La
Giunta Gamba, dopo avere impattato bruscamente agli inizi
dell'anno scolastico 2017 con la decisione di cambio di assetto orario
delle classi prime nella scuola primaria presa dal Consiglio d'istituto
“F. Gatti” di Curno nel maggio 2018 ha distribuito alle famiglie 700
questionari ai genitori degli alunni frequentanti le due scuole
primarie (“Rodari” e “Giovanni XXIII”), la scuola secondaria “Pascoli”
e ai genitori dei bambini che hanno frequentato l'ultimo anno delle due
scuole materne convenzionate con il Comune di Curno al fine di dare
alle famiglie la possibilità di esprimere il proprio parere rispetto
alla decisione presa dal Consiglio d'istituto in data 5.12.2017 e alle
modalità con cui è stata presa. Il questionario NON era anonimo al fine
di garantire una maggiore serietà nella risposta. I questionari sono
restituiti all'Ufficio Servizi alla Persona del Comune di Curno.
In totale sono stati restituiti 340 questionari e di questi 336
questionari compilati anche per la parte relativa al cambio di assetto
orario (pari al 48% dei questionari distribuiti).
Alle domanda se le famiglie conoscessero la decisione presa dal
consiglio di istituto e giudicassero opportuno venissero coinvolte
hanno risposto 273 famiglie di cui 194 in modo affermativo e ben 77
manifestando evidente disinteresse.
La decisione sui nuovi orari è stata giudicata negativamente da 171 famiglie… su 700 questionari diffusi.
Le risposte successive manifestano un pressoché equilibrio nelle
250-270 famiglie che hanno risposto finchè si arriva al quesito n° 3 -
Meno ore di scuola determinano maggiore difficoltà a contrastare le
disuguaglianze sociali a cui rispondono SOLO 109 famiglie solo 48
lo giudicano molto o semplicemente importante mentre 31 manifestano
evidente disinteresse e 26 indifferenza.
Il quesito 6 - Nel caso di famiglie che non possano affrontare la spesa
per le attività integrative, ma non solo per loro, il maggior tempo
libero a disposizione dei bambini non necessariamente costituisce
un'opportunità, bensì un possibile rischio di esposizione incontrollata
alle tecnologie.
Numero totale risposte: 257(mai dimenticare i 700 questionari
distribuiti…) è un manifesto nello stile NO-VAX. Chi ha compilato
la domanda alle famiglie manifesta una evidente opposizione o
contrarietà alle tecnologie (peraltro non sono indicate quali…) e la
domanda si può qualificare nella categorie delle “cazzate” che dovrebbe
da sola farci cestinare cotanto documento (ma i consiglieri comunali
non si vergognano un cicinnino? ).
Una cazzata la domanda ed altrettanto cazzona la conclusione dettata
dal compilatore del documento: “Anche in questo caso, l'alto numero di
risposte e la prevalenza di risposte in accordo con l'affermazione
sottolineano la preoccupazione delle famiglie per il tempo trascorso
dai figli con apparecchi tecnologici anche perché non impegnati in
altre attività quali quelle scolastiche”. Che letta letteralmente
significa: siccome noi genitori ce ne freghiamo di cosa fanno i nostri
figli temiamo che vedendo la tv oppure il cellulare s'infettino di
chissà cosa. Bisognerebbe far presente a questi genitori che il codice
impone la loro responsabilità nell'educazione e cura dei figli.
Segue un'altra sberla. Alla domanda: Quesito 12 - Minori ore di
istruzione equivalgono a minori possibilità di crescita culturale. La
risposta è eclatante. Nelle 257 risposte ve ne sono 94 che la giudicano
poco importante, 135 molto o semplicemente importante e 28 sono del
tutto indifferenti.
