AVERE LA FORTUNA DI VIVERE A NORD DEL PO
Nel
rispetto della privatezza dei cittadini e imprese (come insegna la censura
della sindaca Gamba sulle sedute del consiglio comunale) , si racconta il
peccato ma non si dice il peccatore. Che in questo caso –carte alla mano- non è
un peccatore. Nei giorni scorsi a un cittadino arriva una letterina del “settore
economico e finanziario” del Comune di Curno in cui viene seccamente invitato a
“consegnare al Comune di Curno copie degli avvenuti versamenti ai fini IMU e
Tasi, rispettivamente per gli anni 2013,2014,2015,2016,e 2017 e 2014,2015, 2016
e 2017 per le sue proprietà immobiliari site in Curno come da visura catastale.
Ecc. ecc.” Il tutto entro il 12 novembre segue minaccia che “non ricevendo
alcun riscontro si procederà con l’emissione degli atti dovuti”.
Peccato
che quel cittadino abbia venduto oltre
dieci anni or sono tutte le sue
proprietà immobiliari site a Curno, mediante atto notarile registrato all’Agenzia
delle Entrate e siccome il notaio non è un barlafuss vuol dire che da qualche
parte qualcosa non ha funzionato. Per quel che sa il nostro, le stesse
proprietà sono poi state vendute ad un’altra società –qualche anno or sono- sempre
con atto notarile del medesimo notaio con atto registrato anche questo all’AdE.
Tra
le altre cose quel cittadino ha abbandonato quei beni per andare ad abitare
altrove. La società proprietaria di quegli immobili aveva presentato richiesta
di varianti urbanistiche alla pubblicazione della prima variante del PGT e in
campagna elettorale per la Gamba candidata di Vivere Curno, la sindaca Serra aveva
annunciato che c’erano stati dei pour parler con quella società per arrivare
alla conclusione che “quegli immobili sarebbero diventati orti urbani destinati
alle produzioni a km zero”. Come dire: altro che condomini e centri
commerciali!. Peccato che da quel che si vede, adesso quegli immobili siano di nuovo
in vendita e di orti urbani non si veda traccia.
C’è
invece traccia nell’appalto –pochi giorni
or sono- per l’acquisto di sbarramenti di legno vinto da un grossista di
Mapello per la creazione dell’”approdo
al Brembo” che in base a filmati disponibili in rete (VEDI COLLEGAMENTO IN TESTATA)
appare la sindaca Gamba a decantarne bellezze e virtù. Peccato che quel filmato
sia realizzato proprio in casa altrui (cioè sui terreni della società di cui
sopra) e del tutto casualmente sia PROPRIO pochi metri fuori casa della sindaca
Gamba. Insomma la giunta Gamba (nel
filmato) vorrebbe creare una sorta di parco pubblico in casa altrui senza
pagare gli immobili da occupare e “del tutto casualmente” su una sponda del
fiume lunga oltre un chilometro “proprio” fuori casa della sindaca. C’ha già
provato organizzando qualche volta delle scampagnate pubbliche.
Parimenti
il cittadino che ha ricevuto la letterina del “settore economico e finanziario”
del Comune di Curno in cui viene seccamente invitato a “consegnare al Comune di
Curno copie degli avvenuti versamenti ai fini IMU e Tasi delle sue proprietà
immobiliari chiese qualche anno or sono l’edificabilità di una casetta su un
terreno di sua proprietà (quindi oltre dieci anni or sono) e la risposta fu
negativa per via del Parco del Brembo (che tuttora esiste solo sulla carta).
Del tutto casualmente la casa della “famiglia allargata” della sindaca Gamba –che
come detto sta a pochi metri dalla zona del c.d. “approdo” voluto dalla stessa
sindaca e dalla sua maggioranza- è stata ampliata pochi anni or sono (meno di
dieci). Il fatto è che la casa della “famiglia allargata” della sindaca sta a
distanza MINORE dall’alveo del fiume rispetto a quella del lotto cui è stata
negata l’edificazione. Strani modi di concepire i parchi.
