MA ILPD BERGAMASCO DOVE
CREDE DI ANDARE FACENDO QUESTI CASINI?
Per capire di «cosa» stiamo parlando basta pensare a questi numeri. La
«Fondazione MIA - Congregazione Misericordia Maggiore Bergamo
possiede beni per circa 125 milioni di euro. Gli Istituti Educativi
possiedono ben per 120 milioni di euro ed una dozzina di milioni in
titoli di stato ed azionari.
La Fondazione MIA è retta da un Consiglio di Amministrazione composto
da 9 membri, compreso il Presidente ed il Vice-Presidente, prescelti
tra le persone operanti prevalentemente nella città e nella provincia
di Bergamo, che siano di riconosciuta rettitudine e idonei
all'elettorato passivo e possibilmente espressione di realtà operanti
nell'ambito dell’associazionismo e volontariato di ispirazione
cattolica. I Consiglieri vengono nominati dal Sindaco di Bergamo e tra
essi vi sarà un Presbitero su indicazione del Vescovo di Bergamo.
Il Presidente della Fondazione e i Consiglieri di cui della fondazione
Istituti Educativi sono nominati dal Presidente della Provincia
di Bergamo.
La quantità e la qualità dei beni posseduti da queste due fondazioni e
il fatto che siano sostanzialmente controllate dalla politica e dalla
chiesa, ne fanno obiettivi appetiti. Non occorrono altre spiegazioni.
Veniamo alle ultime fasi.
E’ una questione di stile prima ancora che di opportunità politica o di
etica (semmai ce ne sia nella politica). Francamente non si comprende
(o l’esatto contrario) a che gioco stiano giocando quel gruppo di
piddini ed apparentati che vanno dal segretario provinciale Gabriele
Riva da Casirate passando per lo scadente (in quanto in scadenza di
mandato) presidente della provincia Matteo Rossi da Bonate Sopra ma
adesso di Mapello autonominatosi nel CdA degli Istituti Educativi
assieme al Gabriele Riva qui sopra e il suo amicissimo Luigi
Sorzi da Terno d’Isola pure lui nominato dal Matteo Rossi nel CdA degli
Istituti Educativi. Luigi Sorzi -adesso presidente degli Istituti
Educativi- è un alto dirigente dell’ENGIM ente di formazione
professionale accreditato dalla regione Lombardia con tre sedi in
bergamasca (Brembate Sopra e Valbrembo). L’ENGIM è una
Associazione senza fine di lucro che appartiene alla Congregazione di
San Giuseppe Giuseppini del Murialdo. Sia Sorzi che Riva appartengono a
quel mondo mezzo incollato alla politica e fanno un lavoro che senza la
politica non ci sarebbe.
Per capire l’importanza dell’ente «Istituti Educativi» va detto che
sono gli eredi di una storia di enti caritatevoli votati al sostegno e
all’educazione di bambini e giovani in difficoltà, orfani per lo più.
Questo si traduce in un esteso patrimonio immobiliare, costituito da
lasciti più o meno antichi. Complessivamente, al 31 dicembre 2017 il
bilancio della Fondazione calcola un patrimonio netto di quasi 124
milioni di euro. Al netto degli ammortamenti (oltre 10 milioni), si
tratta di oltre 120 milioni in terreni e fabbricati (più 3,5 milioni di
altre immobilizzazioni materiali, cioè opere d’arte) e 11,3 milioni in
titoli di Stato, azioni, obbligazioni.
Nel dettaglio, il patrimonio immobiliare è costituito da molti terreni.
Solo per citare i comuni in cui i valori sono più alti: Treviglio (30
milioni), Calcinate (7,2 milioni), Bagnatica (4 milioni), Treviolo (3,5
milioni). Poi ci sono i fabbricati. Il valore più alto si ritrova a
Bergamo (45,5 milioni), dove la Fondazione possiede, tra le altre cose,
la sede di passaggio Canonici Lateranensi, l’ex Hotel Commercio di via
Tasso (nella stessa via altri immobili), la sede dell’Imiberg (è caso?)
un in via Santa Lucia. Molti gli edifici anche a Treviglio (valore
complessivo quasi 22 milioni), tra cui il plesso scolastico di Castel
Cerreto, il Collegio degli Angeli e diverse cascine (Battaglie, Pelesa).
Al di la dei motivatissimi starnazzamenti del Belotti leghista e del
Violi pentastellato che si stanno stracciando la camicia per i
casini messi in piedi dal trio Riva Rossi (non quello dei trenini: i
due nomi sono separati) Sorzi si aggiunge il «piccolo» particolare che
il Sorzi è stato candidato 2018 in una lista c.d. «civica» a Mapello in
contrapposizione con una lista di centrodestra forzaleghista e di
un’altra lista civica pro-piddina e sono risultate alla fine sconfitte
dal centrodestra. Indubbiamente non si può dire che Mapello sia
l’ombelico del mondo (politico) ma varrebbe la pena che il PD smettesse
questo (mal)costume non solo di tenere il piede in due tre quattro
scarpe (a Mapello il PD governava con centrodestra forza leghista...)
ma anche di procedere manu militari formalmente perfetta
all’occupazione di potere in una provincia dove conta quel poco che
conta ed è spessissimo camuffato dietro liste c.d. civiche. Come anche
a Curno.
