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Ogni giorno si perdono 627 posti di lavoro
Verso la recessione, giù investimenti e consumi.

Continua il divorzio fra preferenze pubbliche e comportamenti privati. E prosegue la schizofrenia fra gli orientamenti politici degli italiani e le loro scelte quando sono chiamati a spendere, investire o creare lavoro. Il governo vive ancora una luna di miele nel Paese, eppure quest'ultimo mostra anche una sorta di progressiva perdita di fiducia nelle proprie possibilità.
Un mese fa Lega e M5S potevano contare sul 57,8% nella media dei sondaggi registrati da «youtrend.it», più del 50,1% del giorno delle elezioni di marzo ma appena meno delle medie più recenti. Il consenso verso di loro, in aggregato, non ha mai smesso di salire. Nel frattempo però le famiglie italiane hanno smesso di spendere e le imprese hanno rinunciato a investire a un punto tale da far arretrare l'economia durante l'estate e da portare il Paese forse già nel pieno di una recessione. Al punto, persino, da far registrare nei primi cinque mesi di vita del governo un ritmo di distruzione di posti di lavoro persino più rapido di quello che il Paese ha vissuto durante la grande crisi del debito del 2011-2013.
Da quando Giuseppe Conte siede a Palazzo Chigi, secondo un'elaborazione sulla base dei dati Istat aggiornata a ottobre, in Italia si sono persi in media 627 posti di lavoro al giorno (sotto il governo di Mario Monti, nel pieno di una stretta di bilancio, ne furono persi in media 609 al giorno). Questo dato contrasta con una creazione netta di circa mille posti al giorno durante il governo di Paolo Gentiloni. Nel frattempo la popolarità dell'attuale esecutivo ha continuato a crescere e nel terzo trimestre dell'anno per la prima volta dal 2014 il prodotto lordo ha iniziato a contrarsi. Sempre ieri l'Istat, l'istituto statistico, ha fatto sapere che il fattore determinante di questa caduta dell'economia non è stato l'export perché colpito dalle tensioni commerciali internazionali ma la domanda interna, fatta di investimenti delle imprese e consumi delle famiglie. Gli stessi italiani, che in maggioranza apprezzano il governo, non credono alle prospettive del Paese: gli acquisti di beni durevoli delle famiglie sono calati, la spesa per impianti e macchinari è crollata.
A questo punto, per la prima volta dopo oltre cinque anni, il Paese probabilmente è già ridisceso in una recessione. L'indice della Banca d'Italia che sintetizza tutti i dati disponibili, Ita-Coin, mostra come ottobre sia persino più debole di settembre. Ciò significa che la fine dell'anno si prospetta anch'essa in arretramento: nel febbraio prossimo, nella fase più delicata dell'emissione di titoli di Stato per finanziare il debito nel 2019, l'Istat potrebbe dover comunicare che l'economia è scivolata anche alla fine di quest'anno e dunque il Paese è tecnicamente in recessione. Non sarebbe il miglior viatico per attrarre quegli investitori in titoli di Stato che serviranno a garantire una stabilità finanziaria ancora vulnerabile.
Il fatto che la recessione coincida con i mesi del governo populista non comporta, in sé, che tutte le responsabilità siano delle sue politiche. L'Italia che si è affidata a Lega e M5S era ancora fragile, probabilmente tutt'altro che pronta ad affrontare la fine del sostegno della Banca centrale europea. Gli acquisti di titoli di Stato con il «quantitative easing» valevano 7,95 miliardi di euro a dicembre scorso, 3,94 miliardi a giugno e 1,75 miliardi in ottobre. In parallelo a questo declino l'economia si è fermata, così come ha frenato l'intera area euro mentre la Bce nel 2018 era costretta a rallentare gli interventi. Ma nessun Paese europeo è piombato in recessione a «quantitative easing» ancora in corso come l'Italia.
Questi mesi dimostrano che non può esserci crescita se il governo non garantisce in primo luogo la stabilità finanziaria. Se non lo fa le aziende non investono e le banche, cariche di debito pubblico, tagliano le linee di credito e generano così fallimenti e disoccupazione. Per ora il divorzio fra percezione politica e realtà economica degli italiani continua, ma prima o poi le due dovranno convergere: verso l'alto, oppure verso il basso.

Federico Fubini
Di cosa parliamo in questa pagina.

