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Jules Scalbert, Verso l'autunno ai bordi della Marna, 1883.









Di cosa parliamo in questa pagina.
Primarie Pd, Minniti in campo . «Non sarò il candidato di Renzi»
Non scioglie la riserva ma prepara la corsa ( e un libro).
Sanchez con Martina al Forum dem.
«Sto veramente riflettendo. Vediamo nei prossimi giorni » . Chi conosce Marco Minniti, giura che le parole che ha rilasciato ieri all'Ansa riflettono un travaglio sincero. Ma la sua corsa alla segretaria è ormai più che una semplice tentazione. Manca solo l'ufficialità e una decisione sui tempi dell'annuncio. Le condizioni poste sono chiare e la prima di queste è stata ribadita a chiun que gli abbia parlato in queste ore: "Non sarà il candidato di Renzi o della sua corrente". (...)
Effetto rottamazione: il comunista Zingaretti contro il comunista Minniti
Due candidati in tono minore concorrono per un partito, il Pd, che vorrebbe essere il più lontano possibile dal Pci. Ma la loro battaglia potrebbe chiudere l'era di Renzi.
In campo per le primarie del Pd ci sarà anche Marco Minniti (se vincerà la sua ostinata ricerca di evitare battaglie che si concludono con un voto sulla sua persona). Lo candidato 13 sindaci e si dice che dietro questo schieramento di maggiorenti vi sia Matteo Renzi che così abbandona al suo destino il povero Matteo Richetti che si era candidato qualche giorno fa. Nel pieno delle polemiche sui suoi provvedimenti anti-immigrazione , Massimo D’Alema, che Minniti lo conosce bene e se lo è, in un certo senso, inventato, mi disse indulgente: «Lui non è un politico, è un tecnico». Resta il fatto che ora è in campo a contendere lo scettro a Nicola Zingaretti.(...)
Finalmente spesseremo le reni all'Unione Europea!
Marco Minniti da Reggio Calabria, classe 1956 e Nicola Zingaretti da Roma, classe 1965. Due terroni in corsa per diventare segretari del PD i cui elettori, dati scontatamente come politicamente corretti, non baderanno alle origini dei due. Non si può dare del terrone a un politico altrimenti ti condannano a 18 mesi di carcere e quindi  a settanta anni devi chiedere di essere affidato ai servizi sociali. Per esempio a redimere la Minetti. Battute scorrette (scorreTTe) a parte l'immenso gregge piddino ha già ricevuto il messaggio. Dal parallelo di Roma in su non si toccano bocce ne pallino. Solo l'ombrello di Altan.

Due candidati e l'Italia in standby perché nessuno riesce a immaginare come evolverà l'azione del governo da qui ai prossimi sei otto mesi. Gli italiani hanno finalmente trovato due condottieri che li porteranno a contare (un ca**o), che non li faranno più sentire fratelli  un po' fessi di quest'Europa non si comprende più se matrona o matrigna o soltanto cretina. Vedi l'ultima trovata sui nomi dei carburanti: una decisione fondamentale per il suo (dell'Ue) futuro.
Finalmente gli Italiani (stavolta con l'iniziale maiuscola) avranno il proprio posto al sole a godersi il reddito di cittadina e la pensione di cittadinanza.


L'Eco non si accorto che é taroccata?

Uno zoccolo e una scarpa. Mura dei palazzi di ceppo di Brembate e pavimentazione di porfido?.
Indubbiamente "leziose" le due cabine in vetro a protezione delle uscite di sicurezza del Diurno.
Sicuro che diventeranno un cesso di scritte e affissioni abusive.
Non si poteva lasciare tutto aperto col solo parapetto in ceppo?
Poi come risolvono il dislivello tra il palazzo di giustizia e il quadriportico che nel rendering è... piano?
Già l'insieme della c.d. Zona Fiera vecchia ha tutto l'aspetto di un cimitero monumentale.
Così le danno il colpo finale.


































Primarie Pd, Minniti in campo
«Non sarò il candidato di Renzi»
Non scioglie la riserva ma prepara la corsa ( e un libro).
Sanchez con Martina al Forum dem.



