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Di cosa parliamo in questa pagina.

Il governo fa tutto da solo:maggioranza ed opposizione. E in sei mesi  chi aveva la maggioranza della coalizione e' diventata minoranza.
In pochi mesi M5S è passato da mattatore della scena politica nazionale a zoppicante partner di governo del leader leghista. Le cose cambieranno. E persino in fretta. Il commento di Roberto Arditti
È un sabato bifronte quello che viviamo, perfetto specchio della situazione “bipolare” della maggioranza di governo. Inizia Beppe Grillo sul suo blog, sostenendo a passo di carica la manifestazione No-Tav di oggi a Torino: “È curioso come, a difendere un buco mai fatto in val di Susa, troviamo persone che riferiscono di appartenere a tutto lo spettro delle realtà produttive. Dal piccolo artigiano al medio-industriale i nuovi borghesi trovano un vessillo assolutamente futuristico sotto il quale riunirsi. Non è una bandiera, neppure una coccarda oppure un trattato di qualche parruccone: è una realtà fisica enorme, costosa e inquinante.(...)

QUANDO MANCA IL CORAGGIO PIUTTOSTO CHE I SOLDI
«Hub dei trasporti e stazione a ponte Ecco Porta Sud»
Abbandonata  l'ambizione (irrealizzabile e a questo punto inutile) di diventare il terzo centro di Bergamo, per aspirare invece a essere un vero e proprio hub della mobilità di taglio europeo. In questa trasformazione un ruolo centrale lo giocherà la nuova stazione dei treni a ponte, collegata con autolinee (spostate) e tram, grazie anche al primo tratto di via Gavazzeni che cambierà tracciato.
Prende forma il masterplan dell'ex Porta Sud, i 450 mila metri quadri dello scalo merci che un team multidisciplinare e internazionale (incaricato dalla Vitali spa di Cisano che si è aggiudicata il bando di gara) sta ridisegnando. (...)


UN PIANO PER UNA SUPERFICIE DI 45 ETTARI IN CENTRO DELLA CITTA' DI BERGAMO
LO TRATTANO COME UNA LOTTIZZAZIONE VILLETTARA
Prima che sia terminato l'intervento ipotizzato dal Comune di Bergamo e dalla Vitali sul sedime ferroviario in centro a Bergamo, la città (di Bergamo) sarà pressoche inutile alla provincia. Tempo dieci anni uffici ed abitazioni saranno connesse con fibra ottica ad alta velocità e quindi tutto quel che si accentra oggi nella città potrà stare benissimo sparso dappertutto in Bergamasca, Lombardia, Italia Europa Mondo. Resteranno in città  gli ospedali ed alcuni plessi commerciali ma intere parti della città saranno abbandonate perché inutilizzabili per come sono fatte. Il c.d. “centro piacentini ano” quella sorta di cimitero oggi esaltato dalle immobiliari proprietarie non sarà utile e necessario ne come uffici ne come abitazioni per una ragione semplice: mancano parcheggi e trasporti. Manca il verde. E' brutto.
Pensare quindi di risolvere con un pian(in)o –sia pure per 45 ettari- il futuro della città è come curare l'unghia incarnita al malato di cancro. Indubbiamente utile: male che vada andrà nella tomba con le unghie perfette. Non male.








































LEGA e 5S: separati in piazza. Il contratto non c'è più (e neppure il M5S)
 
 