Intanto
che commercialisti e fiscalisti stanno trattando la “letterina del “settore
economico e finanziario” del Comune di Curno in cui viene seccamente invitato a
“consegnare al Comune di Curno copie degli avvenuti versamenti ai fini IMU e
Tasi” che pare ammontino a poche migliaia di euro nelle settimane scorse il Comune ha pagato i 630mila euro per
la condanna subita a seguito di una sentenza in danno di due cittadini cui il
Comune invase le proprietà per fabbricare la via Fermi. In sintesi: il
comune con delibera consigliare autorizzò
la costruzione della via Fermi senza essere proprietario di tutti i terreni su
cui doveva essere fatta la strada. Votarono a favore di quella delibera consiglieri
della DC, tutto il PSI e metà del PCI. Chi non volle votarla non si presentò
nemmeno alla seduta consigliare.
La
giunta Gamba ed anche la minoranza consigliare INVECE di attivare subito –fin da
un’ora dopo la notifica ricevuta della sentenza di condanna- l’azione legale
per farsi rimborsare da quei consiglieri che votarono la famigerata delibera
assieme al segretario comunale ed al tecnico che istruì la pratica, tuttora non
ha mosso un dito e la ragione è evidente: l’attuale consiglio comunale è l’erede
politico di quei tre partiti che votarono la delibera costata 630mila euro di
danno al Comune. Gli sponsor politici di Vivere Curno sono quelli che
dovrebbero rimborsare il Comune dei 630mila euro pagati come condanna.
Ecco:
Curno oltre ad essere un paese bello da vivere è anche questo. La Kasta si
difende anche a Curno e mazzuola i cittadini. La sindaca Gamba e il suo gruppo
di disperati, che nel 2018 non riusciranno a combinare nulla per via di quei
630mila euro scippati dalla sentenza, anziché diventare ragionevoli chiedendo
la restituzione della MAXI somma ai responsabili del disastro finanziario,
hanno preso una iniziativa sbrigativa immaginando di ricattare in un certo qual
modo mentre con qualcun altro. «Questo maggioranza crede
in quello che fa. E chi crede in quello che fa è nella ragione e non ha nulla
da temere” ragiona la Gamba: sillogismo inattaccabile, non c’è che dire. Noi
crediamo in quello che facciamo. Chi crede in quello che fa ha ragione. Quindi tutti gli altri hanno torto.
Non
è detto che adesso qualche cittadino prenda l’iniziativa di esercitare l’azione
sostitutiva del consiglio e della giunta per la mancata difesa degli interessi
del Comune contro chi, votando quella delibera, ha inflitto tale danno ai
cittadini.
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Lettera a Bruxelles, opportunismo come strategia
Con la missiva il governo sembra accettare di giocare secondo le regole
Ue. In realtà Salvini e Di Maio puntano solo a tenere lo scontro fino
alle Europee)
A leggerla tutta d'un fiato può sembrare addirittura una battuta
d'arresto nella lotta frontale con Bruxelles. In realtà, osservandola
in controluce, la lettera con cui il ministro dell'Economia, Giovanni
Tria, ha risposto alle critiche della Commissione Ue sulla manovra non
è più né meno di un atto di banale opportunismo politico. Con la
missiva, infatti, il governo non fa altro che cercare di prendere tempo
e puntare tutte le sue fiche sulle elezioni europee del prossimo
maggio. Sette mesi di campagna elettorale contro gli "euroburocrati"
che affamano il popolo, nella speranza che quando la realtà dei dati
economici l'anno prossimo verrà a bussare alla porta (leggasi crescita
insufficiente per sostenere reddito di cittadinanza e quota 100 per le
pensioni) gli equilibri nel parlamento europeo saranno ormai spostati a
favore delle forze populiste-sovraniste. E quindi al tavolo di palazzo
Berlaymont si potrà trattare con una diversa forza contrattuale.
