MAESTRI DEL PAESAGGIO GIARDINO MASCHERONI
Capperi, valeriana e ulivi La vegetazione diventa mediterranea
Donatella Tiraboschi
La Bergamo botanica che non ti aspetteresti mai si racchiude in un
aggettivo: mediterranea. Certo, bisogna essere in possesso di una certa
cultura green per riconoscere come certe piante rigogliose sul livello
del mare possano crescere felicemente anche sui muri di città. Chissà
quanti, salendo in Città Alta con la funicolare, l'avranno visto senza
sospettare minimamente che il poderoso rampicante che la costeggia è un
ficus repens. Una pianta che, soggetta a «dimorfismo fogliare»,
cambierà la forma stessa delle sue foglie nel corso del tempo e che,
come rivela l'architetto-paesaggista Antonio Perazzi «anche solo 50
anni fa non avrebbe mai attecchito». È il processo di
tropicalizzazione, bellezza. Tanto chiaro se il 20 di settembre il
termometro segna ancora 30 gradi.
Se a Bergamo proliferano piante di capperi, valeriana, ulivi e pure
l'Erigeron karvinskianus, simpatiche margheritine di origine esotica,
gli appassionati che avranno apprezzato l'allestimento di piazza
Mascheroni, realizzato dal mensile Gardenia nell'ambito dei Maestri del
Paesaggio, possono nutrire più di una speranza per i loro pollici
verdi. L'installazione pensata dal genio, anche architettonico, della
pluripremiata paesaggista inglese, Sarah Eberle, potrà essere
replicata, in piccolo, anche nei giardini di casa, dalla Conca d'Oro
alla Maresana.
Dalla Sicilia, invece, su un intero bilico, Mario Faro, dell'omonimo
vivaio ai piedi dell'Etna, ha portato in Città Alta circa 2.500 piante
per l'allestimento; gelsomino grandiflora, mirto e pure la «Neve
dell'Etna» (vagamente somigliante alla petunia) che — assicura — «non
avranno nessun problema ad ambientarsi». E, infatti, parecchie di
queste specie andranno in dote all'Orto Botanico «Lorenzo Rota», nelle
mani dell'ottimo Gabriele Rinaldi.
«Un giardino ti deve far star bene e aprire la mente», chiarisce ancora
Perazzi nel definire «provocatoria ed accogliente» piazza Mascheroni.
Che, fa pure rima, si è rivelata soprattutto divertente. Ammette di
essersi divertita Emanuela Rosa-Clot, direttrice di Gardenia, che ha
tirato le fila del «Mirrored Landscape - Il paesaggio rispecchiato»
coinvolgendo con competenza diversi professionisti.
I bambini hanno giocato con la pacciamatura — e cioè i frammenti di
corteccia arancio fluò posizionati ai piedi degli alberi, acquistati
appositamente da una ditta francese — usandoli come coriandoli
naturali. Mentre dall'Inghilterra è arrivata la scultura di David
Harber, «Tours», acciaio inox italiano scelta per un effetto scenico
particolarissimo; chi ci sta davanti non vede la sua immagine riflessa,
anche perché la scultura, come spiega la stessa Eberle, «adotta
l'identità del luogo dove viene collocata».
Ma chi dà l'idea di essersi davvero gustata giocosamente tutta la
faccenda è la stessa Eberle: «Vedermi assegnata questa piazza è stato
come pescare un jolly dal mazzo». È arrivata a Bergamo, si è guardata
intorno e come ha spiegato: «Ho creato lo spirito del luogo». Anna
Sbokou, la lighting designer greca ha creato, tra le piante, i riflessi
di luna e stelle. La piazza è di chi l'ha pensata così, e resta come un
frammento di anima. «Il paesaggio — conclude Eberle — è in noi fin dall
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MAESTRI DEL PAESAGGIO
RITORNO AL PASSA6TO
CHE PER QUALCUNO NON PASSA MAI
Piazza Mascheroni é una delle tante piazze incompiute della città e
quest’anno è stata commercializzata alla grande. A sud OBI ha
ricostruito il proprio modello di mercato esponendo di tutto e di più .