La giunta Gamba va al mercato a imbonire i pensionati.
Che le due sindache Serra e Gamba  una volta al mese escano da palazzo e scendano in mezzo alla folla del mercato fa pensare a tempi trascorsi (non proprio bene) ma non si può pretendere che le due laureate all'Unibg abbiano ben chiaro la storia delle tante Marie Antoniette  giù giù fino a Claretta Petacci.
Questo mettere a confronto le assemblee pubbliche (che sono sempre serali o di sabato mattina) con le chiacchiere al mercato fa comprendere la miseria politica di chi ha inventato l'iniziativa e svela l'IMBROGLIO che le due sindache adottano nei confronti della popolazione.
Prima di tutto ci si confronta  se entrambe le persone sono informate perlomeno allo stesso livello. L'imbroglio lo svela la sindaca Gamba quando asserisce che “alle quali però partecipavano pochi cittadini, sempre gli stessi e, soprattutto, sempre quelli che comunque erano già informati”. Quindi non erano assolutamente infinocchiabili come invece fanno le due sindache coi pensionati che sono i normali clienti dei banchi del mercato.
Perché al mercato (di Curno) basta andarci per verificare che tipo di gente lo frequenti: in massima parte (80%? 90%? 100%?) pensionati che abitano il paese vecchio, e che vanno li credendo ancora alla favola del buon prezzo, della qualità e della famigliarità col venditore. Basta poi un giro merceologico dell'insieme e ricordarsi i banchi di una Esselunga o i negozi del centro commerciale per capire come sulla “qualità” ci siano opinioni gusti e conoscenze di distanza siderale. (...)

DEDICATO A SALVINI CHE NON FA IL SUO DOVERE

Se un padre di famiglia di 57 anni si sente costretto a dormire armato di pistola nel suo negozio perché stanco di vederselo svaligiare ogni santo mese da ladri che restano impuniti e lo mettono in ginocchio.
Se quest'uomo al 39esimo furto in quattro anni, vedendo entrare in negozio nel cuore della notte uomini col passamontagna e un piccone, si sente costretto a sparare. E, seppur involontariamente, a uccidere: allora è giusto che il Ministro degli Interni lo chiami.
E che si scusi.
Lo chiami e gli dica: “Mi scusi signor Pacini. Mi scusi a nome di tutto lo Stato italiano. Mi scusi se col nostro fallimento, la nostra assenza, la nostra incapacità, l'abbiamo costretta a dormire armato in negozio per proteggere il suo lavoro, i suoi guadagni e quindi la sua famiglia.
Mi scusi se l'abbiamo abbandonata a tal punto da far fare a lei ciò che avremmo dovuto fare noi. E cioè proteggerla.
Mi scusi se lei adesso, dopo una vita onesta e di sacrifici, ha dovuto mettersi sulla coscienza un omicidio.
Un cittadino che vuole solo vendere bici e badare ai suoi cari non dovrebbe mai essere costretto ad ammazzare un altro essere umano, per quanto abiette siano le sue intenzioni.(...)







