In pochi mesi M5S è passato da mattatore della scena politica nazionale a zoppicante partner di governo del leader leghista. Le cose cambieranno. E persino in fretta. Il commento di Roberto Arditti
È un sabato bifronte quello che viviamo, perfetto specchio della situazione “bipolare” della maggioranza di governo. Inizia Beppe Grillo sul suo blog, sostenendo a passo di carica la manifestazione No-Tav di oggi a Torino: “È curioso come, a difendere un buco mai fatto in val di Susa, troviamo persone che riferiscono di appartenere a tutto lo spettro delle realtà produttive. Dal piccolo artigiano al medio-industriale i nuovi borghesi trovano un vessillo assolutamente futuristico sotto il quale riunirsi. Non è una bandiera, neppure una coccarda oppure un trattato di qualche parruccone: è una realtà fisica enorme, costosa e inquinante. L'unica cosa che mantiene in comune con un simbolo è la sua inutilità. Accidenti, con una bandiera puoi bendartici una ferita di battaglia, con la Tav, l'acceleratore di mozzarelle, non ci fai nulla. La vera curiosità è rivolta a questa brava gente che mette il Pil insieme al progresso, compie questo gioco di prestigio…. ma perché? La ragione è soltanto una, fare qualcosa di inutile e costoso crea un senso di rassicurazione in molte persone. È lo status symbol a costo zero per te che lo acclami, che addossi alla comunità perché il menefrego della neonata classe del Pil è il vero, nuovo, menefrego di oggi”.
Insomma un Beppe G dei tempi d'oro, quello che fa sognare parlando di un mondo diverso, dove le regole della convivenza “borghese” vengono scardinate in nome di istanze più moderne ed eque. Però anche un Grillo che mai nomina il Movimento, esattamente come ha fatto nel video diffuso in settimana che ha gettato lo scompiglio tra le file pentastellate in Parlamento.
Prosegue Matteo Salvini sul palco a piazza del Popolo a Roma, dove però le drammatiche notizie che vengono dalle Marche rendono l'atmosfera meno allegra ed impongono al ministro dell'Interno di abbandonare i toni troppo battaglieri o trionfali. Comunque Salvini sembra il gatto che gioca con il topo. Fa sfoggio di “mitezza” e pazienza, dice che non metterà in crisi il governo, evita accuratamente attacchi agli avversari politici e si tiene alla larga da ogni forma di punzecchiatura agli alleati. Al tempo stesso però si rivolge all'Italia che produce, esattamente quella messa nel mirino da Beppe G. Nessuno però si faccia trarre in inganno da questa mitezza. Salvini sa far di conto ed oggi ragiona semplice semplice, forte dei sondaggi che spingono le sue vele a folle velocità.
Lui vede benissimo che piega sta prendendo la vita interna al M5S, con Grillo che contesta (senza mai citarli) tutti quelli che seguono la linea “governista” di Di Maio, mentre nei gruppi parlamentari inizia a serpeggiare il malumore, con tanto di primo passaggio di un deputato dalla maggioranza all'opposizione (addirittura con ingresso in Forza Italia). Ma proprio perché vede benissimo tutto questa sa anche che non c'è motivo di calcare la mano, perché tanto i nodi arriveranno al pettine da soli.
Già perché nella Lega sono ormai un po' tutti convinti del fatto che sarà il Movimento a non reggere a lungo la prova del governo, soprattutto quando in primavera si vedranno i dati economici in ulteriore peggioramento. E quindi vale la pena vestire i panni dei “responsabili”, incoraggiando il dialogo (peraltro già intenso) con tutte le organizzazioni imprenditoriali, che oggi hanno in Salvini l'unico vero interlocutore nel governo.
Ecco, questo è lo stato dell'arte. In mezzo c'è un governo il cui contratto è da riscrivere (come ormai viene dichiarato apertamente), la cui manovra economica si poggia su numeri già superati dalla realtà e la cui composizione non risponde più agli equilibri reali della coalizione. In pochi mesi insomma il M5S è passato da mattatore della scena politica nazionale a zoppicante e riluttante partner di governo del leader leghista con conseguenze che ancora fatichiamo a vedere, ma che certamente consentono di affermare che le cose cambieranno. E persino in fretta.

Roberto Arditti
UN PIANO PER UNA SUPERFICIE DI 45 ETTARI IN CENTRO DELLA CITTA' DI BERGAMO
LO TRATTANO COME UNA LOTTIZZAZIONE VILLETTARA


