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APERTO IL PIU' GRANDE PARCO DI MILANO


“Con il completamento della Biblioteca degli Alberi – dichiara il Sindaco di Milano Giuseppe Sala – la vecchia area delle Varesine lascia definitivamente spazio a Porta Nuova divenuto, grazie ad un progetto ambizioso e vincente, un modello di trasformazione urbanistica a livello internazionale. Qui il centro direzionale si è ingrandito con avveniristici grattacieli che hanno ridisegnato il volto e lo skyline della città. Qui sono state realizzate nuove residenze e il parco, che oggi inauguriamo, è prova di una Milano che diventa sempre più verde. A Porta Nuova è stato fatto tutto all’insegna del bello, coinvolgendo architetti, paesaggisti e designer, italiani e stranieri, di livello mondiale. La Biblioteca degli Alberi, con la sua varietà, sorprenderà i milanesi e li accompagnerà in una esperienza del verde davvero straordinaria, come nelle più belle città del mondo. Succede a Milano e di questo siamo molto orgogliosi”.

“Apre oggi un parco pubblico molto atteso non solo dai residenti di Porta Nuova, che vedono completare l’intervento urbanistico sul quartiere, ma dai tantissimi milanesi che frequentano e amano questa parte nuova di città – dichiara l’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran -. È un parco innovativo, con caratteristiche riconducibili alle aree verdi progettate nel nord Europa  per quanto riguarda la varietà e ricchezza della vegetazione. Biblioteca degli Alberi rappresenterà una novità anche dal punto di vista della gestione, per cui il Comune ha indetto un bando pubblico con l’obiettivo di garantire elevati livello di manutenzione e sicurezza a costo zero per la collettività. È un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato che contiamo di replicare ancora nei prossimi anni, che vedranno la nascita di almeno 20 nuovi parchi in città”.

Manfredi Catella (La faccia di Porta Nuova, il cantierone da 2 miliardi e mezzo di euro destinato a ridisegnare 300 mila metri quadrati nel centro della città, è dunque la sua) ha commentato: “Biblioteca degli Alberi rappresenta il completamento della rigenerazione di uno dei più ampi scali ferroviari trasformati dal dopoguerra ad oggi. Ci sono voluti molti anni dall’avvio – nel 2005 – e il lavoro di decine di migliaia di persone ed aziende, in un impegno comune pubblico e privato. Il parco racchiude in sé valori che devono essere propri dei progetti urbani: sviluppi che portino valore al territorio ricucendone frammenti, che siano espressione della vocazione italiana del saper fare città attraverso architetture di eccellenza, luoghi di socialità e di scambio quotidiani”.

Biblioteca degli Alberi presenta caratteristiche che lo differenziano dagli altri parchi cittadini. L’assenza di recinzioni consente una continuità degli spazi pedonali fra la sede della Regione Lombardia, Piazza della Repubblica e Piazza XXV Aprile e crea in questo modo l’area pedonale più grande di Milano con i suoi 170.000 mq e 5 km di piste ciclabili. Il parco presenta una grande varietà di essenze delicate distribuite in giardini dal design contemporaneo: una biblioteca botanica urbana con uno straordinario patrimonio vegetale composto da 500 alberi, oltre 135.000 piante di 100 specie diverse e 22 foreste circolari, disegni creati non solo dalla vegetazione ma anche dai sentieri arricchiti da frasi botaniche e poetiche che attraversano il parco, creando una scacchiera di stanze verdi.

Il risultato è una distesa di campi irregolari, campi fioriti, prati, piccole piazze e foreste circolari, un labirinto e aree attrezzate con arredi progettati su misura. Un parco caratterizzato da elevata complessità progettuale, per l’innovazione dei materiali e per la flessibilità che caratterizza l’uso degli spazi, pensati per favorire e accogliere molteplici attività. I due elementi, combinati, rendono Biblioteca degli Alberi un caso sperimentale, e un modello innovativo di parco di ultima generazione.

Il primo lotto del parco era stato inaugurato a marzo 2017: un’area verde di 7.500 metri quadrati in via de Castillia intorno alla Fondazione Riccardo Catella e all’Incubatore per l’Arte, con 3 tipologie di alberature, 44 alberi, due campi da bocce, giochi d’acqua e un parco giochi accessibile anche a bambini con disabilità. Il progetto ha previsto in quest’area anche orti didattici (circa 260 mq), che ospitano sempre un programma di laboratori di orticoltura urbana aperti alla cittadinanza gestiti dalla Fondazione Riccardo Catella. Durante le fasi di cantiere, nell’ambito del programma Porta Nuova Smart Community, l’iniziativa MiColtivo nel Parco ha coinvolto oltre 2.700 cittadini nella semina collettiva dei prati, piantumazione delle aiuole fiorite e degli alberi e nel programma culturale do concerti, laboratori negli orti e laboratori creativi.

Il Comune di Milano pochi giorni fa ha aperto un bando per individuare un soggetto privato che si occupi della gestione, manutenzione e sicurezza del parco. In questo modo sarà garantito un elevato standard manutentivo, specifico e adeguato al suo concept, le cui spese gestionali sarebbero superiori al costo medio di gestione delle aree verdi cittadine. Al bando, che sarà aperto fino al 19 novembre, ha partecipato Fondazione Riccardo Catella – diretta da Kelly Russell Catella – insieme a COIMA SGR.

