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... e poi verrà anche la neve...







Di cosa parliamo in questa pagina.

IL MEZZO FALLIMENTO DELLE PROFESSORESSE
Quando un imprenditore fallisce nella gestione della propria azienda, o la vende o l'affitta o l'affida a qualcun altro.  Un imprenditore fallisce quando scentra il prodotto oppure quando ha un governo dell'impresa non all'altezza dei problemi: per esempio la Fiat prima di Marchionne era arrivata a fine vita per quei due motivi.
Succede anche con gli assessori comunali, specie se appartengono alla generazione cresciuta risolvendo i problemi col debito pubblico.  A Curno prima hanno  dovuto sbolognare  la manutenzione e il mantenimento dei beni comuni (dimenticandone opportunamente parecchi per non fare la figuraccia completa). Poi hanno dovuto sbolognare l'illuminazione pubblica incapaci di trovare tariffe convenienti e tenere acceso un impianto mezzo centenario e mai tenuto debitamente in sesto.(...)

OL PIERU' DE VOGHERA
Certo é che se esistono genitori che consentono a propri figli minorenni di andare da soli in una discoteca dove ci può essere di tutto dal pedofilo allo spacciatore… . Certo è che se una mamma porta il proprio bambino in una discoteca dove ci può essere di tutto dal pedofilo allo spacciatore… . Certo è che se dei genitori se ne sbattono talmente per cui non si preoccupano neppure della sicurezza dei locali dove vanno i propri figli minorenni, beh.
Già si leva il coro: provate voi a governare dei figli di quell'età!. Se alzi bandiera bianca, esattamente come quel genitore che lascia andare il figlio minorenne in una discoteca oppure lui porta il proprio bambino, allora è il caso di togliere la patria potestà. Non si può fare perché non saprebbero nemmeno a chi affidare il minore sfigato da contanti genitori coglioni.
Che è già un aggettivo troppo gentile. (...)

FARE I CONTI COL DEFICIT DI NATALITA'
C'è un target vitale per la solidità del futuro dell'Europa, pari a 2,1, che nessuno Stato membro da molto tempo rispetta. Non si tratta del valore del rapporto deficit/Pil ma del numero medio di figli per donna. Tale target corrisponde all'equilibrato rimpiazzo generazionale. La discesa sistematica della fecondità sotto 2,1 si situa tra fine anni Sessanta e inizio anni Ottanta nell'Europa occidentale (la Svezia nel 1969, la Spagna nel 1981).
Nell'Europa orientale il crollo della fecondità arriva invece un po' più tardi, dopo lo sgretolamento del blocco sovietico. Oggi il valore medio dell'Unione è pari a 1,6. Una fecondità così bassa porta le generazioni dei figli a ridursi progressivamente rispetto a quelle dei genitori. La conseguenza maggiore non è tanto la diminuzione della popolazione ma un'alterazione nell'impianto strutturale demografico con il peso dei più anziani che diventa preponderante sui più giovani. (...)

SEPARATT IN CASA E MATTARELLA SI DIA UNA MOSSA
Il botta e risposta tra i due vicepremier che nasce dall’incontro di ieri, domenica, tra Matteo Salvini e i rappresentanti delle imprese, si arricchisce di una prima presa di posizione, con il ministro dell’Interno e leader della Lega che mette sul piatto la possibilità di un “referendum” sul Tav. “Perché no?”, risponde Salvini a chi gli chiede se una consultazione possa essere la strada da seguire nel caso in cui “dall’analisi costi benefici sulla’Alta velocità non dovessero arrivare una risposta chiara”.”L’importante è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse, si possono ascoltare i cittadini”, precisa poi il vicepremier del Carroccio, parlando a margine dell’incontro con i presidenti territoriali di Confindustria Lombardia, nella sede di Assolombarda a Milano. (...)


















