E fin qui ci poteva stare visto che paga l’occupazione del suolo. Sul
lato settentrionale compare un allestimento della paesaggista inglese
Sarah Eberle per conto della rivista Gardenia. La sezione bergamasca
del Corriere ha dedicato (finora ) tre pagine a questo allestimento e
lo si comprende sapendo che quella rivista appartiene al Gruppo Cairo e
quindi tutto si spiega: Piazza Mascheroni compresa.
E’ un allestimento complessivamente banale, una grande ammucchiata di
piante, che è piaciuta di sicuro moltissimo al tipo di pubblico che
legge quella rivista. Lecito ovviamente. Peccato che sia
un’idea di giardino propria del «fiorista e del vivaista» vale a dire
quelli che in cento metri quadrati di giardino ti piazzano mille specie
di piante ed alla fine ti sbolognano una fattura da cardiopalmo. Oltre
a quelle annualmente necessarie per mantenere tale monumento. Un’idea
di giardino del genere soddisfa i neoricchi che possono mostrare le
foto proprie «vedi come sono uguali a queste di Gardenia?»o possono
citare che il loro giardino è stato progettato dall’Antonio Perazzi o
qualche suo collega. Scrive nell’ultimo articolo che «
L'installazione pensata dal genio, anche architettonico, della
pluripremiata paesaggista inglese, Sarah Eberle, potrà essere
replicata, in piccolo, anche nei giardini di casa, dalla Conca d'Oro
alla Maresana. Oddio! una Eberle si può ritenere come un monumento alla
banalità. Roba adatta alle villette degli anni ‘50-’60.
Dalla Sicilia, ha portato in Città Alta circa 2.500 piante per
l'allestimento; gelsomino grandiflora, mirto e pure la «Neve dell'Etna»
(vagamente somigliante alla petunia) che — assicura — «non avranno
nessun problema ad ambientarsi». E, infatti, parecchie di queste specie
andranno in dote all'Orto Botanico». Tacitati così anche eventuali
sollevamenti di sopracciglia e sbolognati un po’ di costi di
restituzione. E non poteva nemmeno mancare la scultura di acciaio
inox che fa tanto figo. Giusto, perché debbono lavorare pure gli
scultori ed anche l’Ambrosini Inox. «Un giardino ti deve far star bene
e aprire la mente», chiarisce ancora Perazzi nel definire «provocatoria
ed accogliente» piazza Mascheroni. Che, fa pure rima, si è rivelata
soprattutto divertente. Non ci pare proprio. Semmai assomiglia di
più alla mercanzia del mercante di scarpe che ogni venerdì viene a fare
il mercato.
Dubitiamo che osservare quelle piramidi di piante faccia star
bene l’omino che dal salotto di casa -ovviamente tutti gli
italiani vivono in villa col giardino davanti...- osserva la
piramide. Perazzi così come Eberle o Oudolf e tutti i landscape
designers sono dei professionisti che leggono i paesaggi da loro creati
pixel per pixel. Il cittadino normale vede e legge solo l’insieme:
anche perchè nessuno conosce ogni singola pianta. Oggi un
giardino privato perché sia goduto dal proprietario non deve essere un
ammasso di piante ma deve essere formato da poche essenze bene
leggibili vedibili circoscritte. Piazza Mascheroni diventa così una
rivincita dei giardinieri vivaisti CONTRO ogni minimalismo e le
«erbacce» dell’olandese. Un contadino, uno di quelli che ancora oggi
riesce a inserire su un biancospino tre varietà di albicocche in
maniera da farle maturare in sequenza, una sera davanti a una fetta di
polenta , un cotechino abbrustolito e una scodella di vino nuovo
ha così sintetizzato il mutamento climatico. Ho l’impressione che da
quand’ero bambino le stagioni siano scivolate avanti di un mese. Uomo
avvisato.
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PONTE CALUSCO-PADERNO
Ponte, smontare tutti i bulloni» I lavori per i vertici delle Ferrovie
Replica di Rfi sui sensori: «Ce ne sono venti e sono attivi da sette anni»
Desirée Spreafico ,Fabio Paravisi
«Vanno smontati tutti i bulloni»: il progetto per i lavori al ponte di
Calusco non c'è ancora ma almeno è chiaro l'intento delle Ferrovie e la
pazienza che servirà per l'effettuazione dei lavori. La precisazione è
dell'amministratore delegato di Fs Gianfranco Battisti, che ieri ha
risposto alla commissione Trasporti del Senato.
