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padania dolens. osservare a sinistra







Di cosa parliamo in questa pagina.

La protesta dei piccoli che spaventa il governo
La prima mossa è stata di Luigi Di Maio che mercoledì ha creato dal nulla un tavolo di consultazione permanente per le Pmi al ministero dello Sviluppo economico e lo ha convocato già per martedì 11. La seconda è venuta da Matteo Salvini che ha invitato le 12 associazioni protagoniste della manifestazione Sì Tav di Torino al Viminale per dopodomani, domenica 9.
Chi vuole può ricamare su questa doppia iniziativa, sul timing e sull'implicita concorrenza tra ministero dell'Interno e Mise, ma il minimo comune denominatore è che la doppia convocazione tradisce il nervosismo dei due leader che accusano un (parziale) deficit di consenso e immediatamente si muovono per recuperare terreno. Sullo sfondo c'è un'altra manifestazione, quella convocata da Confartigianato a Milano per giovedì 13 con più di 1.500 piccoli imprenditori provenienti da tutta Italia. (...)

LA GIUNTA GAMBA PREPARAIL BILANCIO 2019
Nel corso del 2018 il Consiglio Comunale è stato chiamato (finora...) ad approvare OTTO variazioni del Bilancio e quasi sicuramente ce ne sarà ancora una prima di fine anno oltre a quelle adottate dall'ufficio via semplice determinazione. Tranne quella relativa al recupero fondi per pagare la sentenza dei Leggeri si è trattato di una specie di rincorsa a prendi di qua e metti di la perché di soldi ne sono arrivati pochi, tranne quelli già fissati. Ci sarebbe un malloppone di multe ed oneri vari (230 mila euro?) da riscuotere ma probabilmente  sono in attesa del sol dell'avvenire come tutti gli altri comuni italiani.
Con l'approvazione di una decina di delibere la giunta Gamba ha avviato il percorso per l'approvazione del Bilancio di Previsione 2019. A prima vista paiono delibere fotocopia di quelle dell'anno precedente visto che «preso atto che quindi al fine di contenere il livello complessivo della pressione tributaria, in coerenza con gli equilibri generali di finanza pubblica, anche per l'anno 2018 era stata sospesa l'efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle addizionali attribuiti alle regioni e agli enti locali con legge dello Stato rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l'anno 2015.» . (...)

LA RESPONSABILITA’ DI STAMPA E TV NEL CREARE UN CLIMA DI OSTILITA'
Le «pillole di CENSIS» tratte dal  52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese descrivono un paese come lo stanno costruendo da almeno dieci anni carta e televisioni nazionali, il cui numero è esploso nonostante la  mancanza di pubblicità senza aumentare quantità e qualità dei contenuti ma diventando un copia-incolla delle mille dichiarazioni per lo più idiote dei politici che frequentano gli studi televisivi e poi debordano sulle pagine dei giornali.  Non che i media debbano descrivere un’Italia felice ricca contenta che non esiste ma che questo drammatico quadro sia stato creato massicciamente proprio dalle televisioni e dai giornali (i cui giornalisti presidiano trasmissioni 24 ore su 24 senza rendersi conto che in questo modo distruggono proprio i loro giornali...) è evidente. Laddove non arrivano i talkshow a creare disinformazione arriva il presidio 24h724h della coppia Salvini-DiMaio  che  mettiamo come modello deteriore. L’Italia va male o è messa male per colpa della stampa e della TV, quindi?. Un’Italia messa male produce una tv fatta male, redatta da giornalisti ignoranti e di scarsa cultura che costano poco al padrone del mezzo. L’alluvione di talkshow ne è il segnale più evidente: il costo di produzione è minimo (se non irrisorio: costa di più la corrente per fare funzionare i ripetitori) e il mezzo serve non tanto a creare consenso ma soprattutto a confermarlo. Così accade che  un ministro da solo o in tv diventa committente di un quotidiano "hate speech". Con il giochetto del bacione o del sorrisetto, firma una delega in bianco ai cittadini perché si tuffino nel linciaggio del bersaglio indicato.