Prima che sia terminato l'intervento ipotizzato dal Comune di Bergamo e dalla Vitali sul sedime ferroviario in centro a Bergamo, la città (di Bergamo) sarà pressoche inutile alla provincia. Tempo dieci anni uffici ed abitazioni saranno connesse con fibra ottica ad alta velocità e quindi tutto quel che si accentra oggi nella città potrà stare benissimo sparso dappertutto in Bergamasca, Lombardia, Italia Europa Mondo. Resteranno in città  gli ospedali ed alcuni plessi commerciali ma intere parti della città saranno abbandonate perché inutilizzabili per come sono fatte. Il c.d. “centro piacentini ano” quella sorta di cimitero oggi esaltato dalle immobiliari proprietarie non sarà utile e necessario ne come uffici ne come abitazioni per una ragione semplice: mancano parcheggi e trasporti. Manca il verde. E' brutto.
Pensare quindi di risolvere con un piano –sia pure per 45 ettari- il futuro della città è come curare l'unghia incarnita al malato di cancro. Indubbiamente utile: male che vada andrà nella tomba con le unghie perfette. Non male.
La stessa idea di farne un nodo di interscambio tra i diversi servizi di trasporto collettivo non ha senso: perché mai un treno tipo metropolitana non può correre da Milano fino a Piazza Brembana o Valbondione e quindi bisogna cambiare due-tre mezzi prima di arrivare a destinazione?
A che serve un pol(in)o di interscambio merci in una città SENZA industrie? Magari ne serve uno a ovest, uno a est e un paio  a sud.
Ma il nodo fondamentale è sempre lo stesso.
Ferrovia ed autostrada sono sorte in un periodo che non ha più nulla a che fare con l'attuale. Ferrovia e  A4 strangolano la città ai piedi della collina.
Il Caravaggio strangola la città ai piedi della collina. La stazione va spostata altrove (p.e. nel c.d. Parco Sud). La ferrovia che entra in città da ovest va deviata dall'ospedale verso il parco Sud.
L'A4 va sposta sulla direttrice Dalmine Zanica Seriate-Cassinone se non addirittura al Portico.
Il Caravaggio deve essere collegato col centro città e sotto il Viale del Papa e sotto la collina di città alta con una metropolitana che sfocia nella piana di Almè e prosegue in Valle Brembana associata  corsa per corsa con la metropolitana.
I trasporti a Bergamo paiono una partita di calcio in un campo a sette mentre il mondo è leggermente più ampio.La gente vuole giocare su campi più ampi. Ne ha bisogno.
Col sistema attuale di ferrovie la città non potrà mai prendere l'AV. Nemmeno la TAC.
Non si potrà mai alleggerire il traffico passeggeri sul Caravaggio.
Il domani delle città (come Bergamo) sarà quello della residenza e della cultura: ospedali musei poche architetture, la sua struttura antica. Ma questi valori non si possono “vendere o proporre” senza il valore aggiunto della vivibilità e soprattutto del verde.
La soluzione quindi che verrà proposta sul sedime ferroviario è errata perché con 45 ettari non si scherza soprattutto perché nel il Comune ne la Provincia e nemmeno la regione hanno in mente UN futuro per Bergamo. Non puoi risolvere il futuro di una città seguendo la logica dei piani di lottizzazione per le villette a schiera di un paesino sperduto.
Quei 45 ettari di sedime ferroviario vanno trasformati in un grande parco urbano per la città. forse per il prossimo polo universitario che tra dieci anni sarà necessario mettere tutto insieme.
Certo che ci vogliono soldi. Tanti euro. Ma una provincia i cui residenti hanno in banca 23 miliardi prestati a coprire debito pubblico forse vale la pena che ne destinino gran parte per costruirsi un futuro e nel contempo creare lavoro e ricchezza. Prima gli italiani!?. Va bene. Allora sotto a investire qui per noi che poi è per la
QUANDO MANCA IL CORAGGIO PIUTTOSTO CHE I SOLDI




«Hub dei trasporti e stazione a ponte Ecco Porta Sud»
Abbandonata  l'ambizione (irrealizzabile e a questo punto inutile) di diventare il terzo centro di Bergamo, per aspirare invece a essere un vero e proprio hub della mobilità di taglio europeo. In questa trasformazione un ruolo centrale lo giocherà la nuova stazione dei treni a ponte, collegata con autolinee (spostate) e tram, grazie anche al primo tratto di via Gavazzeni che cambierà tracciato.
Prende forma il masterplan dell'ex Porta Sud, i 450 mila metri quadri dello scalo merci che un team multidisciplinare e internazionale (incaricato dalla Vitali spa di Cisano che si è aggiudicata il bando di gara) sta ridisegnando. I risultati si vedranno in un arco temporale di dieci anni, per un investimento che si aggira tra i 750 milioni e il miliardo di euro, ma il viaggio da qui al 2028 è partito, e ad accompagnare il pubblico (tra addetti ai lavori e rappresentanti di quartiere) della sala Alabastro del Centro congressi ieri – nel primo dei tre incontri del percorso partecipativo «Bergamo la città del futuro» – ci hanno pensato i progettisti, che hanno scoperto le prime carte, punzecchiati da quel genio del giornalismo che risponde al nome di  Dino Nikpalj, vice caporedattore de L'Eco. L'architetto Attilio Gobbi in punta di mouse traccia al monitor linee e passaggi (col sindaco Giorgio Gori che simpaticamente lo invita a non svelare troppo), poi arriva a dare man forte l'archistar spagnolo Francisco Mangado che, nonostante l'italiano zoppicante (per il quale si scusa), si fa intendere a meraviglia.