Biblioteca degli Alberi, il polmone verde di Porta Nuova, è da oggi un nuovo spazio pubblico per la città: elemento centrale in tutto lo sviluppo dell’area, anello di congiunzione fra gli spazi pubblici del progetto – come Piazza Gae Aulenti, ormai vera e propria agorà per cittadini e turisti – le infrastrutture, le architetture verticali e orizzontali dei quartieri circostanti. Con la realizzazione del parco è così sostanzialmente ultimata Porta Nuova.

Roberto Arsuffi
https://blog.urbanfile.org
http://www.cow-boys.net/
L'OCCASIONE PERSA DI CURNO


Come leggete qui a sinistra Milano  dispone d’ora in avanti di questo grande parco (semplificando) che nasce all’interno di una mega iniziativa di trasformazione urbanistica che non è stata indolore e che è ancora in corso. Tra dieci anni potremo (non noi: i milanesi e gli italiani in generale) dare un giudizio definitivo. In rete trovate  migliaia di articoli in merito. Non entriamo nel merito del disegno di questo parco (che messo tutto assieme arriva a quasi 19 ettari) ad opera di Petra Blaisse prima di tutto per evidente incompetenza (19 ettari!) ma  soprattutto perché non abbiamo seguito la storia e quindi... Terzo perché noi abbiamo come modello i boschi e il «loro» progetto non é quello dell’»uomo», che a mio avviso deve essere quello di secondare la natura anzichè quello di disegnarla.
Ovviamente siamo contenti che una metropoli abbia al suo interno una zona a verde di 19 ettari ed essendo una città era-è ovvio che «sia disegnata» perlomeno per non smentire l’essenza milanese. Visitando il  parco si resta storditi dalla incommensurabile bruttezza delle architetture che vi stanno attorno, vero e propria fiera del chi ce l’ha più lungo (soprattutto: chi é più «brutto»). Ma sappiamo che ai milanesi piace moltissimo l’esibizionismo condito e presentato con una gran dose di modestia fasulla una sorte di ritrosia, di «scusateci se abbiamo fatto troppo» mentre invece  pensano l’esatto opposto (e stimano che gli altri capiscano un cacchio di quel che fanno «loro»: i milanesi) . Meglio così che dei barbandó come i bergamaschi di città (vedi vendita chiesetta ex Riuniti...) e quelli di Curno. Quelli che a Curno fanno i «verdi» per vendere le loro ville in via Carso di Treviolo. 
I due schemi che vedete qui sopra sono i perimetri delle aree principali della Biblioteca degli Alberi milanese (in blu : Google da una superficie di 83mila mq e quindi ne manca tutta la parte dispersa lungo i viali adiacenti e i relitti che si incastrano  tra i blocchi edificati). Il perimetro blu indica in proporzione l’area del c.d. «Orto Botanico» inserito nel PGT di Curno, comprensivo delle aree vicine) e in questo caso la superficie, seppure inferiore di almeno due ettari) corrisponde al vero coi suoi 12 ettari.
L’area destinata formalmente a «Orto Botanico» nel PGT di Curno venne inserita alla fine degli anni ‘90 nel piano ma quando apparve chiaro che non favoriva nessuno degli interessi immediati degli urbanisti imperanti in paese e nel consiglio comunale il tutto venne abbandonato. L’Orto Botanico di Curno sarebbe nato sulle aree pubbliche del Vivaio Forestale in massima parte (70%) e con l’acquisizione delle aree adiacenti col progetto e la realizzazione, interamente a carico dell’UE di un parco tematico che contenesse tutte le specie botaniche della nostra terra sia quelle destinate all’alimentazione che quelle destinate alla forestazione ed all’arredo della città. L’Orto Botanico sarebbe diventato un istituto di ricerca così come una attrattiva turistica e ricreativa perché -ovvio!- sarebbe stato aperto al pubblico. Si trattava di creare un polo pubblico capace di attrarre migliaia di visitatori e mantenere qualche centinaio di studenti e studiosi che avrebbero contribuito in modo efficace alla rinascita del centro del paese, ormai in gran parte abbandonato. Le idee poi maturano e si sviluppano ascoltando il mondo e in particolare la UE che ci avrebbe messo quasi tutti i soldi. Che i nostri politici non sanno neppure ci sono e non sanno neppure informarsi per acchiapparli.
Curno ha abbandonato la partita (per evidenti contrastanti interessi dei politici al governo del paese) ed eccola ricomparire con una operazione TUTTA a carico dei bergamaschi ad Astino. Astino di proprietà privata è stato sbolognato alla solita MIA (che è di tutti i bergamaschi) con una operazione tipica nella storia patria sia applicata alla MIA che agli Istituti Educativi.  Una porzione della c.d. Valle della Biodiversità di Astino sta su aree di un privato. Sic.
Noi restiamo convinti che  il Comune come la Provincia e la Regione, con un’azione adeguata presso Stato Regione ed UE potevamo portare a casa l’intero investimento e ritrovarci oggi con una struttura scolastica ricreativa ambientale di livello internazionale. Non è stato così. Non per nulla i Curnesi sono soprannominati nella storia dei «farò». Titolo indubbiamente meritato.