DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE
GLI DANNO FASTIDIO
Bene che vada l'Italia resterà con una ventina di miliardi di debito in
più (per il solo 2019), un REI allargato e rinominato (mai usare lo
stesso acronimo di quelli di ieri!), una crescita minore dell'1% e…
colpa di Monti Letta Renzi Gentiloni. Forse centomila neo assunti a far
lanetta in uffici dove non sanno cosa fare. Avanti il TAP, avanti
l'ILVA, avanti il terzo valico, avanti la Torino Lione, avanti la
TAV-TAC tra Brescia e Venezia, avanti le due pedemontane, avanti una
ulteriore riduzione precarizzazione incremento del lavoro (anche quello
nero), basta invasione di nigher via mare tanto basta sfruttare quelli
già presenti e ridotti adesso tutti nei cento grandi ghetti come
Borgo Mezzanone. Ai padroni ed a Salvini bastano ed avanzano.
E' l'Italietta razzista quando non nazista che però va in chiesa, paga
la tari e per le visite mediche si arrangia in nero col privato, ama i
cani e le badanti di pelle bianca meglio se russe rumene polacche.
Di fronte le sciurette e consorti che portano i panni di lana dismessi
ai poveri congelati che dormono sotto i portici e non si riforniscono
autonomamente alLa Miniera, fanno volontariato a distribuire i pasti
dei Francescani ai poveri, votano gli o.d.g. anti tutto e plaudono
moderatamente pure il Papa.
Di evasione fiscale meglio non parlarne. Di investimenti non importa
basta la pensione o lo stipendio del pubblico nonostante sia bassino.
Resta sempre da domandarsi cosa farà da grande il Renzi. Se il
cavaliere si ripresenterà a 83 anni candidato alle europee del 2019 (ma
ci sarà ancora?). Chi sarà la prossima vittima piccata da
Travaglio sulle pagine deIL Foglio. (Noi italiani perfino i terroristi)
ci considerano degli zero e questo fortunatamente ci eviterà attentati.
Che se ne fa il PD dei suoi eletti che sono più numerosi di quelli
della Lega in Parlamento?. Insomma le solite domande e risposte
cruciali.
Dalla cucina nazionale a quella nostrana per il 2019, vale a dire
Polenta due punto zero. Gente che non sa neppure che a Curno ci stette
per mezzo secolo la stazione sperimentale nazionale di maiscultura.
Lunedì prossimo ci sarà un consiglio comunale per l'approvazione del
Bilancio di Previsione 2019. Con l'approvazione di una decina di
delibere la giunta Gamba ha avviato il percorso per l'approvazione di
quello. A prima vista paiono delibere fotocopia di quelle dell'anno
precedente visto che «preso atto che quindi al fine di contenere il
livello complessivo della pressione tributaria, in coerenza con gli
equilibri generali di finanza pubblica, anche per l'anno 2018 era stata
sospesa l'efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni degli
enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle
addizionali attribuiti alle regioni e agli enti locali con legge dello
Stato rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l'anno
2015.» .
La cosa che stupisce dalla lettura delle delibere sono p.e. quella
della TASI la Manutenzione beni patrimoniali per 355 mila euro e il
Canone di Partenariato Pubblico per 187mila euro (illuminazione
pubblica e rifacimento impianto). Queste spese sono sempre a totale
carico di residenti e partite IVA. Solleva perplessità dal momento che
in queste due voci NON sono compresi beni e servizi importanti
attinenti ai due CVI che perlomeno ne faranno aumentare la consistenza
di altri 100mila euro l'anno. Manca anche la spesa perla messa in
funzione della biblioteca auditorium che –semmai vedesse impegnata una
somma proporzionale a quella mediamente messa in conto nel Comune di
Bergamo- dovrebbe trattarsi di circa 170mila euro tra personale ed
iniziative ed acquisto beni. Ovviamente da diminuire per l'esistente
gineceo.
Insomma tra le spese per i due CVI e la B&A mancano 270-300mila
euro che per adesso non sono nemmeno previsti dal momento che
all'05.02.1.00.00.00.000 compaiono 123mila euro per i tre prossimi anni
per “Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale” ma
non siamo riusciti a trovare nulla sui due CVI (il che non vuol dire
che da qualche parte siano inseriti…).