abitudini "algerine" nella Francia di Macron: studenti al muro.


abitudini "algerine" nella Francia di Macron: solidarietà dei giubbetti gialli verso gli studenti al muro.


l'ultima vergogna di Salvini e DiMaio


il buongoverno dei trasporti nella regione lombarda. aggiornamento alla madonna di dicembre


LA CAZZATISSIMA DEL SINDACO GORI

































La protesta dei piccoli che spaventa il governo


La prima mossa è stata di Luigi Di Maio che mercoledì ha creato dal nulla un tavolo di consultazione permanente per le Pmi al ministero dello Sviluppo economico e lo ha convocato già per martedì 11. La seconda è venuta da Matteo Salvini che ha invitato le 12 associazioni protagoniste della manifestazione Sì Tav di Torino al Viminale per dopodomani, domenica 9.
Chi vuole può ricamare su questa doppia iniziativa, sul timing e sull'implicita concorrenza tra ministero dell'Interno e Mise, ma il minimo comune denominatore è che la doppia convocazione tradisce il nervosismo dei due leader che accusano un (parziale) deficit di consenso e immediatamente si muovono per recuperare terreno. Sullo sfondo c'è un'altra manifestazione, quella convocata da Confartigianato a Milano per giovedì 13 con più di 1.500 piccoli imprenditori provenienti da tutta Italia. Una mobilitazione che per ora dimostra come il governo non sia riuscito nel suo primitivo intento, separare i grandi industriali dai Piccoli. Una scelta quasi obbligata per chi ha costruito le sue fortune sulla contrapposizione tra élite e popolo ma evidentemente qualcosa è andato storto.
L'infortunio numero uno è stato sicuramente rappresentato dalla legge Dignità che ha messo in ambasce i Piccoli più dei grandi perché anche loro hanno bisogno di flessibilità negli organici. Incassato però il primo uppercut da Di Maio, le Pmi si sono trovate davanti un altro avversario, ben più pericoloso: il ciclo economico avverso. Se infatti dovessimo davvero precipitare in recessione le piccole imprese subirebbero la «seconda selezione darwiniana» dopo quella del 2008-2015. Nei sette anni bui della Grande Crisi si stima che un quinto delle piccole aziende sono uscite dal mercato. Consumi in ribasso, investimenti al palo, mattone in declino e concorrenza cinese sui prodotti a basso valore aggiunto hanno messo fuorigioco una buona fetta di Piccoli e ora si rischia il bis. E la manovra che il governo sta partorendo con molta fatica non è d'aiuto per scongiurare il peggio, puntando sulla redistribuzione e non sullo sviluppo non salverà la Pmi da un'eventuale nuova decimazione.
La Confartigianato lo sa e il manifesto dei Sì che convoca la manifestazione di Milano parla di crescita e infrastrutture. Specie i veneti, che per l'intasamento delle strade vedono le merci viaggiare a 20 km l'ora, temono per la tenuta dei loro rapporti di fornitura con le filiere vincenti. E hanno per di più la paura di uscire dall'euro rischiando di restare ai margini di quell'area tedesca allargata che considerano comunque la loro polizza vita. Di Maio e Salvini sono coscienti che la manovra — avendo altri obiettivi — è una pistola scarica per tentare di allontanare la recessione ma non vogliono presentarsi a mani vuote ai prossimi appuntamenti con i Piccoli. Da qui un intenso lavorio che mixa misure da inserire nella legge di Stabilità e altre da effetto-annuncio. La deducibilità dell'Imu sui capannoni sarà raddoppiata dal 20 al 40%, l'odiato Sistri — il sistema dei rifiuti — dovrebbe essere abolito dal 1°gennaio 2019, c'è la promessa anche di rivedere le tariffe Inail per le Pmi e, per ora a parole, di stracciare il Codice degli appalti. Insomma i due vicepremier stanno in questi giorni confezionando una lista di interventi mirati ad ammansire i Piccoli. Nel gergo delle associazioni vengono chiamate misure «a basso costo ed alto impatto» e dovrebbero servire a far dimenticare agli artigiani non solo lo spread e le contraddizioni sulle infrastrutture ma anche una politica fiscale che, come ha sostenuto l'Istat nel corso dell'audizione parlamentare sulla manovra, nel 2019 aumenta il carico fiscale sulle imprese (tutte) di ben 6,2 miliardi.
Ce la faranno Di Maio e Salvini? La manifestazione del 13 sarà un test probante ma il ministro dell'Interno in questa sua rincorsa alle Pmi deve tener d'occhio anche il fronte interno al suo partito. I governatori delle Regioni del Nord ma anche qualificati esponenti della delegazione verde al governo sono la voce — se non diretta espressione — del mondo delle Pmi soprattutto in Lombardia e Veneto e non possono permettersi che lo strappo dalla politica romana si allarghi sul territorio. Da qui il messaggio a Matteo: scherza con i fanti ma attento ai Piccoli.

