioni primarie (strade, fogne, illuminazione pubblica, rete di
distribuzione energia elettrica e gas, aree per parcheggio, aree per
verde attrezzato) e secondarie (asili e scuole materne, elementari,
medie inferiori, istituti superiori, consultori, centri sanitari,
edifici comunali, edifici per il culto, aree di verde attrezzato di
quartiere)” si è scelto di svendere sostanzialmente i beni comunali a
delle aziende private e invece di mettere a posto la vecchia Rodari ne
hanno fatta una nuova impiegando quindici anni e restando col punto di
domanda sul che fare (senza soldi) con l'edificio vecchio.
Il tragicomico è che manco le minoranza hanno fatto domande.
La famigliare chiacchierata tra maggioranza ed opposizione (che
suggeriva di finire prima le opere incompiute piuttosto che metterne in
cantiere di nuove: leggasi rotonda su via Lecco) ha fatto comprendere
alcune cose. Primo che la biblioteca NON verrà aperta nemmeno nel 2019
in quanto campa cavallo che l'erba cresce. Prima di tutto perché i
pochi soldi messi a disposizione del lottizzatore del parcheggio ex
Zebra non bastano all'opera. Secondo perché tuttora non hanno ben
chiaro quanto costerà rimettere in funzione “fisicamente” quell'opera
abbandonata da quasi vent'anni. Pare che i 590mila
euro da riscuotere come contributo costo di costruzione per
il neo-padiglione “food” del centro commerciale bastino di misura. Il
nemmeno troppo vago senso si scazzo che percorreva i ragionamenti della
sindaca e dell'assessore mentre parlavano in tema hanno fatto
comprendere anche ai defunti che in tema sono appunto… scoglionati.
Vero che ormai le variazioni di bilancio ne fanno dozzine ogni anno ma
è anche vero che nel bilancio 2019 non c'è un euro a destinazione
vincolata per “far funzionare” questo nuovo servizio.
Del resto una maggioranza che ha come progetto il tipo di “cultura e
socializzazione” che si legge nei programmi mensili (hanno talmente in
schifo anche le loro manifestazioni che esitano PDf da brividi…), c'è
poco da sperare che vogliano mettere in funziona la struttura: sono
ancora fermi all'oratorio alla festa degli Alpini e alla partita
scapoli-ammogliati.
L'innocente (in apparenza) punto 8 dell'odg: modifica al Regolamento
relativo alla Tassa occupazione suolo pubblico ha leggermente
modificato il clima rilassato della discussione in quanto non si
trattava di aumentare o diminuire il costo per l'occupazione del suolo
pubblico ma di una decisone di forte importanza politica la cui
spiegazione è stata affidata a quell'acquila (politica) che è la
consigliera delegata alla cultura. Il problema consiste sostanzialmente
nel fatto che chi chiederà di occupare il suolo pubblico dovrà
sottoscrivere una dichiarazione antifascista della manifestazione.
Breve scontro tra maggioranza e minoranza (che non ha partecipato alla
votazione).
Non si è capita la ragione per cui il 17 dicembre 2018 fosse
assolutamente necessaria questa decisione in cui MANCA ogni riferimento
ai problemi posti dai nuovi arrivi in Italia. Con questo regolamento i
musulmani possono fare una manifestazione per propagandare il
niqab+l'abaya alle donne basta che sottoscrivano di essere
antifascisti.
Al punto 9 dell'odg c'era l' Approvazione protocollo d'intesa con la
Provincia di Bergamo per l'attuazione dell'intervento di realizzazione
nuova rotatoria su svincoli s.p. ex ss470dir con Via Lecco in Comune di
Curno. L'ass. Conti si è prodigato in amplissimi elogi e sviolinate
alla provincia e non si capisce perché visto che la legge prevede
normale collaborazione tra enti. Si tratta delle rotatoria che
“dovrebbe” essere costruita di fronte al mobilificio Colleoni per
consentire agli abitanti di Ponte san Pietro e della Marigolda di
girare in sicurezza verso Ponte ed anche per consentire a chi scende da
Curno (verso Ponte) di salire sulla Alme-Dalmine (la 470 dir) in
direzione della Dorotina e di Dalmine.
In buona sostanza l'ass. Conti and company sostengono che la via Marche
è troppo stretta (vero: ma è colpa del Comune di Curno…) e quando i
veicoli arrivano prossimi alla 470dir non esiste la corsia di
accelerazione per immettersi verso Dalmine-A4.
Con la creazione di questa rotonda (che dovrebbe toccare in piccola
parte anche il parcheggio di Colleoni Mobili: l'ha detto l'ass. Conti)
chi scende da Curno e vuole andare verso Dalmine non utilizzerà più via
Marche ma farà ¾ di rotonda e salirà sulla Almè-Dalmine utilizzando la
bretella esistente davanti al mobilificio.
A parte che non si conoscono quanti siano i mezzi (meno di 200 al
giorno) che usano via Marche per salire sulla Almè/Dalmine è
evidente che se modificano l'ingresso sulla 470dir dal via
Marche, resterà sempre l'uscita su via Dorotina scendendo dalla valle
mentre “dovrà” essere bloccato il pezzo di via Dorotina tra via Marche
e la 470dir in salita sulla 470dir. Insomma creano un bel casino.
