Rapporto 2017 Federculture: in Italia il 38% degli adulti é totalmente inattivo culturalmente
Quello che avete appena letto nel titolo è una delle tante informazioni
che si possono leggere nel quattordicesimo Rapporto Annuale
Federculture che è stato presentato il 22 ottobre scorso presso la
Camera di Commercio di Milano.
Per quanto si possano intravedere leggeri segnali di inversione di
tendenza, va detto che la partecipazione alla vita culturale del paese
resta molto al di sotto del necessario e delle aspettative che
potrebbero indurre, ad esempio, dai risultati del rapporto tra
cittadini europei e patrimonio redatto Eurobarometro. Infatti per i
cittadini italiani «il patrimonio culturale è importante sia come
individui (84%) sia per il proprio Paese (91%), in linea con quanto
dichiarato dagli altri cittadini europei» (pag. 4). Salvo poi che il
38,8% degli adulti (oltre 25 anni), non entra in un museo, non visita
un sito archeologico, non va ad una mostra e per dirla tutta, al cinema
che è l’espressione più popolare della cultura «non ci è mai andato in
12 mesi (nel 2017, ndr) il 51,6% degli italiani» (pag. 6).
Nella fruizione della cultura, come per buona parte dei consumi di beni
e servizi, all’interno dell’Italia esistono ampie disparità. Qualsiasi
evento o attività culturale prendiamo in considerazione il divario tra
la media italiana e quella del Mezzogiorno. Prendiamo due casi su
tutti: mentre in Italia quasi 49 adulti su cento non hanno letto, in un
anno, un quotidiano, al Sud sono quasi 59; chi non ha letto nemmeno un
libro in un anno sono quasi 59 adulti italiani su cento, al Sud sono
71,4.
L’Italia tutta è ben distante dalla media europea: la spesa in cultura
e ricreazione vale l’8,5% dei consumi delle famiglie in Europa, mentre
nel Bel Paese vale il 6,6%.
I livelli di reddito influiscono sicuramente nella capacità di spesa in
cultura, ma il quadro resta allarmante: nelle regioni del Nord si
impiegano 150 euro del bilancio familiare in spesa culturale, mentre
nel Mezzogiorno sono meno di 95 euro. In Trentino Alto Adige che è la
regione in cui si spende di più in cultura viene impegnato il 6,3%
della spesa della famiglia, dove in Sicilia è solo il 3,4% del budget
destinato alla cultura.
Del resto le erogazioni del c.d. Art Bonus e cioè D.L. 31.5.2014, n. 83
che introdotto un credito d’imposta per le erogazioni liberali in
denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, favorendo il
mecenatismo a favore del patrimonio culturale, mostra divergenze nelle
erogazioni divise per Regioni, passando dai 105 milioni di euro della
Lombardia ai 10 milioni del Lazio ai 228 mila euro della Sicilia.
Va anche detto che le Fondazioni bancarie, nel 2017, hanno diminuito
del 9% gli investimenti in cultura. E sono circa venti milioni di euro
che mancano all’appello.
Qualche luce la si intravede quando si analizza il trend della spesa
per i servizi culturali e ricreativi che, per il quarto anno
consecutivo, registra un aumento arrivando nel suo totale a pesare per
31 miliardi di euro.
Nello stesso documento vi segnaliamo un’indagine commissionata dalla
Federazione sullo status dei musei a partire da compresi i modelli di
business, la capacità di attrarre finanziamenti e la loro evoluzione
nel digitale. Altra sezione è quella del turismo e da questa leggiamo,
per rimanere nel tema della cultura, che «il 2017 ha visto una crescita
anche del turismo culturale, +4%, degli arrivi, che si conferma come il
segmento di maggior peso del settore, sempre in termini di arrivi,
rappresentando il 35,4% del totale del mercato turistico» (11). È il
turismo culturale la principale ragione della crescita della spesa in
questo settore.