IL FALLIMENTO DELLE PROFESSORESSE



Quando un imprenditore fallisce nella gestione della propria azienda, o la vende o l'affitta o l'affida a qualcun altro.  Un imprenditore fallisce quando scentra il prodotto oppure quando ha un governo dell'impresa non all'altezza dei problemi: per esempio la Fiat prima di Marchionne era arrivata a fine vita per quei due motivi.
Succede anche con gli assessori comunali, specie se appartengono alla generazione cresciuta risolvendo i problemi col debito pubblico.  A Curno prima hanno  dovuto sbolognare  la manutenzione e il mantenimento dei beni comuni (dimenticandone opportunamente parecchi per non fare la figuraccia completa). Poi hanno dovuto sbolognare l'illuminazione pubblica incapaci di trovare tariffe convenienti e tenere acceso un impianto mezzo centenario e mai tenuto debitamente in sesto.
Adesso è venuto il momento dello sbologna mento della nettezza urbana. Fallita la raccolta differenziata ancora incollata sotto il 65%. Fallita La Miniera come esperienza per migliorare la performance globale. Fallita l'idea di avere un paese più pulito piuttosto che il “pulito degli uffici statali”, stavolta il comune diventa azionista di chi dovrebbe togliergli di dosso il problema monnezza. Che domani i cittadini se la smenino con un'app.

Coraggio scappiamo!  dice un proverbio locale quando uno non sa che pesci pigliare davanti ai problemi che s'è tirato addosso.
Nel fuggire i nuovi scappati di casa hanno abbandonato ed abbandoneranno addosso ai cittadini 355mila euro l'anno per la manutenzione e il mantenimento dei beni pubblici, i 187mila euro per l'energia e il mantenimento e manutenzione dell'illuminazione pubblica e –dulcis in fundo- i 615mila euro per la raccolta e smaltimento della monnezza comunale. Che fanno quasi 1,2 milioni di euro di spese fisse ogni anno che i cittadini hanno in groppa.
Del conto mancano i costi di manutenzione e mantenimento dei DUE CVI, i costi  per l'energia elettrica e la manutenzione e il mantenimento degli impianti nei due CVI. Occhio croce altri 200mila euro se tutto va bene.

Alla FIAT hanno avuto il coraggio di mettere alla porta quei dipendenti che non erano in grado di riciclarsi e non è stata una scelta indolore. A Curno anziché mettere alla porta quei funzionari incapaci di tenere in piedi la baracca – o compici cogli assessori spreconi- hanno fatto il contrario.
Perché in Italia se sei un operaio dipendente privato puoi finire licenziato mentre se sei un dipendente pubblico puoi proseguire nel fare danni: basta che non ammazzi qualcuno.
Adesso sentiamo già levarsi il coro greco che denuncia come anche negli anni passati ci fossero tutte queste spese e forse anche di più. Il fatto è che  basta scorrere l'albo pretorio per verificare come quelle spese non siano le uniche che risolvono i problemi connessi ma come l'albo pretorio sia una sorta di albero di natale da cui penzolano decine di determine per tappare i buchi non previsti nei rispetti costosi e lussuosi contratti.

L'unico MAXI filone di spesa pubblica che resta ancora in mano all'assessore ed agli uffici riguarda il piano del diritto allo studio che ufficialmente s'aggira sul mezzo milione di euro ma che- mettendo assieme  tutto il corollario di altre iniziative destinate alla medesima popolazione: i minori- scommettiamo arrivi a superare i 600mila euro. Se non i 700mila. Nel settore l'osso non viene mollato perché c'è una gran massa di polpa da spartire nella categoria degli insegnanti e dei professori: perché la scuola ha da essere pubblica (formalmente) ma sostanzialmente la spesa comunale va in vantaggio dei privati. Non delle famiglie o degli studenti cui vanno poche migliaia di euro ma altri soggetti tutti della medesima estrazione.

Facile immaginare il “verso” delle sindache se questo è il “recto”.”Proprio perché siamo convinte di non avere le competenze necessarie che abbiamo chiamato  dei tecnici da altre parti”. Non è così. Chi s'inventa l'idea che le due sindache escono dalla reggia una volta al mese per scendere in mezzo al popolo del mercato per rispondere alle sue (del popolo) domande, significa di avere un'idea del tutto distorta della democrazia e della partecipazione. Un'Idea autoritaria che non ammette il dialogo e il dibattito. Un'idea che presuppone che il potere e solo il potere possegga la verità e il popolo bove vada illuminato. Un'idea che presuppone che nessuno possa fare domande scomode o esprimere idee differenti. Del resto lo si vede nei consigli comunali: la maggioranza vota a comando e tace sempre. Peggio che ai tempi della DC quando almeno si punzecchiavano tra di loro e c'era qualche comunista che aveva qualche idea da esporre piuttosto che – com'è oggi- una minoranza che invoca ogni 3x2 compartecipazione nella gestione.