Dario Di Vico
PREPARANO IL BILANCIO 2019


Nel corso del 2018 il Consiglio Comunale è stato chiamato (finora...) ad approvare OTTO variazioni del Bilancio e quasi sicuramente ce ne sarà ancora una prima di fine anno oltre a quelle adottate dall'ufficio via semplice determinazione. Tranne quella relativa al recupero fondi per pagare la sentenza dei Leggeri si è trattato di una specie di rincorsa a prendi di qua e metti di la perché di soldi ne sono arrivati pochi, tranne quelli già fissati. Ci sarebbe un malloppone di multe ed oneri vari (230 mila euro?) da riscuotere ma probabilmente  sono in attesa del sol dell'avvenire come tutti gli altri comuni italiani.
Con l'approvazione di una decina di delibere la giunta Gamba ha avviato il percorso per l'approvazione del Bilancio di Previsione 2019. A prima vista paiono delibere fotocopia di quelle dell'anno precedente visto che «preso atto che quindi al fine di contenere il livello complessivo della pressione tributaria, in coerenza con gli equilibri generali di finanza pubblica, anche per l'anno 2018 era stata sospesa l'efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle addizionali attribuiti alle regioni e agli enti locali con legge dello Stato rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l'anno 2015.» .

La cosa che stupisce sono della TASI la Manutenzione beni patrimoniali per 355 mila euro e il Canone di Partenariato Pubblico per 187mila euro (illuminazione pubblica e rifacimento impianto). Queste spese sono sempre a totale carico di residenti e partite IVA. Solleva perplessità dal momento che in queste due voci NON sono compresi beni e servizi importanti attinenti ai due CVI che perlomeno ne faranno aumentare i conti di altri 100mila euro l'anno.

Nel pacchetto di atti pubblicati in queste ore figura p.e. la determinazione per affidamento lavori di manutenzione impianti meccanici della scuola primaria Rodari in quanto si é verificato un malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento e relative problematiche strutturali sullo stesso in particolare riguardo a due aule della sezione potenziata e alcuni locali dell'ufficio segreteria. Così viene affidato a una ditta un intervento per circa 10,2 mila euro al fine di risolvere i problemi visto che chi aveva messo a posto l'impianto precedentemente se l'è svignata. Bisognerebbe sapere-capire il perché se la sia svignata.
In altra determinazione si legge dell' affidamento servizio di progettazione impianti elettrici presso il CVI 2 per un totale di  euro 9.642.
 Il cittadino pensava sperava che con l'affidamento ad una ditta della manutenzione e mantenimento dei beni pubblici oppure coll'arrivo della dita per la fornitura energia elettrica e rifacimento impianti illuminazione pubblica certi problemi non ci fossero più e invece  basta scorrere l'albo pretorio per verificare come ci sia costantemente uno stillicidio di determine per  aggiustare questo quello quell'altro che... non sono compresi nei lussuosissimi contratti. Comunque la si giri questo significa che o l'insieme (previsione contratto  somme da destinare) è stato fatto alla bella meglio e quindi c'è parecchio da aggiustare (e quindi la spesa aumenterà). Conclusione. Nei due contratti mancano p.e. i beni e i servizi dei CVI. Mancano decine se non centinaia di problemi che vengono via via alla luce e che si leggono nelle relative determine di spesa. Curno é un comune che ha bisogno di alcuni mesi  prima di risolvere problemi normali perché manca del minimo di programmazione. Da quanti mesi il tombino di via IV Novembre è per aria? E' una novità che un comune debba affrontare il problema di qualche tombino sfondato? Non riescono a «stare pronti»? E che dire dei 2-3 pali dell'illuminazione di Largo Vittoria che sono stati rimossi e che sono occorsi più di due mesi prima di rimetterli a posto? Sarebbe una novità che un comune di mille pali d'illuminazione ogni mese ne vengano travolti o si rovini qualcuno e quindi ci fosse pronta la sostituzione in 24 ore?  Insomma: siamo ridotti nella palta perché manca “la testa”: quella politica e quella tecnico ed amministrativa. Stamattina 07.12 l'assessore competente cura la messa in posa dell'albero di natale in piazza e non vede che  a cento metri di distanza stanno rimettendo a posto tre pali senza nemmeno la segnaletica di ingombro e pericolo per strada.  Un paese sporco, pulito sommariamente, col verde cadente, coi marciapiedi sbagliati al90% e ridotti a montagne russe. Però abbiamo lo spazio per far cacare i cani. Che vogliamo di più? : RistoCurno Polenta 2.0.
LA RESPONSABILITA’ DI STAMPA E TV