È arrivato il momento che dopo il Senato, la Camera approvi la
Convenzione di Faro, la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul
valore dell’eredità culturale per la società presentata nel 2005 nella
città portoghese di Faro. È un testo che pone al centro della vita e
delle comunità la cultura e il suo patrimonio che è un diritto
inalienabile e che, come recita l’articolo 2, è “un insieme di risorse
ereditate dal passato che le popolazioni identificano,
indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed
espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in
continua evoluzione”. Questo stesso patrimonio culturale deve essere
indirizzato alla valorizzazione dei “processi di sviluppo economico,
politico, sociale e culturale e di pianificazione dell’uso del
territorio“.
Questo fa sì che ne derivi una “responsabilità individuale e
collettiva” verso questo patrimonio. Non solo, questo testo che ha del
rivoluzionario afferma che “chiunque da solo o collettivamente ha
diritto di contribuire all’arricchimento del patrimonio culturale”
(art. 5), e tutti i cittadini possono partecipare democraticamente
all’identificazione stessa del patrimonio, alla gestione, alla
conservazione e “alla riflessione e al dibattito pubblico sulle
opportunità e sulle sfide che il patrimonio culturale rappresenta”
(art. 12).
Ciro Ardiglione
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Nessuna novità: a Natale 1999 gli uragani Lothar e Martin colpirono Francia germania e Svizzera peggio dell'Italia nel 2018
Tra il 26 ed il 28 Dicembre del 1999 due tempeste di eccezionale
violenza attraversarono in rapida successione mezza Europa ed in
particolare la Francia, da ovest verso est. La prima venne chiamata
Lothar e la seconda Martin: insieme, causarono 100 morti in tutto il
Paese (la Francia) e danni senza precedenti sia alle vaste foreste che
ricoprono i territori d'Oltralpe che alle città ed ai villaggi che si
trovavano sul loro passaggio. I risarcimenti che le assicurazioni hanno
pagato per i danni subiti a causa di questi veri e propri uragani hanno
toccato una cifra prima d'allora mai raggiunta in Francia per un
disastro naturale, pari a 6 miliardi di euro.
Ma i danni più gravi, veramente incalcolabili, li hanno subiti boschi e
foreste, sia pubbliche che private: ancora oggi (2004) nel Paese sono
evidentissimi i segni del passaggio delle due tempeste e gli esperti
dicono che ci vorranno almeno altri 15 anni perché la situazione torni
alla normalità da questo punto di vista. Basti pensare che gli alberi
abbattuti hanno ricoperto una superficie pari a 146 milioni di metri
cubi, mentre 1 milione di ettari di foreste hanno subito danni ingenti.
Molte le polemiche, perché lo Stato, dopo un interessamento iniziale,
ha poi perso interesse per la questione, facendo venir meno gli aiuti.
Così le foreste francesi sono ancora in convalescenza, anche se molte
organizzazioni a livello nazionale lavorano senza sosta per far tornare
tutto com'era prima. La tecnica più usata è quella del rimboschimento.
Rimane il fatto, però, che lo Stato ha perso per sempre moltissimi
alberi centenari!
Ma analizziamo un attimo la tempistica delle due tempeste che in 48 ore
gettarono l'intera Francia nel caos: Lothar raggiunse la Finistère
(regione dell'ovest del Paese) alle 02:00 am del 26 Dicembre 1999.
Undici ore dopo aveva passato Strasburgo (al confine con la Germania)
con venti fino a 160 km/h.. Il giorno dopo, 27 Dicembre 1999, un
secondo "uragano", Martin colpì un po' più a sud, spostandosi sempre
dall'Atlantico verso il cuore della Nazione. I venti in questo caso
raggiunsero la spaventosa velocità di 240 km/h. Metà dei dipartimenti
francesi fu colpita dal disastro, ma la maggior parte dei danni e delle
perdite venne registrata nella sola Lorena e nell'Acquitania.
