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Di cosa parliamo in questa pagina.

MAESTRI DEL PAESAGGIO GIARDINO MASCHERONI
Capperi, valeriana e ulivi La vegetazione diventa mediterranea.
Piazza Mascheroni é una delle tante piazze incompiute della città e quest’anno è stata  commercializzata alla grande. A sud OBI ha ricostruito il proprio modello di mercato esponendo di tutto e di più . E fin qui ci poteva stare visto che paga l’occupazione del suolo. Sul lato settentrionale compare un allestimento della paesaggista inglese Sarah Eberle per conto della rivista Gardenia. La sezione bergamasca del Corriere ha dedicato (finora ) tre pagine a questo allestimento e lo si comprende sapendo che quella rivista appartiene al Gruppo Cairo e quindi tutto si spiega: Piazza Mascheroni compresa.

Ponte di Calusco-Paderno.«Vanno smontati tutti i bulloni»: il progetto per i lavori al ponte di Calusco non c'è ancora ma almeno è chiaro l'intento delle Ferrovie e la pazienza che servirà per l'effettuazione dei lavori. La precisazione è dell'amministratore delegato di Fs Gianfranco Battisti, che ieri ha risposto alla commissione Trasporti del Senato.

COMMENTO ALLA VICENDA DEL PONTE
I Bergamaschi (e una parte della Brianza milanese lecchese) si mettano il cuore in pace. Il ponte tra Calusco e Paderno è morto e non verrà mai più riaperto. Non è questione di Fontana Terzi piuttosto che Salvini&DiMaio  e il capellone svampito che si chiama Toni Nelli (Conte non c'entra). Quel ponte è morto com'è morto il passante di Zogno, com'è morta la SS342, come sono morte sia la ferrovia fino a Clusone e quella fino a S.Giovanni Bianco se non ancora a Piazza Brembana. Come è morto l'asse interurbano che dopo venticinque anni non è ancora terminato.
I Bergamaschi sono confermano ancora d'essere dei bravi figlioli senza attributi. In ogni senso. Ma non si può scrivere perché “l'elettore ha sempre ragione” ed infatti… vedi sopra.
Adesso anche il ponte di Calusco-Paderno pare arrivato a fine vita e per cagotto dei responsabili l'hanno chiuso al traffico. Un massacro per tutti quelli che dovevano attraversarlo.  Il ponte di Calusco è intoccabile come le tette della Madonna. Adesso pare che debbano essere sostituiti uno per uno tutti i bulloni che lo tengono insieme e poi tornerà più bello ed efficiente che pria.
Il problema ponte di Calusco-Paderno sta nel fatto che sopra c'è una ferrovia  (binario unico) ed una strada (a senso unico). Il problema irrisolvibile in quel tratto è che la ferrovia non si può spostare e quindi una soluzione ragionevole sarebbe quella di riservare il ponte attuale solo alla ferrovia (magari potenziando  ai lati le zone di scambio con controlli non più alla Carlo Codega come adesso) e costruire sul lato nord un ponte destinato solo ai veicoli, creando ad ovest una rotonda in maniera da indirizzare il traffico su via Ugo Festini di Paderno.
Sentiamo già le grida: non ci sono i soldi!.
Vero. Non ci sono i soldi per il passante di Zogno, non ci sono i soldi per  la SS342, non ci sono i soldi per  la ferrovia fino a Clusone e quella fino a S.Giovanni Bianco se non ancora a Piazza Brembana. Non ci sono i soldi per  l'asse interurbano che dopo venticinque anni non è ancora terminato.
I Bergamaschi confermano d'essere dei bravi figlioli senza attributi. In ogni senso. Ma non si può scrivere perché “l'elettore ha sempre ragione” ed infatti… vedi sopra. Comunque i bergamaschi sono felici di avere in banca 23 miliardi di risparmi usati da Roma Ladrona e di vivere isolati in casa propria.