La questione è quando in una provincia ci sono due enti come la MIA e
gli Istituti Educativi che hanno le medesime finalità e risultano
essere i due maggiori proprietari immobiliari della provincia oltre al
resto della ricchezza e il governo di questi due enti è in mano alla
politica, di questi tempi a chiunque corre del ghiaccio per la
schiena
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VIADOTTO MORANDI
UN CROLLO TRA STRACCIONI PRIVATI E STRACCIONI DI STATO
Se venisse confermata la notizia odierna il crollo della pila 9 del
viadotto Morandi e dei due impalcati adiacenti sarebbe stato originato
da una costruzione iniziale non proprio perfetta e dalla mancata
realizzazione su tutte le tre pile 9,10,11 le modifiche attuate sulla
pila 11 (nel 1992-1994) per sostituire l’azione di sostegno degli
stralli iniziali con quelle di nuovi cavi posti attorno ai vecchi
stralli inscatolati nel calcestruzzo. Un pezzo di strallo — della pila
9, quella crollata e che il 14 agosto scorso ha fatto 43 morti —
esposto a sud e al salino del mare, si presenta con un elevato grado di
corrosione. Le criticità sono visibili ad occhio nudo, sopratutto
perché il moncone è rimasto integro, il cemento che avvolgeva i tiranti
non si è sbriciolato, ma presenta una fessura datata, dalla quale
sarebbe penetrata acqua piovana. È nelle medesime condizioni di 5 mesi
fa, quando secondo i report di Autostrade fu fatto da parte di Spea
(società delegata al monitoraggio della rete autostradale) l’ultimo
controllo trimestrale, visivo, e fu scritto che “la struttura non
presenta criticità”. È l’unico spezzone di grande interesse probatorio,
il solo che può essere esaminato, perché il resto degli stralli è
andato distrutto, quindi poco utile al rilevamento delle prove. C’è di
più: “Dimostra che, se i controlli fossero stati fatti con scrupolo e
le dovute attenzioni, non sarebbe stato possibile non vedere le
anomalie”, dicono a Palazzo di Giustizia. Questa parte di strallo il
gip Angela Nutini in corso di incidente probatorio ne ha disposto il
trasferimento in un centro specializzato di Zurigo per analizzarlo
scrupolosamente. Svizzero è infatti uno dei tre consulenti nominati dal
giudice: Bernhard Elsenser, professore del Politecnico Federale di
Zurigo e di Cagliari, esperto in metallurgia. Gli altri due sono:
Giampaolo Rosati, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni del
Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di
Milano; Massimo Los, professore ordinario di Costruzioni di Strade,
Ferrovie e Aeroporti del Dipartimento di Ingegneria Civile e
Industriale dell’università di Pisa.
Secondo l’accertamento svolto nell’incidente probatorio, il tirante si
sarebbe strappato alla sommità del sostegno provocando il collasso del
ponte. All’interno è stato scoperto «un avanzato stato di corrosione»
dei cavi in base alla relazione per i pubblici ministeri Walter Cotugno
e Massimo Terrile.
Breve spiegazione. Ogni strallo era formato da trefoli di acciaio
annegati dentro tubi metallo e tenuti fermi e solidali previa colatura
dentro i tubi di boiacca di cemento (la boiacca è solo cemento misto ad
acqua). Già il progettista e direttore dei lavori all’origine, l’ing.
Morandi aveva rilevato in una sua ispezione nel 1990 lo stato di
degrado dei trefoli dentro gli stralli soprattutto per ragioni di
inquinamento.
I lavori di consolidamento applicati nel 1992-1994 agli stralli della
pila 11 consistettero appunto nell’applicare all’esterno degli stralli
esistenti due nuovi gruppi di trefoli composta da 12+12 trefoli,
esposti e protetti con materiali nuovi. Aggiungiamo che i trefoli
vecchi come quelli nuovi andavano da una parte all’altra della pila in
maniera che i pesi sul ponte ne bilanciassero il carico.
Nei lavori del 1992-1994 venne rifatta anche la sella di passaggio dei
24 trefoli esterni in testa alla pila 11, creandone una apposita in
metallo (all’inizio erano semplicemente annegati nel calcestruzzo).
Dalle notizie odierne si sarebbe rotto uno o più trefoli annegati nel
calcestruzzo per via del degrado ambientale e si sarebbero rotti
al vertice della pila.
Se fossero confermate le notizie trapelate finora sarebbe verificato
che (1) la movimentazione dei materiali -come da più parti previsto-
avrebbe sostanzialmente cancellato molte delle prove che avrebbero reso
il tragico evento meglio leggibile e spiegabile e (2) che i lavori
effettuati dall’ANAS fin dal 1992-1994 alla pila 11 dovevano
immediatamente essere replicati anche alle due pile gemelle 10 e 9.
Conclusioni: «l’affare s’ingrossa» e non è una battuta irriverente verso i 43 morti.
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