Le «pillole di CENSIS» tratte dal  52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese descrivono un paese come lo stanno costruendo da almeno dieci anni carta e televisioni nazionali, il cui numero è esploso nonostante la  mancanza di pubblicità senza aumentare quantità e qualità dei contenuti ma diventando un copia-incolla delle mille dichiarazioni per lo più idiote dei politici che frequentano gli studi televisivi e poi debordano sulle pagine dei giornali.  Non che i media debbano descrivere un’Italia felice ricca contenta che non esiste ma che questo drammatico quadro sia stato creato massicciamente proprio dalle televisioni e dai giornali (i cui giornalisti presidiano trasmissioni 24 ore su 24 senza rendersi conto che in questo modo distruggono proprio i loro giornali...) è evidente. Laddove non arrivano i talkshow a creare disinformazione arriva il presidio 24h724h della coppia Salvini-DiMaio  che  mettiamo come modello deteriore. L’Italia va male o è messa male per colpa della stampa e della TV, quindi?. Un’Italia messa male produce una tv fatta male, redatta da giornalisti ignoranti e di scarsa cultura che costano poco al padrone del mezzo. L’alluvione di talkshow ne è il segnale più evidente: il costo di produzione è minimo (se non irrisorio: costa di più la corrente per fare funzionare i ripetitori) e il mezzo serve non tanto a creare consenso ma soprattutto a confermarlo. Così accade che  un ministro da solo o in tv diventa committente di un quotidiano "hate speech". Con il giochetto del bacione o del sorrisetto, firma una delega in bianco ai cittadini perché si tuffino nel linciaggio del bersaglio indicato.

PILLOLE DI CENSIS
Nell'Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23%, contro una media Ue del 30%, il 43% in Danimarca, il 41% in Svezia, il 33% in Germania. Il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l'89% di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita. E il 56,3% degli italiani dichiara che non è vero che le cose nel nostro Paese hanno iniziato a cambiare veramente. Il 63,6% è convinto che nessuno ne difende interessi e identità, devono pensarci da soli (e la quota sale al 72% tra chi possiede un basso titolo di studio e al 71,3% tra chi può contare solo su redditi bassi).

Nel periodo 2014-2017 le famiglie operaie hanno registrato un -1,8% in termini reali della spesa per consumi, mentre quelle degli imprenditori un +6,6%. Fatta 100 la spesa media delle famiglie italiane, quelle operaie si posizionano oggi a 72 (erano a 76 nel 2014), quelle degli imprenditori a 123 (erano a 120 nel 2014).

I consumi complessivi delle famiglie non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi (-2,7% in termini reali nel 2017 rispetto al 2007), ma la spesa per i telefoni è più che triplicata nel decennio (+221,6%): nell'ultimo anno si sono spesi 23,7 miliardi di euro per cellulari, servizi di telefonia e traffico dati.