MAESTRI DEL PAESAGGIO GIARDINO MASCHERONI
Capperi, valeriana e ulivi La vegetazione diventa mediterranea
Donatella Tiraboschi


La Bergamo botanica che non ti aspetteresti mai si racchiude in un aggettivo: mediterranea. Certo, bisogna essere in possesso di una certa cultura green per riconoscere come certe piante rigogliose sul livello del mare possano crescere felicemente anche sui muri di città. Chissà quanti, salendo in Città Alta con la funicolare, l'avranno visto senza sospettare minimamente che il poderoso rampicante che la costeggia è un ficus repens. Una pianta che, soggetta a «dimorfismo fogliare», cambierà la forma stessa delle sue foglie nel corso del tempo e che, come rivela l'architetto-paesaggista Antonio Perazzi «anche solo 50 anni fa non avrebbe mai attecchito». È il processo di tropicalizzazione, bellezza. Tanto chiaro se il 20 di settembre il termometro segna ancora 30 gradi.
Se a Bergamo proliferano piante di capperi, valeriana, ulivi e pure l'Erigeron karvinskianus, simpatiche margheritine di origine esotica, gli appassionati che avranno apprezzato l'allestimento di piazza Mascheroni, realizzato dal mensile Gardenia nell'ambito dei Maestri del Paesaggio, possono nutrire più di una speranza per i loro pollici verdi. L'installazione pensata dal genio, anche architettonico, della pluripremiata paesaggista inglese, Sarah Eberle, potrà essere replicata, in piccolo, anche nei giardini di casa, dalla Conca d'Oro alla Maresana.
Dalla Sicilia, invece, su un intero bilico, Mario Faro, dell'omonimo vivaio ai piedi dell'Etna, ha portato in Città Alta circa 2.500 piante per l'allestimento; gelsomino grandiflora, mirto e pure la «Neve dell'Etna» (vagamente somigliante alla petunia) che — assicura — «non avranno nessun problema ad ambientarsi». E, infatti, parecchie di queste specie andranno in dote all'Orto Botanico «Lorenzo Rota», nelle mani dell'ottimo Gabriele Rinaldi.
«Un giardino ti deve far star bene e aprire la mente», chiarisce ancora Perazzi nel definire «provocatoria ed accogliente» piazza Mascheroni. Che, fa pure rima, si è rivelata soprattutto divertente. Ammette di essersi divertita Emanuela Rosa-Clot, direttrice di Gardenia, che ha tirato le fila del «Mirrored Landscape - Il paesaggio rispecchiato» coinvolgendo con competenza diversi professionisti.
I bambini hanno giocato con la pacciamatura — e cioè i frammenti di corteccia arancio fluò posizionati ai piedi degli alberi, acquistati appositamente da una ditta francese — usandoli come coriandoli naturali. Mentre dall'Inghilterra è arrivata la scultura di David Harber, «Tours», acciaio inox italiano scelta per un effetto scenico particolarissimo; chi ci sta davanti non vede la sua immagine riflessa, anche perché la scultura, come spiega la stessa Eberle, «adotta l'identità del luogo dove viene collocata».
Ma chi dà l'idea di essersi davvero gustata giocosamente tutta la faccenda è la stessa Eberle: «Vedermi assegnata questa piazza è stato come pescare un jolly dal mazzo». È arrivata a Bergamo, si è guardata intorno e come ha spiegato: «Ho creato lo spirito del luogo». Anna Sbokou, la lighting designer greca ha creato, tra le piante, i riflessi di luna e stelle. La piazza è di chi l'ha pensata così, e resta come un frammento di anima. «Il paesaggio — conclude Eberle — è in noi fin dall
MAESTRI DEL PAESAGGIO
RITORNO AL PASSA6TO
CHE PER QUALCUNO NON PASSA MAI