LA GIUNTA GAMBA VA AL MERCATO A IMBONIRE I PENSIONATI

Ci ha dato il la e siamo andati alla fonte sia pure con qualche ritardo.
Meno male che ogni settimana c'ha un orgasmo. Ancora alla sua età fanno bene. Stavolta il custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing. Claudio Piga abduano di origini sardAgnole con ascendenze in ValCamonica, uno che ha fatto il classico in un liceo dei preti dove ebbe a studiare pure l'Antonio Gramsci, uno che si titola aver studiato latino e greco (ma non è laureato in tali materie: si loda e s'imbroda da solo) ha letto sul  settimanale proto leghista Bergamo Post le dichiarazioni della sindaca Gamba alla giornalista Monica Sorti convocata sulla piazza del mercato che «in passato, con la precedente amministrazione, programmavamo spesso delle assemblee pubbliche, alle quali però partecipavano pochi cittadini, sempre gli stessi e, soprattutto, sempre quelli che comunque erano già informati».«Essere sul mercato secondo me (la sindaca Gamba) aiuta moltissimo ad abbattere le distanze, perché tante persone si fanno problemi a venire in Comune per parlare con me piuttosto che con qualche assessore». Concludo il custode delLa Latrina di Nusquamia Claudio Piga che “il contesto chiarisce il significato: molte persone hanno soggezione dell'istituzione, perciò non se la sentono di salire le scale del Municipio per incontrare il sindaco o anche qualche assessore. Non credo che le parole, e il contesto, diano àdito a dubbi di sorta”.
Da li parte in quarta per ricordare di nuovo come l'opinione della Gamba e  la sua sulle assemblee pubbliche  siano coincidenti.  Una auto turibolata.
Va bene: il fatto che caghiamo tutti nello stesso modo non significa che siamo tutti uguali. O no?
Che le due sindache Serra e Gamba  una volta al mese escano da palazzo e scendano in mezzo alla folla del mercato fa pensare a tempi trascorsi (non proprio bene) ma non si può pretendere che le due laureate all'Unibg abbiano ben chiaro la storia delle tante Marie Antoniette  giù giù fino a Claretta Petacci.
Questo mettere a confronto le assemblee pubbliche (che sono sempre serali o di sabato mattina) con le chiacchiere al mercato fa comprendere la miseria politica di chi ha inventato l'iniziativa e svela l'IMBROGLIO che le due sindache adottano nei confronti della popolazione.
Prima di tutto ci si confronta  se entrambe le persone sono informate perlomeno allo stesso livello. L'imbroglio lo svela la sindaca Gamba quando asserisce che “alle quali però partecipavano pochi cittadini, sempre gli stessi e, soprattutto, sempre quelli che comunque erano già informati”. Quindi non erano assolutamente infinocchiabili come invece fanno le due sindache coi pensionati che sono i normali clienti dei banchi del mercato.
Perché al mercato (di Curno) basta andarci per verificare che tipo di gente lo frequenti: in massima parte (80%? 90%? 100%?) pensionati che abitano il paese vecchio, e che vanno li credendo ancora alla favola del buon prezzo, della qualità e della famigliarità col venditore. Basta poi un giro merceologico dell'insieme e ricordarsi i banchi di una Esselunga o i negozi del centro commerciale per capire come sulla “qualità” ci siano opinioni gusti e conoscenze di distanza siderale.
Aggiungasi –proprio perché la folla degli anziani la conosciamo assai bene- che in gran parte  sono  mezzo orbi, mezzo sordi, hanno una conoscenza  degli alimentari e della nutrizione che definire spannometrica offende perfino i no-vax, sull'abbigliamento non hanno  nemmeno l'idea  che la plastica addosso fa altrettanto male che gettata nei fiumi (non sanno vestirsi ma si vaccinano…). E lo diciamo non per insultare gli anziani, categoria di cui (quasi) facciamo parte, ma proprio perché li conosciamo e vogliamo difenderne dignità salute finanze.
Serra e Gamba sbrodolano sui tombini sfondati o sulla panchina incendiata non  spiegano agli anziani come e perché hanno fatto un appalto con le ditte private per la manutenzione dei beni comunali e l'illuminazione pubblica mentre si sono inserite in un carrozzone pubblico per la nettezza urbana. Di sicuro quei pensionati non lo sanno nemmeno e quindi non possono nemmeno chiedergliene conto. Al massimo si lamentano delle strisce per terra, dei lampioni rotti, delle cacche dei cani. Serra e Gamba non spiegheranno ai pensionati come mai per quei tre MEGA appalti si sono accontentati del concorso di  tre sole ditte e non spiegheranno nemmeno a quegli anziani come mai hanno fissato in 25 il numero di ditte che possono partecipare all'appalto delle rotonda di via Carlinga, dando così alle poche ditte (invece delle 113 che s'erano candidate) di mettersi d'accordo sul prezzo da proporre e su chi spartire i lavori. Serra e Gamba scendono dal palazzo –gli altri sono figure minori-  in mezzo alla folla dei pensionati DISINFORMATI proprio perché sanno che quelli non potranno porre domande precise e puntuali come invece accade “nelle assemblee alle quali partecipano pochi cittadini, sempre gli stessi e, soprattutto, sempre quelli che comunque erano già informati”.
Serra e Gamba non spiegano  ai pensionati che incontrano al mercato il motivo per cui di riffe e di raffe decine di coop onlus amici degli amici si beccano appalti per coprire spazi (spesso dagli stessi proposti) per  coprire e allungare il tempo per tenere fuori casa i  ragazzi delle scuole il più possibile. Non debbono spiegarlo perché gli anziani non lo sanno e quindi non porranno mai quelle (antipatiche) domande. Serra e Gamba vanno a parlare coi pensionati sulla piazza del mercato perché nessuno di quei pensionati sa che il Comune è stato condannato a pagare 630mila euro per una sentenza su una delibera comunale cannata dalla dc, dal psi e dal pci (non tutti:  qualcuno non si presentò al consiglio).
Serra e Gamba vanno sulla piazza del mercato perché, esattamente come la mercanzia scarsa dei banchetti, possono spacciare o vendere le loro verità altrettanto scarsa solo per la parte che vien loro comodo. Comodo elettorale.

Nemmeno ci meraviglia che il custode delLa Latrina di Nusquamia dia ragione a questa prassi della Serra e della Gamba. Tutta la politica della giunta Gandolfi è stata la politica dei bottegai curnesi. Quelli che sfruttano il mercato settimanale per acchiappare anche qualche altra anima di passaggio. Quelli che usano il mercato settimanale per farsi i prezzi  in bottega: offerte speciali al mercoledì (giorno di mercato) ed alzare i prezzi gli altri sei giorni. Quelli che hanno fatto togliere il trasporto pubblico degli studenti  così potevano acchiappare figli e mamme obbligate al passaggio in centro per andare a scuola in via DeAmicis. Quelli che non volevano la nuova Rodari perché gran parte degli alunni ci arrivano in auto coi genitori su altri percorsi che quelli del centro con le botteghe paesane. Potremmo continuare.
Certo che alla maggioranza scoccia  questo blog. Certo che il custode delLa Latrina di Nusquamia, portavoce dei bottegai indigeni, ci definisce zabette celando il proprio fascismo e omofobia nell'aggettivo attribuito. Concludo solo per dire che sulla piazza del mercato montano anche le forche e ci son i lampioni per appendere chi perde: mai dimenticare la storia: #cascatemale.
DEDICATO A SALVINI CHE NON FA IL SUO DOVERE