«Sto veramente riflettendo. Vediamo nei prossimi giorni » . Chi conosce Marco Minniti, giura che le parole che ha rilasciato ieri all'Ansa riflettono un travaglio sincero. Ma la sua corsa alla segretaria è ormai più che una semplice tentazione. Manca solo l'ufficialità e una decisione sui tempi dell'annuncio. Le condizioni poste sono chiare e la prima di queste è stata ribadita a chiun que gli abbia parlato in queste ore: "Non sarà il candidato di Renzi o della sua corrente".
Questo è un punto chiave. L'ex ministro non vuole l'etichetta renziana. Non è solo una questione di orgoglio e storia personale, ma anche di chance di vittoria e di possibilità di allargare il consenso intorno alla sua candidatura ben oltre la "chiamata" che gli arriva da tredici sindaci di area ( tra questi Dario Nardella di Firenze, Giorgio Gori di Bergamo, Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria). Non sarà facile tenere insieme l'una e l'altra cosa. Il ruolo di Renzi nella costruzione della candidatura è un dato di fatto. Di certo il mondo renziano si è già spaccato.
Il 6 novembre Minniti presenterà alla Camera una sorta di manifesto politico. È il libro che ha scritto per Rizzoli dopo la sua esperienza al Viminale. Il titolo dice molto: «Sicurezza è libertà». Dice, tra l'altro, che c'è tutta un'area del Pd che non è pronta a sostenere l'ex ministro. Anche tra gli stessi renziani. Non lo farà Matteo Orfini, cheall'atteggia
mento del governo Gentiloni sull'immi- grazione imputa molti dei punti persi dal Pd. Non lo farà Graziano Delrio, che con Minniti si è scontrato — sulla questione dei porti e delle navi delle Ong nel Mediterraneo — più di una volta. Segnando una frattura profonda, che è quella che poi corre lungo tutto il corpo martoriato del partito democratico.
Secondo alcuni, l'ex capo del Viminale potrebbe perfino sciogliere la riserva domani, nel giorno della "Piazza Grande" di Zingaretti, per oscurarne il lancio. Ma non è detto che i tempi siano già così maturi. Certo, per non essere considerato come il « candidato renziano » , Minniti non potrà annunciare la sua discesa in campo il prossimo week end, alla Leopolda da cui Renzi intende ricominciare a tirare le fila del partito in vista del congresso. Che si chiuderà, su questo il segretario reggente Maurizio Martina non sembra voler fare passi indietro, con le primarie previste per la prima domenica di febbraio.
Con l'area di Orfini che potrebbe esprimere una sua candidatura, Catiuscia Marini, Chiara Gribaudo o la giovanissima Giuditta Pini, e le corse un po' solitarie di Matteo Richetti, Francesco Boccia, e del laburista Cesare Damiano (per non dire del giovane rottamatore Dario Corallo), il quadro è abbastanza completo. E induce Martina a restare in disparte, senza probabilmente appoggiare nessuna delle mozioni, almeno per ora. Così come in disparte rimane Carlo Calenda: «Va costruito qualcosa che vada ben oltre il Pd — ha detto a Otto e mezzo — se si farà il Fronte repubblicano, mi candiderò. Se si farà il Pd con le diverse correnti, non mi interessa ».
Tutti, però, si ritroveranno a Milano il 27 e 28 ottobre al Forum che Martina e Tommaso Nannicini stanno organizzando come una sorta di avvio condiviso della battaglia di idee del congresso. Ci saranno, tra gli altri, il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, Walter Veltroni, Massimo Cacciari, il commissario europeo Frans Timmermans. E sessioni di lavoro fatte di domande. Le prime due dicono già molto: " Serve ancora la politica o basta la Rete?". E poi: " Immigrazione: inseguire o governare?".
Effetto rottamazione: il comunista Zingaretti contro il comunista Minniti
Due candidati in tono minore concorrono per un partito, il Pd, che vorrebbe essere il più lontano possibile dal Pci. Ma la loro battaglia potrebbe chiudere l'era di Renzi.