Piazza Mascheroni é una delle tante piazze incompiute della città e quest’anno è stata  commercializzata alla grande. A sud OBI ha ricostruito il proprio modello di mercato esponendo di tutto e di più . E fin qui ci poteva stare visto che paga l’occupazione del suolo. Sul lato settentrionale compare un allestimento della paesaggista inglese Sarah Eberle per conto della rivista Gardenia. La sezione bergamasca del Corriere ha dedicato (finora ) tre pagine a questo allestimento e lo si comprende sapendo che quella rivista appartiene al Gruppo Cairo e quindi tutto si spiega: Piazza Mascheroni compresa.
E’ un allestimento complessivamente banale, una grande ammucchiata di piante, che è piaciuta di sicuro moltissimo al tipo di pubblico che legge quella rivista.  Lecito ovviamente. Peccato che  sia un’idea di giardino propria del «fiorista e del vivaista» vale a dire quelli che in cento metri quadrati di giardino ti piazzano mille specie di piante ed alla fine ti sbolognano una fattura da cardiopalmo. Oltre a quelle annualmente necessarie per mantenere tale monumento. Un’idea di giardino del genere soddisfa i neoricchi che possono mostrare le foto proprie «vedi come sono uguali a queste di Gardenia?»o possono citare che il loro giardino è stato progettato dall’Antonio Perazzi o qualche suo collega.  Scrive nell’ultimo articolo che « L'installazione pensata dal genio, anche architettonico, della pluripremiata paesaggista inglese, Sarah Eberle, potrà essere replicata, in piccolo, anche nei giardini di casa, dalla Conca d'Oro alla Maresana. Oddio! una Eberle si può ritenere come un monumento alla banalità. Roba adatta alle villette degli anni ‘50-’60.
Dalla Sicilia, ha portato in Città Alta circa 2.500 piante per l'allestimento; gelsomino grandiflora, mirto e pure la «Neve dell'Etna» (vagamente somigliante alla petunia) che — assicura — «non avranno nessun problema ad ambientarsi». E, infatti, parecchie di queste specie andranno in dote all'Orto Botanico». Tacitati così anche eventuali sollevamenti di sopracciglia e sbolognati un po’ di costi di restituzione. E non poteva nemmeno mancare la scultura di acciaio inox  che fa tanto figo. Giusto, perché debbono lavorare pure gli scultori ed anche l’Ambrosini Inox. «Un giardino ti deve far star bene e aprire la mente», chiarisce ancora Perazzi nel definire «provocatoria ed accogliente» piazza Mascheroni. Che, fa pure rima, si è rivelata soprattutto divertente. Non ci pare proprio. Semmai assomiglia  di più alla mercanzia del mercante di scarpe che ogni venerdì viene a fare il mercato.
Dubitiamo che osservare quelle piramidi di piante faccia star bene  l’omino che dal salotto di casa -ovviamente tutti gli italiani vivono in villa col giardino davanti...-  osserva la piramide. Perazzi così come Eberle o Oudolf e tutti i landscape designers sono dei professionisti che leggono i paesaggi da loro creati pixel per pixel. Il cittadino normale vede e legge solo l’insieme: anche perchè nessuno conosce  ogni singola pianta. Oggi un giardino privato perché sia goduto dal proprietario non deve essere un ammasso di piante ma deve essere formato da poche essenze bene leggibili vedibili circoscritte. Piazza Mascheroni diventa così una rivincita dei giardinieri vivaisti CONTRO ogni minimalismo e le «erbacce» dell’olandese. Un contadino, uno di quelli che ancora oggi riesce a inserire su un biancospino tre varietà di albicocche in maniera da farle maturare in sequenza, una sera davanti a una fetta di polenta , un cotechino abbrustolito e una scodella di vino nuovo  ha così sintetizzato il mutamento climatico. Ho l’impressione che da quand’ero bambino le stagioni siano scivolate avanti di un mese. Uomo avvisato.
PONTE CALUSCO-PADERNO
Ponte, smontare tutti i bulloni» I lavori per i vertici delle Ferrovie
Replica di Rfi sui sensori: «Ce ne sono venti e sono attivi da sette anni»
Desirée Spreafico ,Fabio Paravisi