La lettera, dicevamo. Ci sono alcuni passaggi che tradiscono una certa
deferenza nei confronti delle istituzioni comunitarie, sia nei toni che
nella sostanza. Prima di tutto, si riconoscono le regole europee e non
le si rigetta, come tante dichiarazioni roboanti di Salvini e Di Maio
hanno lasciato supporre anche nel recente passato. Insomma, sembra che
il governo italiano accetti di giocare nel campo da gioco di Bruxelles,
non ne chieda un nuovo perimetro né un nuovo regolamento. "Il governo
italiano è cosciente di aver scelto un'impostazione della politica di
bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di stabilità e
di crescita. [...] Il governo prevede di discostarsi dal sentiero di
aggiustamento strutturale nel 2019 ma non intende espandere
ulteriormente il deficit strutturale nel biennio successivo e si
impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l'obiettivo di medio
termine a partire dal 2022. Qualora il pil dovesse ritornare a livello
pre-crisi prima del previsto, il governo intende anticipare il percorso
di rientro". E infine: "Qualora i rapporti debito/pil e deficit/pil non
dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il governo si
impegna a intervenire adottando le necessarie misure affinché gli
obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati". In altri termini,
l'Italia promette all'Europa che lo scostamento senza precedenti nei
saldi dei conti pubblici - come lo ha definito la Commissione Ue nella
lettera inviata a Roma giovedì scorso - varrà solo per quest'anno e se
le previsioni si rivelassero fallaci, allora ci sarà l'anno prossimo
una correzione di rotta. Come? "Tagliando la spesa pubblica", assicura
il premier Conte.
Messa così, la lettera scritta da Tria, rivista da Conte e vidimata dai
due vicepremier Di Maio e Salvini, può davvero sembrare un tentativo di
dialogo, visto che per di più si chiude con un enfatico "il posto
dell'Italia è in Europa e nell'area Euro". Tuttavia, si tratta di un
modo come un altro per prendere tempo, cercare di diluire lo scontro
per il timore di una reazione smodata dei mercati, poter fare campagna
elettorale contro le élite europee e, in fin dei conti, cercare di
sfangarla fino alle elezioni. Nella convinzione che dopo maggio a
Bruxelles partirà una nuova era. Come facciamo a dirlo? Semplicemente
facendo un ragionamento sui tempi. Domani, o al massimo in settimana,
arriverà la risposta finale di Bruxelles e, al netto di clamorose
sorprese, sarà negativa: la manovra verrà bocciata. A quel punto
l'Italia avrà tre settimane di tempo per correggerla ma - sempre a meno
di cambi di rotta dell'ultimo minuto - dovrebbe tenere il punto. Cosa
succede col muro contro muro? A Bruxelles non resterà che avviare la
procedura d'infrazione, presumibilmente a inizio 2019, proprio nel
momento giusto per permettere sia all'Europa che all'Italia di fare
propaganda elettorale. Salvini e Di Maio ovviamente disegneranno lo
scenario per loro congeniale ovvero racconteranno la matrigna e arcigna
Commissione Ue che vuol togliere ai poveri e ai disoccupati il reddito
di cittadinanza nonché ai lavoratori il diritto di andare in pensione
prima degli angusti paletti della Fornero. La Germania e i paesi del
Nord dal canto loro potranno fare campagna proponendosi come argine al
populismo, che rischia di far pagare a tutti gli europei i debiti fatti
in passato e in futuro dagli stati-cicala, Italia in primis.
E la promessa di Conte e Tria di correggere la manovra se la crescita
non andrà come previsto? Se mai ci sarà una manovra correttiva, questa
avverrà solamente dopo l'estate, nella migliore delle ipotesi a
settembre. E quindi, ancora una volta, dopo le Europee. Presumibile
infatti che il governo vorrà aspettare l'andamento dell'economia per
almeno i primi due trimestri prima di rivedere al ribasso le stime
contenute nel Def. Siccome l'Istat diffonde le stime preliminari del
secondo trimestre a fine luglio e il dato definitivo a fine agosto,
ecco che si arriva come niente fosse a settembre. Quindi, come si vede,
l'obiettivo del SalviMaio è tenere duro fino alle elezioni, poi si
vedrà. Con un'unica grande incognita: il comportamento dei mercati.
Solo uno spread impazzito, con tutto quello che può conseguire per i
conti pubblici e soprattutto per il sistema bancario italiano, potrebbe
far saltare questa strategia dell'opportunismo. Non è un caso che sia
Di Maio che Salvini durante la mini-crisi sul condono fossero più
preoccupati dal differenziale Btp-Bund che dagli strali in arrivo da
Bruxelles.
Gianni del Vecchio
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