In campo per le primarie del Pd ci sarà anche Marco Minniti (se vincerà la sua ostinata ricerca di evitare battaglie che si concludono con un voto sulla sua persona). Lo candidato 13 sindaci e si dice che dietro questo schieramento di maggiorenti vi sia Matteo Renzi che così abbandona al suo destino il povero Matteo Richetti che si era candidato qualche giorno fa. Nel pieno delle polemiche sui suoi provvedimenti anti-immigrazione , Massimo D’Alema, che Minniti lo conosce bene e se lo è, in un certo senso, inventato, mi disse indulgente: «Lui non è un politico, è un tecnico». Resta il fatto che ora è in campo a contendere lo scettro a Nicola Zingaretti.
Pd, Dika: i delusi da governo non torneranno in automatico da noi
LO STRANO DESTINO DELLE INUTILI PRIMARIE DEL PD
Strano destino di queste primarie inutili che ci fanno vedere, dopo prediche rottamatrici, duecomunisti doc concorrere per un partito che vorrebbe essere il più lontano possibile dal Pci. Dei due Minniti è il più comunista. È quello che ha scalato la nomenklatura arrivando più in alto, che fu a un passo dal diventare segretario dei Ds quando D’Alema andò al governo, che rappresentò negli anni del Pci l’area di governo del gruppo centrista di D’Alema. Poi anche lui ha messo la falce e martello in cantina, non ho letto alcun proclama del tipo «non sono mai stato comunista», ma gli piace assai questa fama di liberal che soprattutto gli viene dopo l’esperienza agli Interni. Fu molto criticato, anche da me, ma non condivido l’opinione che lui abbia aperto la strada a Matteo Salvini. La ferocia di Salvini è incomparabile con il securitarismo di Minniti.

Chi sia oggi questo Marco che abbiamo visto sempre al fianco di Massimo come tanti altri, poi scappati di casa? È probabilmente uno che vuole portare il Pd nell’area macroniana ma con le stimmate di sinistra. Sa stare in tivù, parla in modo preciso con parole nette, ma ha quei silenzi orribili fra una frase e un’altra che accettavamo solo in Bettino Craxi vero gigante della parola non detta che riempiva lo spazio televisivo. Di fronte a Zingaretti, Minniti si comporterà come un fratello maggiore che ne ha viste tante, dal povero Ocalan alla guerra alla Serbia fino ai migranti, e che considera Zingaretti – come sempre accade quando si parla di lui, cioè del presidente del Lazio – come uno bravo ma non ancora pronto.

CANDIDATI FREDDI E PRIVI DI CARISMA
Renzi in questa manovra si presenta per quello che è: un giocoliere della politica. Lui ha sempre in testa che questa straordinaria attività umana sia uno spettacolo da imbastire senza soggetto, viene come viene. Oggi viene con Minniti. Domani chissà. Se lo scontro Minniti-Zingaretti servirà ad archiviare Renzi sarà una bella cosa. È difficile che saldi grandi masse di elettori. Sono due candidati freddi, con biografie coincidenti, scelte attuali diverse, privi di carisma. Era altra cosa lo scontro Veltroni-D’Alema e persino Bersani-Renzi. Tutto sarà in tono minore. L’Italia è tutta ormai in tono minore. «Nocera è inferiore perché ha dato in natali a gente come voi», esclama incazzatissimo il professor Palumbo, interpretato da Stefano Satta Flores in C’eravamo tanto amati del grande Ettore Scola. In questa esplosione di rabbia c’era la previsione dell’Italia di oggi.

Peppino Caldarola

FINALMENTE SPEZZEREMO LE RENI ALL'UNIONE EUROPEA!







Marco Minniti da Reggio Calabria, classe 1956 e Nicola Zingaretti da Roma, classe 1965. Due terroni in corsa per diventare segretari del PD i cui elettori, dati scontatamente come politicamente corretti, non baderanno alle origini dei due. Non si può dare del terrone a un politico altrimenti ti condannano a 18 mesi di carcere e quindi  a settanta anni devi chiedere di essere affidato ai servizi sociali. Per esempio a redimere la Minetti. Battute scorrette (scorreTTe) a parte l'immenso gregge piddino ha già ricevuto il messaggio. Dal parallelo di Roma in su non si toccano bocce ne pallino. Solo l'ombrello di Altan.