Oltre al fatto che non si comprende come mai il Comune di Curno
DEVE-VUOLE realizzare una rotonda che servirà sia la Marigolda che
Ponte san Pietro. Sarebbe interessante verificare QUANTI sono i
cittadini di Ponte che per rientrare nel loro paese debbono fare
il percorso su Curno rispetto a quanti sono gli abitanti di
Marigolda-Merena che fanno lo stesso percors Curno vuole fare di nuovo
il bulletto spendendo i propri soldi in vantaggio preminente per
i cittadini di Ponte salvo che risponda al vero quanto s'è sentito a
tavola in una trattoria dei muratori della Vitali (l'impresa che fa i
lavori sulla 470 dir) i quali hanno raccontato che sulla rotonda
si sposterà ANCHE l'ingresso al mobilificio Colleoni. Chi vivrà vedrà.
All'11° punto dell'odg c'era la “Rettifica bonario accordo approvato
con deliberazioni di C.C. n. 20/2010 e n. 113/2011 per l'acquisizione
del parcheggio di proprietà dei sigg.ri Bettinelli/Dolci”. Questo
parcheggio fu una delle invenzioni del mitico avv. Arnoldi –opera
eseguita coi soldi del comune su terreni altrui senza esproprio o
acquisizione…- e forse stavolta- alla terza o quarta puntata- la
telenovela ha fine.
Non abbiamo resistito agli ultimi tre punti all'odg. Come abbiamo già
scritto ormai questi non sono dei consigli comunali ma semplicemente
dei voti di fiducia a maggioranza scontata. Dove ciascuno della
maggioranza recita la propria parte assieme alla sindaca solista. Del
resto noin sarebbe nemmeno necessario il consiglio comunale:
basterebbe che all'inizio mandato dessero ordine agli uffici di
replicare delibere e determine pari pari dei giorni settimane mesi anni
precedenti e tutto funzionerebbe senza bisogno di questa “cosiddetta”
politica.
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Pensioni più povere
Avere la badante e invecchiare a casa diventerà un lusso
Rosaria Amato
Auser-Cgil: la metà delle famiglie ha già ridotto i consumi per pagarsi
l'assistenza domiciliare nel 2030 serviranno 2 milioni di operatori
I precari con retribuzioni basse e discontinue e i Neet, cioè i giovani
fuori dai percorsi di studio e di lavoro, rappresentano un grave
problema per l'oggi e una bomba a orologeria per domani. A lanciare
l'allarme su una futura società di anziani poveri, non in grado di
provvedere a se stessi soprattutto se non autosufficienti, è una
ricerca pubblicata da Auser e Spi-Cgil dal titolo " Problemi e
prospettive della domiciliarità. Il diritto di invecchiare a casa
propria". I dati mostrano un numero crescente di anziani e una quantità
decrescente di risorse destinate al welfare, in particolare
all'assistenza, uniti a un aumento dei costi: il rischio è che già
adesso gli anziani vengano abbandonati a se stessi, in case peraltro
non sempre adeguate alle loro condizioni. Nel 56% di case con anziani
in edifici superiori ai due piani, infatti, manca l'ascensore, e nel 7%
dei casi non c'è il riscaldamento. Il tasso di attività dei giovani tra
il 2012 e 2016 si è abbassatodi quattro punti, ed è inferiore al 50%. I
Neet italiani costituiscono la percentuale più alta in Europa. Come
faranno tra 30 o 40 anni a permettersi una badante, e chi li assisterà
se il welfare pubblico si ritrae? Già adesso lo Stato non garantisce
l'assistenza domiciliare che sarebbe necessaria. Si calcola che in
media il welfare " informale" costa 667 euro per famiglia. Solo il
31,4% delle famiglie riesce a ottenere un sostegno pubblico, in genere
l'assegno di accompagno. Per il resto, il 48,2% delle famiglie pur di
pagare un assistente ha ridotto i consumi, il 20,2% ha intaccato i
propri risparmi, il 2,8% si è dovuta indebitare, percentuale che in
futuro rischia di aumentare in modo consistente. Attualmente sono
impegnate in Italia 1.655.000 badanti: le proiezioni sul numero
crescente di anziani ci dicono che nel 2030 ne serviranno più di due
milioni, ma le famiglie avranno sufficiente disponibilità economica per
provvedere ai loro stipendi?
Al di là degli stipendi delle badanti, le famiglie fanno già adesso una
grande fatica a provvedere all'assistenza degli anziani in generale: i
tre quarti delle famiglie hanno dovuto fare gravi rinunce, dai consumi
alimentari alle spese sanitarie. I dati del servizio sanitario svelano
la contraddizione della spesa per il welfare in questi anni: a fronte
di un numero crescente di anziani ( tra il 2009 e il 2013 sono
aumentati dell'8,6%, passando da quasi 12 a 13 milioni, sono diminuiti
del 21,4% gli anziani che hanno usufruito di un servizio di assistenza
a domicilio. Secondo le proiezioni dell'Istat l'aumento degli
ultrasessantacinquenni bisognosi di cure proseguirà: passeranno dai
circa due milioni e mezzo del 2013 ai circa 3,5- 3,9 del 2045.
Serviranno più servizi a domicilio, più badanti, più posti letto negli
ospedali. Sta accadendo il contrario, e il 51% delle famiglie con
persone non autosufficienti dichiara già adesso di non essere in grado
di far fronte alle spese sanitarie ( contro il 30,5% della media delle
altre famiglie). « Quella della non autosufficienza è una vera e
propria emergenza nazionale che riguarda da vicino non solo tanti
anziani ma anche e soprattutto le loro famiglie. – dice il segretario
generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti – Serve una legge nazionale,
servono risorse e serve ripensare il nostro sistema di welfare che
altrimenti rischia così di non reggere». Soprattutto, è da garantire
un'assistenza a domicilio di livello adeguato, rileva il presidente
dell'Auser Enzo Costa: « Invecchiare a casa propria è un diritto che va
garantito con una rete efficace di servizi sul territorio nel rispetto
della pe
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