Alla fine la giunta Gamba fa le sue considerazioni che sintetizza:
Le risposte date dalle famiglie evidenziano che:
-una parte importante delle famiglie (194 famiglie) avrebbe voluto essere coinvolta nelle decisioni rispetto all'assetto orario
-una parte significativa delle famiglie non è d'accordo con la decisione presa dal consiglio d'istituto (171 famiglie)
-le famiglie lamentano l'impossibilità di avere a disposizione più opzioni di scelta oraria (216 famiglie)
-l'atteggiamento della scuola che ha deciso di non coinvolgere le famiglie nuoce all'immagine della stessa scuola (207 famiglie)
-esistono preoccupazioni rispetto alle spese per le attività
integrative e per la ripercussione sul piano di diritto allo studio
(168 famiglie).
Il problema è che i numeri delle risposte rispetto al numero dei
questionari distribuiti è talmente distante che così come le buone
intenzioni non sempre si traducono in altrettante buone azioni appare
evidente la distanza tra il modo imperativo della giunta di governare
un mondo di cui pretende rappresentanza mentre in concreto i numeri la
danno a meno di un terzo anche perché alla fine SOLO 43 famiglie su
250-270 hanno ritenuto o saputo dare consigli in merito. Il che
può essere letto come un disinteresse di massa, come una ignoranza a
altrettanto di massa e come un “me ne frego tanto fate sempre come
volete”. Che non sono bei pensieri.
Inoltre il questionario non aveva un qualche riferimento allo stato
economico della famiglia. Comprendiamo come fosse difficoltoso farsi
dare questa informazione attraverso una questionario NON anonimo ma
pensiamo che proprio il fattore reddito e stato di benessere (o
malessere) famigliare era uno dei punti dirimenti per stabilire il
risultato che da un lato può essere considerato positivo (250-270
risposte su 700 questionari sono numeri medi e quindi con significato)
ma dall'altro lato ha manifestato una FORTE frattura tra i tre soggetti
(genitori scuole comune) che varrebbe la pena di approfondire.
L'immagine che esce da questa “indagine” spannometrica (che
autorità ha o aveva chi l'ha elaborato?) fa emergere un'idea di
famiglia che considera la scuola come uno (s)comodo obbligatorio per i
figli che deve costare il meno possibile ed occupare il maggior tempo
(dei figli) possibile. Che è poi l'immagine “simmetrica” dei mega piani
del diritto allo studio adottati dal comune che si accompagnano alle
altre “offerte” di varia natura, oltre quella puramente sportiva fatta
da persone senza professionalità, in cui si pensa che la quantità
faccia aggio e soddisfazione sui contenuti (del tutto incontrollati: si
parte dal principio che la scuola –come tutto quello che attiene ai
ragazzi- sia fatta da insegnanti bravissimi e preparatissimi).
Ma da questa indagine emerge anche il “modello” di democrazia e
di relazioni tra famiglie scuola comune che la giunta Gamba hanno in
mente, che non è esattamente un modello costituzionalmente corretto dal
momento che il soggetto più responsabile –le famiglie-appaiono come i
protagonisti solo economici dell'insieme mentre dovrebbero essere gli
attori principali.
Proprio lo spirito che vi si legge e lo stesso fatto che il
documento, redatto da un soggetto anche stavolta del tutto anonimo e
quindi di ignota qualificazione- è quello di una concezione autoritaria
verso i due soggetti ( famiglie e scuole ) che dovrebbero stare al
primo posto in tema.
Del resto quando si ha il coraggioso coraggio di scrivere il quesito
n.3, meglio chiudere ogni discorso. Quando si ha il coraggioso coraggio
di scrivere questo documento senza che sia firmato da un soggetto
qualificato e conosciuto, fa apparire questo documento come chi va dal
medico col mal di pancia e dice al dottore: dottore c'ho un cancro.
Ciao stai bene è l'unica risposta sensata.
|
Sgomberi e demolizioni in diretta. Ecco il nuovo format tv del governo gialloverde
Dalle ruspe di Matteo Salvini a quelle di Chiara Appendino e Virginia
Raggi. Che si tratti di rom o Casamonica poco importa, ciò che conta è
che il tutto avvenga live sui social
Sgomberi e demolizioni in diretta. Ecco il nuovo format tv del governo gialloverde
di David Allegranti
Non bastava Danilo Toninelli che in tv su RaiTre gattona davanti a una
classe di marmocchi nel tentativo di mimare il titolo di un film. Men
che meno bastava Giorgia Meloni, che ha un problema enorme di identità
politica, visto che al governo c’è uno - Matteo Salvini - che fa meglio
le cose che vorrebbe realizzare lei, ed è costretta a pubblicare foto
con le forme di formaggio e la scritta “O parmigiano, portami via”.