Scendendo ulteriormente nel dettaglio vediamo che Lothar ha portato
venti fino a 157.2 km/h a Parigi Orly, a 135.2 a Parigi Aeroporto C. de
Gaulle, a 151.9 km/h a Brigognan, paese nel quale per quattro giorni di
fila, dal 25 al 28 dicembre, le raffiche di vento hanno sempre superato
i 100 km/h. Per ben cinque giorni di fila invece vento oltre i 100 km/h
a Penmarch, con raffica massima il giorno 26 a 140.7 km/h. Le Havre,
Boulogne, Rouen, Rennes, Mulhouse, in tutte queste città il vento ha
spirato con punte massime tra i 120 e i 140 km/h.
Martin ha colpito i giorni 27 e 28 il centro sud della nazione, con
raffiche che hanno spirato fino a 161.1 km/h a Saint Saveur, fino a
159.5 a Cape Ferret, fino a 142.4 a Clermont Ferrand e fino a 140.7 a
Cape Cepet nei pressi di Tolone.
Vento fortissimo anche in Corsica: a Ile Rousse e Bastia le raffiche hanno superato i 150 km/h.
Anche la Svizzera è stata coinvolta dalla tempesta. Se a Zurigo il
vento ha raggiunto i 129.5 km/h, a La Chaux de Fonds tra il 25 ed il 28
si sono registrate le seguenti raffiche di vento (in km/h): 174.1,
201.9, 163, 170.6, con vento medio tra i 70 e gli 80 km/h.
Nel 1999 gli uragani Lothar et Martin causarono 32 morti 7.5 miliardi
di euro di costo per gli assicuratori e i cittadini in generale.
Dieci anni fa, Lothar si abbatté con inaudita violenza sull'Europa
occidentale e centrale. Secondo la guardia forestale Jakob Zaugg,
l'uragano si è rivelato anche un'opportunità per il bosco.
"Gli alberi sradicati venivano scagliati nell'aria come fossero frecce
e ricadevano al suolo a ottanta metri di distanza; prima di allora, non
avevo mai visto nulla di simile", ricorda Jakob Zaugg.
Guardia forestale di lunga data e tagliaboschi indipendente dal 2001,
Zaugg ha partecipato anche come vigile del fuoco ai lavori di sgombero
avviati dopo il passaggio dell'uragano.
Un taglio netto con il passato per la silvicoltura. "Grazie a Lothar,
le specie di alberi eliofile hanno ricevuto una nuova opportunità. In
questo senso, l'uragano ha consentito al bosco di rafforzarsi", spiega
Zaugg. Inoltre, il fitto sottobosco si presta come nascondiglio per gli
animali selvatici nonché come 'dispensa di cibo' per cervi e caprioli.
Lothar, insomma, ha segnato una specie di taglio netto nella politica
silvicolturale. Sebbene ancor prima dell'uragano l'Ufficio federale
dell'ambiente auspicasse una maggiore diffusione del bosco misto, la
maggior parte dei proprietari forestali coltivava quasi esclusivamente
l'abete rosso per una questione di profitti: la specie più gettonata,
infatti, cresce in fretta e fornisce un'elevata percentuale di legno di
alta qualità.
Con l'arrivo di Lothar, la politica di promozione del bosco misto
voluta dalla Confederazione si è imposta nel giro di poche ore. Secondo
Zaugg, "l'uragano ha favorito una mentalità aperta e la disponibilità
delle aziende forestali a collaborare".
In seguito al drastico crollo dei prezzi del legno causato da Lothar e
delle attività di raccolta intensiva di questa materia prima, tali
aziende hanno unito le loro forze dando vita a comunità aziendali.
L'uragano ha altresì contribuito alla tecnologizzazione della
silvicoltura.
Nel bosco si scontrano interessi diversi: protezione della natura,
industria del legno e spazio ricreativo. "È importante che la struttura
del bosco come paesaggio culturale, spazio ricreativo e barriera di
protezione sia mantenuto, anche nelle regioni discoste", prosegue la
guardia forestale. "Inoltre, dato che in futuro a causa del
riscaldamento climatico tempeste e uragani diventeranno sempre più
frequenti, i boschi misti rivestono un ruolo fondamentale”.