«Vanno smontati tutti i bulloni»: il progetto per i lavori al ponte di Calusco non c'è ancora ma almeno è chiaro l'intento delle Ferrovie e la pazienza che servirà per l'effettuazione dei lavori. La precisazione è dell'amministratore delegato di Fs Gianfranco Battisti, che ieri ha risposto alla commissione Trasporti del Senato.
Ma molte cose dell'intervento al ponte vanno ancora chiarite. Per esempio: si è detto finora che sulla struttura erano comunque previsti dei lavori dal 15 ottobre: «Non c'era nessun lavoro al via per quella data, al massimo potevano partire a giugno 2019 — taglia corto l'assessore regionali alle Infrastrutture Claudia Terzi, che lo aveva già spiegato in Consiglio regionale martedì —. Al momento della chiusura del ponte mancavano ancora tutte le autorizzazioni, compresa quella della Soprintendenza. Se uno è capace di farsele dare nel giro di un mese mi faccia sapere come si fa perché sarei interessata. Ma adesso, adottando la procedura d'urgenza, tutto sarà per forza più veloce».
«A noi in effetti finora hanno solo mostrato un progetto in modo informale», conferma Maria Mimmi, funzionaria della Soprintendenza responsabile del Lecchese. La quale peraltro non è in grado di risolvere il giallo dei sensori sollevato nello stesso Consiglio regionale da Paolo Franco di Forza Italia, che ha chiesto di poter avere i dati rilevati dai meccanismi ma anche di sapere «se i sensori siano stati effettivamente autorizzati e installati».
Serve tutto il giorno per avere un mezzo chiarimento di Reti ferroviarie italiane, che ha illustrato «strumenti e tecnologie impiegate negli ultimi anni per il monitoraggio del ponte». Rfi spiega di avere installato dal 2011 «un monitoraggio dinamico grazie all'installazione di venti sensori, posizionati in corrispondenza delle pile del ponte».«Basta andare al ponte e fotografarli», spiegano. Poi, sempre mantenendo i sensori, «è stato attivato uno screening costante dello stato di salute del ponte, attraverso ispezioni, analisi capillari di tutte le componenti dell'opera e rilievi topografici, svolti da tecnici specializzati». E gli ultimi aggiornamenti «hanno portato alla chiusura anticipata del ponte». «Sono stato il primo a comunicare alla Regione della chiusura immediata», ha rivendicato Gianfranco Battisti rispondendo alla senatrice leghista bergamasca Simona Pergreffi che chiedeva «tempi brevi per gli interventi». «Dopo la tragedia del 14 agosto il controllo delle infrastrutture è la priorità — ha detto Battisti —. Per Paderno la prima stima prevede due anni di lavori: vanno smontati tutti i bulloni, essendo una struttura in ferro particolarmente complessa. Il piano di interventi straordinari prevede una durata di circa 2 anni. Ci sarà però l'impegno ad accelerare i tempi perché è una tratta fondamentale tra Bergamo e Milano». Ma finora non si è ancora capito quali siano i dati che hanno fatto scattare l'allarme. L'assessore Terzi li ha chiesti a Rfi che però prima di consegnarli sta aspettando il via libera da Roma. «Spero che almeno i dati possano dare chiarimenti a diversi aspetti», commenta Paolo Franco.
Le stesse richieste sono state avanzate ieri sera dal Consiglio comunale di Calusco, seguito solo da sei cittadini. Molto combattivi però i consiglieri comunali: «Rfi sta prendendo in giro tutti— ha esordito il consigliere Fabio Colleoni —. Sostengono di avere l'intervento di manutenzione in calendario da tempo e non avevano previsto un piano d'emergenza? Sono cose da incapaci». Dello stesso avviso l'intero Consiglio, che ha infine approvato all'unanimità un documento indirizzato a Rfi, Trenord, Province, Prefetture di Bergamo e Lecco, Regione e ministero delle Infrastrutture per chiedere, anche loro, «le risultanze delle indagini tecniche». «Vogliamo la prova che la chiusura fosse davvero necessaria — è intervenuto il sindaco Michele Pellegrini —. Sta creando gravi disagi a cittadini e pendolari, e un enorme danno economico per le attività commerciali». Il documento chiede un cronoprogramma costantemente aggiornato, la valutazione dell'apertura pedonale, la costruzione del ponte di barche, la partecipazione del sindaco al tavolo di coordinamento dell'emergenza organizzato dalla Prefettura.

Desirée Spreafico , Fabio Paravisi