Questa è sostanzialmente la cifra del Comune di Curno, un comune governato ormai da quasi 30 anni da insegnanti o assimilabili sostenuto da maggioranze bottegaie di destra o prossime alla sinistra ma sempre comunque molto filo cattoliche nelle varie versioni. I biglietti da visita del comune sono una biblioteca auditorium in ballo da vent'anni e senza alcuna prospettiva di apertura (anzi: non vogliono proprio aprirla perché dovrebbero ridurre le altre mangiatoie già ben collaudate sopra descritte). La nuova Rodari in ballo di 15 cui hanno dovuto fare i lucernari ad opera finita, fare il secondo allacciamento alla fognatura e dotarle di lavagne perché… le avevano pitturate sul muro (sic). Per non dire dei livelli del piano. Infine osservare come avevano ridotto le pareti interne della vecchia Rodari: al cui confronto i graffiti dei treni pendolari fanno concorrenza a Raffaell
OL PIERU' DE VOGHERA



Quando eravamo poveri c'era solo “ol pierù de voghera” uno scatolotto cubico con quattro lobi, polpa non troppo spessa, gran massa di semi bianchi all'interno. Veniva consumato prevalentemente nella peperonata oppure  ripieno (pane formaggio cotechino) al forno. Non era granche ed essendo sensibile alla siccità in quelle condizioni diventava più piccante e amarognolo del necessario. Una mezza schifezza anche se adesso è Presidio Slow Food. I più coraggiosi lo sventravano, ne ripulivano i semi e le costole le mettevano sott'aceto di vino, quella “cola mader”. Un'altra mezza schifezza bene adatta agli avventori avvinazzati per i calicini dopo “Mesa granda”.
Lo spray al peperoncino è una soluzione gassosa di capsaicina, che si trova in concentrazioni varie  in tutti i peperoni, sotto la buccia e sulla placenta che porta i semi. Viene estratta come si ricavano tutti gli olii essenziali dalla frutta o verdura.
 