I danni causati dagli uragani non mettono a rischio la conservazione a
lungo termine dei boschi. Essi contribuiscono alla rinnovazione dei
boschi e promuovono la diversità delle specie. Questo è dimostrato da
una ricerca dell'UFAFP (Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e
del paesaggio svizzeri) sull'uragano Lothar, che il 26 dicembre 1999
colpì la Svizzera e i Paesi vicini. La tempesta non è stata una
catastrofe né in una prospettiva ecologica, né per l'economia
nazionale. Nonostante i danni causati dall'uragano, il bosco può
continuare a svolgere la sua funzione protettiva su una parte delle
aree colpite e anche le capacità di rigenerazione e rinnovazione si
rivelano buone nella maggior parte dei casi. Affinchè in futuro le
foreste colpite possano resistere meglio alle tempeste, l'UFAFP
raccomanda di promuovere i boschi naturali misti. Gli interventi
successivi al passaggio di un uragano si devono concentrare
innanzitutto sulla funzione protettiva del bosco, in particolare dove
il rischio di danni secondari (soprattutto per infestazioni di
bostrico) è insostenibile oppure i pericoli naturali minacciano
direttamente persone e beni materiali. Da un punto di vista sia
economico che ambientale, risulta inoltre opportuno lasciare in maggior
misura gli alberi abbattuti in foresta, poiché anche gli alberi al
suolo svolgono una funzione protettiva.
In Svizzera l'uragano Lothar causò la morte di 14 persone, mentre
ulteriori 15 vittime furono causate dai lavori di sgombero in bosco.
Complessivamente la tempesta rase al suolo oltre 12.7 milioni di m3di
legname, volume equivalente al triplo delle utilizzazioni medie annue
delle foreste elvetiche. La somma dei danni complessivi in bosco
ammontò a ben 760 milioni di CHF, in buona parte sopportati da
proprietari di bosco privati. Ulteriori danni per 730 milioni di CHF
vennero registrati sul conto di edifici e vie di comunicazione.
Complessivamente i danni provocati in sole due ore dall'uragano Lothar
durante il suo devastante percorso il mattino del giorno di Santo
Stefano del 1999, ammontarono a ca. 1'780 milioni di CHF.
“La casa è presa da una specie di vertigine, visto che all'esterno il
fischio del vento ha lasciato il posto a un ringhio ostinato”. Nel
libro Il giardiniere di Versailles di Alain Baraton (Skira 2015), tutto
ha inizio da un incredibile evento meteorologico “la tempesta del
secolo”, scatenatesi con inaudita violenza sull'Europa centrale e
occidentale tra il 26 e il 28 dicembre 1999. Alain Baraton, direttore
del Gran Parc de Versailles si era svegliato alle quattro del mattino
del 26, perché tra sonno e veglia sentiva vibrare i muri e fischiare il
vento contro le finestre. “L'impressione è quella di stare su un
veliero: tutto si schianta, vacilla, urla e va in pezzi”. Il primo
pensiero di Baraton era stato per la Quercia di Maria Antonietta che
dall'alto dei suoi trecento anni stava certamente soffrendo.
Dall'interno della sua abitazione il giardiniere di Versailles
osservava con sgomento gli alberi che cadevano sbattuti a terra senza
sforzo dal vento isterico. Quando era uscito per una prima ispezione
sommaria, lo spettacolo che si apriva davanti agli occhi di Baraton era
quello di un campo di battaglia. Tutto era sottosopra: “i boschetti di
solito fitti, densi e folti, sono nudi, le cime a terra, e i bossi, a
figure geometriche, sembrano furie selvagge”. Gli alberi di solito così
diritti e ordinati ora si aggrovigliavano e si sovrapponevano in un
caos dolente. Tutte le leggi di cui la natura pareva così prolifica
erano state cancellate, abolite da una rivolta climatica di poche ore
chiamata Lothar, che con la successiva tempesta, Martin, aveva
attraversato la Francia rapidamente, da ovest a est. Il tragico
bilancio sarebbe stato di cento morti in tutto il Paese e un danno di
sei miliardi di euro.
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