Già immaginiano la seduta di lunedì prossimo dove la sindaca inonderà
per qualche ora coi propri interventi della lettura delle tabelle e
delle delibere già pubblicate con brevi intermezzi degli assessori che
pure ci leggeranno il proprio compitino debitamente corretto
dalle due sindache.
Una rappresentazione teatrale e noiosa della democrazia finta di cui
vive questa maggioranza. Il consiglio comunale non è sede del dibattito
e della formazione di un’opinione di maggioranza: è semplice verifica
di maggioranza. Una votazione di fiducia dietro l’altra. Bella roba.
Sostanzialmente tutta l'azione amministrativa ha cancellato la
“partecipazione” dei cittadini che sono diventati sudditi. La
consigliera delegata alla monnezza l'ex sindaca Serra ha inflitto una
lunga sbrodolata con contorni vari per giustificare lo sbolognamento
dell'impresa di raccolta&smaltimento ad una società pubblica (oh!
che belli i carrozzoni pubblici per i piddini…!) SENZA informare il
consiglio di una proposta una che sia venuta dalla commissione
ambiente. Nell'homepage del comune troverete il collegamento alla
pagina de… «sportello animali - amici a 4 zampe» ma non troverete i
Verbali della Commissione. Non ha nemmeno la pagina.
Faccio tutto io. Faccio tutto da sola. Un po' come il governo SalviMaio
che ha mandato in ferie il Parlamento e procede – esattamente come i
suoi predecessori- a colpi di fiducia: una al mese.
Non è il Parlamento e non è il Consiglio Comunale che legiferano ma è
il governo o –qui a casa di Polenta due punto zero- la giunta da soli
che decidono e poi i parlamentari e i consiglieri comunali sono
chiamati ad alzare a comando il braccino e la manina e che stiano bene
attenti a quel che dicono perché la sindaca li blocca: “argomento non
attinente”.
A parte che non c'è una opposizione in questo consiglio comunale.
Poi il secondo mercoledì del mese (se non piove…) le due sindache
escono da palazzo (reale) accompagnate dai loro aiutanti e scendono tra
il popolo bove del mercato a informarlo di quel che dovrebbe essere già
argomento comune tra i cittadini da molti mesi se ci fosse il minimo di
partecipazione che la legge suggerisce.
Per concludere il sermone. Il consiglio comunale è normalmente una
recita teatrale dove vengono letti dalla sindaca e dagli assessori i
loro bravi e belli compitini. Ogni tanto si svegliano perfino un paio
delle minoranze che pure consegnano i loro compitini. Uno si
attenderebbe che in pochi giorni quelle deliberazioni diventassero
delle delibere pubblicate all'albo. Invece per fare il
copia&incolla impiegano giorni settimane mesi per mettere
assieme deliberazioni che esistono già (altrimenti cosa hanno
approvato???). Il motto dell'uomo e della donna saggi è “primo: il
lavoro bisogna conservarlo". Mai eseguirlo troppo in fretta.
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Gli scappati di casa e dal deficit,
ma i danni resteranno in groppa agli italiani
Non si conoscono ancora i dettagli del nuovo rapporto deficit-Pil che
ieri il premier italiano ha offerto al presidente della Commissione Ue.
Conosciamo solo un numerino piuttosto bizzarro: 2,04%, in luogo
dell’ormai familiare 2,4%. Come si giunga a quel numero non è ancora
dato sapere: i più maliziosi ipotizzano che si tratti di una “astuta”
mossa italiana per far leva sull’analfabetismo funzionale e
computazionale degli orgogliosi connazionali e far credere che assai
poco sia cambiato. Ma forse è davvero cambiato poco e non cambieranno
neppure gli esiti.
Si diceva 2,04%, come annunciato da Giuseppe Conte, il Gran
Negoziatore. Da oggi “si lavora” (e ci mancherebbe) per i dettagli
cosiddetti tecnici. Ma sono pur sempre 7 miliardi in meno a misure
bandiera che vengono ridotte a due monconi di un ponte verso il nulla.
Ma pur sempre due monconi che si riveleranno inutili, se non
controproducenti.