Se un padre di famiglia di 57 anni si sente costretto a dormire armato di pistola nel suo negozio perché stanco di vederselo svaligiare ogni santo mese da ladri che restano impuniti e lo mettono in ginocchio.
Se quest'uomo al 39esimo furto in quattro anni, vedendo entrare in negozio nel cuore della notte uomini col passamontagna e un piccone, si sente costretto a sparare. E, seppur involontariamente, a uccidere: allora è giusto che il Ministro degli Interni lo chiami.
E che si scusi.
Lo chiami e gli dica: “Mi scusi signor Pacini. Mi scusi a nome di tutto lo Stato italiano. Mi scusi se col nostro fallimento, la nostra assenza, la nostra incapacità, l'abbiamo costretta a dormire armato in negozio per proteggere il suo lavoro, i suoi guadagni e quindi la sua famiglia.
Mi scusi se l'abbiamo abbandonata a tal punto da far fare a lei ciò che avremmo dovuto fare noi. E cioè proteggerla.
Mi scusi se lei adesso, dopo una vita onesta e di sacrifici, ha dovuto mettersi sulla coscienza un omicidio.
Un cittadino che vuole solo vendere bici e badare ai suoi cari non dovrebbe mai essere costretto ad ammazzare un altro essere umano, per quanto abiette siano le sue intenzioni.
Sa, signor Pacini, qui fuori c'è gente che esulta perché lei è diventato un assassino. Che esulta, capisce? Probabilmente non hanno la benché minima idea del travaglio interiore che lei sta affrontando, del peso che lei si porta e si porterà.
Quella gente, anziché stare qui fuori a esultare per la sua tragedia, dovrebbe al contrario scendere in piazza e protestare contro le istituzioni che l'hanno obbligata ad arrivare a tanto.
Dovrebbero chiedere la testa di tutti quei politici, incluso il mio partito, che hanno votato tutte quelle leggi che hanno reso l'Italia il paradiso dei criminali.
E mi scusi, signor Pacini, se approfitterò di tutto questo per rastrellare ancora più voti. Mi scusi, se invece di scusarmi per tutto questo, dirò che lei ha fatto bene. Ed esulterò come quelli lì fuori.
Mi scusi se anziché preoccuparmi di prevenire i reati, metterò con la legge sulla legittima difesa lei e altri come lei in condizione di uccidere ancora di più e di essere uccisi ancora di più.
Mi scusi se dirò che lei non deve essere processato. Lo so che è una stronzata, perché per legge i magistrati sono obbligati a indagare davanti a qualunque ipotesi di reato. O per assolvere o per condannare. Ma sono obbligati a farlo. Però i miei elettori cosa vuole che ne sappiano di queste cose, di leggi, di stato i diritto? E io devo approfittarne capisce? Non posso non approfittarne.
Mi scusi poi se spaccerò il tuornover nelle forze dell'ordine come nuove assunzioni, e se mi prenderò il merito dei nuovi poliziotti assunti a partire dal precedente governo. Ma mi serve far credere che io stia facendo qualcosa per voi. Altrimenti perché crede che io mi faccia i comizi la maglia della polizia? Perché al mio elettorato basta questo: un ministro con la maglia della polizia che dice alla gente "difendetevi da soli che noi non siamo capaci”. Capisce?
Quindi mi scusi se invece di occuparmi di lei, se invece di assumere più forze dell'ordine, più magistrati, invece di aprire nuove carceri, di preoccuparmi di rendere certa la pena, io mi occupo di quei quattro disgraziati che arrivano con le barche. Sì lo so che lei come loro è figlio di emigranti in Venezuela e che così la offendo. Ma lei non sa, non ha idea, di quanto queste stronzate piacciano al popolo.
Il popolo vuole un ministro con la maglietta della polizia che dice alla gente “sparate voi ai ladri” e che pubblica foto di gattini su faceboook. Alla gente della serietà e della soluzione vera dei problemi non frega un cazzo di niente. Vuole solo che si dia la caccia a chi è più morto di fame di loro. Ed è proprio ciò che voglio dare.
Quindi mi scusi per tutto questo. Lei ha fatto bene a sparare e a uccidere. Ora mediaticamente la cosa me la vedo io. Con la sua coscienza, invece, se la veda lei. E stia su. Che è solo un omicidio.

Emilio Mola