L'area del non voto in Italia si compone di 13,7 milioni di persone alla Camera e 12,6 milioni al Senato: sono gli astenuti e i votanti scheda bianca o nulla alle ultime elezioni politiche. La percentuale dell'area del non voto sul totale degli aventi diritto è salita dall'11,3% del 1968 al 23,5% del 1996, fino al 29,4% del 2018. Il 49,5% degli italiani ritiene che gli attuali politici siano tutti uguali, e la quota sale al 52,2% tra chi ha un titolo di studio basso e al 54,8% tra le persone a basso reddito.

L'abilità nel muoversi nella post-verità è la cifra del successo politico, se il 68,3% degli italiani ritiene che le fake news hanno un impatto «molto» o «abbastanza» importante nell'orientare l'opinione pubblica.


E tutto ciò si svolge per la gran parte dentro l'Europa (il 55,6% del valore dell'export). Su 90,6 milioni di viaggiatori stranieri entrati in Italia nel 2017, ben 63,3 milioni (il 69,9% del totale) provenivano da Paesi europei. Dei 39,2 miliardi di euro spesi in Italia dai turisti stranieri, 22,8 miliardi sono attribuibili ai turisti europei (il 58,2% del totale).

Alla vigilia delle elezioni europee del 2014, nel mezzo della crisi, i cittadini dei 28 Stati che dichiaravano di avere fiducia nell'Ue erano il 31%, ovvero 11 punti in meno del valore registrato nella primavera di quest'anno (42%).

La quota di cittadini europei di età compresa tra 15 e 34 anni è pari al 23,7%, quella dei giovanissimi (15-24 anni) ha un'incidenza di poco superiore al 10%. In dieci anni, dal 2007 al 2017, la coorte dei 15-34enni si è contratta dell'8%. L'Italia, con la sua quota del 20,8% di giovani di 15-34 anni sulla popolazione complessiva, di tutti i 28 Paesi membri dell'Ue è quello con la più bassa percentuale di giovani, diminuita nel decennio del 9,3%.

Tra il 2000 e il 2017 nel nostro Paese il salario medio annuo è aumentato solo dell'1,4% in termini reali. La differenza è pari a poco più di 400 euro annui, 32 euro in più se considerati su 13 mensilità. Nello stesso periodo in Germania l'incremento è stato del 13,6%, quasi 5.000 euro annui in più, e in Francia di oltre 6.000 euro, cioè 20,4 punti percentuali in più. Se nel 2000 il salario medio italiano rappresentava l'83% di quello tedesco, nel 2017 è sceso al 74% e la forbice si è allargata di 9 punti.

L'Italia investe in istruzione e formazione il 3,9% del Pil, contro una media europea del 4,7%. Investono meno di noi solo Slovacchia (3,8%), Romania (3,7%), Bulgaria (3,4%) e Irlanda (3,3%). Tra il 2014 e il 2017 i laureati italiani di 30-34 anni sono passati dal 23,9% al 26,9%, ma nello stesso periodo la media Ue è salita dal 37,9% al 39,9%: ben 13 punti percentuali in più. Gli abbandoni precoci dei percorsi di istruzione nel 2017 riguardano il 14% dei giovani 18-24enni, contro una media Ue del 10,6%.

Il divario più ampio è relativo all'educazione terziaria: in Italia si spendono 11.257 dollari per studente (7.352 dollari se si escludono le spese per ricerca e sviluppo), mentre la media europea è pari a 15.998 dollari (11.132 dollari senza la R&S), con una differenza dunque di ben 4.741 dollari (il 42% in più).

Le separazioni sono aumentate dalle 80.407 del 2006 alle 91.706 del 2015 (+14%), mentre i divorzi, anche per impulso della legge sul «divorzio breve», raddoppiano letteralmente, passando dai 49.534 del 2006 ai 99.071 del 2016 (+100%). E cresce la «singletudine»: le persone sole non vedove sono aumentate de 50,3% dal 2007 al 2017 e oggi sono poco più di 5 milioni.

http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121184