Reddito di cittadinanza, una certa idea di povertà
Così si trasformano i poveri non in cittadini, ma in consumatori forzati sotto tutela
Che siano 8 o 10 i miliardi che alla fine saranno destinati al reddito
di cittadinanza, si tratta sempre di una cifra di gran lunga superiore
a quanto nessun governo italiano abbia mai impegnato per il contrasto
alla povertà. Si avvicina molto a quanto è stato stimato necessario per
portare tutti coloro che si trovano in povertà assoluta (i cinque
milioni di persone di cui si parla, che includono anche oltre un
milione di stranieri regolari) al livello della soglia che la
identifica. Anche se è molto meno di quanto sarebbe necessario per
coprire tutti coloro che si trovano in povertà relativa, sarebbe una
buona notizia.
Chi si scandalizza per l'entità dell'impegno di spesa dovrebbe
piuttosto farlo per quella, quasi analoga, impegnata per garantire
l'abbassamento dell'età della pensione ad un numero molto più ridotto
di persone — 400 mila si stima — che non solo non si trovano in stato
di bisogno, ma rappresentano un gruppo relativamente privilegiato,
spesso con speranze di vita più lunghe sia di chi è povero, sia di chi,
lavoratore o lavoratrice, non potendosi permettere di prendere una
pensione esigua o non avendo ancora maturato l'anzianità contributiva
richiesta, dovrà invece continuare a lavorare anche in condizioni
pesanti. O per il condono fiscale, contrabbandato per pace fiscale a
spese dei contribuenti onesti.
Lo scandalo, a mio, parere, sta nel modo in cui Di Maio, Castelli e
compagni stanno ridefinendo il cosiddetto reddito di cittadinanza. Dopo
avergli dato un nome che, intenzionalmente o meno, consentiva
fraintendimenti — un reddito dato a tutti, in modo incondizionato — ora
si ripromettono di trasformarlo in uno strumento non solo, come era già
dall'inizio, selettivo, cioè destinato ai poveri, anche se con qualche
confusione e incertezza su come identificarli, ma fortemente
paternalistico.
Non verrà concesso in moneta liquida, ma su una carta di debito. Potrà
essere speso solo su suolo italiano (non sia mai che un povero comasco
attraversi la frontiera svizzera per comprarsi del caffè), in esercizi
italiani (verranno esclusi Carrefour, Auchan e simili?) e possibilmente
per prodotti italiani. Non potrà assolutamente essere speso per consumi
voluttuari, immagino definiti da apposita commissione etica, e nemmeno
risparmiato. Ciò che non si spende della somma mensile assegnata verrà
perso, come i minuti e i giga dei contratti dei cellulari.
Dietro questo approccio c'è l'antica idea che i poveri siano
inaffidabili, moralmente deboli. Lasciati a se stessi, invece di
comprare latte e scarpe per i bambini e pagare l'affitto, si darebbero
al bere e al gioco d'azzardo o alle spese pazze. Vanno messi sotto
tutela. Riceveranno reddito in cambio di cessione di cittadinanza.
Aggiungo che la scelta della carta invece del denaro liquido, già
sperimentata con il Sia (Sostegno per l'inclusione attiva) e non del
tutto superata neppure con il Rei (Reddito di inclusione), pone anche
altri problemi. Lascia tutto il potere di spesa al titolare della
carta, a detrimento degli altri componenti adulti della famiglia.
Espone all'umiliazione di vedersi rifiutati alcuni prodotti alla cassa
del supermercato. Molti piccoli negozi, specie nei paesi, non hanno il
bancomat. Lo stesso vale per molte persone, specie tra i più poveri.
Anche impedire di risparmiare in vista di spese future — ad esempio
scarpe per i figli, una nuova cucina a gas, la riparazione del motorino
con cui si va a lavorare, un regalo — contrasta con l'obiettivo di
aiutare le persone e le famiglie a gestire il proprio bilancio, a
programmare, quindi anche a risparmiare.
Così si trasformano i poveri non in cittadini, ma in consumatori forzati sotto tutela.
Chiara Saraceno
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SPIGOLATURE QUOTIDIANE
TRASPARENZA. Eppure fu perfino approvata, nel 2009, una legge che
prescriveva, testuale, la "chiarezza dei testi normativi" voluta
dall'allora ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, leghista.
Lì dentro c'è scritto, per esempio, che quando in una legge c'è il
"rinvio ad altre norme", sia obbligatorio indicare "in forma integrale,
o in forma sintetica la materia alla quale le disposizioni fanno
riferimento". Precisando che è vietata qualunque deroga alla
comprensibilità dei testi di legge. Risultato? Un marameo collettivo
della politica, che ha preferito infischiarsene continuando a sfornare
norme intricate e chilometriche partorite da burocrati spesso anche
vittime di un vero e proprio narcisismo giuridico. COMMENTO.Per fortuna
non ha letto il Decreto Salvini.