Il disegno
«Compatibilmente col tessuto già esistente – svela Gobbi – ridisegneremo il primo tratto di via Gavazzeni. Dall'altezza dell'ex gasometro anziché passare davanti al Patronato e all'Humanitas Gavazzeni entrerà nelle aree dello scalo merci, entro cui verranno portati anche gli autobus del Tpl, con una nuova stazione autolinee». Anche la stazione dei treni «verrà girata di 90°, in pratica sorgerà sul nuovo parco-collina, come una sorte di ponte, che collega Teb, bus e la discesa dei treni». Per semplificare non si scenderà più ai binari tramite sottopassaggi, come ora, ma si passerà «dall'alto», per intenderci sull'esempio delle stazioni inglesi. La stazione «è un tema centrale
dell'intera operazione, dovrà diventare vero punto di interscambio tra i diversi vettori (tram, treno, autobus, auto)», insiste anche Umberto Lebruto, ad di Sistemi urbani, la società delle ferrovie per la valorizzazione del patrimonio urbano, titolare del bando che ha assegnato la progettazione, e che proprio a Bergamo (prima che a Milano e a Roma) ha capovolto la piramide: «Non siamo partiti da un progetto imposto, ma dalla ricerca sul mercato di uno “sviluppatore” che un progetto lo proponesse».
E pure Gianni Scarfone, ad di Teb, non usa giri di parole: «La stazione attuale dal punto di vista funzionale non è adeguata e impedisce qualsiasi ragionamento per passare all'idea di un vero e proprio polo intermodale. Per favorire l'interscambio tra sistema ferroviario e sistema tramviario il ripensamento della stazione ferroviaria è fondamentale». Ricordando, come in prospettiva, dai 70 mila movimenti giornalieri sull'area si passerà nei prossimi dieci anni a un volume di oltre 110 mila passeggeri medi al giorno. Mangado ammette che fin da quando ha mosso i primi passi nell'area ha intuito che dalla stazione bisognava ripartire (anche in vista del raddoppio Ponte-Montello e del collegamento su ferro con l'aeroporto), in un piano complessivo, però, che oltre alle infrastrutture, guardi soprattutto alla sostenibilità ambientale.

Il paesaggio
«Continuità» è la parola chiave del paesaggista portoghese di fama mondiale Joao Ferreira Nunes (l'intervento come sempre più poetico e suggestivo). «Continuità non solo spaziale, ma anche nel tempo, come coerenza di una costruzione collettiva nel corso degli anni», dice. In pratica non esiste futuro senza passato, per cui ricucire le due parti della città ora separate dai binari significa anche dare una visione d'insieme tra il nuovo e lo «storico» (centro piacentiniano e Città Alta). Il colpo d'occhio unitario che si avrà appunto dal nuovo parco-collina, più volte definito sul modello di Central Park. «Abbiamo di fatto ribaltato la logica del precedente Piano Marinoni – spiega Cristian Vitali, ad dell'omonima società di Cisano –: laddove prevedeva la piastra artificiale con gli edifici, noi abbiamo immaginato il parco. L'edificazione la lasciamo ai margini, ricucendola col tessuto già costruito. In questo modo ci sono dei vantaggi, come la riduzione delle interferenze con Rfi e dei costi, così come la possibilità di realizzare il progetto per lotti funzionali immediatamente cantierabili».

I costi e le funzioni
Arrivando così dritti dritti alla questione del business plan, un punto sensibile, visto che la sfida è da far tremare i polsi e in dieci anni può cambiare il mondo. «Procedere per lotti – aggiunge Vitali – ci garantisce la sostenibilità finanziaria, interloquendo con investitori istituzionali internazionali e partner locali (sono già arrivate parecchie manifestazioni d'interesse), e ci permette anche di sperimentare forme nuove, come il crowdfunding».
Fondamentali, in questo senso, anche le àncore-d'eccellenza che gravitano sull'area (dal polo scolastico a quello sanitario): «Un po' come sull'area dell'Expo, solo che qui ci sono già, mentre a Milano devono ancora trasferirsi». E le nuove funzioni che potranno insediarsi, come l'Inps che mira a riunire qui le sue sedi. «Siamo pronti a scendere in campo e a giocare la nostra parte, visto che siamo seduti in panchina dal 1992 (quando si è iniziato a parlare di un intervento nell'area, ndr) – assicura Vittorio Feliciani, direttore provinciale dell'Inps –: il nostro obiettivo è accorpare in una struttura più funzionale e più piccola le nostre quattro attuali sedi cittadine. Abbiamo già partecipato a diversi incontri per cercare la soluzione migliore». Un attore non da poco l'Inps, visto che è proprietaria di alcune aree in zona e visto che nei suoi uffici mobilita 70 mila persone all'anno.

Benedetta Ravizza