Certo é che se esistono genitori che consentono a propri figli minorenni di andare da soli in una discoteca dove ci può essere di tutto dal pedofilo allo spacciatore… . Certo è che se una mamma porta il proprio bambino in una discoteca dove ci può essere di tutto dal pedofilo allo spacciatore… . Certo è che se dei genitori se ne sbattono talmente per cui non si preoccupano neppure della sicurezza dei locali dove vanno i propri figli minorenni, beh.
Già si leva il coro: provate voi a governare dei figli di quell'età!. Se alzi bandiera bianca, esattamente come quel genitore che lascia andare il figlio minorenne in una discoteca oppure lui porta il proprio bambino, allora è il caso di togliere la patria potestà. Non si può fare perché non saprebbero nemmeno a chi affidare il minore sfigato da contanti genitori coglioni.
Che è già un aggettivo troppo gentile.
Poi ovviamente la colpa è sempre di qualcun altro. Del gestore della discoteca che s'inventa un evento che non ci sarà per adescare 1500 polli. Oltre ai genitori che hanno cacciato il grano. Del gestore della discoteca che fa entrare più gente del consentito per arraffare soldi. Del delinquente che spruzza peperoncino per rubare  oro e cellulari e fanculo se s'ammazza qualcuno. Ma pensa te che ci sono pure i ladri in discoteca!
Che dire poi di quegli idioti che (Decreto 12 maggio 2011.n 103: PdC Berlusconi, Ministro dell'Interno Maroni, della salute Fazio e della Giustizia Alfano) hanno permesso la vendita dello spray al peperoncino  e di quell'altro idiota –l'attuale ministro dell'interno Salvini- che  solo a tragedia avvenuta s'è accorto  dell'utilizzo fuorilegge dello spray, delle discoteche che non sono in regola, ecc. ecc.
Ovviamente Salvini è innocente esattamente come sono innocenti il quartetto – anzi: il quintetto sestetto settetto ottetto  visto che il Decreto 103 l'ha firmato pure Napolitano- che ne ha autorizzato la vendita al di sopra dei 16 anni MA senza vi fosse l'obbligo di esibire la carta d'identità da parte dell'acquirente. Quindi. Anche  a sinistra questa storia dello spray al peperoncino non era e non è malvista. Dicono le gazzette che noi italiani saremmo pure dei “parchi” consumatori di questo spray: secondo i dati di Defence Systems, da noi si vendono circa 50/60mila bombolette all'anno, meno della Germania dove siamo a circa 6 milioni all'anno, della Francia con 4,5 milioni, della Spagna 3,5 milioni. Ci consoliamo: vuol dire che altrove stanno peggio di noi Salvini ti chiamano!.
Domanda che ci siamo fatti fin dai primi tempi del dibattito spray SI, spray NO: se qualche deficiente lo spruzza su un autobus o in un locale chiuso?. Evidente che questa domanda non se la sono posta Berlusconi Maroni Fazio Alfano Napolitano e Salvini. Dimenticando i ministri dell
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C'è un target vitale per la solidità del futuro dell'Europa, pari a 2,1, che nessuno Stato membro da molto tempo rispetta. Non si tratta del valore del rapporto deficit/Pil ma del numero medio di figli per donna. Tale target corrisponde all'equilibrato rimpiazzo generazionale. La discesa sistematica della fecondità sotto 2,1 si situa tra fine anni Sessanta e inizio anni Ottanta nell'Europa occidentale (la Svezia nel 1969, la Spagna nel 1981).
Nell'Europa orientale il crollo della fecondità arriva invece un po' più tardi, dopo lo sgretolamento del blocco sovietico. Oggi il valore medio dell'Unione è pari a 1,6. Una fecondità così bassa porta le generazioni dei figli a ridursi progressivamente rispetto a quelle dei genitori. La conseguenza maggiore non è tanto la diminuzione della popolazione ma un'alterazione nell'impianto strutturale demografico con il peso dei più anziani che diventa preponderante sui più giovani.
In un Paese che mantiene una fecondità vicina al rimpiazzo generazionale, l'aumento della longevità fa conquistare gradualmente anni di vita in età avanzata senza far mancare la forza di sostegno della popolazione in età attiva.
Se invece la fecondità rimane sensibilmente sotto la soglia di 2,1, il costo dell'aumento della longevità (in termini di previdenza e salute pubblica) diventa sempre meno sostenibile, perché la denatalità va ad erodere l'asse portante della popolazione attiva, indebolendo così la capacità del Paese di produrre ricchezza e benessere.
Una misura dello squilibrio demografico derivante da tale processo è l'indice di dipendenza degli anziani (rapporto tra numero di persone over 65 con quelle in età lavorativa), che risulta particolarmente elevato in Europa ed è destinato a salire ulteriormente, secondo le previsioni Eurostat (compresa anche l'immigrazione), dal 30% attuale a oltre il 50% entro la metà del secolo.
Possiamo considerare tale indice come l'equivalente demografico del debito pubblico: il suo aumento rende più instabile un Paese e riversa costi sul futuro (a carico delle nuove generazioni). Inoltre, se il deficit (divario annuale della spesa rispetto alle entrate di uno Stato) alimenta il debito pubblico, così la distanza del numero medio di figli per donna dalla soglia di rimpiazzo generazionale spinge al rialzo il tasso di dipendenza degli anziani.
Ma non esiste nessun patto di Stabilità che impegni gli Stati membri a contenere questo divario. Se definiamo "deficit demografico" quanto la fecondità di un Paese si trova sotto la soglia di equilibrio di 2,1, otteniamo un quadro molto articolato: alcuni Stati si discostano di poco, altri hanno attivo un percorso di recupero, altri rimangono su valori lontani.
Al primo gruppo appartengono Francia e Svezia, con un deficit demografico attorno a 0,2. Rientra invece nel secondo gruppo la Germania, che in pochi anni ha ridotto il deficit da oltre 0,7 a 0,5. Italia e Spagna presentano invece valori persistentemente tra i peggiori in Europa, con una distanza dalla soglia di equilibrio superiore a 0,75.
Un patto europeo per politiche che impegnino al miglioramento su questo indice aiuterebbe a fornire il ritratto di una Unione non solo interessata ai parametri finanziari, ma anche a rafforzare il modello sociale comune e il benessere delle famiglie. Il miglioramento della natalità, del resto, si realizza assieme anche al potenziamento della condizione giovanile e dell'occupazione femminile, come dimostrano politiche di successo attuate in vari Paesi. Senza intervenire su questo deficit sarà in ogni caso sempre più difficile in futuro tenere in equilibrio gli stessi conti pubblici.

