QUALCHE VOLTA BASTA UN'OCCHIATA
O UN LEGGERO CAMBIAMENTO DEL TONO DELLA VOCE
Il consiglio comunale del 20 luglio u.s. era talmente corposo da
meritare di essere ascoltato attentamente. Tra le altre cose era in
approvazione il piano delle opere pubbliche dei prossimi tre anni a cui
avevamo posto una osservazione e quindi ci interessava
conoscere l'intera discussione. Il verbale della seduta,
debitamente edulcorato, compare oltre 40 giorni dopo e con una mail
abbiamo sollecitato la sindaca alla pubblicazione della registrazione
della seduta. Dal verbale appare evidente il contrasto tra maggioranza
e minoranza su parecchi temi non propriamente banali.
La sindaca ha risposto che la registrazione della seduta non sarà
trasmessa. Vedasi quanto pubblicato sul sito comunale. Ed ha dato un
link in cui si legge: «Le video riprese del Consiglio Comunale del
giorno 20 luglio 2018 non sono disponibili. Durante la discussione sono
state citate persone non presenti alla seduta del Consiglio e di cui
sono state riportate informazioni di vario genere che possono
configurarsi come divulgazione di dati personali. Sentito il consulente
sulla normativa sulla privacy, Gruppo IMTEAM, il Sindaco ha deciso di
applicare l' Art. 4 – Trasmissione delle video riprese - comma 2 del
“Regolamento per la disciplina delle attività di ripresa audiovisiva e
diffusione in streaming delle sedute del Consiglio Comunale” che
prevede: “Il Sindaco, in relazione anche ai poteri di sospensione e
interruzione già previsti negli articoli che precedono, ha piena
facoltà di decidere di non autorizzare la pubblicazione di
registrazioni effettuate per ottemperare alle leggi in materia di
tutela della privacy o altre norme affini.”.
Abbiamo fatto notare alla sindaca che col regolamento adottato sulla
trasmissione delle sedute consigliari, si metteva in mano ai
consiglieri (quindi anche alla sindaca) il potere di censura
delle sedute perché bastava che un consigliere nominasse –anche senza
alcun motivo attinente la discussione consigliare- una persona che
automaticamente la seduta era censurata. Facevamo anche presente di non
avere MAI letto una determinazione o una delibera che affidava al
“Gruppo IMTEAM” l'incarico in merito alla consulenza in ordine
alla tutela della privatezza dei cittadini.
Pertanto abbiamo chiesto all'ufficio competente di leggere il parere
del consulente sulla normativa sulla privacy, Gruppo IMTEAM e l'ufficio
competente ci ha risposto “specificando altresì che non esiste alcun
documento come richiesto” e ci ha comunicato l'esistenza di una
“determinazione nr. 209 del 30.04.2018, peraltro pubblicata sul sito
istituzionale dell'Ente e all'albo pretorio (…) con la quale è stato
assunto impegno di spesa a favore della società TeamQuality SRL, quale
incaricato per il Comune di Curno del servizio di stesura della
documentazione e formazione necessari per gli adempimenti normativi in
conformità al Regolamento Europeo 2016/679 - GDPR sulla protezione dei
dati personali. A titolo informativo la determinazione decide una spesa
di TEAM QUALITY SRL con sede a Villa d*Almè via Sigismondi 40 di 2.750
euro.
Il lettore si rende conto da solo con che gente abbiamo al governo del
paese. La sindaca cita un parere che non esiste per iscritto (quindi?).
La sindaca indica una ditta “Gruppo INTEAM” mentre la determina ne
indica un altro: TEAM QUALITY SRL. Tra l'altro una ricerca in rete
indica l'INTEAM come una azienda bolognese. Insomma… mettetevi
d'accordo altrimenti pensiamo male.