CALOTTA MIA... AMOR CRANICO .Amor differenziato, ci sono uomini che
portano fuori l'immondizia e altri invece che ce l'hanno dentro. Posso
usare il tuo inteneritore? Amor pedestre, ho capito che non sono le
scarpe il posto dei piedi. È la terra. E anche delle scarpe.Tutti ci
dobbiamo appoggiare, parola di stampella. Mi solletica l'idea che per
deambulare cl si debba alzare, col nostro volume, libro che parla dei
pesi morti-vivi che si distribuiscono: la terra prende i nostri noi
prendiamo il suo sulle spalle, il ciclo continua, adesso pedalare!
Amor cranico posso chiamarti Calotta? Da quando abbiamo passato la
notte nel nostro epitalamo non riesco a togliermi te dalla testa né la
testa da te (non decapita spesso). Che fare? Dire, baciare? Siamo
uomini in forse, preferiamo carcerare l'innocenza di bambini
inter-nati, liberandoci noi del problema piuttosto che loro da quella
mala occlusione di legge. Amor casalingo, capisco se non hai più
pazienza: anche la stiratrice dell'incredibile Hulk non se l'è più
sentita ed è sparita. Ma tu, resta dove sono.
STUDIATE NEGRI!. Sono gli immigrati che risolveranno il nostro problema
burocratico. È infatti allo studio la creazione di scuole e strutture
per insegnargli la nostra lingua e la nostra storia, un corso
triennale per renderli capaci di capire la nostra amministrazione e
gestire al meglio le informazioni sul sistema. Col diploma, ormai
padroni delle competenze, potranno compilare tutti i moduli necessari
per il loro rimpatrio e pagare le tasse previste per poter
riabbracciare i loro concittadini. Questo si rifletterà favorevolmente
sul nostro mercato del lavoro, liberando migliaia di impiegati degli
uffici statali e comunali dal triste fardello della dipendenza
burocratica e permettendo loro di iscriversi negli elenchi della libera
disoccupazione. Gli immigrati torneranno da noi in vacanza, dal Paese
europeo che li avrà assunti per la sua crescita, perfino con un
accenno di nostalgia.
PREVISIONI UNO. A sostegno di questa tesi il Fatto ha aggiunto ieri un
altro indizio, parlando di un «piano B» di M5S che prevederebbe un bel
«rimpasto» vecchia maniera, con l'epurazione dei ministri tecnici
(tranne Savona) e l'avvento alla Farnesina di Di Battista, «l'uomo che
può contenere Salvini. L'unico capace di riempire le piazze come il
ministro dell'Interno». Una considerazione non proprio lusinghiera
verso Di Maio, che aveva riempito il balcone di Palazzo Chigi per
annunciare l'avvento del reddito di cittadinanza, sperando così di
invertire la tendenza nei sondaggi. «Il reddito sta nel contratto di
governo», ripete sempre Salvini. Solo che a forza di sentire i grillini
ripeterlo, ai leghisti è venuto il mal di pancia.
PREVISIONI DUE. Carlo Messina (Intesa): lo spread che preoccupa è tra
gli investimenti di Italia e Germania. Il vero punto di debolezza è lo
spread tra gli investimenti di Italia e Germania. Lo pensa il ceo di
Intesa Sanpaolo Carlo Messina. «Sono abituato a guardare i fondamentali
del Paese — ha detto ieri a Torino — e i nostri non sono quelli
riportati dalla dinamica dello spread. Ciò che considero più
preoccupante è il divario tra gli investimenti che vale 155 miliardi:
in Italia sono diminuiti per 84 miliardi, mentre in Germania sono
cresciuti di 71». Questo, combinato con la dimensione del debito,
«implica manovre che accelerino la crescita». Intesa Sanpaolo, ha
ricordato Messina, «è pronta a a supportare il Paese destinando nei
prossimi tre anni 150 miliardi» alle imprese e alle famiglie.
INOPPORTUNA. Il Sindaco, la Consigliera Perlita Serra e un gruppo di
una decina di cittadini il 7 ottobre 2018 parteciperanno alla
"PerugiaAssisi - Marcia della Pace e della fraternità". "La parola
“pace” non sta a significare solo il contrario di guerra, ma il
rispetto della dignità e dei diritti di tutti. Grazie all’impegno della
la Rete della Pace, che “connette” numerose realtà sindacali,
associative e studentesche, moltissime realtà dell’universo del
pacifismo italiano parteciperanno alla marcia: tra di esse, Anpi, Acli,
Arci, Cgil, Cisl, Uil, Legambiente, Amnesty International, Save the
Children Italia e molti altri." Da Bergamo parteciperanno diversi
rappresentanti delle realtà che aderiscono al "Coordinamento
provinciale bergamasco degli enti locali per la Pace". Anche Curno, con
gioia, ci sarà!. COMMENTO. Le due sindache non hanno ben chiaro
la differenza tra fare la sindaca di un paese e le passioni personali.
Che anche noi condividiamo ma una sindaca NON può scrivere e fare quel
che c’è nel trafiletto a meno che non ci sia una delibera unanime del
consiglio comunale. Ma le vere regine se ne strafottono di certe
sottigliezze.
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