SEPARATT IN CASA E MATTARELLA SI DIA UNA MOSSA


Di Maio: “Incontro Salvini-imprese? I fatti si fanno al mio ministero”. Il leader della Lega: “Un referendum sul Tav? Perché no”

Il botta e risposta tra i due vicepremier che nasce dall’incontro di ieri, domenica, tra Matteo Salvini e i rappresentanti delle imprese, si arricchisce di una prima presa di posizione, con il ministro dell’Interno e leader della Lega che mette sul piatto la possibilità di un “referendum” sul Tav. “Perché no?”, risponde Salvini a chi gli chiede se una consultazione possa essere la strada da seguire nel caso in cui “dall’analisi costi benefici sulla’Alta velocità non dovessero arrivare una risposta chiara”.”L’importante è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse, si possono ascoltare i cittadini”, precisa poi il vicepremier del Carroccio, parlando a margine dell’incontro con i presidenti territoriali di Confindustria Lombardia, nella sede di Assolombarda a Milano.

L’incontro di domenica di Salvini con le associazioni dei datori di lavoro era stato definito “concreto e proficuo”, un momento di disgelo con l’esecutivo, dopo frecciatine reciproche andate avanti in questi sei mesi, non ultime quelle dopo la manifestazione cosiddetta “Sì Tav“. Il governo “ci ha convocati per la prima volta dal suo insediamento” per “riaprire una stagione di confronto”, si era rallegrato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, anche se sono in molti a sottolineare che ora “aspettiamo i fatti”.

La scena, inedita, dei rappresentanti delle imprese che invece di entrare al ministero del Lavoro o a quello dello Sviluppo vengono ricevuti al Viminale, viene commentata oggi da Luigi Di Maio. I fatti “si fanno al Mise, perché è il Mise che si occupa delle imprese”, sottolinea il ministro dello Sviluppo Economico riprendendo le parole di Boccia e rispondendo alla domanda se non si sentisse “scavalcato” dal collega vicepremier. “Tutti i ministri hanno il dovere di incontrare sempre le imprese”, premette, ma assume significato doppio l’annuncio di Di Maio di “creare un tavolo permanente che segua tutta la legge di bilancio per gli imprenditori e i professionisti per dargli la possibilità di migliorarla”. A quel tavolo (che avrà “un metodo di lavoro“) si sistemeranno circa 30 sigle imprenditoriali contro “le poco più di 10 viste ieri da Salvini”, evidenzia lo stesso titolare dello Sviluppo. Alle imprese Di Maio assicura novità su cuneo fiscale, sburocratizzazione e debiti della Pubblica amministrazione.

Ma nel frattempo Salvini continua a muoversi soprattutto con quello che sente parte del proprio elettorato. A Milano, per esempio, incontra gli imprenditori lombardi nella sede di Assolombarda. I fatti si fanno al Mise? “A me interessa la sostanza, io incontro, ascolto, trasferisco, propongo, miglioro poi a me interessa che il governo nel suo complesso aiuti gli italiani. Ognuno fa il suo“. Non proprio un’espressione di pentimento. L’incontro di ieri con le imprese, insiste, è andato “molto bene, mi sono portato i compiti a casa, con alcune cose che si possono fare subito. Su alcune ci stiamo già lavorando: burocrazia da tagliare, costi e tempi da ridurre. È un’Italia che cresce. Ho sentito anche il presidente del Consiglio Conte e stiamo lavorando bene”. E poi, a margine dell’incontro, il commento sulla Torino-Lione: “L’unica cosa che non può succedere è che si vada avanti ancora per settimane o per mesi a discutere. I cantieri o si aprono o non si aprono, l’importante è avere dei si o dei no, io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero un no, o un forse, si possono ascoltare i cittadini“.