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LA NOTIZIA
APPROVATA LA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF. I PENTASTELLATI SI AUTOCELEEBRANO DAL BALCONE
E così, il sedicente “governo del cambiamento” ha gettato il debito
oltre l’ostacolo, approvando una nota di aggiornamento al Def che
prevede un rapporto deficit-Pil al 2,4% per ben tre anni, per
finanziare nuova spesa senza copertura. Vinte le resistenze del
ministro dell’Economia, Giovanni Tria, le cui dimissioni sono
probabilmente state bloccate dal presidente della Repubblica, almeno
per ora. Avremo giorni e settimane molto interessanti.
Al momento non sono disponibili le stime macroeconomiche che hanno
portato a questi numeri, e quindi non è possibile trarre valutazioni in
dettaglio, ad esempio sulla costanza del deficit-Pil per 3 anni (serve
capire quale valore di crescita è stato indicato). Il 2,4% pare anche
essere l’imitazione avvelenata dell’annuncio francese di alzare al 2,8%
il deficit-Pil del 2018. Questa notizia avrebbe tolto i freni inibitori
ai nostri sfascisti, al grido “siamo sovrani”.
La cosa tragicomica è che non hanno capito che la manovra francese è
solo frutto di una sfasatura temporale in alcune misure, destinato
quindi a normalizzarsi già dal 2020, e che il taglio di tasse è
comunque coperto mediante riduzione in valore reale di alcune voci di
spesa. Ma non stupiamoci: questo governo rappresenta l’epitome di un
paese di analfabeti funzionali orgogliosi di esserlo, ed è giusto che
paghi le conseguenze di tale condizione.
Come detto sino alla nausea, questa è l’essenza del populismo:
soluzioni semplici ed irrealizzabili a problemi complessi. Dopo aver
vaneggiato di coperture inesistenti, oppure esistenti ma che avrebbero
esatto un pedaggio pesante in termini di consenso (vedasi riallocazione
degli 80 euro di Renzi), ora ai nostri peronisti falliti non resta che
la strada che ha portato il paese sin qui, nei decenni: il deficit da
spesa pubblica. E su quello la punizione sarà durissima.
Nel documento italiano non ci sono previsioni di tagli di spesa
sostanziali, neppure i mitologici “sprechi” né spending review o
simili. Solo purissimo deficit, per finanziare il dissesto finale del
sistema previdenziale e sussidi parassitari di disoccupazione e di
incentivazione al sommerso. Dal versante delle entrate, inoltre, resta
la forte alea sul condono fiscale fortemente voluto dalla Lega, che è
entrata una tantum, il che significa essenzialmente che il deficit
“vero” potrebbe essere ben superiore al 3%.
Si è detto che, con un deficit a 1,6%, il rapporto debito-Pil sarebbe
diminuito, pur se di un ordine di grandezza simbolico, o rumore
statistico. Con questo numero, il governo italiano pro tempore mette
nero su bianco che il debito-Pil aumenterà. Un tentativo di suicidio,
in pratica, e pure maldestro. Dato questo scenario, è pressoché
impossibile pensare che le agenzie di rating non sanciranno che il
debito pubblico italiano è junk, spazzatura, e lo faranno con ovvio
ritardo su quanto già sanzionato dal mercato. Dopo di che, auguri per
il collocamento del nostro debito pubblico.
E qui torniamo a parlare dell’Incidente: se questo impianto di conti
pubblici sarà confermato, l’Italia subirà il downgrade delle agenzie di
rating, che arriveranno buone ultime a certificare l’esistente. Il
debito pubblico italiano diverrà spazzatura, e perderemo l’accesso ai
mercati. A quel punto, la componente della maggioranza di governo che
non ha mai smesso di puntare all’uscita dalla moneta unica, avrà
l’occasione per introdurre una moneta domestica parallela, e proseguire
col Piano B.