Ma molte cose dell'intervento al ponte vanno ancora chiarite. Per
esempio: si è detto finora che sulla struttura erano comunque previsti
dei lavori dal 15 ottobre: «Non c'era nessun lavoro al via per quella
data, al massimo potevano partire a giugno 2019 — taglia corto
l'assessore regionali alle Infrastrutture Claudia Terzi, che lo aveva
già spiegato in Consiglio regionale martedì —. Al momento della
chiusura del ponte mancavano ancora tutte le autorizzazioni, compresa
quella della Soprintendenza. Se uno è capace di farsele dare nel giro
di un mese mi faccia sapere come si fa perché sarei interessata. Ma
adesso, adottando la procedura d'urgenza, tutto sarà per forza più
veloce».
«A noi in effetti finora hanno solo mostrato un progetto in modo
informale», conferma Maria Mimmi, funzionaria della Soprintendenza
responsabile del Lecchese. La quale peraltro non è in grado di
risolvere il giallo dei sensori sollevato nello stesso Consiglio
regionale da Paolo Franco di Forza Italia, che ha chiesto di poter
avere i dati rilevati dai meccanismi ma anche di sapere «se i sensori
siano stati effettivamente autorizzati e installati».
Serve tutto il giorno per avere un mezzo chiarimento di Reti
ferroviarie italiane, che ha illustrato «strumenti e tecnologie
impiegate negli ultimi anni per il monitoraggio del ponte». Rfi spiega
di avere installato dal 2011 «un monitoraggio dinamico grazie
all'installazione di venti sensori, posizionati in corrispondenza delle
pile del ponte».«Basta andare al ponte e fotografarli», spiegano. Poi,
sempre mantenendo i sensori, «è stato attivato uno screening costante
dello stato di salute del ponte, attraverso ispezioni, analisi
capillari di tutte le componenti dell'opera e rilievi topografici,
svolti da tecnici specializzati». E gli ultimi aggiornamenti «hanno
portato alla chiusura anticipata del ponte». «Sono stato il primo a
comunicare alla Regione della chiusura immediata», ha rivendicato
Gianfranco Battisti rispondendo alla senatrice leghista bergamasca
Simona Pergreffi che chiedeva «tempi brevi per gli interventi». «Dopo
la tragedia del 14 agosto il controllo delle infrastrutture è la
priorità — ha detto Battisti —. Per Paderno la prima stima prevede due
anni di lavori: vanno smontati tutti i bulloni, essendo una struttura
in ferro particolarmente complessa. Il piano di interventi straordinari
prevede una durata di circa 2 anni. Ci sarà però l'impegno ad
accelerare i tempi perché è una tratta fondamentale tra Bergamo e
Milano». Ma finora non si è ancora capito quali siano i dati che hanno
fatto scattare l'allarme. L'assessore Terzi li ha chiesti a Rfi che
però prima di consegnarli sta aspettando il via libera da Roma. «Spero
che almeno i dati possano dare chiarimenti a diversi aspetti», commenta
Paolo Franco.
Le stesse richieste sono state avanzate ieri sera dal Consiglio
comunale di Calusco, seguito solo da sei cittadini. Molto combattivi
però i consiglieri comunali: «Rfi sta prendendo in giro tutti— ha
esordito il consigliere Fabio Colleoni —. Sostengono di avere
l'intervento di manutenzione in calendario da tempo e non avevano
previsto un piano d'emergenza? Sono cose da incapaci». Dello stesso
avviso l'intero Consiglio, che ha infine approvato all'unanimità un
documento indirizzato a Rfi, Trenord, Province, Prefetture di Bergamo e
Lecco, Regione e ministero delle Infrastrutture per chiedere, anche
loro, «le risultanze delle indagini tecniche». «Vogliamo la prova che
la chiusura fosse davvero necessaria — è intervenuto il sindaco Michele
Pellegrini —. Sta creando gravi disagi a cittadini e pendolari, e un
enorme danno economico per le attività commerciali». Il documento
chiede un cronoprogramma costantemente aggiornato, la valutazione
dell'apertura pedonale, la costruzione del ponte di barche, la
partecipazione del sindaco al tavolo di coordinamento dell'emergenza
organizzato dalla Prefettura.
Desirée Spreafico , Fabio Paravisi
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