Il trash dell’Internet offre adesso un nuovo genere: le dirette
Facebook degli abbattimenti dei campi rom. Evidentemente, la
distruzione delle case abusive riporta alla mente epoche in cui -
fanciullina - la gente si divertiva con il Meccano o con il Lego a fare
e disfare. Finora l’abbattimento dei campi rom era appannaggio della
Lega, con Matteo Salvini pronto a vestire l’elmetto giallo per mostrare
ai follower come viene bene giù una casa (versione aggiornata di certe
gare da spogliatoio), come quando ha orgogliosamente mostrato “le ruspe
in azione nel campo Rom di Ospedaletto”, a Pisa, a settembre: “Per ora
smantellati solo i capannoni vuoti, ma si sta già lavorando per far
sgomberare completamente l’accampamento entro pochi mesi”.
Adesso è il turno anche di Chiara Appendino, la sindaca di Torino che
viene costantemente soverchiata dalla sua maggioranza su qualsiasi
argomento ed è finita sotto tutela dei No Tav del M5s torinese, a
partire dal suo vicesindaco, Guido Montanari. Oggi ha annunciato
l’“abbattimento delle baracche abusive nel campo Rom di via Germagnano.
Tra pochi minuti in diretta”.
Dopo gli sgomberi a Roma del centro Baobab e delle case abusive dei
Casamonica - due vicende e storie diverse che possono tenersi insieme
solo nell’immaginario felpastellato - poteva essere da meno la sindaca
di Torino, costretta a specificare che in diretta non sarebbero andati
operai con petti nudi e campi di grano alle spalle ma solo una
conferenza stampa? Resta, comunque sia, il duello fra leghisti e Cinque
stelle su chi è più bravo a demolire. Un tema, come si vede,
trasversale. Lo annota anche il capogruppo della Lega in Comune a
Torino Fabrizio Ricca: “‘Ruspa’ non è più un modo di dire ma una realtà
dei fatti contro gli abusivi. Prima di avere Matteo Salvini come
ministro dell’Interno nulla si muoveva sotto il sole”. Ora la ruspa
piace anche ai Cinque stelle, in quest’eterna rincorsa della politica
italiana all’agenda Salvini.
A Pisa, da mesi, i leghisti pubblicano foto e video di abbattimenti,
tutto molto scenografico perché serve a far presa sull’elettorato che
così non può distrarsi troppo con inezie come lo spread che vola.
“Primi interventi di demolizione alle baracche dei rom al campo nomadi
di Oratoio (Pisa). La pacchia è finita!”, ha scritto su Facebook
Edoardo Ziello, deputato della Lega, pubblicando la foto di una ruspa
in azione contro le mura di cartone di una casa appena abbattuta.
A Cascina idem,l’amministrazio ne leghista guidata da Susanna Ceccardi
ha preparato lo sgombero del campo rom del Nugolaio. Il problema,
spiega l’associazione Articolo 34, che fra le altre cose si occupa di
facilitare l’accesso all’istruzione scolastica dei bambini rom, è che
il campo “esiste da circa 30 anni ed era autorizzato come ‘Area
attrezzata per la residenza per Rom e Sinti’. Attualmente ci vivono 27
adulti e 25 bambini, a cui non vengono date soluzioni alternative. Si
tratterebbe pertanto di uno sgombero forzato, che lascia per strada
persone in uno stato di precarietà peggiore di quello in cui si trovano
e risulterebbe illegale”. L’importante insomma è abbattere, lasciare la
gente per strada, per avere una nuova emergenza e potersene comodamente
lament
|