Da quel punto in avanti, vedremo se la popolazione manifesterà ancora
appetito per la “resistenza” alla realtà, cioè per farsi condurre al
macello, oppure se reagirà, si spera non in modo violento. Anche
perché, ad oggi, non ci sono ancora stati effetti tangibili sul paese,
che invece inizieranno a manifestarsi nelle prossime settimane. Quello
che appare evidente, al momento, è che le manifestazioni coreografate
di giubilo di ieri sera, sotto Palazzo Chigi, sono la replica (su scala
infima, posticcia e farsesca) delle tragiche feste di popolo viste in
Grecia dopo il no al referendum sul bailout europeo, a luglio 2015. Con
l’unica differenza che, nel caso italiano, questo è un esperimento di
deliberato autolesionismo condotto da un gruppo di irresponsabili, e
che ci avvicina all’esito greco. Ma questo è soltanto l’approdo di un
percorso iniziato molto tempo addietro, favorito da un mainstream
italiano fatto di radicato autoinganno e vittimismo, innestato su una
struttura demografica disastrata e disastrosa.
I tentativi maldestri di ricattare l’Europa e la Bce sono destinati a
fallire, portandosi dietro una scia di distruzione che resterà
largamente circoscritta ai confini nazionali. Quando questa tragica
farsa sarà finita, avremo un paese da ricostruire. Per ora, l’unica
cosa visibile è il muro dell’Inciden te, contro il quale lanciarsi a
velocità folle.
Phastidio.net
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IL COMMENTO. 28.09.2018
Adesso vedremo davvero l’effetto che fa. Così devono avere pensato
DiMaio Salvini, Conte e tutta la compagine governativa, compreso il
«mite» Tria che dopo questa operazione meglio tornasse ad
insegnare Economia Politica alla Facoltà di Economia nell’Università
degli Studi di Roma Tor Vergata. Chissà come saranno contenti i suoi
allievi nello scrivere nel proprio curriculum di avere sostenuto
qualche esame con Tria. E con Conte? Una autentica felicità. Do
per certo-ovviamente non ho uno straccio di prova- che questa
operazione (vuota) del 2,4% costituisca il primo passo del governo
SalviMaio per uscire dall’Ue dando ovviamente la colpa «agli altri».
Cioè all’Ue e in sovrannumero aggiungiamoci anche Renzi: che non guasta
mai. Comunque stanno correndo il rischio, proprio perché l’Ue non è
costruzione politica ma semplicemente di comodo alle imprese ed alla
finanza, evidente che per quei mondi non sia immaginabile l’Italia
fuori dell’Ue. Mai dimenticare che per adesso la GB non è ancora fuori
dall’Ue e non si sa bene come «finirà fuori». Il 04 marzo gli italiani
hanno fatto una scommessa con se stessi e da qui alle prossime
elezioni europee proveranno i primi risultati, pronti esattamente a
fare i voltagabbana come hanno fatto con Renzi. Del resto non è un caso
che in pochi giorni vengano approvati adottati provvedimenti
importantissimi come il DEF e il Decreto per Genova proprio perchè
l’effetto eco dell’uno si sovrapponga al secondo rendendo
incomprensibile il tutto. Tra poche ore partirà l’azione giudiziaria di
ASPI contro il Decreto Genova e saranno settimane di altro caos
mediatico facilmente immaginabile che sia bloccato non solo nella parte
che fa divieto agli operatori in ambito autostradale di
partecipare alla ricostruzione, ma in chissà quante altre parti, visto
che Genova in quel decreto non ha nemmeno la metà degli articoli. Se
poi settimana prossima sarà una settimana di passione nella quale il
mitico spread toccherà i 400 punti e le perdite in borsa toccheranno i
100 se non 150 miliardi (e di quelle perdite saranno toccati anche gli
italiani che hanno depositato i propri soldi alla cassa Depositi e
Prestiti...), Salvini e DiMaio non li vedremo più. Comunque questa
situazione è una lezione anche per quelli che «gli elettori hanno
sempre ragione». Vediamo come la mettono le banche e le imprese quotate
qualora perdessero 100-150 miliardi di valore rispetto ai 164mila a
cassa integrazione finita. Vediamo come saranno (vuoti) i centri
commerciali nel mese di ottobre quando i cittadini cominceranno a
risparmiare perché non vedono chiaro in futuro.
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