Due candidati e l'Italia in standby perché nessuno riesce a immaginare come evolverà l'azione del governo da qui ai prossimi sei otto mesi. Gli italiani hanno finalmente trovato due condottieri che li porteranno a contare (un ca**o), che non li faranno più sentire fratelli  un po' fessi di quest'Europa non si comprende più se matrona o matrigna o soltanto cretina. Vedi l'ultima trovata sui nomi dei carburanti: una decisione fondamentale per il suo (dell'Ue) futuro.
Finalmente gli Italiani (stavolta con l'iniziale maiuscola) avranno il proprio posto al sole a godersi il reddito di cittadina e la pensione di cittadinanza.
Intanto i soliti milanesi 'ste rompico**ni si interrogano sul caos che verrà fuori l'anno prossimo. Tutti gli assessorati coinvolti a vario titolo nelle politiche di assistenza ai cittadini più fragili stanno studiando l'impatto del nuovo strumento di inclusione sociale. Quei 780 euro saranno considerati alla stregua di un reddito e, quindi, incideranno sul diritto a vedersi riconoscere alcuni contributi? Una risposta netta e univoca non esiste ancora: attualmente esistono situazioni in cui le misure — per esempio l'assegno di accompagnamento — risultano addirittura tassabili e altre in cui non lo sono. Ma in un sistema complesso, e che muove un paio di miliardi all'anno(in Lombardia) , il tema dell'incrocio tra le differenti misure di welfare è già di attualità. Anche se ancora in fase di sviluppo esiste uno strumento che si chiama Cartella sociale informatizzata.
In pratica si tratterebbe di un dossier digitale sui servizi, i contributi e i benefici che ciascun cittadini riceve da tutti i soggetti del sistema pubblico: comuni, sistema sanitario o altri enti. In teoria dovrebbe raccoglierli proprio tutti, ma al momento non è così. Per ragioni di privacy, ma non solo, alcune fonti di dati importanti — per esempio l'Inps — non sono ancora integrate. «Ma ci stiamo lavorando — assicura l'assessore Stefano Bolognini — perché oltre all'aspetto del controllo nelle erogazioni, la Cartella sociale agevola la presa in carico delle persone e della situazioni. Più trasparenza e più precisione nelle informazioni per lavorare meglio». E in attesa che il Reddito di cittadinanza diventi realtà, la rete di protezione sociale contempla il Reddito di inclusione (Rei), varato dal governo Gentiloni, e anche il cosiddetto Reddito di autonomia, cioè il pacchetto di misure che la Regione ha messo in campo dalla passata legislatura: nidi gratuiti, bonus famiglia e interventi di sostegno alle spese per l'abitazione.
Gli Italiani sanno già che  quelle « cartelle sociali informatizzate» saranno vendute da qualche addetto ai lavori della politica alle assicurazioni banche aziende e naturalmente sarà sempre e solo colpa del solito haker mentre qualche politico e funzionario si rifugerà in Liechtenstein.
Da qui ai prossimi sei-otto mesi gli Italiani saranno coinvolti in uno terremoto di iniziative “per mettersi a posto” che li coinvolgerà in problematiche di cui nemmeno i governanti hanno in mano un bandolo.
Immaginare che sostanzialmente l'80% delle famiglie dovrà pensare al lavoro, al mutuo, all'ISEE, al condono cartelle, alla riorganizzazione del sistema sanitario. Tutto questo mentre sulle nostre strade sfrecciano SUV da  ottontamila euro ammortizzati al 140%. Con la benzina, il gas la luce che aumentano.
Eppure finora gli italiani premiano coloro che li fanno finalmente sentire un popolo IN PIEDI . Ottima situazione per ciulargli i risparmi: basta vedere come i pensionati e le massaie cascano come pere cotte nel trucchetto dei 20 o 40 euro che le aziende regalano in cambio del passaggio dal mercato tutelato a quello libero. E che dire dell'orgoglio  come Italiani di avere finalmente un fiero capitano che ha respinto l'iniziativa della culona tedesca di riempirci di immigrati clandestini quasi sicuramente tutti stupratori ladri addirittura spedendoceli pure coi charter!. Magari anche con l'aereo che  (i pensionati) hanno preso per andare a Roma dal papa oppure a Lourdes perché i comunisti notoriamente fanno il Cammino di Santiago di Compostela. Ossignur!.
Minniti quindi o Zingaretti?. Roba da non dormirci di notte. Se guardo a quest'Italia di fine 2018 la vedo come una macchina in cui troviamo pezzi di fiat, di ford, di wolswagen, di Peugeot, cinesi, coreani mentre i due ci dicono che va per il meglio e noi ci arrabattiamo per  farla girare. Di farla andare avanti. Forse. Intanto ci sfrecciano accanto i SUV da 80mila euro ammortizzabili al 140%.