Oggi sui giornali si legge un po’ di tutto. Ad esempio, che gli
italiani sarebbero andati da Jean-Claude Juncker a offrire ancora più
Iva dal 2020, in pratica ripristinare la “dotazione” iniziale, che era
stata solo scalfita per il 2019. E chissà chi ci crederà. Si parla poi
di “ulteriori dismissioni”, perché è così facile vendere immobili
pubblici, signora mia. Sono 18 miliardi e mezzo: che faccio, lascio?
Né sappiamo ancora quanta parte dei tagli offerti risulterà
strutturale, e quindi in grado di incidere sul deficit-Pil corretto per
il ciclo economico, che l’Italia aveva deciso di portare da 0,9% a 1,7%
e lì lasciarlo, per un intero triennio. Ovviamente le dismissioni
immobiliari non partecipano ai saldi strutturali, ma penso e spero che
qualche odiato burocrate della Ragioneria lo abbia sussurrato
all’orecchio dei rappresentanti del Popolo sovrano.
Come sarà il cosiddetto reddito di cittadinanza, che sin d’ora promette
(ma solo nel migliore degli esiti) di essere un reddito d’inclusione
con più risorse, ammesso e non concesso di non fare casini? E da
quando? Archiviata la “stampa dei 5-6 milioni di tessere”, si cerca
disperatamente il nuovo spin di perline colorate da vendere ad elettori
con anello al naso. Sperando non si accorgano della contraddizione tra
rinvio delle misure e proclami sulla poderosa spinta all’occupazione
che le medesime produrranno. Tranquilli: non si accorgeranno.
Sulle pensioni, boh. I travet pubblici pare inizieranno a uscire da
ottobre del prossimo anno, poi ci saranno “finestre mobili ed
allungabili”, che solo l’imma gine ti strappa un sorriso in grado di
lenire, per qualche secondo, la preoccupazione e l’avvilimen to per
l’inarrestabile decomposizione di questo paese. Conte resta ma i conti
continuano a non tornare. Tutto verterà sulla natura strutturale o una
tantum delle misure previste, incluso l’impatto sul debito.
Alla fine, e solo se saremo incredibilmente fortunati, potremo avere un
Rei potenziato ed una salvaguardia agli steroidi per esodati. Cioè
misure finanziariamente contenute e non tali da impattare in modo
permanente sul debito pensionistico, cioè su quello pubblico. Se le
cose stanno in questi termini, però, il programma da seguire e
perseguire era altro. Ad esempio, questo.
A parte ciò, restano domande a cui sarà data risposta nei prossimi
giorni (forse). Su tutte, ripeto, dove si collocherà il rapporto
deficit-Pil strutturale, e quale sarà l’impatto delle misure su quello
debito-Pil. Il mio sospetto è che i nostri scappati di casa stiano
tentando di negoziare con la Commissione un calo di quest’ultimo fatto
con misure una tantum come le leggendarie dismissioni. Ovviamente è
minestra riscaldata e rancida, oltre che regolarmente fallita, da molti
anni a questa parte. Ma soprattutto, capisco essere analfabeti
funzionali, ma pensare di rettificare un dato strutturale con misure
one-off dovrebbe essere un po’ troppo anche per il governo del
Cambiamento.
Ma soprattutto, ciliegina su questa torta avariata, che ne sarà delle
previsioni di crescita? Resterà quell’esilarante 1,5% per il 2019,
implicando quindi dei moltiplicatori palestrati, oppure scenderà pure
quello? Anche lì, vedremo. Personalmente, sono curioso di capire per
quali vie si ridurrà il rapporto deficit-Pil strutturale. Sulla base di
quanto leggo in giro, non vedo come né di quanto.
In sostanza, un numerino assai stupido, che tuttavia fornisce la cifra
dell’esecutivo più stupidamente nocivo della storia repubblicana. Un
numerino inutile, che potrebbe tuttavia bastare alla Commissione ed
agli altri paesi Ue, perché l’architettura istituzionale della Ue è
quella che è, e non è possibile ingerirsi troppo nei parlamenti
nazionali. Così, la storia si ripete: basta la quantità, per la qualità
ci attrezzeremo. Che la campagna elettorale riprenda, i guitti da talk
televisivo non hanno mai smesso di dimenarsi sulle assi del teatrino.
Phastidio.net
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